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10.0/10
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Bisogna avere in sé il caos per partorire una stella che danzi. (F.W.Nietzsche)

La gioia e il dolore. L'euforia e la depressione. Tutte emozioni contrapposte che almeno una volta nella nostra vita abbiamo provato ascoltando una canzone o semplicemente un tema musicale tratto da qualche film. Ma cosa vuol dire essere un musicista? Cosa succede quando è la musica stessa ad abbandonare il proprio esecutore lasciandolo solo con sé stesso e nessun altro? Su questo interrogativo nasce questo superbo capolavoro animato in ventidue episodi chiamato Shigatsu wa Kimi no Uso.

Kuosei Arima è un giovane e talentuoso pianista, enfant prodige destinato a raccogliere fama e successo in tutto il mondo grazie alla sua innata capacità di eseguire alla perfezione ogni spartito. A dodici anni Kousei perde la madre, sua maestra e punto di riferimento nella vita, e preso dalla disperazione comincia ad allontanarsi sempre di più dalla musica, riducendosi così l'ombra di sé stesso. Del tutto depresso e sfiduciato, la vita di Kousei sembrerà prendere finalmente una direzione diversa grazie all'incontro con la giovane ed estroversa violinista Kaori Miyazono, vero peperino con una visione della musica del tutto sua.

Nato dalle chine di Naoshi Arakawa, Shigatsu wa Kimi no Uso è una serie che parla sì di musica, ma lo fa con una sensibilità del tutto sua e, a differenza di tante altre opere simili, pone da subito un interrogativo allo spettatore con la certezza quasi matematica di non ottenere una risposta soddisfacente: ma voi, sapete realmente cosa vuol dire essere un musicista?

La musica è innanzitutto la voce dell'anima, l'unico modo in cui un musicista riesce ad esprimere totalmente le proprie emozioni, gioie e angosce al mondo che lo circonda. La musica è sì vita, ma è soprattutto introspezione, un viaggio simbolico nel cuore dell'artista che, attraverso le note, mette a nudo la propria anima donandola così agli altri. Tutto in Shigatsu wa Kimi no Uso ruota attorno a questo concetto e alla disperata ricerca della propria dimensione umana attraverso l'arte (perché per un artista non vi è l'una senza l'altra).

Una disperazione che caratterizza la vita di Kousei, un ragazzo di appena quattordici anni abbandonato a sé stesso e incapace di aprire di nuovo il suo cuore al mondo che lo circonda, un uccello il cui lutto ne ha tarpato le ali, relegandolo così a una mesta e vuota vita sulla terra ferma. La vita di Kousei è difatti paragonabile a una fuga, una codarda corsa lontano da tutto ciò che vuol dire affrontare sé stessi e il doloroso passato che segna l'apatico presente. A tanta negatività si contrappone la figura di Kaori, brillante come il sole e capace di cogliere le corde più intime dell'animo del giovane pianista. La ragazza è difatti l'opposto di tutto ciò che Kousei credeva volesse dire essere un musicista. Kaori è ribelle, passionale, indifferente alla mera esecuzione pedissequa e del tutto incentrata all'interpretazione personale del brano. Kousei e Kaori sono due opposti che irrimediabilmente si attraggono, come Yin e Yang che non possono esistere l'uno senza l'altro, ma non possono essere un'unica entità. Kaori è difatti destinata a vivere una vita breve, e nel poco tempo che le rimane decide di far tornare la gioia di suonare a colui che l'aveva portata da piccola a imbracciare uno strumento. Su questo dualismo si gioca il grosso dell'economia di questa serie, un amore sottinteso raccontato dalla passione delle esecuzioni e dalla travolgente filosofia dei due ragazzi su ciò che significa essere un musicista.

Un racconto sulla crescita attraverso l'arte, questo è Shigatsu wa Kimi no Uso, una sublime metafora dell'essere musicisti e di tutto ciò che vuol dire parlare attraverso le note. Nonostante stenti un po' nelle battute iniziali, il racconto di Arakawa aumenta d'intensità puntata dopo puntata, come un crescendo di ravelliana memoria, fino allo splendido finale che riesce a unire magistralmente tragedia e sentimento. Ottime anche le caratterizzazioni dei due personaggi secondari di maggior risalto, l'energica amica di infanzia di Kousei, Tsubaki, e il rivale in amore, Watari, entrambi capaci di trasmettere emozioni e colori a 360° lungo tutta la durata della serie, ritagliandosi così un ruolo importante nella storia.

Personalmente ho trovato emozionanti i discorsi di Kaori sulla vera essenza dell'essere musicisti (esprimere sé stessi fondendosi con la musica che si suona), così come sono state un tuffo al cuore le riflessioni di Kousei sull'inesorabile destino di un musicista che tanto mi ha fatto tornare in mente i versi de Il suonatore Jones di Fabrizio De André (E poi se la gente sa, e la gente lo sa che sai suonare, suonare ti tocca per tutta la vita e ti piace lasciarti ascoltare.): impossibile non immedesimarsi in essi se si è realmente musicisti.

Tecnicamente la serie è quanto di meglio si possa trovare in giro al momento, le superbe animazioni si alternano a brevi sequenze di CG usate per rendere le esecuzioni dal vivo quanto più realistiche possibile (perché che ci vogliate credere o meno, così è). La regia segue abbastanza fedelmente il susseguirsi degli eventi narrati nel manga creando, grazie anche alle sublimi musiche del maestro Masaru Yokoyama, delle atmosfere semplicemente uniche fra il surreale e l'onirico. Un plauso anche al doppiaggio, dannatamente azzeccato, e alle sigle di apertura e chiusura, con un occhio di riguardo alla stupenda Orange dei Seven Oops.

Cos'è che non funziona in Shigatsu wa Kimi no Uso? Per quanto mi riguarda questa è una serie semplicemente perfetta, ma c'è da ammettere che se non si è musicisti certe sfumature non le si riesce a capire, perdendo così il vero senso dell'intera opera. Nonostante questo piccolo e soggettivo neo, Shigatsu wa Kimi no Uso è una serie superba, forse la migliore del suo genere, che vale l'intero prezzo del biglietto anche solo per godersi il magnifico compartimento tecnico.

Per palati fini.