Cara Kabi Nagata, come va?

Non ti sentivo da un po’, del resto questo tuo nuovo fumetto è in realtà di qualche anno fa, perciò parlerò riferendomi alla Kabi del passato ma tenendo a cuore la Kabi del futuro. È da qualche anno che ti conosco (ben prima della pubblicazione italiana) e che so anche fin troppo di te, quindi mi pare giusto scriverti con la stessa familiarità con la quale tu ti sei aperta a noi. Permettimi di dirti che ormai ti vedo come un’amica.

Lettere A Me Stessa – Dopo La Mia Prima Volta (Hitori Koukan Nikki) è un manga pubblicato tra il 2016 ed il 2017 da Kabi Nagata, edito da Shogakukan e seguito de La Mia Prima Volta, manga di grandissimo successo internazionale. Entrambi i fumetti sono stati pubblicati in Italia da J-POP (tradotti da Carlotta Spiga) e cliccando qui troverete la mia recensione sulla prima opera.
 
Lettere A Me Stessa - JPOP
 
Dov’eravamo rimasti?
 
Scusami Kabi per quella digressione in terza persona. Dov'eravamo rimasti, quindi? Dopo aver letto La Mia Prima Volta volevo abbracciare il mio cellulare, abbandonandomi svuotato dalle tante lacrime che mi avevi fatto versare, felice di averti incrociato. Non so se lo sai ma la tua grandissima forza è quella di riuscire candidamente ad esprimere quanto dolore tu provi e allo stesso tempo confortarci e cullarci, anche se non te ne rendi conto perché non sai in quanti abbiamo provato le tue stesse sensazioni, la stessa sconfitta. Ci hai fatto provare quello stesso calore che tu disperatamente cerchi.

Inoltre, eravamo rimasti con tantissimi punti di domanda, perché la tua opera ci costringe (ma non in modo aggressivo, non preoccuparti!) a metterci di fronte a noi stessi, a considerare se la nostra vita stia prendendo la direzione giusta, se noi come persone siamo effettivamente chi vorremmo essere. Sì, sulle possibili risposte non ci soffermiamo, perché forse le domande sono fin troppo importanti per sminuirle con qualcosa di freddo e logico. Non vorrei continuare a imperversare su questo punto, quindi chiudo la questione asserendo come tu sia riuscita, anche questa volta, a obbligarci con la tua opera a vedere noi stessi nel modo più intimo e profondo possibile. Ma non solo.

La più grande novità portata avanti da Lettere A Me Stessa è infatti che attraverso essa, nonostante sia un’opera autobiografica e che riflette prima di ogni cosa i tuoi pensieri su te stessa, hai offerto maggiori spunti e maggiore attenzione su qualsiasi persona tu avessi accanto. Come sta tua madre? Spero davvero bene, le hai sicuramente messo una pressione immensa addosso dopo il tuo primo manga, come hai sottolineato in queste nuove pagine. Ormai la tua famiglia ben conosce la tua professione e ci è voluta una lunga transizione, molto delicata, prima che potessero accettare come avessi spiattellato pubblicamente i problemi della famiglia (a proposito, quanto è dolce tua nonna!), però è davvero fantastico come in tutti questi capitoli tu abbia mostrato di aver pian piano compreso come relazionarti a lei. Forse hai del lavoro ancora da fare con tuo padre ma non m’immischio, giuro.
 
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Vedere un’evoluzione narrativa fa sempre un grandissimo piacere, ma vedere un’evoluzione personale della protagonista/autrice è una delle esperienze migliori che un lettore, di qualsiasi opera di narrativa, possa provare. Ho letto tutti i dubbi che ti sei posta in quanto autrice: hai sicuramente scelto una strada molto tortuosa per farti avanti nel mondo del fumetto, renderti un “personaggio” e rendere la tua vita una “storia” ti mette addosso delle pressioni diverse, e non devi paragonarti (come fai) ad autori che vanno avanti con opere di fantasia: tu sei tu e quel che fai lo stai facendo in modo fantastico. Riesci a mostrare un’evoluzione nonostante l’opera non sia frutto di fantasia, cosa che solo una grande autrice riuscirebbe a fare.

Quando si sta particolarmente male c’è il rischio di assumere atteggiamenti egoistici; non te ne faccio una colpa e non c’è nulla di male (e lo so bene anche perché ho fatto gli stessi errori in passato). In queste lettere però hai dimostrato di lavorare sempre di più su te stessa. Stai considerando sempre di più i sentimenti degli altri, ci hai parlato di tue amiche (e addirittura c’è una simil relazione amorosa?!) e ormai, arrivata a 30 anni, sembra che tu sia riuscita a capire come relazionarti con gli altri: complimenti!

Un dubbio però, avendo tu pubblicato i capitoli online appena pronti non temi che certa gente si sia avvicinata a te dopo aver letto le tue strisce? Magari per pena, magari perché sapevano che sarebbero divenuti “celebri” perché ritratti nella tua opera... avrei apprezzato leggere tuoi pensieri a proposito. Vista la natura del manga, soprattutto nel secondo volume, a mio avviso avresti dovuto curare di più l’aspetto “meta”, anche oltre l’ambito familiare. Però chissà, magari hai avuto i tuoi motivi, magari lo farai in futuro, magari non te ne rendi conto neanche tu. Si tratta, del resto, di un fumetto difficile da giudicare in modo obiettivo, perché essendo la tua vita reale, chi può dire davvero di cosa dovresti parlare e come. Non vederle come critiche o consigli, più che altro come curiosità da parte di chi prova affetto per te.
 
