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C’è poco da dire, tranne che, secondo me, è un quasi capolavoro. Un film sulla violenza del bullismo, dove si sente il problema come vivo e terribile, senza però calcare la mano sulla violenza.

La violenza più che fisica è psicologica, e quasi sempre avviene da compagni di scuola, amici o parenti.
Si radunano in un castello magicamente sette individui: tutti tranne uno bullizzati. Anche quello non bullizzato ha il suo perché, la sua quota di dolore che si porta sulla schiena. La signora del castello, il venerabile lupo, li invita un gioco e dà loro delle regole. Presto il castello diventa la loro oasi di tranquillità, ma ha due limiti: alle 17:00 devono tornarsene a casa, pena essere mangiati, e tutto finirà a fine marzo.
I ragazzi accettano le condizioni, che sono a loro favorevoli: non passeranno tutte quelle lunghe ore a soffrire soli a casa. Questo è un punto importante nel film: non esiste un’oasi per sempre, e da soli si è sempre in cattiva compagnia.

Buona la musica e anche tutto ciò che riguarda il comparto tecnico, anzi il film è ottimo, nonostante il fatto che la A-1 Pictures non avesse a disposizione i soldi per un film alla Miyazaki o alla Studio Ghibli.
A volte il topolino riesce a far meglio dell’elefante: sono certo che guarderò altre opere del regista Keiichi Hara, pur sapendo che questa in quanto ultima sua fatica è sicuramente quella che condensa meglio le capacità acquisite negli anni, ma ho sentito parlare benissimo di opere come “Colorful” o “Miss Hokusai”.
Insomma, lo consiglio tantissimo e gli assegno un 9 ½ per lievi sbavature nella trama verso la fine, piccole cose che inficiano il finale.