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"Paprika" è l'ultimo film completo di Satoshi Kon, famoso per altri lungometraggi quali "Perfect Blue", "Tokyo Godfathers" e "Millennium Actress", nonché la serie TV "Paranoia Agent" e una manciata di manga, in genere non molto lunghi. Stava inoltre lavorando a un nuovo film, quando purtroppo è venuto a mancare dopo una lotta contro il cancro. Satoshi Kon è stato senza dubbio una delle forze creative più potenti nel panorama giapponese: difficile immaginare dove sarebbe potuto arrivare se oggi fosse ancora in vita, forse avrebbe perfino vinto un Oscar per un suo film.

Ma torniamo a "Paprika", un film che è stato apprezzato sia dal pubblico che dalla critica: personalmente, quando lo vidi nel 2007 o 2008, non rimasi molto impressionato, anzi, forse pure un po' deluso, il film in sé mi sembrò discreto ma lontano da altri suoi lavori (migliori). Non brutto, ma nemmeno così geniale come mi aspettavo. Tratto da un romanzo (che non ho letto), "Paprika" si snoda attraverso la dimensione onirica, tanto che a un certo punto i personaggi del film non sono nemmeno più sicuri se stanno sognando o se sono svegli. Nulla di nuovo per il 2006, forse più originale nel 1993, seppure opere con temi simili cominciassero a diffondersi a macchia d'olio, per culminare alcuni anni più tardi con film come "Matrix" ed "Existenz" di Cronenberg, che facevano riflettere lo spettatore su cosa fosse reale o meno. Ma già nel 1990 film come "Allucinazione perversa" ("Jacob's Ladder") avevano introdotto temi simili. D'altro canto i filosofi antichi si erano già cimentati con i concetti di "realtà" e "apparenza", e l'analisi e lo studio dei sogni è diventata una branca importante della psicoanalisi moderna. infatti, secondo Freud, è possibile interpretare il contenuto dei sogni e arrivare al significato profondo e nascosto degli stessi sogni. In tal modo si potrebbe dunque comprendere meglio la psiche del paziente e anche risalire alle cause profonde dei suoi problemi. La storia di "Paprika" prende dunque il via da queste teorie, e ci mostra una dottoressa che entra nei sogni dei suoi pazienti tramite uno strumento chiamato "DC mini", che permette appunto di entrare nel mondo onirico di altre persone, per esplorare i loro desideri più nascosti e anche le loro fobie. In tal modo dovrebbe diventare più semplice aiutare chi soffre di disturbi psichici più o meno seri. Il DC mini è stato realizzato da un geniale inventore, che è tanto intelligente quanto infantile e vorace. A un certo punto però il dispositivo viene rubato da qualcuno che vuole utilizzarlo per scopi molto meno nobili di quelli del suo inventore e della dottoressa Chiba, che entra nei sogni altrui con il suo alter ego Paprika. Con l'aiuto di altri personaggi, alla fine Paprika riuscirà a scoprire chi si cela dietro al furto del DC mini e alle sue reali intenzioni.

Come detto, la prima volta che ho visto questo film non mi impressionò molto, almeno per quanto riguarda la storia. La trovai forse poco originale, specie nella parte finale. Rivedendolo dopo quindici anni, la mia impressione sulla storia non è cambiata molto, ma, se la trama non è brillante come avrei voluto, il resto del film non delude, regalandoci un'altra perla del compianto Satoshi Kon. Disegni e animazioni sono infatti il cavallo di battaglia di questo lungometraggio, non tanto la storia, bene o male già vista e stravista in numerose opere simili. Se questo film fosse stato prodotto a metà degli anni '90, forse avrebbe avuto un impatto differente su di me, ma così non è stato. Ma ad elevare il tutto ci pensa la perizia e la bravura di Satoshi Kon: se ci fosse stato qualcun altro al suo posto, questo film sarebbe stato appena passabile, invece grazie a lui diventa quasi memorabile. Qualcuno inoltre afferma che "Paprika" possa aver ispirato "Inception" di Christopher Nolan: ci sono alcune analogie di fondo infatti, ma il film di Nolan è più complesso a livello di trama di quello di Satoshi Kon; questo rende "Paprika" sicuramente più accessibile da parte del pubblico, ma probabilmente meno affascinante. Diversi film di Nolan fanno della loro complessità interna un cavallo di battaglia in fondo, anche se non sempre si è rivelata una scelta saggia. "Paprika" invece è molto più lineare, forse anche troppo, si poteva forse osare un po' di più, ma evidentemente non c'era il tempo (il film del resto dura circa novanta minuti), o forse non si voleva deviare troppo dal romanzo originale, chissà. In ogni caso, si tratta certamente di un buon film animato, ma ha qualche difetto che ai miei occhi non gli permette di essere quel capolavoro che poteva davvero diventare.