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In aprile, Kôsei Arima incontra Kaori (in realtà si scriverebbe Kawori), una bravissima violinista un po’ fuori dagli schemi della classica. Kôsei era un pianista perfetto, un bambino prodigio, detto “il metronomo umano”, ma dopo la morte della madre purtroppo non riesce più a sentire il suono della propria musica, e quindi ha praticamente abbandonato il piano. Tuttavia Kaori gli chiede di farle da accompagnatore durante l’esibizione per un concorso ufficiale. Il concorso va male. Dopo questo primo fallimento i due non demordono, ma Kaori si ammala e viene ricoverata all’ospedale. Preoccupati, gli amici e l’insegnante di musica di Kôsei si prendono cura di lei. Nonostante lei stia uscendo con il suo migliore amico, Kôsei si innamora di Kaori.

In questo anime anche i personaggi secondari sono importanti e ben caratterizzati, e il disegno, morbido e pulito, aiuta a delinearli anche nei loro tratti psicologici.
Non è soltanto una storia sulla musica classica né soltanto una storia romantica.
Ovviamente, trattandosi di un anime “scolastico”, vediamo i famosi club del dopo-scuola. Ad esempio, Tsubaki - la migliore amica di Kôsei e sua vicina di casa - gioca a baseball, mentre Ryôta - l’amico che sta con Kaori - gioca a calcio, ma è chiaro che non si tratta assolutamente di uno spokon. È commovente ma non stucchevole - dato che non voglio fare spoiler, non dirò nulla del finale né svelerò qual è la bugia del titolo (sì, perché la bugia è una sola, al singolare!).

Dato che Kôsei Arima, per il trauma della malattia e della morte della madre, non sente più il suono del piano, forse potrei accostare quest’opera di Naoshi Arakawa al romanzo “Musica” di Yukio Mishima, proprio perché qui la protagonista sembra soffrire dello stesso disturbo, ma, dato che l’autore non si sofferma molto sui risvolti psicologici del problema, preferirei provare a leggere il saggio “Musicofilia” di Oliver Sacks, che tratta lo stesso tema.
Restando nell’ambito degli anime, vengono subito in mente due titoli: “Nodame Cantabile” e “Piano no Mori”, ma mi sono stati sconsigliati entrambi, uno per i disegni poco curati (addirittura chi me ne parlava li ha definiti “kakkô warui”, quindi “sfigati”!) e il secondo per l’animazione che mi dicono essere legnosa.
Niente a che vedere con “Bugie d’aprile”, che invece è fluido e trasmette in modo vivo sia la musica sia i sentimenti, senza mai risultare noioso. Consiglio anche la versione cartacea, in cui i brani passano in maniera dinamica anche grazie a delle brevi spiegazioni fornite alla fine di ogni capitolo da specialisti del settore (la storia dell’anime è fedelissima al manga originale).