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Vedi di riguardarti, mi raccomando.
 
Kabi del futuro, parlo con te. Ti ho fatto tanti complimenti, però ci fai preoccupare di continuo, non va mica bene così. Il prossimo volume, ancora inedito in Italia, si chiama “Genjitsu Tôhi Shitetara Boroboro ni Natta Hanashi” (in inglese: “A Story of Me, Trying to Escape from Reality, Just to be Worn Out.”) e tratta di te nuovamente ricoverata in ospedale. Che dobbiamo fare, eh? Anche in Lettere A Me Stessa i tuoi problemi di salute (psicologici e fisici, dovuti al troppo bere) hanno fatto capolino. Non ho letto il nuovo volume perché sono in attesa di J-POP, com'è giusto che sia, ma per quanto io possa apprezzare la tua crescita la tua fragilità è costante, rischi di ricadere in soliti terribili pattern comportamentali ma che in questo tuo secondo lavoro hai trattato al meglio delle tue possibilità. Quanto mi dovrai far preoccupare nel terzo manga?

In realtà però mi riallaccio a questo per sottolineare un elemento tanto particolare. Il tuo stile di disegno è intimo e spicca proprio perché è scevro da fronzoli ma rimane d’impatto. Ne La Mia Prima Volta a mio avviso non c’era troppo da dire a proposito, proprio perché può piacere o meno ma sei tu e chi non è in grado di capirlo non credo che sarà smosso più di tanto da qualche spiegone melenso sull'importanza che risiede nel tuo tratto per comprendere al meglio la tua anima. Questa volta, però, qualcosa da dire c’è.

Si nota una chiara differenza nella cura dei disegni. Ne La Mia Prima Volta possiamo apprezzare il tuo "stile minimal", con una sceneggiatura delle singole tavole monotono ma funzionale, le vignette che ci davano sempre le giuste informazioni ma senza alcun orpello, tutto coerente dall'inizio alla fine. Lettere A Me Stessa è tanto una “lettera” a livello di scrittura quanto molto più vicino ad un manga vero e proprio a livello grafico. Ho notato come sia stato sempre più curato, hai giocato molto di più con le tavole e le singole vignette, alcune anche più appetibili pure agli occhi di quei lettori che potevano snobbarti perché non rispettavi determinati canoni stilistici… però.
 
Lettere A Me Stessa - JPOP
 
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Poi cosa è successo? È chiaro in realtà cosa sia successo ma non è il caso di dirlo, per quanto questa sia una mia lettera per te credo proprio che sarà letta da un po’ di persone che non hanno ancora avuto modo di apprezzare l’opera. Da un certo punto in poi il tuo tratto peggiora vistosamente, diventa sempre meno curato, alle volte goffo ma non volutamente. Quando ci si ritrova di fronte ad un calo qualitativo simile è facile lamentarsi e criticare il mangaka, ma con te è davvero giusto farlo? Eri a metà secondo volume, dovevi portare ormai per forza di cose avanti la tua opera, non potevi fermarti. Ci hai provato e alla fine ce l’hai fatta, per noi e per te. Magari definiamolo pure “calo”, perché il mondo ha bisogno di definizioni ben precise sennò si ritrova nel caos; ma è il calo che stava subendo la tua anima, la manifestazione dei tuoi problemi e delle tue paure. È stato il tuo modo per dirci che stavi male. È un calo che dimostra la tua tenacia come fumettista, come tu sia in grado di far provare qualcosa di forte anche con quelli che qualcuno definirebbe difetti, che invece sono solo quegli elementi che impreziosiscono di più la tua anima. Non preoccuparti, un vero amico ti sta accanto anche quando hai questi cali.

Ti confido che queste lettere son state un po’ più difficili da leggere, proprio perché rappresentano un viaggio personale, non dettagliato e che magari non rispetta alle volte regole narrative proprie del fumetto. Lo dice il titolo, del resto: sono lettere, e come tali devono essere lette. Questo però potrebbe rendere la fruizione dell’opera più difficile, magari nel tuo manga precedente avevi toccato dei temi ancora più delicati, però si nota che non avevi il peso e la pressione della pubblicazione e il tutto aveva una forma che ha portato a provare maggior empatia, seppur fosse da te meno curato in toto. Leggere delle lettere in formato manga può non essere per tutti, soprattutto considerando il primo grande ostacolo, ovvero i temi toccati.
 

Non so se lo sai, spero di sì, ma J-POP ha curato al meglio l’edizione italiana del tuo manga. Edizione brossurata con sovraccoperta, di 340 pagine, davvero eccellente... ma ammetto che l’idea di raggruppare i tuoi due volumi un unico solo forse non è stata l’idea migliore, perché la tua storia necessita di pause per essere apprezzata al meglio (soprattutto per un pubblico non avvezzo a temi simili) e per qualcuno il volume unico potrebbe risultare in un obbligo nel leggerlo tutto d’un fiato, rischiando di sentire di più la pesantezza in un viaggio che leggero non è.

Ho scritto abbastanza. Spero di poterti scrivere a breve, spero che tu stia benissimo nonostante le premesse del terzo manga. Spero che tu sia amata, che tu abbia qualcuno accanto. Spero che riuscirai a farci provare quelle sensazioni, quelle emozioni che solo tu, coi tuoi modi un po’ dolci e un po’ nevrotici, sai farci provare. Smetto di parlare. Prendo in prestito le tue parole...

E a te come va, lì nel futuro?
 
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