Da oggi e tutti i giorni verso le 7.20 circa su Italia 1 dal lunedi al venerdi , dopo la bellezza di più di 20 anni, torna  Milly, un giorno dopo l'altro.




 

Titolo diviso in due serie di fine anni 80, trasposizione anime di uno shojo serializzato sulla rivista Hitomi Comics di Akita Shoten dal 1986 al 1992 e giunta da noi per Goen nel 2011: Lady Vi riportiamo per l'occasione una parte della recensione del nostro Kotaro circa il manga.
 

C'è un detto che ancora oggi riecheggia, a proposito dei vecchi cartoni animati e fumetti giapponesi: "ai maschietti i robottoni, alle femminucce le orfanelle".

Lady
, alias Milly, un giorno dopo l'altro, rientra perfettamente nella seconda categoria, quella dei fumetti/cartoni animati per un pubblico femminile degli anni '70/'80, i cui protagonisti sono sfigatissime ragazzine che si muovono alla ricerca della felicità in un contesto occidentale, fra mille angherie, soprusi e sfortune.
Lynn, la protagonista di Lady, non sfugge dunque allo sfortunato destino che, da programma, la attende, e la sua storia comincia ad essere assurdamente tragica ancor prima di iniziare: figlia illegittima di un lord inglese e di una donna giapponese, deve subito dire addio alla madre, che perisce in un incidente stradale mentre le due si recano in Inghilterra a vivere dal padre.
In Inghilterra, fra fastose dimore e brughiere da percorrere a cavallo, la naturalmente biondissima e buonissima Lynn dovrà fare i conti con: un padre senza spina dorsale che è sempre assente e lascia la figlia in balia di qualsiasi sfiga e cattiveria; una sorellastra cagionevole di salute che, inizialmente ostile alla protagonista, passerà poi il resto del manga a letto con una febbre che rischia di farla passare a miglior vita una vignetta sì e l'altra pure; un nonno burbero (ma dal cuore tenero, molto in profondità) che detesta la protagonista; una matrigna rosicona che passerà tutto il manga a odiare e mettere i bastoni fra le ruote alla protagonista per qualsiasi motivo; i suoi due degni figlioli (rigorosamente maschio e femmina, Candy Candy docet) che a lei si adegueranno, osteggiando la povera Lynn con dispetti e cattiverie di ogni genere; un principino stoccafisso che serve solo a far da bella statuina e un altro, fortunatamente, un pelino più attivo e simpatico; una serie di simpatici animaletti da compagnia; uno stuolo di rivali in amore e una serie interminabile di partenze, incidenti, dispetti, gelosie, sfortune e drammi di vario genere.

Yōko Hanabusa, - milly.jpg

Se avete più di vent'anni e probabilmente tutto questo vi risulterà familiare, non vi si potrebbe biasimare. Lady, infatti, condensa, nell'arco dei suoi dodici volumi, tutti - e dico tutti - i clichés e gli stilemi del genere "orfanelle", senza risparmiarsene neppure uno. Ma Lady è un fumetto sulle orfanelle ampiamente fuori tempo: nel 1988, anno di debutto della storia, le orfanelle eran quasi del tutto scomparse dai fumetti per ragazze, ora imperniati su banchi di scuola, giovani ginnaste, musicisti dai capelli cotonati, ragazzine dai poteri magici e storie d'amore sì ancora tragiche e sofferte, ma più reali, ambientate in un Giappone ormai talmente occidentalizzato da non aver più bisogno di sognare terre occidentali di fantasia in cui ambientare assurdi feuilleton.
Il suo elemento di maggior originalità, quello che differenzia Lady da quel Candy Candy che pare voler scopiazzare quasi completamente, è dunque la sua ambientazione temporale: la vicenda di Lynn non ha luogo in un fantomatico Ottocento, ai primi di un Novecento di fantasia o durante le Guerre Mondiali, bensì proprio in quegli anni '80 in cui il fumetto veniva creato.
In aggiunta, Lady non si ambienta unicamente nell'occidentale Inghilterra, in quanto la protagonista è mezzosangue e dunque, ogni tanto, si concederà delle saltuarie visite in Giappone, dove ad attenderla ci sono amici e nemici dagli occhi (teorici) a mandorla.


 
lady - milly.jpg


Quest'elemento d'originalità di Lady è, però, anche il suo principale tallone d'Achille, in quanto gli anni 1980 sono un'epoca troppo moderna perché una storia di orfanelle Candy-style possa risultare credibile. Credo che, nell'Inghilterra degli anni '80, le famiglie di nobili con castelli, cavalli, debutti in società e quant'altro si fossero bellamente estinte da circa mezzo secolo, escludendo la famiglia reale di cui - per fortuna - i personaggi di questo manga non fanno parte. Allo stesso modo, negli anni '80 la medicina ha compiuto passi da gigante e la febbre di Sarah, a meno che non sia causata da un rarissimo virus sconosciuto di origine giapponese, può benissimo essere curata facilmente evitandole di passare a letto tre quarti del manga, e Lynn potrebbe benissimo chiamare il Telefono Azzurro e denunciare la sua matrigna, invece di subirne tutte le anacronistiche angherie.
 


Tornando alla serie animata, ricordiamo che da noi fu trasmessa in un'unica stagione di 57 episodi proprio su Italia 1 dal 16 gennaio al 26 maggio 1989 all'interno del contenitore I Cartonissimi (spin-off della trasmissione Bim Bum Bam), senza le gravi censure ca cui dovevano sottostare molto anime all'epoca sulle reti Mediaset. La serie  mantiene tutti i nomi originali dei personaggi, ad eccezione della protagonista che passa da Lynn a Milly.
Di questo anime in Italia è ricordata la sigla italiana, scritta da Alessandra Valeri Manera con la musica di Carmelo Carucci ed interpretata da Cristina D'avena. In Francia e Spagna, sulle reti di proprietà di Berlusconi, fu usata la stessa musica con testo ritradotto. Ascoltare per credere
 


 


Fontewikipedia