logo AnimeClick.it

-

"Nami yo kiitekure" o "Wave, Liste to me!" l'ho scoperto per puro caso su nota piattaforma streaming on line e al termine della visione dei 12 episodi posso solo scrivere che ne sono rimasto affascinato.
Trama e sceneggiatura originalissime, fuori dagli schemi e dal mainstream imperante, "Nami yo kiitekure" ha soddisfatto quasi appieno quel mio desiderio di un anime "maturo", vero, diretto, senza fronzoli e forzature romantiche a lieto fine, senza quel gusto tutto nipponico di raccontare la vita per metafore (che apprezzo tanto, ma che ogni tanto diventa troppo astratto e non sempre facilmente accettabile dagli occidentali)...

Fatte le debite proporzioni, l'anime che narra le vicissitudini di Minare Koda, personaggio femminile protagonista impossibile da chiudere in una semplice definizione, sembra assimilabile al film dedicato alla "mitica" Bridget Jones "de noantri"... ossia il simbolo di tutte le donne alla soglia dei trenta, single ("per scelta... degli altri" come scriverebbe il buon Massimo Gramellini) e in perenne crisi esistenziale, goffe, frustrate, che non riescono a trovare il loro posto nel mondo e il loro equilibrio.
Pur non essendo un anime romantico, come in Bridget Jones, per Minare saranno determinanti nella sua evoluzione due uomini: il primo, in negativo, è Mitsuo Suga, l'ex donnaiolo truffatore di cui resta comunque invaghita quasi fino alla fine, l’altro, in positivo, è Kanetsugu Matō, il direttore di una radio di Sapporo che scopre e crede nel talento di Minare tanto da diventare il suo pigmalione e mentore, lanciandola nel mondo radiofonico sfruttando la sua incredibile capacità di improvvisare con le parole e cavarsela in ogni circostanza.

Tutta la storia si basa sulla difficoltà di Minare di "metabolizzare" la truffa economica e d'amore subita da Mitsuo. In questo, si vede il parallelismo con Bridget Jones: Minare è come lei, imbranata, insicura, un po' infantile e sognatrice, impacciata, abituata a banalizzare e maltrattare ogni cosa e persona, una sorta di anti-eroina contro lo stereotipo delle ragazze nei manga e anime giapponesi. Abituati a ben altro, Minare è come uno tsunami: nell'anime, complice una doppiatrice di livello, sembra una mitragliatrice che spara raffiche di parole senza prendersi una pausa, con intonazioni e pause che fanno spaccare dalle risate con una ironia "adulta" che non trova molti pari nel panorama degli anime che ho potuto visionare. Un personaggio del genere non può lasciare indifferenti: con le sue incursioni verbali pialla tutti i personaggi (tranne uno, Kanetsugu Matō, che riesce con poche parole dette al momento giusto a inibirla o, almeno, a contenerla) e può risultare "molesta", anche allo spettatore. Ed è un personaggio che spicca sugli altri personaggi femminili comprimari che rientrano a vario titolo nella "normalità" e stereotipi delle ragazze e donne giapponesi: Mizuho Nanba, Madoka Chishiro e Makie Tachibana.

Altro punto di forza dell'anime è l'ambientazione in una stazione radiofonica. E qui è un altro atto di coraggio: ambientare la trama in una radio è a dir poco originale, sebbene coerente con il talento di Minare, l'arte oratoria.
E allora si potrebbe scrivere che "Video (didn't) kill the radio star": significativi gli spiegoni di Mato in cui illustra i punti della forza comunicativa della radio e come sfruttarla al meglio da parte di Minare.
Dal punto di vista grafico, a me il chara design è piaciuto, nonostante la sua essenzialità e l'ombra grigia negli occhi dei personaggi, che francamente non ho compreso. Ogni tanto l'animazione non è sempre stata all'altezza...
A livello musicale, apprezzabile l'ending...

Tratto da "Born to be on air" di Hiroaki Samura (che è autore di altri best sellers, ad esempio, "L'immortale"), "Wave, listen to me" sembra un anime di difficile collocazione di genere. E questo limite potrebbe rappresentare la sua croce e la sua delizia. Ma il suo realismo scanzonato e privo di eccessi di "poesia" diventa il ritratto di una generazione di donne e uomini in cui ognuno di noi può identificarsi.