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esseci

Episodi visti: 1/1 --- Voto 7,5
"Kimi to, Nami ni Noretara" (in breve "Kimi-nami") - "Ride Your Wave" o "Se cavalchi le onde" - è un film del 2019, scritto da Reiko Yoshida e diretto da Masaaki Yuasa, il regista divenuto famoso per "Yoru wa Mijikashi Arukeyo Otome" e "Lu e la città delle Sirene". Non è da meno Reiko Yoshida, mangaka e sceneggiatrice del film e di opere di grande successo come "Tokyo Mew Mew", "K-On!" e "Liz and the Blue Bird".

La storia è incentrata su Hinako, una studentessa che si è trasferita a Chiba, la sua città di origine, per studiare ma anche per praticare lo sport che ama sin da piccola: il surf.
Nell'acqua e tra le onde è evidente come Hinako sia nel cosiddetto suo ambiente naturale: si sente protetta, non ha mai paura di nulla. Sulla terraferma diventa più insicura, impacciata e indecisa su cosa vuole fare nel futuro; un po' come l'albatro di Baudelaire, tanto impacciato a terra quanto maestoso e sicuro in volo...
La vita di Hinako cambia quando, intrappolata a causa di un incendio provocato dal lancio di fuochi d'artificio illegali nell'edificio dove si è trasferita, viene soccorsa dal gentile e carino pompiere Minato.
Dopo questo incontro i due iniziano a frequentarsi e si innamorano. Hinako tenta di insegnare a Minato come surfare, e proprio sul più bello e proprio a causa del surf accade la tragedia improvvisa che cambia la vita di Hinako, sconvolgendo la felicità raggiunta nel modo peggiore: perdere Hinato per un incidente in mare.

La morte di Hinato mi ha ricordato un altro film che ho apprezzato tantissimo ("Voglio mangiare il tuo pancreas"), perché anche in questo caso il regista ha costruito la storia per far assaporare e capire allo spettatore il carattere dei personaggi e, man mano che la loro storia procedeva, come il loro rapporto continuasse a migliorare, facendo immedesimare lo spettatore nei personaggi stessi, nei loro sogni, nelle loro aspirazioni...
Vedere come la vita possa all'improvviso e in modo del tutto inaspettato e tragico togliere tutto, desideri e sogni anche coltivati da anni come solo due giovani innamorati possono aspirare, fa male, e la morte di Hinato rende la loro storia toccante e commovente. L'elaborazione del lutto da parte di Hinako sarà un percorso molto duro: Hinako non riesce a superare la crisi profonda in cui è sprofondata e dare una nuova svolta alla sua esistenza senza Minato.

In questa fase della trama si aggiunge un elemento di sovrannaturale/fantasia che a me non fa particolarmente impazzire, ma che sembra essere molto apprezzato nel Paese del Sol Levante (e, forse, non solo). Di sicuro rende il tono del dramma meno greve e sembra dare un po' di leggerezza alla trama, che altrimenti farebbe sentire tutta l'angoscia della protagonista superstite, come mi era capitato di provare in "Voglio mangiare il tuo pancreas".
Tuttavia, la seconda parte del film mi è sembrata meno organica e troppo forzata sul lato del soprannaturale e su alcuni passaggi, tra i quali il vero legame che univa da piccoli Hinako e Minato e la scena finale che fa ripiombare nell'angoscia del dolore la protagonista e di conseguenza anche lo spettatore.
Molto "orientale" il finale, in cui Hinako sembra essere tornata a "domare" la sua vita, proprio come faceva con le sue amate onde, affrontandole una alla volta per potersi gettare alle spalle una volta per tutte il dolore e cercare di vivere il presente per quello che è, con lo sguardo rivolto a un possibile futuro.

Dal punto di vista tecnico, il character design, pur essendo peculiare, non mi ha entusiasmato: belle le espressioni dei personaggi e le animazioni, con il loro meglio nelle scene più dinamiche e nella splendida rappresentazione dell'acqua e delle onde. Tuttavia, lo stile dei disegni dei personaggi è, a mio avviso, troppo essenziale e riduttivo nei tratti della loro fisionomia.
In ogni caso, grazie all'uso di colori bellissimi, il film rappresenta un ottimo spettacolo per gli occhi anche a fronte dei lamentati difetti dei disegni.
Dal punto di vista musicale, tutto "azzeccato" con la canzone "Brand New Story" degli Exile Tribe, che, oltre a essere la canzone della coppia, sembra essere il tormentone del film.


