Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.

Oggi appuntamento libero, con gli anime Shin sekai yori e Prince of Stride: Alternative e il manga Kamisama Kiss

Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.


Per saperne di più continuate a leggere.


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"Shinsekai Yori" è un anime del 2012 prodotto dallo studio A-1 Pictures e basato sull'omonimo libro scritto da Yusuke Kishi.

La storia si svolge nel 3000 dopo Cristo circa, anche se, al primo impatto, saremmo spinti a sostituire il d.C. con l'a.C: nessun automa o invenzione futuristica, bensì una sorta di utopia, ricca di paesaggi bucolici, villaggi in legno e popolazione ridotta ai minimi storici. Una delle differenza sostanziali è che la razza umana ha saputo sviluppare il potere della telecinesi. Protagonisti dell'anime sono cinque ragazzi, Saki, Satoru, Maria, Mamoru e Shun, che scopriranno la verità celata dietro la "storia macchiata di sangue" della loro civiltà.

I primi aggettivi che mi vengono in mente pensando a "Shinsekai Yori" sono "originale", "innovativo", "fuori dagli schemi". Tutti sinonimi che servono a descrivere un anime che di sicuro non ha precedenti e che riesce a coinvolgere come pochi. Forse a questa sua particolarità contribuisce l'essere tratto da un libro (non da una light novel o un manga), che quindi non presenta i contenuti un po' più leggeri che siamo abituati a trovare nelle opere tipicamente nipponiche. Questo lo si può già intuire da come viene affrontato l'argomento "potere sovrannaturale", usato/abusato da un'immensa quantità di anime. Nella maggior parte di essi, però, è sempre visto come qualcosa di straordinario, di cui vantarsi e da mettere in mostra. In "Shinsekai Yori", invece, è percepito in maniera diversa: è un potere da temere, che ha segnato profondamente la civiltà umana, e il perno attorno a cui tutta la storia si sviluppa, non certamente con tutti quegli effetti speciali che abbagliano lo spettatore, tipico del genere "superpoteri".
In maniera egregia è stata intessuta la trama di questa storia straordinaria: ogni evento è stato programmato e descritto con attenzione e minuzia di particolari (per citare un esempio, si precisa addirittura che la nazionalità di uno scienziato che ha condotto una determinata ricerca è azerbaigiana, pensate un po'). Nell'anime, quindi, ogni domanda ha una risposta, ogni cosa ha un senso: persino la presenza dei generi "shoujo-Ai" e "shounen-Ai" nella sua scheda ha una spiegazione logica, giustificando quello che sarebbe potuto essere del fanservice messo lì a caso, per dare allo spettatore quello che di solito si trova nei prodotti degli ultimi tempi.
Tematiche importanti sono affrontate, tra tutte la distinzione tra il bene e il male, su cosa sia giusto e cosa sbagliato, il tutto finalizzato alla ricerca di una risposta alla domanda: "É sempre l'uomo il cattivo della situazione?" Starà a noi dare quella che più ci aggrada, dopo colpi di scena inaspettati che mettono in buona luce prima una parte e poi l'altra, dopo rivelazioni sulla struttura di una società che, alla fin fine, ci sembra ingiusta. Ma per quali altre soluzioni si poteva optare? Solamente l'aver indotto lo spettatore a porsi certe domande, l'aver instillato in lui dubbi di portata esistenziale, è sufficiente a far capire la profondità di quest'opera.
Non si può dire però che "Shinsekai Yori" sia esente da difetti: alcune puntate si potrebbero definire troppo pesanti, un po' difficili da seguire fino alla fine, specie se ricche di dialoghi complicati e ritmi molto lenti.

Altra cosa non proprio eccelsa è qualche aspetto del lato tecnico: il character design, anche se nel complesso è molto semplice e carino, subisce spesso grandi cali di qualità, assieme alle animazioni. Questo succede in qualche episodio, mentre per il resto ci si mantiene sempre su buoni livelli. Ottima la regia, elaborata e ricercata la sceneggiatura, stupenda e suggestiva la colonna sonora: basta ascoltare l'OST "Kage no Denshouka Dai Ichibu" per immergersi completamente nell'atmosfera tipica di "Shinsekai Yori". A dir poco meravigliosa l'ending "Wareta Ringo", ma anche "Yuki ni Saku Hana" è molto più che orecchiabile. Altra piccola particolarità dell'anime è che non c'è la sigla di apertura, in modo da godersi immediatamente la puntata.

