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Sono riuscito finalmente a vedere "Paprika". Precisamente l'ho visto due volte. La prima volta non è bastata e ho avuto il bisogno di rivederlo. Ho aspettato tre giorni, per digerirlo, assimilarlo e valutarlo. Giusto il tempo di togliermi quella musichetta dalla testa. Quella dei titoli di testa, perché ti rimane in mente, e alla fine ti accorgi che è proprio lei che stai canticchiando in ufficio. Logicamente canticchiata da me equivaleva a un insieme di parole insensate e prive di grammatica o fonetica - chi ha visto il film può immaginarsi la scena.

Il film inizia mostrando la protagonista, Paprika, appunto, intenta ad aiutare un poliziotto alle prese con un caso di omicidio, mentre contemporaneamente in un laboratorio di ricerca viene trafugata un'invenzione che potrebbe cambiare totalmente il nostro concetto di realtà, nonché aprire nuovi orizzonti alla psicologia clinica e alle cure di molte malattie psicologiche. La DCMini, questo il nome della straordinaria invenzione, permette di entrare nei sogni delle persone, in modo da poterle vedere nel loro stato più puro nel loro inconscio. La macchina per questioni di sicurezza è dotata, come tutti i prodotti, di rigidi protocolli d'inizializzazione e limitazione degli accessi in modo da poter essere sicura e aiutare il prossimo. Peccato che il modello trafugato sia ancora nella fase di sviluppo e debba ancora essere soggetto a tutte le procedure di restrizione. Pertanto la DCMini in questione permette di connettersi in tempo reale ai sogni di chiunque, anche da svegli. Tutto questo in un drammatico crescendo, fino a quando la realtà e il sonno e i sogni si fondono in un tutto.

I personaggi sono tutti molto ben caratterizzati, anche se lo stile un po' troppo "realista" non è troppo di mio gusto, ma molto ben controbilanciato da un approfondimento psicologico molto interessante se rapportato ai 90 minuti di durata del film.
Vi sono personaggi carismatici, come la dottoressa Chiba e Paprika, contrapposti a figure borderline, come quella del dr Tokita: genio bambino, che soffre di fame convulsa e di sindrome da responsabilità, pur essendo forse il più grande genio del pianeta; o come il dottor Morio Osanai, disperato per la sua normalità che neanche il suo essere "bello" riesce a sconfiggere. Satoshi Kon era riuscito a ricreare veramente un parco umano molto interessante in questo film se lo si guarda un po' più a fondo di quello che vogliono farci vedere i disegni. Ma questo non toglie nulla alla realizzazione tecnica, che visivamente era di ottimo livello per il mercato cinematografico (si tenga conto che il film è del 2006).

Davvero belli sono i fondali, con colori vividi e brillanti, che grazie alla computer grafica riescono a rendere davvero bene una zona di modernità. Io ci vedo Shinjuku in quell'ammasso di torri in prospettiva, forse perché vagamente il Detective Kogawa mi ricorda il personaggio di Soichiro Yagami della serie "Death Note" - molte volte questa serie animata era ambientata tra i grattacieli di Shinjuku.
In sostanza consiglio caldamente la visione del film a tutti. Il voto è onestamente la somma del divertimento e delle emozioni che il film mi ha lasciato, e delle meraviglie tecniche che Kon è riuscito a realizzare con lo staff dello studio Madhouse - che ho collegato solo ora essere lo stesso di "Death Note", mistero risolto!
Ammetto che, finito il film, il secondo che vedo di questo regista dopo "Millennium Actress", effettivamente è un peccato per il cinema che Kon non ci sia più.