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10.0/10
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L'unica vera novità di questa splendida seconda serie animata è il livello tecnico più elevato delle animazioni, dato l'intervallo di circa un decennio intercorso tra le due serie. A parte questo, che reputo un dettaglio secondario, lo staff è rimasto pressoché identico, in particolare le due colonne portanti, Akio Sugino per il character design e soprattutto Osamu Dezaki alla regia. Questo garantisce alla seconda serie una profonda continuità con la prima, per cui non si può che ripetere a proposito della seconda serie quanto detto a sulla prima (rimando dunque, per non ripetermi, alla recensione della prima serie).

Aggiungo qui una nota sull'autore della storia, Ikki kajiwara, lo stesso, ad esempio, de "L'Uomo Tigre", "La stella dei Giants", "Arrivano i superboys" e "Una donna dell'era Showa". Con "Rocky Joe" ovvero "Ashita no Joe ", ha dato vita a una storia rivolta non solo ai ragazzi, a giovani spensierati alle prese con piccole e grandi beghe quotidiane, tipiche dell'adolescenza e non troppo traumatiche. Se è un diversivo o un divertimento che si cerca, questo non è un anime e un manga adatto. Ce ne sono molti altri e anche di grande valore. I temi vengono affrontati con enorme maturità e consapevolezza, Ikki Kajiwara ha infatti vissuto esperienze simili a quelle dei suoi personaggi, di Joe Yabuki in particolare, e ciò fa di questo dramma una storia assolutamente realistica, credibile, impressionante, dalle tematiche estremamente crude, che tuttavia, per la loro universalità, riescono a conquistare il cuore di grandi e piccoli.

Più in dettaglio, la seconda serie dell'anime riesce perfettamente a rendere, attraverso l'arte eccelsa di uno dei più grandi registi di sempre (Osamu Dezaki), il lento mutare del tono e del rimo della storia. A un Joe Yabuki assolutamente irrefrenabile e incontrollabile della prima parte dell'opera (solo Danpei Tange, complice la rivalità sorta con Rikishi, avrà successo nel controllare la furia di Joe), fa da contraltare un Joe più riflessivo, reduce da avvenimenti tragici e lutti che lo segneranno per sempre. Il suo spirito combattivo però resterà immutato, non farà sconti a se stesso in nessun modo, esattamente come è nella sua natura e come è stato fin dalla sua apparizione iniziale. I lievi ma significativi mutamenti registici che hanno caratterizzato la regia di Osamu Dezaki in altre opere coeve a "Ashita no Joe" (come "Remí", "Jenny la tennista" o "Lady Oscar", tutte di altissimo valore artistico), ben si adattano alla resa della svolta 'riflessiva' avvenuta in Joe nella seconda parte della storia, raccontata in questa seconda serie.

In conclusione, non c'è alcuna rottura o discontinuità fra le due serie animate, se non per il budget superiore disponibile per la seconda serie. Ma sappiamo che il denaro non serve a niente quando si fa arte, quando si crea qualcosa di alto, di non quantificabile come è l'arte; un manga richiede solo matita e inchiostro, e un anime non può dipendere, quanto a qualità artistica, unicamente o principalmente dagli effetti speciali. La storia e lo stile di disegno sono tutto in un manga e anche in un anime. Non dovremmo mai dimenticarlo.