Recensione
Recensione di Evangelion0189
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Attenzione: presenza di spoiler.
Da amante della musica classica quale sono, non ho potuto fare a meno di collegare immediatamente il brano che si ode già nel primo episodio con il titolo della serie: "Dal nuovo mondo" è, infatti, parte del titolo della splendida Nona Sinfonia del famoso compositore ceco Dvořák. In effetti, è davvero "nuovo" il mondo di Shinsekai Yori, o quantomeno molto diverso da quello attuale.
Fin dalle prime puntate, si può intuire (cosa che poi sarà rivelata un po' più esplicitamente) che sono passati diversi secoli dai giorni nostri e che l'umanità, ridotta in pochi villaggi sparsi, è tornata, da un punto di vista tecnologico, all'epoca feudale giapponese (in questo caso vediamo solo il Giappone, non sappiamo in che condizioni versa il resto del mondo). I protagonisti della storia sono un gruppetto assortito di ragazzi e ragazze dotati di poteri paranormali che seguiremo dall'adolescenza fino all'età adulta. A essi però viene nascosta la verità: mille anni prima il mondo è caduto nel caos totale proprio a causa dei primi esseri umani in grado di sviluppare tali devastanti e pressoché incontrollabili poteri. Obiettivo della scuola in cui i nostri protagonisti imparano e studiano è proprio quello di tenere a bada queste capacità e, nel caso in cui uno studente dovesse mostrare cenni anche minimi di perdita di controllo, la scuola sistema la faccenda inviando in gran segreto contro il ragazzo di turno dei feroci felini assetati di sangue. Tutto questo ovviamente viene scoperto dai ragazzi poco a poco, forse anche troppo lentamente. A fare da cornice alla scuola e ai villaggi è un mondo esterno popolato dai cosiddetti Mostroratti, creature simili a roditori dotate però della capacità di parlare e costruire armi e mezzi di trasporto. I Mostroratti stessi sono divisi in colonie, alcune delle quali più arretrate di altre. Insomma, sono organizzati come dei veri e propri esseri umani ed è con alcuni di loro che i giovani protagonisti stringeranno alleanza e amicizia. Il cuore di Shinsekai Yori risiede proprio nel mistero che avvolge il rapporto tra gli esseri umani e i Mostroratti.
Andando alle mie impressioni personali, devo dire che in linea di massima la sensazione è stata positiva, ma non per questo esente da critiche. A parte il famoso ottavo episodio (per via di un bacio omosessuale e uno saffico), che di per sé non costituisce alcuno scandalo, ho trovato insufficiente il modo in cui viene sviluppata l'idea del bisogno di creare rapporti etero e omosessuali: ne viene spiegata la ragione psicologica ma viene un po' abbandonata lungo il percorso, risultando infine in un orpello inutile. La sottotrama concernente i Mostroratti viene rivelata soltanto alla fine, forse troppo lentamente e in modo confusionario. Così come confusionari mi sembrano i riferimenti al passato dell'umanità, poi spiegati in dialoghi troppo fitti e stancanti. A metà del percorso, la serie diventa stagnante e poco interessante, per poi riprendersi nel finale, ma non è sufficiente a giustificare l'attesa per le spiegazioni, che arrivano sempre tardi e non sempre congegnate a dovere. I personaggi umani sono un po' scialbi, quasi nessuno di loro mi ha colpito veramente. Dovrei provare empatia per loro, eppure non mi hanno trasmesso nulla, se non confusione, smarrimento, paura. L'unica forse che si salva è Saki, la protagonista indiscussa, ma si rivela interessante solo alla fine (e sempre in relazione ai Mostroratti). Per l'appunto sono proprio loro, i roditori, ad avermi lasciato qualcosa, in particolar modo Squealer (complesso, contorto, "umano") e Kirōmaru (valoroso, leale, con un grande spirito di sacrificio). Per il resto la grafica è altalenante di episodio in episodio, ma in generale ci siamo. Le musiche, a parte la bellissima Nona Sinfonia "Dal nuovo mondo", trasmettono (e lo fanno bene) solo inquietudine. Lo splendido finale poetico resta impresso nella memoria, ma solo perché vi contribuisce notevolmente la musica di sottofondo. In definitiva, ho visto opere ben peggiori di Shinsekai Yori, ma difficilmente lo consiglierei a chicchessia.
