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Era da tempo che desideravo leggerlo, lo avevo in libreria da mesi, ma continuavo a rimandare: temevo il peso delle tematiche che affronta, temevo di non essere pronto ad affrontarle. Poi, finalmente, l’ho aperto — e quei timori si sono sciolti nel giro di poche pagine.

Nonostante tocchi argomenti complessi come la depressione, l’alienazione sociale, la sessualità vissuta con fatica e incertezza, lo stile di Kabi Nagata riesce a essere diretto e delicato allo stesso tempo. La sua voce è così sincera, così priva di artifici, che entri immediatamente in empatia con lei e fare il tifo per lei con tutto il mio cuore, tant'è che appena finito di leggerlo sono corso ad ordinare le altre sue opere. È impossibile non affezionarsi alla sua figura goffa e fragile ma determinata, e non desiderare, pagina dopo pagina, che trovi un po’ di pace, di comprensione, di luce.
Quello che colpisce più di tutto è il coraggio con cui si mette a nudo — in senso sia metaforico che letterale. Senza filtri, senza pudori, racconta sé stessa in una forma che è a metà tra la confessione e l'autoterapia, ma con una lucidità narrativa che disarma. La sua capacità di rendere comprensibili — e riconoscibili — i suoi pensieri più intimi e le sue insicurezze è davvero notevole.