Recensione
Inferno e Paradiso
7.5/10
"Inferno e Paradiso" è un'opera difficile.
Riesce ad essere sia lineare ed esplicita che altamente filosofico/esistenziale: spesso propone domande come "a che cosa serve crescere?" o "a cosa serve diventare forti?" mentre cerca di ispirare i lettori riproponendo un significato alternativo per poesie della tradizione giapponese. La storia principale è ambientata nella classica cornice scolastica che troviamo di solito negli shonen. La trama apparentemente semplice (c'è un grande torneo, la gente si picchia perché si odia) è in realtà difficile da seguire per varie ragioni:
- i continui salti avanti e indietro nel tempo della narrazione;
- le parentesi e l'intreccio di storie dei vari personaggi;
- l'evoluzione dei personaggi "condivisa" coi loro avi;
- il significato profondo, esistenziale, è arduo da cogliere se non si hanno avuto esperienze riconducibili a quelle dei personaggi. Non sto parlando di combattimenti all'ultimo sangue ma di grandi solitudini, grandi amicizie, grandi innamoramenti;
- la metafora del superpotere sposta tutta la comprensione dal piano didascalico a quello simbolico. Ad esempio: cos'è il chakra che annulla i poteri degli altri? potrebbe essere una retorica fulminante. Cos'è il pugno del drago che raccoglie ed assorbe i poteri degli altri? potrebbe essere la capacità di mimare la personalità altrui… perdendo contatto con la propria.
Varie frasi pronunciate dai personaggi non vanno interpretate come la voce di quella persona, quanto piuttosto come voci della coscienza dell'autore che ha provato a scrivere una grande guida sulle esperienze fatte nella vita.
La domanda di apertura infatti rimane sempre senza risposta: a cosa serve diventare forti? Così come il continuo "perché combattiamo?" che ritroviamo anche in tanti altri maestri (dalla grande metafora dei mostri della guerra di "Devilman" di Go Nagai in avanti).
Per dare una trama leggibile, bisogna capire il significato dell'ala rossa e dell'ala bianca, bisogna capire il significato dei vari poteri che ogni personaggio ha. E non c'è "livello" che possa tradurre tutto su una scala di potenza come invece capita negli shonen. Ogni personaggio ha un ruolo, così come i suoi avi lo hanno avuto nelle epoche precedenti.
Quello che ha provato a fare, riuscendo in parte, Ogure Ito è una specie di antologia completa che comprenda tutte le pulsioni base degli esseri umani.
Può capitare di perdersi varie volte nella lettura, le strade che ho individuato per ora sono queste:
- fidarsi, anche se sembra di non capirci nulla, e andare avanti;
- fermarsi, ad ogni cambio di scena, e chiedersi dove siamo e perché siamo qui;
- leggerlo più volte.
Soprattutto quest'ultimo consiglio è importante perché ad una prima lettura credo non sia possibile capire il motivo fondante dell'opera.
I disegni solo clamorosi, ancora ad oltre vent'anni dalla loro creazione. Il mio voto, così basso, è relativo alla mia personale scala di "piacere" che traggo dalla lettura. In questo caso ho fatto davvero molta fatica a tirare le fila del senso complessivo dell'opera, però obiettivamente è uno di quei pochi fumetti che ha senso rileggere nel tempo.
Da conservare in attesa che sia arrivato il momento di capirlo fino in fondo.
Riesce ad essere sia lineare ed esplicita che altamente filosofico/esistenziale: spesso propone domande come "a che cosa serve crescere?" o "a cosa serve diventare forti?" mentre cerca di ispirare i lettori riproponendo un significato alternativo per poesie della tradizione giapponese. La storia principale è ambientata nella classica cornice scolastica che troviamo di solito negli shonen. La trama apparentemente semplice (c'è un grande torneo, la gente si picchia perché si odia) è in realtà difficile da seguire per varie ragioni:
- i continui salti avanti e indietro nel tempo della narrazione;
- le parentesi e l'intreccio di storie dei vari personaggi;
- l'evoluzione dei personaggi "condivisa" coi loro avi;
- il significato profondo, esistenziale, è arduo da cogliere se non si hanno avuto esperienze riconducibili a quelle dei personaggi. Non sto parlando di combattimenti all'ultimo sangue ma di grandi solitudini, grandi amicizie, grandi innamoramenti;
- la metafora del superpotere sposta tutta la comprensione dal piano didascalico a quello simbolico. Ad esempio: cos'è il chakra che annulla i poteri degli altri? potrebbe essere una retorica fulminante. Cos'è il pugno del drago che raccoglie ed assorbe i poteri degli altri? potrebbe essere la capacità di mimare la personalità altrui… perdendo contatto con la propria.
Varie frasi pronunciate dai personaggi non vanno interpretate come la voce di quella persona, quanto piuttosto come voci della coscienza dell'autore che ha provato a scrivere una grande guida sulle esperienze fatte nella vita.
La domanda di apertura infatti rimane sempre senza risposta: a cosa serve diventare forti? Così come il continuo "perché combattiamo?" che ritroviamo anche in tanti altri maestri (dalla grande metafora dei mostri della guerra di "Devilman" di Go Nagai in avanti).
Per dare una trama leggibile, bisogna capire il significato dell'ala rossa e dell'ala bianca, bisogna capire il significato dei vari poteri che ogni personaggio ha. E non c'è "livello" che possa tradurre tutto su una scala di potenza come invece capita negli shonen. Ogni personaggio ha un ruolo, così come i suoi avi lo hanno avuto nelle epoche precedenti.
Quello che ha provato a fare, riuscendo in parte, Ogure Ito è una specie di antologia completa che comprenda tutte le pulsioni base degli esseri umani.
Può capitare di perdersi varie volte nella lettura, le strade che ho individuato per ora sono queste:
- fidarsi, anche se sembra di non capirci nulla, e andare avanti;
- fermarsi, ad ogni cambio di scena, e chiedersi dove siamo e perché siamo qui;
- leggerlo più volte.
Soprattutto quest'ultimo consiglio è importante perché ad una prima lettura credo non sia possibile capire il motivo fondante dell'opera.
I disegni solo clamorosi, ancora ad oltre vent'anni dalla loro creazione. Il mio voto, così basso, è relativo alla mia personale scala di "piacere" che traggo dalla lettura. In questo caso ho fatto davvero molta fatica a tirare le fila del senso complessivo dell'opera, però obiettivamente è uno di quei pochi fumetti che ha senso rileggere nel tempo.
Da conservare in attesa che sia arrivato il momento di capirlo fino in fondo.
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