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alex di gemini

Episodi visti: 1/1 --- Voto 7
Una giovane donna che vive in riva all’oceano per potersi dedicare alla passione per il surf, un giovane vigile del fuoco che, incontratala o, come scopriremo, re-incontratala casualmente, le chiede di insegnargli a surfare. I due che si innamorano intensamente, ma poi, in un incidente sul lavoro, lui muore, lasciandola sola e disperata. Ma, in un perfetto esempio di realismo magico in stile Murakami, lui riappare! Semplicemente quando lei canterà la loro canzone, guardando dell’acqua, lui le apparirà e i due potranno parlare, e lui potrà aiutarla. Sulle prime lei è felice, ma poi non potrà non chiedersi quanto tutto ciò potrà durare. Il tutto fino all’amaro e, allo stesso tempo, dolcissimo finale.

Parlare di questo film non è facile senza ‘spoilerare’, ma almeno penso di aver reso l’idea di quanto questa storia parli del lutto e sia del tipo realismo magico narrato da Haruki Murakami. Ma viene toccato anche il tema di cosa significhi essere un eroe, di come tutti possiamo esserlo, anche se restiamo delle persone normali o sotto la media. E di come una persona che in fondo non è migliore di noi possa sembrarci chissà quale cima e modello. O il tema di come la perdita di un fidanzato possa essere dolorosa o, allo stesso tempo, non esserlo, se paragonata alla perdita della tua cognata mancata che ha perso il proprio fratello. E poi, come si può conciliare il lutto con la vita che continua? O come la vita sia davvero fragile e basta poco per metterla in gioco, sia la nostra che quella degli altri.

Un film solo all’apparenza semplice, ma pieno di domande. La grafica è un po' particolare, può piacere come non piacere, la regia è curatissima, ottime le musiche. Come voto non saprei come esprimermi, poiché molto dipende dalla sensibilità dello spettatore, ma un sette direi che ci sta tutto.


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Fede kyuujuusan

Episodi visti: 1/1 --- Voto 9
Attenzione: la recensione contiene spoiler

"Ride your wave" è un'opera originale della primavera del 2019, prodotta da Science Saru per il Fuji Animation Studio.

Il film ci racconta di Hinako, la nostra protagonista, e del suo trasferimento a Chiba per frequentare l'università; amante del surf, la ragazza si sente a suo agio e sicura tra le onde, molto di più di quanto in realtà lo sia di fronte alle scelte per il futuro.
Una notte, sorpresa da un incendio, la ragazza verrà salvata da un giovane pompiere, Minato, e di lì a poco, uniti dalla passione per il surf di lei e dalla voglia di imparare di lui, i due cominciano a frequentarsi, decisi a non lasciarsi mai più, ma, come in tutte le belle storie, purtroppo, a un certo punto il giovane, intento a salvare un ragazzo in difficoltà, rimane vittima di un incidente in mare, così da dover, purtroppo, lasciare la nostra Hinako, ma nonostante questo, grazie al "potere" di una canzone, della loro canzone, Hinako riesce ad "evocare" Minato dalle fonti d'acqua, così da poter passare ancora del tempo insieme.

La trama principale è presto spiegata, ma effettivamente non è così semplice come sembra, e siamo tutt'altro che alla fine...
L'opera ci vuole raccontare, attraverso gli occhi della nostra Hinako, come affrontare quello che alla fine è un distaccamento involontario e forzato; tutta la prima parte del film è incentrata sulla conoscenza e la frequentazione dei due, per poi a metà arrivare alla "botta" (passatemi il termine) e al focus della trama stessa.

Minato, giovane pompiere desideroso di aiutare gli altri, non ci pensa un istante ad accorrere per salvare una vita, nonostante questo gesto gli risulterà poi fatale. La povera Hinako dovrà fare i conti con la perdita di tutto quello su cui aveva fatto affidamento fino a quel momento, fin quando non riesce a scoprire che attraverso la loro canzone riesce a rivedere la metà della vita che le era stata portata via, Minato.
Questo potremmo interpretarlo come non voler accettare quello che era accaduto e rifugiarsi nell'illusione che nulla sia cambiato, ma che effettivamente ormai ha cambiato per sempre la sua vita.
La ragazza riuscirà poi ad andare avanti soltanto una volta accettata la situazione e ritrovata la propria strada, contando unicamente sulle proprie forze.

