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Attenzione: la recensione contiene spoiler

La seconda "route" di Fate/Stay Night portata sullo schermo migliora quanto di già bello era presente nella passata versione animata, conservando (se non peggiorando, a volte) i difetti.

"Unlimited Blade Works" è visivamente stupendo, eccellendo tanto nelle parti narrate dove gli sguardi e l'espressività dei personaggi svela dettagli non detti, quanto nei combattimenti, fiore all'occhiello della serie. Davvero, se fossero stati 25 episodi di showreel action senza il minimo collegamento di trama con le musiche perfette della serie sarebbe stato comunque bellissimo.

Invece abbiamo la trama, invece abbiamo Shirou.

Andando con ordine: la serie si prefiggeva di dare maggior spessore alla figura di Rin e così è, viene meglio approfondito il carattere della ragazza, che fin dal primo episodio -come nella serie del 2006- capiamo (complice aggiunto qui anche il disegno eccessivamente dolce) non voler nemmeno provare ad essere la classica tsundere e basta, risulta invece molto più comica di quanto avrebbe dovuto essere, basti solo pensare all'evocazione di Archer e a tratti molto meno matura, per quanto tra lei e Shirou, sia sempre sua l'iniziativa.
Shirou, il "vero" protagonista della trama mantiene il suo essere un irritante idealista, seppur in alcuni tratti in questa versione risulti più risoluto, finisce sempre con l'avere reazioni emotive completamente prive di senso, impossibile empatizzare con la sua causa. La romance che lo vede legarsi a Rin è allo stesso modo poco giustificata, come fosse un'esigenza di trama, deve succedere, punto.
Archer, il secondo personaggio più approfondito di questa serie vince invece a mani basse come motore della storia. Se nella serie del 2006 era perfetto, qui lo è ancora di più, riuscendo ad essere definito caratterialmente e negli ideali. Come in passato, è lui il vero motore che fa "maturare" Shirou, ma qui viene esaltato molto di più arrivando ad essere fautore e risolutore della storia stessa, perché lui "sa già" come andrà a finire. Attraverso alcuni indizi, dialoghi e le sue espressioni si può facilmente intuire già prima della rivelazione la sua identità, ma anche il perché ad un certo punto, senza apparente motivo opti per il "tradimento".
Lancer in questa versione guadagna punti carisma, presente in pochi episodi (necessari a risollevare una trama che stava sprofondando) bastano questi a definirlo un pelo e renderlo più apprezzabile di Shirou anche nella sconfitta.
Saber ottiene invece un pessimo trattamento, passando da una prima parte di serie dove tra lei e Shirou sembra generarsi un genuino affetto, all'essere considerata poco più che un pokemon, cosa che si porterà dietro anche nel finale di serie con un intermezzo drammatico dove pare sia più Archer a tenere a lei che il suo vero master.

Menzione di disonore per i villain.
Caster e Gilgamesh sembrano usciti da un film Marvel. Sono cattivi perché di sì.
Shinji, nomen omen, è talmente viscido da risultare una macchietta comica più che un villain. Basti pensare la sua reazione quando Lancer lo pungola.
Kirei, fino alla sua scomparsa personaggio neutro, ad un certo punto della storia sembra ritornare in scena solo per rimediare (assieme a Lancer) ad una trama che stava precipitando verso un bad ending, passando da villain e scemo.
Il master di Caster (il cui nome è dimenticabile) è probabilmente il personaggio più piatto dell'intera storia, ma era così anche nell'originale (e deduco anche nel gioco) ed è protagonista di uno dei peggiori buchi di trama, dato che si sa per certo essere riuscito ad uccidere Rider a mani nude e nello stesso episodio lo si vede prendere a cazzotti Saber fino a tramortirla e poi combattere alla pari con Shirou, scena ripetuta nel confronto in chiesa.

La trama ha alti e bassi, determinati avvenimenti non vengono spiegati o giustificati, esempio Shirou che senza motivo ricrea le spade di Archer senza che questi gli dica la frase presente nella precedente serie "se non puoi batterlo, immagina un'arma che possa farlo", per poi giustificarsi con un "l'ho sempre saputo fare" quando fino a poco prima andava in giro con una spada di legno.
La prima parte della serie tv risulta a tratti immotivatamente lenta (l'episodio dell'appuntamento credo sia il punto più basso) per poi crescere in maniera repentina nel finale in maniera drammatica. La seconda parte della serie si apre ancora peggio, tanto che dai primi attimi del 13esimo episodio credevo di aver perso un pezzo nel mezzo. Assistiamo ad una vera e propria discesa nel dramma che vede i protagonisti vinti su tutti i fronti, salvo poi l'intervento del deus ex machina rappresentato da Lancer (e poi dal bluff di Archer), introdotto in maniera goffa, tanto da apparire forzata.

Il finale, spalmato su 2 episodi che potevano essere riuniti in uno unico dalla durata doppia -a mio avviso-, è a tratti esaltante. Il combattimento tra Gilgamesh e Shirou è perfetto, ma visivamente questa serie raggiunge livelli altissimi. L'epilogo, tenuto come episodio a sé stante risulta invece troppo lungo, anche se si fa guardare piacevolmente, mostrando i due protagonisti un po' più adulti e finalmente insieme nonostante Shirou 16enne e Shirou 18enne dimostrino l'affetto di una bottiglia di plastica vuota.

Se nella serie del 2006 il voto complessivo era 7 per lo scivolone sul drago in CGI, qui il 7 finisce con l'esserlo al netto di alti (disegno, coreografia, effetti speciali, personaggi e soprattutto musiche) e bassi (protagonista, villain, plot holes).
Posso comprendere che molti dei buchi siano spiegati nelle altre "route", ma uno spettatore non deve andare a recuperarsi le informazioni esternamente per comprendere la trama di una serie "finita".