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I viaggi nel tempo mi piacciono, ma questo mi ha lasciato un po’ perplessa.
Mi aspettavo una storia diversa, invece a un certo punto la cosa ha preso risvolti sullo stile di un classico shoujo.

Veniamo alla trama: nel novembre del 2010 la liceale Shion si confessa ad Hasegawa, il ragazzo che le piace. Lui la respinge criticando aspramente il suo aspetto non particolarmente curato (occhiali, niente trucco e capelli sistemati alla bell’e meglio). Shion ne soffre profondamente, ma dopo dodici anni la vediamo diventare una consulente di bellezza, che, però, in amore non ha avuto alcuna esperienza.
Dopo aver sbottato contro un ragazzo conosciuto ad un appuntamento al buio, che anche lui criticava il modo di vestire di una ragazza, Shion ripensa ad Hasegawa, incolpandolo di tutte le sue sventure in campo amoroso.
In preda alla rabbia, strappa una foto scattata a scuola, dove sono presenti lei, la sua migliore amica Mitsuki e Hasegawa sullo sfondo. Improvvisamente Shion si ritrova nel 2010, all’incirca dieci giorni prima della sua dichiarazione, mantenendo comunque la mente di una ventinovenne.
La linea temporale comincia a cambiare fin da subito grazie a Shion stessa, che curando di più il suo aspetto fisico (abitudine presa dopo il rifiuto) attira le attenzioni dei ragazzi della classe, compreso Hasegawa.
Da qui comincia a formarsi una nuova linea temporale, che poco a poco cambierà i destini di tutti.

Il dorama si compone di dieci episodi da venti minuti l’uno, e la storia procede senza perdersi, anche se chi non mi ha convinta del tutto sono proprio la protagonista stessa e il suo bello.
Shion, che ha la mente di una ventinovenne intrappolata nel corpo di una diciassettenne, non si comporta affatto da persona prossima ai trent’anni.
Ragiona e agisce in tutto e per tutto come una liceale.
Sembra che, poichè non ha avuto alcuna esperienza in amore, debba "rincretinirsi" e comportarsi da ragazzina su ogni cosa: mentre è a fare shopping incontra Hasegawa, vergognandosi di fargli vedere la maglia che indossa e cercando di nascondersi, sperando di non essere vista; durante la gita tra i boschi di tre giorni, Shion dice ad Hasegawa che se l’abbraccerà, le lacrime si fermeranno.
Una trentenne non farebbe né direbbe mai cose del genere, e probabilmente nemmeno un’adolescente nella vita reale.
Queste sono azioni e parole che ben si adattano solamente alla protagonista di un manga shoujo.
Quando alcune ragazze le chiedono, tra risatine e sorrisetti, se si sta frequentando con Hasegawa, Shion risponde con veemenza che a lei Hasegawa neanche piace, esattamente come farebbe una ragazzina alla prima cotta che non vuole farsi scoprire pubblicamente.
Nonostante lei sappia bene di star alterando gli eventi della storia originale, non sembra darci granché peso e chi deve farglielo capire è proprio la persona che ha causato il suo viaggio nel tempo, facendole venire una gran fretta di tornare nella sua linea temporale.

Hasegawa offende Shion perché durante la sua dichiarazione si era presentata trasandata, ma nella puntata successiva rimprovera una ragazza che gli si dichiara perché è truccata e a lui le ragazze truccate non piacciono.
Ma allora perché durante il rifiuto della dichiarazione, dice a Shion che poteva curare un po’ di più il suo aspetto?
Con il proseguire della serie, non è ben chiaro perché Hasegawa si interessi a Shion, liquidando il tutto con un “ora appari diversa e sei spigliata”.

La parte seguente contiene spoiler:

Sul finale della serie, Hasegawa, che non ricorda niente della linea temporale alterata (perché cancellatasi quando Shion torna nel suo presente), sente tuttavia che doveva trovarsi in un determinato posto, rincontrandosi con Shion. E magicamente si scopre subito innamorato di lei.
La cosa non ha senso, ma d’altronde bisognava dare un "happy ending" a questa storia.

Fine parte contenente spoiler.

In sostanza mi è piaciuto, ma il dorama forse strizza un po’ troppo l’occhio ad un pubblico di adolescenti che vogliono vivere la favola del primo amore.
Il finale a un certo punto appariva scontato: "l'happy ending" in qualche modo, anche il più astruso, si percepiva che ci sarebbe stato.