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È dagli anni ‘70 che nell’animazione giapponese vedo la tendenza, accanto a malvagi irriducibili e senza motivo, di far esistere personaggi (antagonisti del protagonista) in chiaroscuro.
In chiaroscuro c’è di sicuro Eboshi, la signora della città del ferro: prima di lei non esisteva nessun villaggio umano, ma lei, combattendo con gli spiriti della foresta, ha creato il villaggio, ha liberato le schiave delle terre umane vicine, riscattandole, si prende cura (quasi fosse un Raoul Follereau in gonnella) dei lebbrosi che vengono ghettizzati e allontanati da tutti. Inoltre, dobbiamo aggiungere che non ha paura di niente: uomo, spirito o Dio. Premesso questo, cioè che il personaggio è pieno di buone qualità, dobbiamo ammettere che lei è il cattivo, in quanto va dritta per la sua strada, dimostrandosi senza pietà nei confronti della Natura.
Non mi metterò qui a discutere della natura, se è benigna o maligna di per sé, quasi fossi un Leopardi, ma di certo Miyazaki critica la violenza dell’uomo su di essa e aggiunge che essa si ribellerà, per non farsi sopraffare: non bastano all’uomo le sue armi e la sua volontà di potenza.

Altro personaggio in chiaroscuro è San, ragazza abbandonata dai genitori nella foresta e cresciuta dai lupi (un po’ come era successo a Mowgli ne “Il libro della giungla”) e per questo schierata con gli animali e gli spiriti in questa lotta contro l’uomo che vuole distruggere l’esistente per arricchirsi: sì, perché c’è la lotta fra le due fazioni, fra il progresso dell’uomo e la sopravvivenza dell’ambiente. San, allevata dai lupi, è una feroce combattente... questo me la fa vedere in chiaroscuro: non più pietosa con gli avversari di Eboshi, entrambe possono dire di combattere in modo disumano in virtù di un bene superiore.

Il vero personaggio principale, il protagonista buono, è Ashitaka, il quale si trova ad esistere a metà fra la foresta e la città, capisce cosa c’è di buono di entrambe e cerca di aiutare i due mondi ad entrare in sintonia. Maledetto da un dio-cinghiale diventato un demone per colpa di Eboshi, non cerca vendetta su di essa. Vuole sì la salvezza della foresta, dei suoi animali, i suoi spiriti, i suoi Dei, senza volere per ciò la distruzione degli uomini. Pur schierandosi con il Dio cervo, non si schiera contro Eboshi. Se guardiamo attentamente il finale, ciò è chiaro. Ashitaka è un personaggio ponte.

Parlando del film, la cura è sempre la stessa che dimostrano gli artigiani dello studio Ghibli, e si riesce a vedere tranquillamente senza annoiarsi per le sue due ore e tredici minuti di durata.