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"Rebound" è un film coreano uscito ad Aprile 2023 che parla di una squadra di pallacanestro delle scuole superiori; in pochi mesi è stato proiettato a due eventi italiani, ovvero al venticinquesimo Far East Film Festival, tenutosi a fine aprile 2023, e durante la Korean Week a Roma che si è svolta a novembre.
Che sia un film che merita di essere visto si capisce già da questo fatto, ma dietro c'è molto di più.
Premetto che questa pellicola con me parte avvantaggiata: ho praticato la pallacanestro per quasi metà della mia vita e, se mi chiedessero qual è il suono più bello del mondo, risponderei sicuramente il rumore della retina del canestro quando la palla entra dentro.
Ma vi posso garantire che questo film vi rapirà completamente anche se non avete mai giocato a questo sport.
Perché questa è una storia di rivincita, di sei ragazzi e di un allenatore che non hanno mai mollato anche quando nessuno credeva in loro. E, soprattutto, "Rebound" è tratto da una vicenda realmente accaduta.
Siamo nel 2012. La Scuola Superiore Jungang di Busan ha sempre avuto una grande storia e tradizione alle spalle riguardo la squadra di pallacanestro, ma negli ultimi anni gli allenatori e i giocatori più bravi preferiscono le squadre di Seoul.
Il club di basket è ormai prossimo alla chiusura, non avendo né studenti né insegnanti che credono in questo progetto.
L'unico che accetta la sfida, per un misero stipendio, è Kang Yang-hyun, di soli 25 anni, interpretato dal magnifico Ahn Jae-hong; lui non ha nessuna esperienza come allenatore, ma ha frequentato proprio quella scuola e giocato in quella squadra, vincendo anche il premio come miglior MPV, ovvero il premio come miglior giocatore.
Con non poche difficoltà riesce a reclutare sei ragazzi: Ki-beom (Lee Shin-young) un bravissimo giocatore di basket rimasto troppo basso per ricoprire la posizione per cui si è da sempre allenato; Kyu-hyeok (Jeong Jin-Woon) un ex-giocatore che aveva abbandonato questo sport dopo un infortunio alla caviglia; Soon-kyu (Kim Taek) un giocatore di basket di strada che nessuno aveva mai notato; Gang-ho (Jung Gun-joo) un calciatore con una grandissima elevazione il cui sogno è diventare come Zlatan Ibrahimovic; Jae-yoon (Kim Min) un primino che ha da sempre giocato in una squadra di pallacanestro, ma solo come panchinaro; Jin-wook (Ahn Ji-ho) un altro primino che, invece, non ha mai fatto parte di una squadra, ma si paragona a Micheal Jordan affermando che sarà la salvezza della Scuola Jungang.
Anzi, all’inizio i ragazzi saranno sette perché sarà presente anche Jun-young, un centro, alto più di due metri.
Durante il film, vediamo la crescita di questi ragazzi, come piano piano riescono a realizzare il loro sogno di arrivare alle finali del Campionato Nazionale di Pallacanestro; li vediamo litigare e poi diventare una vera squadra, superando tantissime difficoltà. Tutto questo, con momenti esilaranti e altri, invece, toccanti.
Il regista Jang Hang-jun ha confermato che il 90% di quello che viene raccontato è veramente accaduto, solo che i fatti si svolgono in tre anni, mentre nel film sono concentrati in un solo anno. Quindi questa squadra di pallacanestro ha dovuto veramente affrontare tutte queste avversità, tra giocatori ritirati, altri trasferiti, infortuni e partite disputate senza nessuna riserva in panchina.
Jang Hang-jun ha dichiarato che l’impresa più complicata è stata trovare degli attori che fossero anche bravi a giocare a pallacanestro perché nel film possiamo vedere numerosi spezzoni di partite e i loro movimenti dovevano risultare fluidi e naturali.
Per questo in una settimana si sono svolte circa 900 audizioni per trovare i giusti attori, non solo quelli principali, ma anche le comparse. E ci sono riusciti. Tutti sono stati perfetti nel proprio ruolo.
E qui apro e chiudo una parentesi: l'attore Jung Jin-Woon ha fatto un patto con il diavolo, altrimenti come avrebbe fatto a rimanere così giovane? Lo avevo visto nel drama "Marriage not dating" del 2014 ed è rimasto uguale. È accanto a ragazzi di circa 10 anni in meno di lui e non ci accorgiamo della differenza di età.
