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"Il calore della carne di un'altra persona fa paura. Scongela la solitudine [in] cui ti eri [rifugiato] così facilmente" (dialogo rielaborato - Rokka Shimao - protagonista della serie)

"Natsuyuki Rendez-vous" è un'opera che, al netto di qualche difetto non propriamente trascurabile, ha rappresentato una piacevole scoperta nel panorama degli anime tratti da manga josei: ma ha favorevolmente impressionato per la sua capacità di intrecciare elementi sentimentali, drammatici e soprannaturali in una narrazione matura e profondamente introspettiva, per le quali ammetto di nutrire una particolare predilezione.
La serie di 11 episodi realizzata dallo Studio Doga Kobo nel 2012 e trasmessa da Fuji TV nel contenitore "NoitaminA", è tratta dall'omonimo manga scritto e disegnato da Haruka Kawachi, serializzato tra il 2009 e il 2011 sulla rivista "Feel Young" della Shodensha, per poi essere raccolto in quattro volumi (più un volume extra inedito in Italia).
Quest'opera dovrebbe rappresentare un "must watch" tra gli appassionati di storie romantiche adulte, grazie alla sua ambientazione piuttosto originale – non scolastica ma nel mondo del lavoro ed in particolare in un negozio di fiori – e a un "triangolo" amoroso anomale che coinvolge una giovane donna adulta, Rokka Shimao - titolare del negozio di fiori, Ryōsuke Hazuki - il suo giovane apprendista/collaboratore e Atsushi Shimao - il fantasma del marito defunto di Rokka che ha la particolarità di essere visibile solo a Ryosuke sebbene sia sempre rimasto al fianco della moglie dopo il decesso.
Al solito e scontato intreccio di amore, perdita e rimpianto, la serie propone anche un raffinato simbolismo floreale ed è arricchita anche da una dimensione fantasy/fiabesca, offrendo una riflessione non proprio banale sulla difficoltà di lasciar andare il passato e sulla forza necessaria per affrontare nuovamente la vita sia dal punto di vista di chi resta in vita e di coloro che ormai passati ad "altra vita" non si rassegnano alla perdita della loro dimensione "terrena e corporea" e alle questioni irrisolte.

I parallelismi con opere di animazione e della cinematografia si potrebbero sprecare: tra quelli a me noti, "Natsuyuki Rendez-vous" presenta varie somiglianze con "Ano Hana", "Ride your wave", "Summer Ghost", "Ghost", "The Parades", sviluppando una trama in cui la particolarità risiede nella originale relazione che si sviluppa tra i due antagonisti in amore: Atsushi - il fantasma - e Ryosuke il giovane che si invaghisce di Rokka, la vedova, tanto da farsi assumere nel negozio di fiori pur di frequentarla in modo continuo dopo essersi svenato a livello economico comprando una serie impressionante di piante con cui ha riempito la sua modesta stanza in cui viveva.
Essendo Ryosuke l’unico in grado di vedere e interagire con Atsushi, il quale, nonostante prima di morire avesse chiesto alla moglie di rifarsi una vita, si mostra geloso e possessivo, ostacolando in ogni modo la nascente relazione tra Ryosuke e Rokka. Il triangolo amoroso è anomalo e realistico in quanto il vertice delle attenzioni dei contendenti, Rokka, è consapevole dei sentimenti di Ryosuke ma è ancora così profondamente legata al ricordo del marito e incapace di aprirsi e lasciarsi coinvolgere completamente da una nuova relazione. Una trama così lontana dai soliti cliché delle rom-com perché la narrazione iniziale alterna con grande realismo e nessuna forzatura o assurdità momenti di quotidianità a flashback sul passato di Rokka e Atsushi, svelando gradualmente la profondità del loro legame e il dolore della perdita.
Il cliff-hanger è rappresentato dallo scambio di ruolo tra Ryosuke e Atsushi: il primo, ubriaco perché spaventato dalla possibile prima relazione amorosa con Rokka, cede alle insistenze di Atsushi di impossessarsi temporaneamente del suo corpo consentendo a quest'ultimo di poter nuovamente interagire con la sia adorata Rokka.

