Recensione
Psycho-Pass 3
8.5/10
Di sicuro, vedere il lungometraggio chiamato “Providence” mi ha reso più facile capire molte cose non dette all’inizio di questa serie. Il lungometraggio, come sappiamo, è stato creato dopo “Psycho- Pass 3”, ma narra di vicende accadute prima, e lì comparivano Akane, Kei e Arata - questi ultimi due erano personaggi molto secondari, e qui invece sono i protagonisti assoluti. Sono protagonisti perché rimangono più degli altri sotto i riflettori, costringendo gli altri personaggi sullo sfondo.
Diciamolo pure: il fatto che si parli di immigrazione, politica, economia, organizzazioni religiose e anche di una specie di massoneria che si è introdotta nelle pieghe del sistema mi ha reso la visuale molto piacevole. Il fatto che i nemici erano molteplici, sia pur collegati, mi è piaciuto: il caso del criminale singolo è stato sfruttato troppo in passato e ormai sarebbe stato difficile da giustificare. Il mettere invece un’organizzazione fantapolitica ha permesso di far crescere l’interesse, anche perché la storia ci insegna che esse esistono e hanno grande potere: la massoneria è alla base di varie rivoluzioni nell’Ottocento e la sua ombra si staglia nel secolo scorso e nell’attuale. In Italia tali organizzazioni potevano avere il nome di P2 o Gladio, nel mondo del Sibyl Sistem essa si chiama Bifrost, e vede al suo capo tre deputati che, quando vengono visualizzati insieme, sono seduti in triangolo con un vortice di dati in mezzo che è “l’occhio” con cui “vedono” i dati relativi all’andamento delle cose.
Mi è piaciuto anche che in questa serie ci sono morti, ma non c’è stato il bagno di sangue di “Psycho- pass 2”. Invece ho apprezzato poco che uno dei personaggi avesse una specie di potere ESP con cui leggere nella mente degli altri. Se in questa serie si voleva dare più fondamento “reale” agli eventi, il potere di costui manda tutto all’aria.
Il ritorno alle animazioni dello studio production I.G. ha riportato ad alti livelli il brand: buono il lavoro di Naoyuki Onda (che attualmente lavora su “DAN DA DAN”), ritornato accettabile il lavoro di Naoyoshi Shiotani alla regia, buona la musica e la scenografia.
Certo, non è il capolavoro del 2012, ma comunque gli assegno un otto e mezzo: lo merita.
Diciamolo pure: il fatto che si parli di immigrazione, politica, economia, organizzazioni religiose e anche di una specie di massoneria che si è introdotta nelle pieghe del sistema mi ha reso la visuale molto piacevole. Il fatto che i nemici erano molteplici, sia pur collegati, mi è piaciuto: il caso del criminale singolo è stato sfruttato troppo in passato e ormai sarebbe stato difficile da giustificare. Il mettere invece un’organizzazione fantapolitica ha permesso di far crescere l’interesse, anche perché la storia ci insegna che esse esistono e hanno grande potere: la massoneria è alla base di varie rivoluzioni nell’Ottocento e la sua ombra si staglia nel secolo scorso e nell’attuale. In Italia tali organizzazioni potevano avere il nome di P2 o Gladio, nel mondo del Sibyl Sistem essa si chiama Bifrost, e vede al suo capo tre deputati che, quando vengono visualizzati insieme, sono seduti in triangolo con un vortice di dati in mezzo che è “l’occhio” con cui “vedono” i dati relativi all’andamento delle cose.
Mi è piaciuto anche che in questa serie ci sono morti, ma non c’è stato il bagno di sangue di “Psycho- pass 2”. Invece ho apprezzato poco che uno dei personaggi avesse una specie di potere ESP con cui leggere nella mente degli altri. Se in questa serie si voleva dare più fondamento “reale” agli eventi, il potere di costui manda tutto all’aria.
Il ritorno alle animazioni dello studio production I.G. ha riportato ad alti livelli il brand: buono il lavoro di Naoyuki Onda (che attualmente lavora su “DAN DA DAN”), ritornato accettabile il lavoro di Naoyoshi Shiotani alla regia, buona la musica e la scenografia.
Certo, non è il capolavoro del 2012, ma comunque gli assegno un otto e mezzo: lo merita.
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