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Chiamiamola semplicemente la fallacia dei costi irrecuperabili *
(Kim Wexler)


[*errore cognitivo che porta a perseverare in un'azione o decisione, anche quando non è più razionale o conveniente, a causa degli investimenti (tempo, denaro, sforzo) già fatti e non più recuperabili]

Questo anime è il perfetto esempio di cosa è diventata gran parte dell’animazione giapponese, vittima dell’eccessiva offerta e delle micronarrazioni, talmente micro che la storia si esaurisce già nel titolo dell’anime. “Can a Boy-Girl Friendship Survive?”: una domanda retorica, che rappresenta insieme la trama e anche lo spoiler del finale.

Yu è un ragazzo con la passione per la bigiotteria floreale. Onestamente questa mi mancava e rappresenta l’unico elemento originale di tutta la serie. Il ragazzo è contento di passare tutta la sua adolescenza chiuso nel laboratorio a produrre oggettini da bancarella con i fiorellini dentro.
Condivide questa sua passione con Himari, una fastidiosa cretinetta con palesi disturbi della personalità. Ma gnocca, e si sa che questo risolve tutto. Una ragazza popolare (a quanto ci dicono) e con un futuro da modella (sulla carta) ma che nella pratica passa tutte le sue giornate chiusa nel laboratorio a guardare Yu che produce i suoi oggettini.

Rispetto alle classiche romcom in cui i personaggi sono tipicamente ultra timidi e fanno fatica a dirsi “ciao”, qui siamo all’estremo opposto. I due sono “amici” ma sin dall’inizio fanno discorsi di sposarsi insieme a 30 anni, di vivere insieme, oltre al fatto che Himari spesso stuzzica Yu in modo talmente esplicito da rendere surreale il fatto che non ci siano sviluppi. Insomma manco ci provano a dissimulare l’ovvia verità, scontata sin dal primo minuto di visione.

La caratteristica peculiare di Himari è la sua odiosa risata: la sfoggia continuamente in faccia a Yu, solitamente dopo avergli chiesto di baciarla o robe così. Spesso lui accetta le proposte ma, proprio mentre sta per agire, ecco che… “waaaaahahahaha te l’ho fatta!” e lo fa sentire un cretino.
La cosa nonsense è che lei in realtà lo ama e quelle cose le desidera veramente: visto che è così, basterebbe lasciarlo fare, no? Ti sta per baciare… lasciati baciare! Così amicizia boy-girl finita e vi siete messi insieme. Eh ma così finirebbe l’anime dunque no. Troppo facile, troppo logico, portiamola avanti così all’infinito sta manfrina, senza senso nè giustificazione di trama.

Nell’idillio ben presto si inserisce Enomoto, una ragazza irrealistica a dir poco: supergnocca tettona dere-dere, dolce, tipo ragazza dei sogni, disposta persino a umiliarsi per Yu. Col passare del tempo, da unico personaggio un minimo accettabile, diventa una macchietta dai comportamenti illogici e persino maneschi (dal nulla). Un po’ come tutti quanti in fondo, visto che l’illogicità e l’incoerenza sono il liet motiv di tutta la serie.

Non vale la pena spendere parole sugli altri personaggi, uno più inconsistente e irrealistico dell’altro e dai comportamenti randomici. Mi permetto solo un accenno per la sorella di Enomoto, una che compare all’improvviso dal nulla con fare da mafiosa, senza senso proprio. Il suo arco è stato il peggiore in assoluto.

Oltre alla relazione di amicizia boy-girl, l’unico altro tema presente nella serie è quello della produzione di questi accessori floreali. Un tema trattato con una pesantezza indicibile. Yu è un adolescente: vista la sua età, il suo è da considerarsi semplicemente un hobby. Un hobby che poi, da grande, se vorrà, potrebbe trasformare in professione. Ma anche no. Invece tutti quanti attorno a lui (specialmente gli adulti) ne parlano con un tono di solennità che lascia basiti, gli fanno discorsi pesantissimi sulla responsabilità della professione, sul dedicarsi anima e corpo al suo lavoro, lo mettono sulla croce se non mette la sua intera anima in ogni singolo pezzo che produce… ahò! E’ un ragazzino che va ancora a scuola. Prendetevi una camomilla.

Che altro dire? Disegni carini. Musiche nella norma.

Onestamente ho fatto fatica a finire questo anime.
Arrivato all’ultima puntata mi sono detto che dovevo scrivere una recensione perchè altrimenti, se non lo avessi fatto, aver perso il mio tempo a guardarla sarebbe stato del tutto inutile.
Però, per scriverla, ci ho perso ulteriormente tempo.
Eh si, Kim, alla fine avevi ragione tu.