Per concludere, non è che "Shinsekai Yori" sia l'anime perfetto, ma alla perfezione ci va quasi vicino, grazie soprattutto a personaggi ben caratterizzati (di cui prima non ho parlato, ma che ovviamente rappresentano una bella nota positiva) e una storia da restare meravigliati.
Voto: 9




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9.0/10
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" Come sarebbe dire "che non va bene"? Cosa vi è di sbagliato nell'amare un demone? Se è vero amore, andrà bene tutto..."

"Kamisama Hajimemashita" (letteralmente "Dio, è già iniziato") è uno dei recenti shoujo che sta facendo parlare di sè: nato nel 2008 grazie a Julietta Suzuki ("Karakuri Odette"), conta attualmente tredici volumi ancora in corso.
L'opera è una commedia sentimentale racchiusa nel fascino del folklore giapponese: tanuki, spiriti, demoni e tante altre creature appartenenti a questo mondo tanto amato in oriente invadono le pagine di questa storia.
Recentemente, è stata apportata anche una trasposizione animata (ottobre 2012) dato il notevole successo ottenuto: sempre fra le prime posizioni fra le vendite, "Kamisama Hajimemashita" sta conquistando numerosi fan amanti delle storie d'amore.

La protagonista è una studentessa, Momozono Nanami, costretta a lasciare la propria casa in seguito alla fuga del padre: ricoperto dai debiti lascia la figlia al proprio destino e ora, non avendo un tetto sopra la testa, Nanami è costretta a trovare rifugio altrove.
In preda ai pensieri e ai dubbi, seduta sulla panchina di un parco, decide di aiutare un uomo attaccato da un cane randagio, riuscendo nell'impresa.
I due chiacchierano a lungo raccontandosi le varie disavventure e, fra una cosa e l'altra, l'uomo le rivela di aver lasciato la propria abitazione per scappare altrove, offrendo a Nanami non solo un bacio sulla fronte "speciale" ma anche le "chiavi della sua dimora", consegnandole la propria casa a patto che vi risieda al suo posto.
Ella vi si reca, ma trovandosi davanti un tempio abbandonato ne esce frastornata, eppure al suo cospetto appaiono demoni vari che la chiamano "Dio".
Solo uno di loro, però, si rifiuta di farlo ed altri non è che il guardiano del tempio: il demone volpe chiamato Tomoe.
La vita di Nanami cambia radicalmente: ora dovrà affrontare le conseguenze derivate dalla sua carica divina, ma ce la farà con Tomoe incapace di accettarla come la sua nuova padrona?

Iniziai a leggere la storia quando ancora non aveva ottenuto l'attuale successo, ma presto capii che un'opera sviluppata così bene sarebbe sicuramente emersa a breve.
Inizialmente, ciò che catturò il mio sguardo furono i disegni dotati di un tratto molto delicato, colmo di elementi simbolici riguardanti gli stati d'animo (decorazioni floreali, ecc.) che comunque non risultavano eccessivi nel loro complesso.
Grazie alla presenza delle divinità, finalmente i corpi e la bellezza eterea acquisiscono un motivo d'esistenza. Questa storia non possiede pressochè personaggi normali, a parte la protagonista, in cui tante ragazze possono ritrovare loro stesse grazie alla sua semplicità.
Gli imprevisti che Nanami si ritroverà davanti sono ricchi di gag, vignette colme di richiami al folklore e ai miti giapponesi, mentre i personaggi che invaderanno le sue giornate sono richiami ovvi alle figure mitologiche o creature come i kappa, i tanuki e i tengu.
Però vi sono mostri meno noti a noi occidentali, che donano all'opera una nota d'innovazione notevole: catturano l'attenzione del lettore grazie agli eventi a cui essi partecipano e le storie che li vedono protagonisti.
Il punto di vista narrativo non cambia, infatti sarà sempre visto dalla prospettiva della semplice Nanami, ma molto spazio verrà dato ai personaggi secondari, che spesso occuperanno più capitoli per trovare la soluzione ai loro problemi.
Nanami e Tomoe, come si potrebbe evincere, sono la coppia per cui tutto ciò che accade finisce inevitabilmente per colpirli in qualche modo, così da migliorare o peggiorare la loro intesa di coppia, eppure tanti altri personaggi rientreranno nel cerchio che li unisce. Pertanto, la storia si distingue grazie a questi molteplici legami nati nel corso degli eventi.
Spesso i due non si incontreranno neanche, eppure, non costituisce un problema, anzi, rende l'opera meno sdolcinata.
L'autrice ama l'uso dei flashback per narrare importanti dettagli sui personaggi, e forse potrebbe stancare, ma è una delle rare volte in cui mi sono trovata daccordo nell'uso frequente di tale procedura: finalmente serve e non vi è un uso eccessivo, anzi, è utile per lo sviluppo della storia.
I personaggi sono dotati di notevole carisma, ma forse, il lieve richiamo allo stile harem potrebbe far storcere il naso a qualcuno, ma è solo una piccola nota dolente in un manga molto promettente.

