Dopo aver presentato in maniera generale l'Animator Dormitory e i suoi obiettivi ci concentriamo ora sui vari video pubblicati sul loro canale youtube, che divideremo in varie notizie dato il loro ampio numero. In questa occasione presenteremo i video in cui Jun Sugawara spiega le cause del problema degli animatori sottopagati e quali sono stati i tentativi per risolvere la situazione.
 
Animator Dormitory: Cos'è e cosa fa?

Secondo uno studio della JAnicA, gli animatori tra i 20 e i 30 anni guadagnano circa 90.000 yen / 800 dollari al mese, ma per quelli ancora alle prime armi lo stipendio medio può scendere anche sotto ai 30.000 yen / 270 dollari al mese, una cifra che non permette nemmeno di pagare l'affitto di un monolocale a Tokyo, dove si trovano la maggior parte degli studi d'animazione.
L'Animator Supporters Non-Profit Organization è stata fondata nel 2011 da Jun Sugawara con l'intento di aiutare i giovani animatori sottopagati a sopravvivere ai primi anni di lavoro. Inizialmente si trattava di fornire un aiuto economico ad alcuni animatori, ma nel 2014 è stato aperto il primo dormitorio per animatori in cui alcuni candidati scelti potevano alloggiare ad un affitto molto più basso di quello di un locale medio a Tokyo. Negli anni successivi il primo dormitorio è stato espanso e ne sono stati aperti altri tre, arrivando a ospitare 40 giovani animatori. I candidati vengono scelti tramite un concorso annuale in cui vengono valutate non solo le capacità tecniche e le motivazioni del candidato ma anche quanto sia realmente bisognoso di aiuti economici. Tutti i fondi necessari per permettere le attività dell'associazione sono raccolti tramite le donazioni dei fan che vogliono supportare i giovani animatori.

Di seguito alcuni link per approfondire:

L'obiettivo di questa associazione no-profit, fondata nel 2011, è gestire un dormitorio per giovani animatori inesperti e costruire un nuovo sistema di produzione degli anime. 
Nonostante gli introiti complessivi dell'industria dell'animazione giapponese siano superiori a 18 miliardi di dollari (2000 miliardi di yen) gli animatori che effettivamente creano queste opere vivono in ambienti di lavoro molto difficili, con stipendi bassi, giornate di lavoro molto lunghe e contratti molto svantaggiosi. Questa situazione va ormai avanti da decenni.
Generalmente un animatore tra i 20 e i 30 anni guadagna circa 1,1 milioni di yen (10.000 dollari) all'anno, pari a 820 dollari (90.000 yen) al mese circa. Ma per gli animatori alle prime armi è molto peggio, ed è possibile per un animatore al suo primo anno di lavoro guadagnare meno di 270 dollari (30.000 yen) al mese.
Da quando il problema delle scarse condizioni di lavoro degli animatori è diventato di dominio pubblico il governo sta spingendo per una riforma del lavoro e ci sono stati alcuni cambiamenti. Per esempio, in alcune compagnie agli assistenti di produzione vengono ora pagati gli straordinari e alcuni animatori chiave ricevono uno stipendio fisso. Si potrebbe quindi dire che per questi lavoratori con uno stipendio fisso la situazione sia migliorata. Tuttavia il prezzo singolo di animazioni chiave e intercalari non è cambiato, quindi la situazione per i nuovi animatori non è migliorata in alcun modo.

 

