Un oceano di avventure ( Nanatsu no umi no Tico) è un anime prodotto dalla Nippon Animation nel 1994 di 39 episodi, trasmesso per la prima volta dalla Fuji Television a partire dal 16 gennaio 1994 e in Italia da Rete 4 nell'estate 1996. Grazie a Yamato Video​​​​​​, dopo davvero tanto tempo ora sarà possibile rivedere questo titolo sulla tv in chiaro, alle 8.09 su Italia 1 durante il contenitore "Latte e Cartoni" a partire dall'8 luglio con il primo episodio ("Lo squalo bianco").

 
Tico


La serie fa parte del progetto World Masterpiece Theater della Nippon Animation, anche se non basato su un classico della letteratura come tutti gli altri anime del progetto, ma su un soggetto originale.
In Italia è stato curato all’epoca da DENEB Film.
 Nancy è doppiata da Lara Parmiani, il papà Scott è interpretato da Oliviero Corbetta, per Al invece c’è  Tony Fuochi. Cheryl è interpretata da Alessandra Karpoff, James é Cesare Rasini, Thomas invece è il mitico (e compianto) Paolo Torrisi e infine Dick, doppiato da  Davide Garbolino.
 
La recensione del nostro Kotaro:
C’è una bella barca di color rosso chiamata Peperoncino, il cui equipaggio è composto dalla vivace Nancy (nome originale: Nanami) Simpson, bambina dai capelli rossi che col mare vive quasi in simbiosi, dal suo colto e tranquillo padre Scott, esperto oceanografo, dal robusto, allegro e avido marinaio siciliano Alfonso “Al” Andretti e da Tico, una grossa e giocherellona orca che segue l’imbarcazione perché amica di Nancy. A loro si aggiungono successivamente Cheryl Melville, giovane ereditiera in cerca di emozioni, il suo zelante maggiordomo James e Thomas Le Conte, un ragazzino che si divertirà a scoprire la vita per mare.
Scopo di questo assortito gruppo di personaggi è solcare i mari e gli oceani di tutto il globo alla ricerca di una leggenda, quella della fantomatica “balena luminosa”, un animale mitologico avvolto dal mistero che si dice capace di straordinarie facoltà.
Sulle tracce del cetaceo, tuttavia, vi è anche una grossa società di malintenzionati, della quale fa peraltro parte il professor Le Conte, stimato biologo collega di Scott e padre di Thomas. Il loro scopo, al contrario dell’equipaggio della Peperoncino, non è studiare la creatura quanto catturarla per impossessarsi del favoloso minerale di cui si dice sia composto il suo esoscheletro.

 
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Un oceano di avventure (o “Tico dei sette mari”, come è noto ai nostri amici giapponesi) è una produzione assolutamente tradizionale, che si inserisce perfettamente nel solco tracciato da molte storie passate, occidentali o orientali che fossero, che hanno il mare e l’avventura come fulcro.
A guardarlo, sarà impossibile non pensare a serie animate come Il mistero della pietra azzurra o a romanzi come Ventimila leghe sotto i mari di Jules Verne. Immaginatele però epurate di tutti i loro elementi più “adulti”, come le riflessioni filosofico-religiose nel primo caso e i misteri riguardanti il passato del Capitano Nemo e il suo carattere nel secondo, ma pensate a queste opere nel modo in cui poteva pensarle il bambino degli anni ’90, che si lasciava incantare unicamente dalle avventure e dai viaggi in luoghi esotici e straordinari. Ecco, questo è Un oceano di avventure: una storia semplice semplice, che attinge a piene mani dagli stereotipi del genere avventuroso e li amalgama in una vicenda a misura di bambino, delicata e nonostante questo appassionante come non mai.
Una volta saliti a bordo della buffa Peperoncino, troveremo ad attenderci tutto ciò che si richiede ad un’avventura marinaresca coi fiocchi: traversate, bufere, galeoni abbandonati, tesori dei pirati, isole tropicali, cacce agli squali, bracconieri, avventurieri doppiogiochisti, navi da crociera, traversate per i poli, battute di pesca, animali da salvare da cacciatori senza scrupoli, cercatori d’oro, multinazionali, inquinamento, gangsters, mafiosi, studi di fauna e flora sottomarine, umorismo, dramma, sentimento e un pizzico di mistero e sovrannaturale a tenere viva l’attenzione dello spettatore.
Un viaggio sterminato quanto quello della vita, che porterà il nostro scalcinato equipaggio dall’America all’Australia, dal Giappone alla Sicilia alla ricerca di una leggenda e del significato intrinseco della vita.
Tutto questo tenuto in piedi da un cast d’eccezione, variegato, ben caratterizzato e capace di farsi amare dallo spettatore, che riderà a crepapelle insieme al buffo Al, scoprirà le meraviglie dell’oceano e gioie e dolori della vita insieme a Nancy e all’orca Tico e ascolterà a bocca aperta i racconti e le spiegazioni scientifiche del saggio Scott, magari imparando anche qualcosa di utile per sé.