Recensire senza approfondire troppo la trama, in questo caso, è stato molto più complicato del previsto, soprattutto perché l'opera offre veramente molti spunti interpretativi, dai personaggi principali a quelli secondari. Come ad esempio la sorella di Minato, Yoko, all'apparenza dura e irremovibile, capace in un istante di decidere il proprio futuro, impegnandosi per portare avanti il sogno del fratello, aprire un caffè; insomma, l'opera è piena di spunti portanti alla riflessione. Non è una semplice commedia, ma un vero a proprio film che unisce quella commedia che tutti noi conosciamo a una componente soprannaturale essenziale che mai avremmo immaginato di vedere, senza la quale sarebbe stato uno dei tanti.

Adesso che abbiamo approfondito la parte centrale, possiamo affrontare quella che definirei la parte "secondaria" (ma altrettanto importante) rispetto all'intero film.

I disegni sono qualcosa di diverso; all'apparenza quasi "essenziali", risultano assolutamente apprezzabili, capaci di dare delle espressioni ai personaggi veramente degne di nota; i background, così come gli sfondi, riescono quasi a raccontare le sensazioni stesse dei personaggi: freddo sotto la neve, caldo soffocante in spiaggia e poi l'acqua, presente per tutto il film, trovo sia stata fatta veramente in modo realistico ma allo stesso tempo magico, soprattutto nelle scene che lo richiedevano di più.

Siamo quasi arrivati alla fine, ma non prima di aver dato un paio di appunti che mi sarebbe piaciuto avessero affrontato in modo, se non diverso, un po' più approfondito.
Prima di tutto qualche collegamento a livello di trama penso sia stato leggermente un po' troppo affrettato, ma niente di che, avrei semmai preferito una o due scene in più rispetto allo "stacco" in qualche scena, ad esempio, senza dire troppo, la figura dell'amico Wasabi, oppure la frequentazione tra i nostri due protagonisti. Alla fine però sono convinto che gran parte di queste scelte sia stata dettata dalla durata del film, che è di circa un'ora e mezza, e per il tempo a disposizione la trama, tirando le somme, risulta più che sufficiente.

Altro e ultimo punto, che non avrà valenza ai fini della recensione, poiché pura pignoleria del sottoscritto, sono gli accenti sui nomi dei protagonisti nella versione italiana: perché cambiarli quando in originale suonavano così naturali?!
*Fine momento pignoleria*

Come non citare "Brand New Story", OST del film ascoltata più volte ma sempre come se fosse la prima?

In conclusione, sono convinto che il film meriti assolutamente la visione, ha un tema molto chiaro e lo sviluppa in modo semplice e lineare; menzione in più per il finale, dove Hinako si riaffaccia alla vita mentre con la sua tavola prende l'ultima onda della giornata con la sicurezza che ormai la accompagnerà sicuramente per il resto della vita.


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kirk

Episodi visti: 1/1 --- Voto 7,5
L’affermato regista Masaaki Yuasa e il giovane studio Science Saru uniscono le forze per portare nei cinema giapponesi questo film nel 2019; adesso questo film si può vedere free in Italia su VVVVID e a pagamento su Amazon Prime e Netflix.

Ma cosa dire del film? Io direi subito che il film mi è piaciuto, ma... l’ho trovato altalenante, con i tentativi dell’autore di calcare la mano sui momenti comici, drammatici o tranquilli del ménage dei due protagonisti Minato Hinageshi (pompiere) e Hinako Mukaimizu (surfista), i quali si incontrano, fanno amicizia, si innamorano e poi... e poi viene il dramma seguito dal paranormale.

È molto difficile non parlare della trama, che, come ho detto, ha delle punte in cui le darei più di otto, e momenti in cui il sette mi sembra eccessivo, ma che comunque ottiene da me sempre la sufficienza.
Due punti voglio sottolineare: la canzone che spesso fa da sottofondo (“Brand New Story”), che ho trovato molto bella, leggendola nei sottotitoli (il film è doppiato, ma questa canzone no), e il tratto del disegno che viceversa non mi è piaciuto molto, ma che si adatta comunque alla trama. Quante volte abbiamo visto una caratterizzazione dei personaggi che non si adattava al nostro immaginario sul lato fisico, ma che era comunque buona per la storia? Questo è uno di quei casi.
Ho trovato anche le voci di Jacopo Calatroni e Giulia Bersani adatte alla storia. Ricordiamo che Giulia ha anche lavorato in “Seven Days War”, dove non mi ha convinto appieno sul personaggio di Malet: qui in “Ride Your Wave” è promossa appieno.

Il film è da vedere, secondo me, anche se non è imprescindibile.


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Marco Senpai

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
A volte mi chiedo per quale motivo sono così attratto dall'animazione giapponese.
Trovo la risposta, che cercavo, nel recente film uscito per la piattaforma "Amazon Prime Video", che inizialmente era stato previsto per le sale cinematografiche, "Ride Your Wave", dell'acclamato regista Masaaki Yuasa.

