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7.5/10
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Il 30 marzo scorso è uscito, sulla piattaforma Netflix, il drama da 12 episodi Arrivare a te, tratto dall’omonimo manga di 30 volumi, edito in Italia da Star Comics che vanta anche una trasposizione anime di 38 episodi, sempre disponibile su Netflix.
La storia parla della giovane Sawako che, a causa dei capelli neri, della carnagione chiara e del carattere riservato, è stata rinominata fin dalle elementari Sadako, come la protagonista del film horror "The Ring". Nonostante sia una ragazza timida e gentile, non riesce a farsi degli amici. L’unico che la chiama per nome e che la saluta tutte le mattine è il suo compagno di classe Shōta che ha incontrato il primo giorno di scuola superiore, sulla strada per raggiungere l’edificio scolastico, sotto un albero di ciliegio in fiore.
Sicuramente l’uscita di questo drama è una di quelle più aspettate di quest’anno e anche una di quelle più chiacchierate, dato anche dal fatto che era già stato realizzato, nel 2010, il film live-action "Kimi ni Todoke". Quest’ultimo penso sia una delle trasposizioni più celebri fra i vari live-action tratti da manga shoujo, vuoi per la leggerezza della sceneggiatura o per la bellissima fotografia o, per ultimo, ma non per importanza, per la bravura dei due attori protagonisti: Mikako Tabe nei panni di Sawako e Haruma Miura nel ruolo di Shōta.

Nonostante razionalmente mi fossi imposta di non fare paragoni, nel primo episodio, inconsciamente, è impossibile non farli!
Avevo amato tantissimo le inquadrature e la fotografia nel film e avevo adorato il modo in cui fanno intuire il cambio delle stagioni, attraverso alcune bellissime immagini dell’albero di ciliegio, ripreso in fiore o spoglio.
Nel drama tutte queste attenzioni ai dettagli non le ho trovate; l’unico indizio del passare delle stagioni è la schermata animata iniziale con il titolo dove a volte abbiamo come sfondo dei fiori di ciliegio, a volte delle foglie che cadono e così via.
Nemmeno Sara Minami nei panni di Sawako mi ha convinta tantissimo, ma non penso sia solo colpa dell’attrice: l’ho trovata poco "Sadako", ma questo può essere un problema sia di sceneggiatura, sia di pettinatura. Perché, ammettiamolo, quando la Sawako di Mikako Tabe appariva con tutti i capelli sul viso, sembrava proprio la Sadako del film!
Non mi è dispiaciuto, invece, Ōji Suzuka che non aveva proprio un compito semplicissimo: il precedente Shōta era stato interpretato dal meraviglioso Haruma Miura che era stato perfetto in quel ruolo con il suo sorriso luminoso! Ōji Suzuka è però riuscito, con l’andare avanti degli episodi, a interpretare bene il suo personaggio, innovandolo e mettendoci del proprio.

Come avrete capito da ciò che ho scritto, il primo episodio è stato quello che mi ha emozionata meno: durante il loro primo incontro, ricercavo le farfalle nello stomaco provate vedendo il film o la trasposizione anime, ma per un insieme di fattori non è stato all’altezza. E, voglio di nuovo specificare, non parlo comunque solo degli attori, ma anche di regia e sceneggiatura.
Superato comunque lo scoglio del primo episodio è una serie gradevolissima e scorrevole, anche se poco frizzante.
Sembra un controsenso, ma la storia scorre molto velocemente perché vuole racchiudere tutti i volumi del manga, ripercorrendo così tutti gli anni delle scuole superiori, ma, allo stesso tempo, alcune parti risultano un po’ lente e poco dinamiche perché si soffermano troppo su alcune scene in particolare, dando più spazio ai dialoghi invece che all’azioni.

Nella seconda parte del drama la coppia principale viene messa un po’ da parte per dare più spazio ai protagonisti secondari. È piacevole vedere le storie degli altri personaggi adattate come live-action, cosa che, a causa della tempistica, non era stato approfondita nel film: bellissima la presa di coscienza dei propri sentimenti di Ayane e dolcissima, quasi più di quella dei protagonisti, la storia di Ryu e Chizu.
Tra l’altro ho apprezzato molto tutti gli attori secondari che interpretano i compagni di scuola dei protagonisti: da Rinka Kumada nei panni di Ayane, da Kaito Sakurai e da Riho Nakamura nei ruoli rispettivamente di Ryu e Chizu, finendo con Jin Suzuki che interpreta il povero Kento. Soprattutto sono rimasta estasiata dalla presenza di Shōhei Miura nei panni di Pin. Che sia un attore straordinario lo sappiamo già, quindi è inutile dire che ha reso questo personaggio in modo unico; comunque la sua presenza l’ho vista come un tributo, non solo alla moglie Mirei Kiritani che era nel cast del film nei panni di Kurumi, ma soprattutto all’amico Haruma Miura che se ne è andato nel 2020.

Vorrei finire con ciò che conclude anche tutti gli episodi: la theme song "Ai no Uta" di Takaya Kawasaki mi è veramente piaciuta molto!