Recensione
Devil May Cry (2025)
10.0/10
Zetailpinguino
-
Questo Devil May Cry su Netflix è un capolavoro assoluto, un miracolo fatto serie animata. Io ancora non ci credo: finalmente qualcuno che ha capito lo spirito della saga, che ha catturato quel mix di follia, stile e cattiveria che rende Dante un’icona immortale.
La mano di Shankar si sente in ogni frame: dal ritmo serrato alle sequenze d’azione che sembrano coreografate da un demone ballerino, passando per l’estetica iper-stilizzata che è un tripudio per gli occhi. È tutto esagerato, over the top, come deve essere Devil May Cry e mai una volta tradisce la sua essenza.
E Dante… mamma mia Dante! È sarcastico, cool, letale e irresistibile. È come se il Dante dei videogiochi fosse saltato fuori dallo schermo e avesse deciso di prendersi Netflix a calci e pistolettate.
La cosa che adoro è che Adi Shankar non si limita a fare un copia-incolla: lui prende il materiale originale, lo rispetta e al tempo stesso lo esalta, lo reinterpreta con il suo marchio stilistico unico. È lo stesso approccio che ha reso leggendario Castlevania, ma qui ancora più sfrenato, più tamarro, più devil may cry-esco.
Io non riesco a smettere di riguardare le scene: ogni episodio è un’esplosione di adrenalina, fanservice fatto bene e storytelling intelligente. È la prova definitiva che Adi Shankar è uno dei pochissimi in grado di trasformare i nostri sogni nerd in realtà concrete.
Se sei un fan di Devil May Cry, questa serie non è solo intrattenimento: è un’ode, un atto d’amore, la conferma che la saga può brillare anche fuori dai videogiochi. Per me è già cult.
La mano di Shankar si sente in ogni frame: dal ritmo serrato alle sequenze d’azione che sembrano coreografate da un demone ballerino, passando per l’estetica iper-stilizzata che è un tripudio per gli occhi. È tutto esagerato, over the top, come deve essere Devil May Cry e mai una volta tradisce la sua essenza.
E Dante… mamma mia Dante! È sarcastico, cool, letale e irresistibile. È come se il Dante dei videogiochi fosse saltato fuori dallo schermo e avesse deciso di prendersi Netflix a calci e pistolettate.
La cosa che adoro è che Adi Shankar non si limita a fare un copia-incolla: lui prende il materiale originale, lo rispetta e al tempo stesso lo esalta, lo reinterpreta con il suo marchio stilistico unico. È lo stesso approccio che ha reso leggendario Castlevania, ma qui ancora più sfrenato, più tamarro, più devil may cry-esco.
Io non riesco a smettere di riguardare le scene: ogni episodio è un’esplosione di adrenalina, fanservice fatto bene e storytelling intelligente. È la prova definitiva che Adi Shankar è uno dei pochissimi in grado di trasformare i nostri sogni nerd in realtà concrete.
Se sei un fan di Devil May Cry, questa serie non è solo intrattenimento: è un’ode, un atto d’amore, la conferma che la saga può brillare anche fuori dai videogiochi. Per me è già cult.
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