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<i>Genji Monogatari Senneki</i> altro non è che la trasposizione animata delle prime - più o meno - trecento pagine del romanzo più antico giapponese: <i>Genji Monogatari</i>, appunto, scritto dalla dama di corte Murasaki Shikib, edito da Einaudi per l'Italia. Tra l’altro, non capisco perché fermarsi a 11 puntate, quando il romanzo, ovviamente, è concluso da un pezzo e si poteva fare una serie più lunga, che raccontasse tutta la vicenda.
A parte qualche variazione narrativa, non tanto di avvenimenti, quanto di tempistiche (alcuni eventi sono stati anticipati, altri posticipati, più alcune scene aggiunte nell’ultimo episodio, che, secondo me, gli autori potevano pure risparmiarsi), l’anime narra la storia di Genji, uno dei figli dell’Imperatore del Giappone, e delle donne che ruotano attorno a lui. A partire da Fujitsubo, la sua matrigna, di cui è perdutamente innamorato e che non dimenticherà mai, per passare poi ad Aoi, la sua prima moglie, a Murasaki, la bambina che adotterà, che si crescerà e che alla fine prenderà come seconda moglie, e a tutte quelle donne con cui il principe avrà una storia, tutte bellissime, tutte nobilissime - anche la più “povera”. Il tutto, ambientato in un’atmosfera incantata, quasi da fiaba. Siamo davanti a un Giappone diverso da quello a cui siamo abituati; non è il popolino quello che ci troviamo davanti, ma la famiglia imperiale giapponese e il micro mondo che la circonda, fatto di dame bellissime con abiti preziosi, di danze, di letture, di poesie, di preghiere e di riti che scandiscono il tempo.

Proprio perché la trama ricalca quella del romanzo, c’è da dire che non si può condannare la serie, da questo punto di vista: in effetti, la vita di Genji, almeno fin dove si ferma l’anime, ma anche oltre, non è altro che una storia d’amore dietro l’altra, con donne bellissime, che si innamorano del principe al primo sguardo e per cui darebbero la vita. Il fatto che anche lui provi sentimenti molto forti per queste donne, non so se mi faccia più ridere o piangere: voglio dire, va bene essere facili all’innamoramento, ma a volte si rasenta l’ipocrisia! Comunque, parliamo di un romanzo del Mille, in un Paese che ancora oggi è molto diverso dal nostro, quindi meglio non indagare troppo sulla vita sentimentale del principe Genji.
Anche a livello di tempistiche, la serie segue il romanzo (anche se, a dire il vero, la versione stampata in alcuni punti è un po’ più veloce e meno pesante): molto lente le scene, ma anche i discorsi, spesso decantati sotto forma di poesie bellissime, sia per suono che per significato. Anche i disegni si adattano bene alle atmosfere narrate e ai tempi dell’azione: tratti molto dolci, colori delicati e mai troppo forti negli esterni, in contrasto con i colori sgargianti dei kimoni indossati dalle dame. I personaggi femminili sono davvero bellissimi, nonostante, ahimé, non possa dire lo stesso di Genji. Sì, probabilmente i canoni della bellezza maschile delle giapponesi sono profondamente diversi dai miei!
Ovviamente, anche le musiche si adattano perfettamente al resto, attraverso l’ausilio anche degli strumenti tipici giapponesi, suonati anche dagli stessi personaggi. A dire il vero, mi ha lasciato molto perplessa l'opening, che ho trovato in netta contrapposizione sia con i tempi lenti della vicenda, sia con la sigla finale, molto più dolce e in linea con la storia.
Insomma, <i>Genji Monogatari Sennenki</i> è un anime che consiglio a chi è interessato alla vicenda del romanzo, soprattutto se vuole farsi semplicemente un’idea della trama. Francamente, a me non avrebbe mai spinto a leggerlo, ma qui è semplicemente questione di gusti.