Da amante della musica classica quale sono, non ho potuto fare a meno di collegare immediatamente il brano che si ode già nel primo episodio con il titolo della serie: "Dal nuovo mondo" è, infatti, parte del titolo della splendida Nona Sinfonia del famoso compositore ceco Dvořák. In effetti, è davvero "nuovo" il mondo di Shinsekai Yori, o quantomeno molto diverso da quello attuale.
Fin dalle prime puntate, si può intuire (cosa che poi sarà rivelata un po' più esplicitamente) che sono passati diversi secoli dai giorni nostri e che l'umanità, ridotta in pochi villaggi sparsi, è tornata, da un punto di vista tecnologico, all'epoca feudale giapponese (in questo caso vediamo solo il Giappone, non sappiamo in che condizioni versa il resto del mondo). I protagonisti della storia sono un gruppetto assortito di ragazzi e ragazze dotati di poteri paranormali che seguiremo dall'adolescenza fino all'età adulta. A essi però viene nascosta la verità: mille anni prima il mondo è caduto nel caos totale proprio a causa dei primi esseri umani in grado di sviluppare tali devastanti e pressoché incontrollabili poteri. Obiettivo della scuola in cui i nostri protagonisti imparano e studiano è proprio quello di tenere a bada queste capacità e, nel caso in cui uno studente dovesse mostrare cenni anche minimi di perdita di controllo, la scuola sistema la faccenda inviando in gran segreto contro il ragazzo di turno dei feroci felini assetati di sangue. Tutto questo ovviamente viene scoperto dai ragazzi poco a poco, forse anche troppo lentamente. A fare da cornice alla scuola e ai villaggi è un mondo esterno popolato dai cosiddetti Mostroratti, creature simili a roditori dotate però della capacità di parlare e costruire armi e mezzi di trasporto. I Mostroratti stessi sono divisi in colonie, alcune delle quali più arretrate di altre. Insomma, sono organizzati come dei veri e propri esseri umani ed è con alcuni di loro che i giovani protagonisti stringeranno alleanza e amicizia. Il cuore di Shinsekai Yori risiede proprio nel mistero che avvolge il rapporto tra gli esseri umani e i Mostroratti.
Andando alle mie impressioni personali, devo dire che in linea di massima la sensazione è stata positiva, ma non per questo esente da critiche. A parte il famoso ottavo episodio (per via di un bacio omosessuale e uno saffico), che di per sé non costituisce alcuno scandalo, ho trovato insufficiente il modo in cui viene sviluppata l'idea del bisogno di creare rapporti etero e omosessuali: ne viene spiegata la ragione psicologica ma viene un po' abbandonata lungo il percorso, risultando infine in un orpello inutile. La sottotrama concernente i Mostroratti viene rivelata soltanto alla fine, forse troppo lentamente e in modo confusionario. Così come confusionari mi sembrano i riferimenti al passato dell'umanità, poi spiegati in dialoghi troppo fitti e stancanti. A metà del percorso, la serie diventa stagnante e poco interessante, per poi riprendersi nel finale, ma non è sufficiente a giustificare l'attesa per le spiegazioni, che arrivano sempre tardi e non sempre congegnate a dovere. I personaggi umani sono un po' scialbi, quasi nessuno di loro mi ha colpito veramente. Dovrei provare empatia per loro, eppure non mi hanno trasmesso nulla, se non confusione, smarrimento, paura. L'unica forse che si salva è Saki, la protagonista indiscussa, ma si rivela interessante solo alla fine (e sempre in relazione ai Mostroratti). Per l'appunto sono proprio loro, i roditori, ad avermi lasciato qualcosa, in particolar modo Squealer (complesso, contorto, "umano") e Kirōmaru (valoroso, leale, con un grande spirito di sacrificio). Per il resto la grafica è altalenante di episodio in episodio, ma in generale ci siamo. Le musiche, a parte la bellissima Nona Sinfonia "Dal nuovo mondo", trasmettono (e lo fanno bene) solo inquietudine. Lo splendido finale poetico resta impresso nella memoria, ma solo perché vi contribuisce notevolmente la musica di sottofondo. In definitiva, ho visto opere ben peggiori di Shinsekai Yori, ma difficilmente lo consiglierei a chicchessia.
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