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9.0/10
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La serie animata “Ghost Hunt”, realizzata dal prestigioso studio J.C.Staff e uscita in Giappone nel 2006, si basa sul Manga di Shiho Inada, a sua volta tratto dalla serie di romanzi di Fuyumi Ono, scrittrice famosa nel Sol Levante per le sue saghe fantasy. Si tratta di dieci romanzi scritti fino ad ora. L’Anime, articolato in 25 episodi, si ferma ai racconti del sesto romanzo.

A Tokyo, nel famoso quartiere di Shibuya, esiste un ufficio che risolve con competenza e professionalità ogni caso riguardante spiriti e fenomeni paranormali. Direttore della “Shibuya Psychic Research” è Kazuya Shibuya, un enigmatico quanto carismatico ragazzo di 17 anni, la cui vita e il cui passato sono avvolti nel mistero. L’unica cosa che sappiamo di lui è che svolge la professione di “investigatore del paranormale” e che per far questo si avvale non di particolari poteri, ma dell’uso freddo e lucido della logica e di sofisticati strumenti scientifici quali telecamere a raggi infrarossi, termografi e sismografi. Nel primo episodio, Mai, una studentessa delle superiori dal carattere solare e i modi schietti, quando fa la conoscenza di Kazuya Shibuya si rivolge a lui scherzosamente chiamandolo “Naru-chan” per via dell’atteggiamento “narcisistico” ed egocentrico del ragazzo. Sentendosi chiamare in quel modo Naru ha una reazione di grande stupore, perché Mai senza saperlo ha pronunciato il suo vero nome. L’unico personaggio che fin dall’inizio è a conoscenza della vera identità di Naru è Lin, il suo taciturno e fidato assistente. Per risolvere i casi più complessi Naru spesso chiede aiuto a un gruppo di sensitivi: il simpatico monaco buddhista Bou-san, la solenne sacerdotessa shintoista Ayako, il giovane sacerdote cattolico dal sorriso gentile John Brown, la graziosa medium Masako.

Se in “Haibane Renmei” vi era la creazione di un luogo come espressione di uno stato d’animo e in “Ghost Hound” la ricerca di un significato etico-morale attraverso la spiegazione scientifica, in “Ghost Hunt” ritroviamo le tradizionali atmosfere di un racconto del mistero. Telepatia, chiaroveggenza, psicocinesi, spiritualismo shintoista, divinazione, esorcismo, capacità di comunicare con gli spiriti, giaculatorie e formule magiche sono il ricco repertorio cui Fuyumi Ono attinge per indagare il soprannaturale.
L’autrice propone temi legati al trascendente con un atteggiamento che denota curiosità e composta partecipazione. Le capacità mistiche e la sensibilità spirituale dei personaggi vengono descritte con genuino rispetto verso la fede che essi rappresentano.

Ed è proprio il legame di fiducia e di amicizia che si instaura tra i personaggi che l’autrice vuole mettere in evidenza, pur considerando le incomprensioni e le difficoltà di rapportarsi che possono sorgere all’interno di un gruppo di persone così eterogeneo. Ciascuno dei personaggi possiede una propria peculiare sensibilità e un particolare talento che, se necessario, viene messo a servizio degli altri. Investigare il soprannaturale, dunque, diventa il pretesto dell’autrice per raccontare un sentimento comune.

Inquietante il caso de “Il labirinto macchiato di sangue”, ambientato in una misteriosa e oscura villa piena di passaggi segreti. Per il susseguirsi incalzante dei momenti di suspense e per la descrizione angosciante e deformante della realtà vista attraverso il potere surreale dell’incubo, questo caso ricorda uno dei racconti del terrore dello scrittore americano Edgar Allan Poe (1809-1849), il quale faceva confluire nella paura tutta la gamma delle ambizioni e delle passioni umane.

Malinconico e struggente l’episodio dedicato al Natale, che si conclude con l’immagine bella e commovente di una chiesa ricoperta di candida neve. La neve bianca scende dal cielo donando una visione di abbagliante purezza.

In questa alternanza di luci e ombre “Ghost Hunt” cerca di trovare il suo equilibrio, tracciando infine un sentiero luminoso che conduce al di là delle tenebre.