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«The Decagon House Murders» (originalmente “Jukkakukan no Satsujin”) è un manga, ideato da Yukito Ayatsuji e disegnato da Hiro Kiyohara (coppia già nota al pubblico italiano per "Another") con una buona dose di suspense e mistero, dal colpo di scena finale particolare e interessante.

“Il piano è pronto. Adesso non resta che attendere che cadano nella trappola. Naturalmente, ciò che li aspetta e la morte.”

Inizia in questo modo, con un macabra premessa, una minaccia ardita e volendo anche arrogante da parte del colpevole, prima ancora che venga commesso alcun crimine. L’intenzione è chiara, quella di imprimere volutamente nel lettore sin dalla prima pagina un tarlo, un pensiero costante da cui non può, neanche volendo, discostarsi: c’è un inganno, c’è un assassino, chi è l’assassino e qual è l’inganno? L’autore sfida il lettore.

Si inizia a prendere appunti, bisogna stare attenti, qualcosa può sempre sfuggire. Sette persone sono state invitate a partecipare a un piacevole incontro su un’isola deserta, in precedenza scenario di un macabro pluri-omicidio. Un luogo di ritrovo inusuale, poco allettante, ma parliamo di membri di un circolo letterario specializzato nei gialli, alcuni di loro tanto appassionati da voler indagare sugli eventi del passato per diletto. Per tutto il soggiorno useranno il soprannome usato all’interno del circolo, tutti riferimenti a celebri autori del passato (Ellery, Agatha, Carr, Poe, Leroux, Orczy, Van), altro particolare da annotare in quel taccuino immaginario.

“Mi tornano in mente le parole della protagonista di un giallo. Fai attenzione. Potrebbe essere già tutto iniziato.”

All’interno di questa villa decagonale così particolare, speculare e incantevole all’improvviso accade. Dopo funesti presagi e avvisi fin troppo precisi quasi inevitabilmente qualcuno muore, ucciso da un fidato compagno.

“Tu cosa ne pensi di questa storia della lettera? Credi davvero che si tratti solo di un semplice scherzo?”

Una lettera inviata, apparentemente, da una persona morta, un classico del genere. Come se non bastasse in quella missiva c’è una pesante accusa. Kawaminami, Shimada e Morisu non si trovano sull’isola, ma vengono coinvolti ugualmente. Seguono una pista, un qualcosa di completamente diverso dagli eventi raccontati in precedenza, così sembrerebbe. La storia quindi segue due percorsi molto differenti e al contempo molto legati. Che gli eventi siano contemporanei o meno si scoprirà a tempo debito. Nello svolgimento è data facoltà al lettore di capire quanto sano legate le due parti. Alcuni, forse, si sentiranno quasi disturbati da questi intermezzi volti a interrompere la storia principale, ma gli indizi per risolvere il vero enigma possiamo trovarli ovunque. Può sembrare di barare in quanto volendo immedesimarsi in uno dei personaggi presenti sull’isola e volendo comprendere insieme a lui motivazioni e mezzi ci troveremo a conoscere informazioni a lui inaccessibili. La sfida sembra quasi essere non tra investigatore e carnefice ma tra autore e lettore.

“Scusa. Scusa Chiori. Noi abbiamo fatto una cosa terribile.”
Il passato a volte può tormentare il presente. Qualcosa non si comprende o forse sono gli stessi protagonisti della storia a evitare di comprendere, temendo la verità, temendo di essere colpevoli di un qualcosa. Un senso di confusione legittimo quello del lettore di fronte a certi pensieri dei protagonisti, i misteri si intrecciano. Tutto avrà una risposta, con calma.

“Che faccia orribile. Dopo quello che è successo ieri è impossibile rimanere normali.”

Il tratto è pulito. Dai volti, molto espressivi, si evince lo stato d’animo dei vari protagonisti spesso malinconici, la loro sofferenza traspare vivida. Per un autore è molto difficile rappresentare il pensiero dei protagonisti senza smascherare inconsapevolmente il colpevole. Abilmente svela dei personaggi quanto basta per delinearli nel carattere senza approfondire, un peccato a lungo andare, in quanto sembrano accettare la morte incombente senza opporsi. Non possono mostrare la loro sostanza impegnati a dimostrare la loro innocenza al lettore. Il taccuino immaginario del lettore è ora pieno di appunti da cui trae le dovute conclusioni, qualcosa forse gli sarà sfuggito, probabilmente gioverà riepilogare il tutto... accorgendosi dell'assenza di un qualcosa.

Una sensazione traspare alla fine, qualcosa manca. Forse l’esistenza di una presenza sull'isola chiaramente estranea ai fatti, e quindi innocente, libera di indagare ed essere approfondito in piena libertà. Forse qualcosa di più materiale sul finale. Non basta indovinare il colpevole, la probabilità di riuscirci c’è a prescindere, ipotesi ne possiamo fare di infinite, per quanto logiche, ma non basta, non per gli investigatori.

Il romanzo originale fa parte della "serie delle magioni". Si tratta di una serie di romanzi ambientati tutti nelle costruzioni progettate dal defunto architetto Seiji Nakamura, dei nove in totale il manga racconta gli eventi del primo libro. Rispetto al romanzo ci sono diverse differenze, nessuna sostanziale. Tra le più importanti: Chiori, personaggio del passato, trova la morte in modo diverso e l’aspetto di Orczy cambia notevolmente.

Qualcosa manca rimanendo ugualmente una piacevole lettura. Consigliato a chi ama il genere.