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"Fate Apocrypha" ci fa capire fin da subito, dal titolo, di essere uno spin off o una versione "alternativa" del mondo di cui fa parte "Fate", appunto, introducendo delle meccaniche diverse rispetto a quelle delle opere originali.
Lo fa con una spiegazione data nei primi episodi, dove il Graal viene rubato e dopo 60 anni (?) scatena una guerra, perché la famiglia che lo ha preso decide di utilizzarlo.

Con queste premesse (non proprio logiche) ha inizio questo anime, che prosegue in ogni comparto tra alti e bassi attestandosi su di una sufficienza, ma senza mai offrire quel qualcosa in più.

La prima parte (la guerra del Graal) è probabilmente la migliore dato che assistiamo ai due schieramenti che si preparano alla battaglia ed a scaramucce continue tra le due fazioni, che lasciano intuire sempre "c'è qualcosa dietro", soprattutto Shirou, anche se il suo ruolo è parecchio telefonato.
La seconda parte dell'anime invece è una sorta di corsa contro il tempo gestita troppo lentamente, che riesce però a rifarsi nella battaglia finale, dove i confronti singoli sono ben gestiti nonostante il disegno a volte perda di qualità. In alcuni episodi addirittura sembra ci sia passata un'altra mano a disegnare.

Attenzione: questa parte contiene lievi spoiler

I personaggi più iconici sono ovviamente Jeanne, Giovanna D'Arco, la cui frase più ripetuta è "non sono una Santa", eppure è lei che per molti versi tira le fila della storia contrapposta a Shirou che sembra sempre così inarrivabile e macchinoso.
Astolfo riesce ad essere la spalla comica giusta e dare qualche momento di rara comicità a tutto, cosa non riuscita con il personaggio di Shakespeare.
Kairi e Mordred insieme sono una perfetta coppia di teppisti e avrei apprezzato molto più tempo sullo schermo per entrambi, probabilmente i personaggi più riusciti dell'intera serie.
Vlad nella prima parte della serie è superbo e ben scritto.
Avicebron nonostante la sua scarsa caratterizzazione risulta invece ben definito, con obiettivi, ideali e comportamenti.
Sieg invece è un protagonista incolore giustificato dalla sua stessa natura di "homunculus" e, in alcuni momenti, questa caratterizzazione dà luogo a conversazioni e spunti interessanti.
Fiore è l'unico master dopo Kairi ad avere un briciolo di carattere e uno sviluppo (il cambio di testa di Gordes non lo considero) assieme a suo fratello, che per lo più svolge il ruolo di spettatore e c'è/non c'è cambia nulla.
Shirou come antagonista non mi ha convinto. Ci viene presentato come colui che vuole salvare tutta l'umanità, ma capiamo presto essere un personaggio negativo, ci viene sbattuto in faccia subito che è qualcuno disposto a tutto per raggiungere il suo scopo al pari del master degli Yggmillennia (di cui non ricordo nemmeno il nome da quanto è anonimo), fermo nelle sue convinzioni e quando viene spiegato il perché...non si riesce minimamente ad empatizzare con lui, ma non lo si odia nemmeno, per quanto mi riguarda l'ho trovato si deciso a raggiungere il suo desiderio, ma mancante di una motivazione dietro.
Tutti gli altri, master e servant hanno caratterizzazioni minime e non sempre riuscite.

Atalante e il suo desiderio di protezione per i bambini ne è un esempio, non si empatizza mai con lei. Achille e Chirone sono perfetti insieme e grigi presi singolarmente. Karna dà sfoggio di una morale di ferro e di combattimenti spettacolari, ma di lui non si spiega nulla. Frankenstein meritava più tempo a schermo. Semiramide passa più tempo seduta che altro, Jack lo Squartatore sembrava una sottotrama interessante evaporata in fumo, letteralmente e Spartaco è terribile.

Fine parte contenente spoiler

Menzione di disonore al doppiaggio italiano.
Non comprendo il perché volersi differenziare dalle altre opere dello stesso franchise adottando termini brutti. Arma nobile diventa "nobile illusione", praticamente una traduzione quasi letterale di "noble phantasm". Nell'arco di 3 episodi Jeanne passa da essere chiamata: Dominatore, Servitore del Governatore e Governatore e nello scontro finale tra Sieg e Shirou alcune battute sono lette a voci invertite.
In ultimo, Pietro Ubaldi come Spartaco è stato un colpo a cuore, non perché non sia un bravo doppiatore, ma per il tipo di voce abbinato a quel personaggio. E' riuscito a rendere un un personaggio terribile in un personaggio terribilmente comico involontariamente.

Nel complesso non è un'opera del tutto negativa, ma non me la sento di consigliarla dandole giusto la sufficienza al netto di punti a favore e sfavore.