Ma quali sono le motivazioni per cui gli animatori sono così sottopagati?
Per prima cosa, gli animatori vengono pagati in base a quanto disegnano. Dal momento che servono anni di lavoro e di esperienza per ottenere una buona velocità nel disegno, gli animatori alle prime armi fanno fatica a realizzare un numero sufficiente di animazioni da permettere di guadagnare a sufficienza, almeno fino al loro quarto anno di attività.
Entrando un po' nello specifico, per una serie animata televisiva un animatore viene pagato circa 1,88 dollari (200 yen) per ogni animazione intercalare (i cosiddetti doga, o inbetweening). Se un animatore riuscisse a realizzarne 300 ogni mese, il suo stipendio mensile medio sarebbe di 564 dollari (60.000 yen). Ma per un nuovo animatore è molto difficile riuscire a disegnarne 300 in un mese. Dovendo lavorare praticamente quasi tutto il giorno, gli animatori non hanno tempo per trovare un secondo lavoro. Essendo la maggior parte delle compagnie di animazione a Tokyo, è necessario per gli animatori vivere nella capitale. La vita è Tokyo è molto costosa, cosa che rende ancora più difficile per i giovani animatori riuscire a sopravvivere col loro basso stipendio. Per fare degli esempi un piccolo monolocale viene a costare 60.000 yen al mese, e anche una stanza senza bagno non viene meno di 40.000 yen al mese, e questo senza includere altre spese come cibo, trasporto, bollette della luce e dell'acqua o una connessione wi-fi.
Lo stipendio medio mensile di un giovane animatore non è quindi sufficiente a coprire anche solo le spese minime di sussistenza, e per questo gli studi d'animazione chiedono ai candidati in cerca di lavoro se hanno dei risparmi da parte oppure dei genitori che possano sostenerli economicamente. 
L'impossibilità di guadagnare abbastanza per sopravvivere spinge molti giovani animatori pieni di sogni e speranze ad abbandonare il mondo dell'animazione ancora prima di riuscire a sviluppare a pieno le proprie capacità: si dice che addirittura il 90% degli aspiranti animatori abbandoni questo mondo nei primi tre anni di lavoro. Anche per chi viene promosso a ruoli più importanti lo stipendio rimane più basso di quanto sarebbe giusto ricevere in base alla quantità di lavoro, e sono in molti a considerare l'idea di cambiare lavoro o sposarsi nel momento in cui raggiungono i 30 anni.
Questo rende molto difficile insegnare a un nuova generazione di animatori le varie tecniche, portando le produzioni ad essere spesso a corto di animatori e costrette a utilizzare personale poco qualificato, comportando quindi una qualità media inferiore degli anime realizzati. Inoltre, se il numero di animatori che rimangono a lavorare in questo mondo continua a diminuire c'è il rischio che l'animazione giapponese possa, un giorno, scomparire. A causa della crisi delle nascite in Giappone è difficile pensare che la richiesta domestica possa aumentare, quindi saranno sempre più importanti le industrie che porteranno soldi da oltreoceano. La scomparsa degli anime sarebbe una pesante perdita per tutta la cultura giapponese, ed è per questo che ho fondato questa associazione non profit nel 2011.

 

Per evitare che, nel caso un anime non diventi un grande successo, le perdite economiche siano troppo pesanti da sostenere, si tende a non utilizzare i fondi provenienti da una singola compagnia. Viene infatti creato un comitato di produzione formato da stazioni televisive, compagnie cinematografiche, agenzie pubblicitarie, case editrici e anche alcune enormi compagnie di produzione. Questo metodo produttivo è il più comune nel mondo dell'animazione giapponese ed è studiato per evitare rischi eccessivi, sebbene abbia diverse controindicazioni. Per esempio, la maggior parte delle volte il budget stanziato da queste compagnie non è sufficiente, portando così gli studi d'animazione ad avere costanti problemi finanziari: si dice che 1 studio su 4 sia in rosso. Di conseguenza, anche gli stipendi degli animatori sono bassi e insufficienti. Inoltre, gli animatori non ricevono alcun bonus neanche nei casi in cui l'anime a cui hanno lavorato sia diventato un enorme successo. Tutti i ricavi ottenuti dalla visione dell'anime o dalla vendita dei prodotti correlati vanno al comitato di produzione. Il budget necessario per garantire salari decenti agli animatori sarebbe tra il doppio e il quadruplo di quanto viene stanziato normalmente. 
 

Una delle domande che viene spesso posta, specialmente dagli occidentali, è come mai gli animatori sottopagati non si riuniscano in sindacati o facciano qualcosa per protestare contro questa situazione. Innanzitutto, c'è da specificare che sindacati per gli animatori esistono; le grandi compagnie di produzione, e anche quelle più piccole, hanno un sindacato e ci sono anche casi specifici come quello degli assistenti alle animazioni di Madhouse aventi un sindacato esterno che negoziasse a loro nome. Purtroppo, nonostante vari tentativi la situazione degli animatori non è migliorata in modo significativo, e continuerà ad essere stagnante. Per fare un esempio, il prezzo per un'animazione intercalare non è cambiato molto negli ultimi vent'anni.
Ho sentito che i sindacati in Germania sono riusciti a risolvere quasi completamente questo problema, cosa che renderà difficile per gli stranieri comprendere la nostra situazione. Credo che molto dipenda dalle differenze culturali col Giappone. In Europa e America esistono sindacati industriali in cui si uniscono lavoratori di compagnie diverse che lavorano nello stesso settore. Nel caso degli anime, si tratterebbe di un sindacato che riunisce i creatori di anime di tutti gli studi giapponesi. I sindacati industriali non sono tuttavia comuni in Giappone, dove ci sono per la maggior parte sindacati delle singole compagnie. Questo tipo di sindacato è illegale in America perchè si ritiene che favorisca le singole compagnie e non i lavoratori; anche in Europa i sindacati industriali sembrano essere la norma.
E qui nasce il problema: se anche un singolo studio richiedesse pagamenti più alti, ai comitati di produzione basterebbe rivolgersi ad un altro studio. In assenza di un sindacato industriale o di qualche tipo di accordo negoziare con i comitati di produzione è praticamente impossibile. Data la grande difficoltà di realizzare una cosa simile nessuno vuole essere il primo a tentare.
Ci sono molti animatori importanti che supportano la nostra organizzazione, tuttavia ce ne sono diversi che, pur essendo favorevoli, non possono pubblicamente dichiararsi a nostro favore temendo di perdere il proprio lavoro. Persino gli animatori veterani rischierebbero di rovinare la propria situazione lavorativa se sostenessero l'importanza di un cambiamento nell'ambiente lavorativo. Ci sono stati casi in passato in cui i creatori di questi sindacati hanno finito col perdere il lavoro. Ryoko, la protagonista della nostra serie di video del canale youtube, è costruita a partire da una vera animatrice che lavora nell'industria, ma abbiamo deciso di utilizzare un personaggio inventato per non mettere a repentaglio il suo lavoro. Chi ha lavorato in Giappone può comprendere la grande pressione sociale che noi viviamo; siamo costantemente osservati, e se facciamo qualcosa di anche solo leggermente diverso dagli altri corriamo seriamente il rischio di venire emarginati. In Giappone esiste il detto "il chiodo che sporge va preso a martellate".
Molti giovani amano gli anime e quindi sognano di lavorare in quest'industria, cosa che permette di avere un costante flusso di sostituiti da sfruttare. Ci sono animatori anziani che dicono cose simili a quelle di un capo d'azienda, ad esempio che i giovani non dovrebbero guadagnare nulla durante il periodo d'addestramento come animatori intercalari. Per questo motivo chi si batte per i diritti viene isolato e diventa molto più difficile trovare lavoro, senza portare a nessun miglioramento nella situazione globale. 
I sindacati non hanno risolto la situazione dei bassi stipendi degli animatori in passato, e dubito potranno farlo in futuro. Non credo l'industria dell'animazione potrà migliorare internamente e da sola, per questo ritengo che noi fan possiamo portare a un miglioramento agendo dall'esterno. Nei prossimi anni spero di creare un nuovo studio d'animazione che possa fornire agli animatori uno stipendio doppio se non addirittura quadruplo rispetto all'attuale.