La sceneggiatura si arricchisce della narrazione sviluppata dal doppio "point of view" dei due protagonisti: Ryosuke si ritrova a vivere in un mondo fantasy/fiabesco, onirico e surreale, creato dalla mente di Atsushi, mentre quest’ultimo, ritrovata la momentanea corporeità, cerca di riavvicinarsi a Rokka senza rivelare la propria identità.
Questa fase della serie che si protrae fino al termine è quella un po' più ostica da seguire per lo spettatore che ambirebbe a vedere uno sviluppo concreto in un senso o nell'altro. Il mondo fiabesco, popolato da figure e paesaggi ispirati ai disegni di Atsushi, diventa suo malgrado l'ambientazione in cui il giovane Ryosuke affronta una profonda riflessione interiore su se stesso, su Rokka e Atsushi: la comprensione e il rispetto in amore dei tempi e dei bisogni dell'altro, astraendosi dal concetto di egoismo e possesso che tante volte contraddistingue l'amore passionale e poco maturo.
Non meno interessante è la progressione verso l'amara constatazione cui va incontro Atsushi che si ritrova a poter amare e parlare con la sua adorata Rokka sotto le mentite spoglie di Ryosuke mentre lei è convinta di interagire con Ryosuke: la consapevolezza che lei sia innamorata di Ryosuke e non più di lui.
Percorso che culmina in un finale molto velocizzato e a suo modo melodrammatico che a mio avviso avrebbe dovuto ricevere ben più ampio spazio di trattazione dopo che erano stati dedicati diversi episodi al parallelismo delle nuove vite di Atsushi-Ryosuke.

Dopo la visione della serie, la sensazione che mi è rimasta è quella che l'opera di animazione non sia stata ben bilanciata nella sua struttura narrativa. L’anime, costretto a condensare la storia in undici episodi, ha adottato un ritmo forse troppo serrato nella prima parte (fino allo scambio di ruolo) e troppo rallentato sensibilmente nella seconda e fino alla fine. Il mondo fantasy/onirico alla fine è risultato eccessivamente lungo e dispersivo: Se aveva lo scopo di rappresentare introspettivamente il percorso di maturazione dei due antagonisti (di per sé un pregio), ha spezzato il ritmo e la tensione emotiva costruita nei primi episodi. E' proprio il passaggio di maturazione che è poco graduale e sfumato, tanto che per buona parte della serie Atsushi sembra un immaturo possessivo, meschino e ossessionato da quanto voleva realizzare e non gli è stato concesso dal destino tragico, e Ryosuke che inizialmente appare come un ragazzino tormentato delle superiori alla prima cotta amorosa con tendenze alla insistenza senza compromessi. In sostanza, quest'ultimo è risultato il personaggio meno sviluppato che poi riceve un cambiamento fin troppo forte ed improvviso nel finale.

Dal punto di vista tecnico, "Natsuyuki rendez-vouz" denota una regia con uno stile delicato e raffinato, capace di trasmettere la malinconia e la dolcezza della storia attraverso inquadrature statiche, giochi di luce e colori pastello. Le scene ambientate nel negozio di fiori denotano una grande cura dei dettagli, con composizioni floreali che diventano vere e proprie opere d'arte. Stesse considerazioni per il mondo fiabesco, rappresentato con tratti morbidi e colori sfumati, richiama i disegni a pastello di Atsushi e crea un’atmosfera sospesa tra sogno e realtà. Una scelta stilistica che consente allo spettatore di percepire lo stacco e il confine con il mondo reale.
Il chara-design, fortunatamente si discosta dai canoni "moe" tipici di molti anime dell'epoca, optando per figure realistiche senza eccessi di avvenenza e di abbigliamento da sogni otaku. I tratti dei protagonisti sono rappresentati naturali, equilibrati, espressivi e coerenti con la loro età e il loro vissuto. Ho particolarmente apprezzato la loro espressività e la resa delle emozioni sui volti con un plauso per gli occhi incredibilmente ingenui e "cristallini" di Rokka.
Il comparto sonoro riesce a rendere con sensibilità i momenti chiave della narrazione che sono esclusivamente malinconici e teneri delle scene più intime. Sulle sigle, degna di nota è la ending, "Anata ni Deawanakereba ~Natsuyuki Fuyuhana~" di Aimer che come interprete (che apprezzo molto) riesce ad enfatizzare in senso melanconico il testo e le musiche.

"Ho attraversato il dolore e il dolore mi ha cambiato. E' come se avvertissi la fretta di non perdere tempo e di sbrigarmi. La vita, dicono a Roma, è un mozzico" (Marco Giallini)

Per concludere, i fiori sono un po' il leit motiv di questa serie: con la loro bellezza effimera e la loro capacità di rinascere, rappresentano la fragilità e la forza della vita trasmettendo a loro volta il messaggio centrale dell’opera: la difficoltà di lasciar andare il passato e la forza necessaria per affrontare nuovamente la vita.