Ritengo questa serie destinata maggiormente a un pubblico femminile essendo una storia molto delicata e, soprattutto, avente molti bishounen quasi ovunque.
In conclusione, posso affermare che "Kamisama Hajimemashita" è sicuramente uno dei titoli shoujo più promettenti non tanto per le sue componenti innovative (infatti i temi trattati bene o male tante altre opere li hanno già rivisitati più volte), ma quanto alla tecnica di narrazione e di sviluppo che, essendo molto eleganti e dolci, donano all'opera una storia d'amore pressoché molto tenera e facilmente apprezzabile.

Voto: 9




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"Prince of Stride: Alternative" è un anime di dodici episodi andato in onda da gennaio a marzo 2016.

Ambientata all'Accademia Honan, la storia segue le vicende del club di Stride che, dopo un incidente avvenuto l'anno precedente, rischia di chiudere e non partecipare all'End of Summer, competizione interscolastica che determina team il più forte della nazione. L'arrivo di tre nuovi iscritti e il ritorno di una vecchia conoscenza cambia, però, la situazione. Ce la faranno a vincere tutte le sfide ed essere proclamati campioni?

La trama è, essenzialmente, molto semplice. Lo Stride consiste in una specie di staffetta, dove i componenti della squadra corrono a turno per le strade, saltano sugli edifici e superano ostacoli (come nel parkour), ma, invece di passarsi un testimone, battono il cinque con il compagno di squadra. I corridori si coordinano grazie all'aiuto di un Relationer, che li guida attraverso degli auricolari.
I vari episodi si incentrano su sfide ad eliminazione diretta con squadre di licei rivali.

Per quanto riguarda i membri della squadra, ci sono i senpai del terzo e secondo anno, ma la storia si incentra principalmente sui tre del primo anno: Takeru, appassionato dello sport con un vero talento per la corsa, Riku, dalle grandi doti atletiche ma con il complesso di inferiorità nei confronti del fratello maggiore, e, infine, Nana, che, udite udite, non è la manager ma è parte attiva della squadra.
Fra gli avversari spiccano i fortissimi e imbattibili Galaxy Standard, idol di professione, corridori per passione, studenti per hobby.

Punto di forza di questo anime è sicuramente la "normalità" dei personaggi. Spesso e volentieri, non importa quale sia lo sport, si vedono i protagonisti eseguire mosse assolutamente impossibili per un essere umano e portare la squadra alla vittoria. In questo caso, i personaggi sono dei comuni mortali come tutti noi. Corrono, ma senza fare ciao ciao con la manina a Usain Bolt, saltano, ma senza volare, e non hanno energie infinite che "Duracell toglite che me fai ombra".

Il problema più grande è la parte tecnica. Sebbene la grafica sia semplice, ma non per questo spiacevole, il grande difetto di quest'anime è il non riuscire a realizzare un'animazione fluida durante le gare. Non si percepisce immediatamente, ci ho messo un po' per accorgermene, ma, in realtà, sono tanti spezzoni slegati che poi sono stati uniti in sequenza. Anche le acrobazie, per esempio, non sono mai in primissimo piano o analizzate a rallentatore. Ciò provoca non solo un calo della tensione, ma, soprattutto, viene a mancare il fattore adrenalinico, quel "devo vedere a tutti i costi come finirà", che è fondamentale in un anime che si basa esclusivamente sullo sport e non ha nessuna trama secondaria.
Nell'ultimo episodio, lo Stride viene descritto come "un sentiero creato dalla fiducia ed emozioni che si connettono". Ecco, io queste emozioni non le ho sentite. Non sono rimasta incollata allo schermo, non ho trattenuto il fiato. L'assenza di collegamento e scorrevolezza nelle scene d'azione impedisce allo spettatore di essere coinvolto emotivamente.

Riassumendolo in una frase o meno: "Piacevole ma nulla di più".