 

Dal momento che i sindacati non sono riusciti a risolvere il problema, qualcuno potrebbe pensare di ricorrere ad azioni legali. Purtroppo, anche questa è una via pericolosa da percorrere. I problemi legati al lavoro in Giappone rientrano nella giurisdizione del Labor Standards Act, una legge supervisionata dal Labor Standards Inspection Office, un'agenzia locale del Ministero del lavoro, della salute e del welfare che controlla i problemi legati al lavoro delle aziende. Il Labor Standards Act è un'enorme risorsa per i lavoratori; se un lavoratore si reca al Labor Standards Inspection Office con sufficienti prove spesso la compagnia perde ed è costretta a pagare i salari non pagati immediatamente. Gli studi d'animazione hanno aggirato quest'ostacolo assumendo i nuovi lavoratori con un contratto di outsourcing. I contratto di outsourcing, che solitamente vengono usati per assumere i liberi professionisti, rientrano sotto la legge civile e non del Labor Standards Act, aggirando quindi le rigide norme amministrative del Labor Standards Inspection Office. Tuttavia, i liberi professionisti di solito hanno alle spalle diversi anni di esperienza lavorativa. Non è strano che giovani lavoratori appena usciti dall'università o scuole speciali siano trattati come tali? Inoltre, solitamente i liberi professionisti sono liberi di lavorare con diverse aziende ma il contratto di outsorcing degli animatori solitamente permette loro di lavorare solo con la compagnia con cui hanno firmato il contratto. Questi liberi professionisti sono praticamente dei dipendenti, ma grazie al contratto di outsorcing viene evitata la rigida rete di controlli del Labor Standards Inspection Office, permettendo di assumere giovani animatori con un basso stipendio e nessun benefit, cosa che sarebbe impossibile sotto il Labor Standards Act.
Solitamente chi si unisce ad un'azienda sfruttatrice può licenziarsi e trovare un nuovo lavoro. Tuttavia, sono molti gli studi d'animazione che utilizzano questo metodo (salvo qualche eccezione come KyoAni) togliendo quasi del tutto la possibilità di scelta ai giovani lavoratori. Anche se si vincesse, lavorare nella compagnia diventerebbe impossibile, obbligando a cambiare studio d'animazione, dove tuttavia si ritroverebbe la situazione iniziale. Inoltre è anche difficile pensare che un giovane animatore ancora pieno di sogni sia in grado di denunciare il suo studio d'animazione. Come potrebbe un animatore lavorare in una situazione simile, in costante guerra legale con gli studi d'animazione?
Per questi motivi non possiamo sperare che la legge possa risolvere il problema delle condizioni lavorative degli animatori. Da quando abbiamo iniziato a divulgare questi dati la società giapponese ha iniziato a riconoscere l'esistenza di questo problema, e recentemente è iniziato un movimento tramite cui assumere gli animatori chiave come dipendenti a tempo pieno. Nonostante ritenga che questo significhi che il nostro lavoro stia avendo un impatto, non è ancora abbastanza. Credo che ci sia un limite alla capacità dell'industria dell'animazione giapponese di curarsi internamente, da sola, senza aiuti dall'esterno.