Un oceano di avventure è una storia che brilla come gli occhi dei bambini quando questi si perdono nei loro sogni e nei loro giochi, impersonando i personaggi dei romanzi e desiderando di compiere viaggi, visitare mondi e compiere straordinarie imprese. È un’opera molto semplice, che può essere facilmente compresa da tutti, ma che ha al suo interno diversi temi raccontati in maniera brillante e si fa ora sognante, ora avventurosa, ora divertente e ora, se serve, anche toccante e sorprendentemente drammatica, insegnando saggiamente ai giovani spettatori che la vita è fatta di gioie e di dolori, di amici e di nemici, di scoperte, di incontri, ma anche di separazioni. Una storia da guardare con gli occhi di un bambino, ritrovando sogni e desideri che credevamo perduti ma che ancora, sorprendentemente, giacciono, sopiti e a nostra insaputa, nei nostri cuori. Uno spaccato sapientemente descritto della vita per mare nelle sue più varie sfaccettature, dai viaggi sulle barche alle crociere, dagli studi oceanografici alla cultura dei pescatori e dei marinai tipici della nostra (e della mia) Sicilia. Elemento, quest’ultimo, che ho particolarmente apprezzato e che sono stato non poco felice di ritrovare in una produzione giapponese.
 
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Tutto questo raccontato con una grazia, una poesia e una delicatezza più uniche che rare, nella più classica tradizione della Nippon Animation e dei meisaku di stampo miyazakiano, con uno stile di disegno semplicissimo, leggiadro e sorprendentemente efficace e un’ottima realizzazione tecnica fatta di colori accesi, di musiche garbatissime e di doppiatori giapponesi celebri ed esperti come Megumi Hayashibara, Kenichi Ogata e moltissimi altri.
L’opera viene poi piacevolmente impreziosita, in versione italiana, dalla quasi totale assenza di censure (se si esclude il solo cambio del nome della protagonista) e da un magnifico cast milanese che affida le voci dei personaggi a straordinari interpreti mai fuori posto. Una piacevole particolarità del nostro adattamento, assente nella versione originale, è poi quella di donare ad Al, magistralmente doppiato da un bonario Tony Fuochi al massimo della forma, un azzeccatissimo accento siciliano più conforme alla sua nazionalità, che sfocerà spesso e volentieri in divertentissime scene in cui il personaggio si lancerà nell’esecuzione di canti popolari della Trinacria. Elemento, questo, che da solo varrebbe l’intera opera.

Un oceano di avventure è un’opera semplice, ma molto sentimentale e, soprattutto, intelligente, che avvince, diverte, commuove ma dona anche svariati insegnamenti, sia a livello morale sia a livello nozionistico, ai suoi spettatori. Una serie che incarna uno spirito che noi siciliani comprendiamo bene, quello dell’avventura e dell’amore per la natura e il mare, di sogni azzurri e cristallini da rincorrere con un animo fanciullesco.
È un’opera straordinaria, con uno dei finali più toccanti che il genere ci abbia mai regalato e dei personaggi azzeccatissimi, che merita senza dubbio una visione e che non mancherà di stupire chi vorrà dedicargli un po’ del suo tempo. Consigliata, per rendere meglio l’atmosfera, una visione estiva, poiché è d’estate che una storia marinaresca come questa rende al massimo.


Fonte: antoniogenna.com
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