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"The Promised Neverland" è una serie in cui il mistero, il soprannaturale, la trepidazione, la perspicacia dei protagonisti e la loro acutezza mentale va oltre la trama o l’opening accattivante. "Yakusoku no Neverland", titolo giapponese, ti cattura dal primo minuto, quando la curiosità di Emma, Ray e Norman, nomi dei tre protagonisti, ruota da subito attorno a un cancello a quanto pare invalicabile, un ordine imposto loro dalla loro tutrice, che chiamano amorevolmente “mamma”. I quesiti sono molti e questo vale tanto per i personaggi dell’anime tanto per lo spettatore, che non può fare a meno di proseguire, staccare gli occhi dallo schermo e premere “Via con il prossimo episodio”.

Si tratta di una ambiente distopico, più precisamente siamo nel 2045, e i tre personaggi principali, come già anticipato, Emma, Ray e Norman, al momento hanno ciascuno undici anni e trascorrono le giornate in compagnia di altri ragazzi e ragazze più piccoli, alcuni persino in fasce. Il tutto all’interno di un orfanotrofio? Una fattoria? Un campo d'allevamento? Una prigione da cui sembra non esserci via di fuga? E cosa ci sarà mai oltre l’inquietante cancello? Esistono altri esseri umani al di fuori di qui?

Una volta appreso che nulla era come lo si era immaginato, prende avvio la trama, nonché il geniale piano di fuga escogitato dai tre bambini geniali che ormai, appoggiati anche da altri due personaggi, Don e Gilda, faranno di tutto pur di fuggire dalle grinfie di Isabella, la loro mamma, e scoprire cosa li attende fuori dal cancello, ottenendo, così, la libertà che tanto cercano.

La serie TV è anche un genere psicologico, nonché drammatico. Al di là degli innumerevoli momenti di suspense, i complotti, che sembrano essere all’ordine del giorno nell’anime, e altre scene più raccapriccianti, penso che la caratterizzazione dei personaggi sia il punto forte di "The Promised Neverland". All’apparenza diremmo ingenui, dei bambini appunto, che desiderano ad esempio cavalcare una giraffa o divertirsi giocando ad acchiapparella. Ma anche questa semplice attività finirà per diventare parte integrante del piano, perché tutto ciò che viene fatto o detto avviene con cognizione di causa, nulla è lasciato al caso, ve lo garantisco. Tutto torna sempre.

Sebbene queste conoscenze, intuizioni e parole che escono da dei ragazzini di undici anni possono apparire alquanto iperboliche e non coincidenti con la loro fascia di età, si tratta questo di un dettaglio che passa immediatamente in secondo piano. Tutti hanno una personalità peculiare, ciascuno i propri punti deboli, sanno essere spiritosi, ironici, diretti a parole, sensibili e maturi. E in questo non c’è nulla di male, anzi diventano dei punti di riferimento, dei modelli non solo per i bambini più piccoli animati ma anche per il pubblico da casa.

A "The Promised Neverland" ho scelto di dare un 8,5 per via del cambio alquanto repentino nel rapporto tra i bambini più grandi e la mamma, in cui il dialogo tra loro cessa del tutto all'improvviso, sollevando sospetti facilmente intuibili. A questo si aggiunge il poco apprezzamento per i disegni dei demoni e per lo scarso, quasi assente, profilo degli antagonisti, il quartier generale, la nonna e il mondo esterno (l'unico è un flashback estemporaneo di Isabella nell'ultimo episodio che, però, lascia il tempo che trova, in quanto aiuta a capire meglio alcune situazioni, ma questo solo a noi... però, dettagli). Al di là di questi buchi che mi auguro verranno riempiti con il sequel, consiglio questa serie TV senza pensarci due volte. Quello che all’apparenza sembra essere un carosello angoscioso e commovente è accompagnato da altrettanti momenti piacevoli e di scherno. Una trama di per sé semplice, dialoghi comprensibili, ma tutto ciò che ruota attorno a questo artificioso stratagemma, assieme a svariate tematiche, come il valore della famiglia, che diventano spunto di riflessione, ti lascerà senza fiato, fino alla fine, tanto da far scattare il desiderio di ricominciare la serie una seconda, se non una terza volta.