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10.0/10
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Londra, 1885

Una carrozza scivolava lungo le vie di Londra, nel grigio pomeriggio di un freddo inverno inglese. Sporgendosi dalla finestra della carrozza, Sara Crewe, la bambina cresciuta in India, chiuse gli occhi, sentendo sul viso una piacevole aria fresca e frizzante. Come era lontana l’India… e come erano lontani gli assolati paesaggi di Bombay, la città dove era nata. Adesso Londra sarebbe stata la sua nuova casa, nel paese d’origine del padre. Il capitano Crewe, rimasto vedovo in giovane età, desiderava più di ogni altra cosa vivere serenamente con la sua amata e unica figlia nella terra dove era cresciuto. Sara avvertì lo sguardo amorevole e apprensivo del padre su di sé e anche i suoi occhi si velarono di tristezza. Ma gli sorrise ugualmente con dolcezza e si strinse al suo braccio. Si sarebbero dovuti separare per qualche tempo e cercavano di imprimere nella loro mente quegli ultimi momenti insieme.

La serie animata del 1985 “Lovely Sara”, prodotta dalla Nippon Animation nell’ambito del progetto educativo “World Masterpiece Theater”, si ispira al romanzo della scrittrice inglese Frances Hodgson Burnett (1849-1924) intitolato “La piccola principessa”.

Le animazioni ricostruiscono magistralmente una grigia e fumosa Londra della fine dell’ottocento, con le sue carrozze eleganti, le vetrine lussuose, i ponti umidi, le tenui luci dei lampioni, le case di mattoni rossi, i tetti ricoperti di camini, i mercati pieni di bancarelle, i viali alberati lungo le sponde del Tamigi…

La trama della serie animata a volte si discosta dalle vicende del romanzo, senza però smarrire lo spirito poetico e introspettivo del racconto. L’Anime riflette fedelmente quella commistione di elementi realistici e fiabeschi che da sempre la geniale scrittrice inglese sa regalare ai lettori. Il finale dell’Anime riscrive la conclusione del romanzo, proponendo una riflessione sul perdono che può apparire forzata, ma che offre comunque un’interessante lettura della storia di Sara Crewe, la piccola protagonista del racconto.

L’episodio più bello della serie corrisponde alla pagina più affascinante del romanzo, che ci riporta d’un tratto in una soffitta incantata, dove l’oscurità della miseria e della solitudine è stata scacciata dall’intensa luce del fuoco di un camino… Allora non ci sembra più di sentire freddo, perché le fiamme allegre del fuoco lambiscono il camino facendo crepitare la legna… E il pavimento non sembra più umido, perché soffici tappeti colorati ne ricoprono la superficie… E un letto dalle lenzuola logore si trasformerà nel giaciglio più accogliente, con morbidi cuscini e coperte calde e vellutate… E un tavolo disadorno diverrà il banchetto di un re, con pietanze calde e fumanti, pane tostato, focacce abbrustolite e tè bollente, piatti di porcellana, bicchieri di cristallo, posate e candelabri d’argento su una splendida tovaglia bianca…