Kim Taek, che ha esordito come protagonista proprio in questo film, ha dichiarato che la sua difficoltà è stata quella di far finta di non saper giocare, essendo anni che pratica la pallacanestro: il suo personaggio Soon-kyu non aveva mai fatto parte di una squadra e durante il film si dovevano vedere i suoi progressi cestistici!
Comunque la difficoltà degli attori protagonisti, non sta solo nel dover giocare a questo sport, ma anche nelle scene al di fuori del campo.
Tutto il film, infatti, è una vera e propria metafora della vita.
"Rebound" significa appunto “rimbalzo”.
Durante la visione, viene spiegato che il rimbalzo, altro non è che una rivincita su un fallimento o una crisi: difatti, un rimbalzo avviene dopo un canestro sbagliato, ma in questo modo abbiamo la possibilità di riconquistare la palla e riprovare di nuovo.
Il primo a fallire e ricominciare è sicuramente l'allenatore Kang che all’inizio concentra tutte le sue aspettative e tutti gli schemi di gioco su un giocatore, Jun-young, atleta che per vari motivi cambierà, però, squadra. Non lascia fiducia agli altri giocatori dicendo loro che è proprio lui che deve concludere il gioco. Ed è così che all’inizio la squadra si sfalda.
Uno dei momenti di svolta e più belli del film è durante un allenamento: i ragazzi si prendono in giro fra di loro, imitando l’allenatore che li obbligava a passare la palla a Jun-young che non è più con loro. L’allenatore che li vede, di nascosto sorride fra sé e sé. Sa di aver sbagliato, ma, dopo aver fallito, ha ripreso in mano le redini della squadra, ha riunito gli studenti e ha dato fiducia a tutti loro, trovando per ognuno il proprio ruolo. Ogni giocatore è importante in questa squadra e ognuno di loro può dare qualcosa.
Non solo lui è cambiato, ma anche i ragazzi. Infatti, è proprio da quel momento che si possono definire una vera e propria squadra. In precedenza, se si fossero presi in giro in questo modo, sarebbero arrivati sicuramenti alle mani, o a… pallonate! (Per inciso: la pallonata poi se l’è presa l’arbitro che era nel posto sbagliato nel momento sbagliato!)
Adesso, invece, tutti stanno al gioco e ridono insieme.
Altro momento emozionante che porta con sé tutto il significato di essere una vera squadra è la partita dopo l’infortunio del giocatore numero 4, Jin-wook, il secondo Jordan che avrebbe salvato la Scuola Jungang. Ed in parte così è stato: è merito suo se la squadra è arrivata così lontano, ma si è infortunato proprio durante una partita.
Gli altri ragazzi non esitano a incerottarsi braccia e gambe, scrivendoci sopra nome, cognome e numero di divisa del compagno, così anche lui entrerà in campo insieme a loro. E non è successo solo nel film: tra le varie fotografie finali, ne possiamo vedere alcune proprio di questa scena.
Ma anche a noi sembrerà di stare in campo insieme ai giocatore perché ogni inquadratura durante le partite, non è presa dall’alto, ma ad altezza uomo, proprio come se anche lo spettatore giocasse insieme a loro.
In pratica, "Rebound" vi regalerà le stesse vibrazioni di una puntata di "Slam Dunk", sia dentro che fuori dal parquet.
La parte più commovente, comunque sia, è proprio il finale: alcune scene di gioco, via via si trasformano nelle vere fotografie dei giocatori del 2012. Qui possiamo vedere l’incredibile somiglianza tra gli attori e i veri protagonisti della storia, sia nei movimenti, sia nelle azioni di gioco, sia esteticamente, oltre alla minuziosa cura dei vestiti. Chi è in campo ha lo stesso numero e le stesse scarpe da pallacanestro, dello stesso colore e dello stesso modello presenti nelle fotografie; anche l’allenatore e l’accompagnatore sono praticamente identici nelle posture e negli indumenti indossati.
A seguire, viene spiegato quale è stato il futuro dei ragazzi e dell’allenatore.
Sono bellissime tutte le OST presenti nel film, ma ad accompagnare quest’ultima parte c’è in sottofondo, secondo me, una canzone perfetta per concludere, ovvero “We are young” di Fun., tra l’altro uscita proprio nell’anno 2012.
Perché dopotutto ognuno di noi è ancora giovane per fallire un canestro, prendere l'ennesimo rimbalzo e ricominciare.