Parlare di questo film non è semplice, considerando che nello stesso trailer della Dynit sono presenti spiacevoli spoiler su certi risvolti della pellicola. Il film tratta un tema molto delicato, che è quello di superare la morte delle persone a noi care. Questa tematica viene sviscerata, sfruttando una componente sovrannaturale. Il grande legame che univa la protagonista, Hinako, con la persona mancata, la passione per il surf e il ricordo di una hit dell'estate, che erano soliti cantare insieme, le permettono di rivedere colui che ama ancora una volta.

Tuttavia il film inizialmente assume dei toni spensierati, ma posso assicurarvi che si conclude con un finale maturo, che non posso descrivere per ovvi motivi. Ma posso dilungarmi sulla componente drammatica, che contraddistingue questa pellicola. Qui però faccio ricorso a un confronto con un altro film recente, che condivide messaggi simili a "Ride Your Wave", ovvero "Voglio mangiare il tuo pancreas". In quest'ultimo la morte di un personaggio, oltre ad essere mostrata nei primi secondi del film, risultava molto forzata e improvvisa. Al contrario, nel film di Yuasa si nota una forte "causa-effetto", che ha portato alla suddetta scena tragica, che solo verso la fine del film risulta ben chiara. Infatti mi ha colpito il colpo di scena finale, che non è stato per nulla prevedibile.

Per quanto riguarda il cast, conta solamente quattro personaggi, che però hanno potuto godere di un'ottima caratterizzazione. Oltre ad essere tutti realistici e credibili, rivestono un proprio ruolo nella storia. Anche la sorella del coprotagonista ha una propria identità, sebbene all'inizio sembrava la solita ragazza scontrosa e sicura di sé. Dal punto di vista estetico godono anche di un buon "chara design", in particolare Hinato. Risulta curato anche quello dei comprimari, seppure non denota un'estrema originalità. Nonostante ciò credo che questa sia una scelta voluta, in quanto il resto del cast rispecchia degli stereotipi classici, ma nel corso della storia tutti presentano una propria evoluzione.

L'unica mia critica, che però non concerne la qualità del film, è rivolta all'edizione Dynit. Sebbene abbia fatto un ottimo lavoro per quanto riguarda il doppiaggio del film, e infatti ho trovato le voci scelte azzeccate per rappresentare la personalità dei singoli personaggi, non concepisco il perché non hanno aggiunto dei sottotitoli per la canzone "Brand New History". Quest'ultima svolge una notevole importanza all'interno della pellicola e non comprenderne il significato non giova, senza dubbio, alla visione del film.

"Ride Your Wave" è, a mio avviso, l'esempio perfetto che mostra agli scettici che l'animazione giapponese può toccare corde molto delicate, proponendo allo spettatore innumerevoli spunti di riflessione. Quindi, Masaaki Yuasa ci mostra che gli anime sono indirizzati a una vasta fetta di pubblico, spaziando in una grande quantità di generi e non limitandosi ai soliti celebri "battle shonen".

Mirokusama

Episodi visti: 1/1 --- Voto 8
Giudicare l’opera di un autore che si conosce, e si apprezza, è sempre un’operazione delicata, soprattutto quando la produzione di quest’ultimo aumenta col tempo: è giusto sperare che riproponga temi a lui cari, nei quali si rispecchiano probabilmente meglio le sue caratteristiche, o è preferibile apprezzare che rischi, affrontando territori sconosciuti il cui esito finale è incerto? Grosso modo io tendo a preferire la seconda opzione: mi piace un autore, sia esso un regista, uno scrittore, un mangaka, che sa andare oltre la sua zona di comfort e provare a offrire qualcosa di inatteso al suo pubblico, provando anche, perché no, ad attirarne altro; la caratteristica che ho amato di più della buonanima di Satoshi Kon, per esempio, di cui quest’anno ricorrerà il decimo anniversario della mai troppo rimpianta scomparsa, è aver diretto quattro lungometraggi splendidi tutti diversi uno dall’altro, centrando sempre l’obiettivo che si prefiggeva. Non so se Masaaki Yuasa stia provando a seguire un percorso simile, ma questo film, “Ride Your Wave”, mi trasmette questa sensazione soprattutto guardando la sua più recente, e frenetica, produzione, che negli ultimi due anni l’ha visto alle prese con la regia di tre film diversi tra loro per temi, personaggi e situazioni trattate, partendo dal magnifico e visionario "Yoru wa Mijikashi Arukeyo Otome", forse l’emblema più puro del suo lavoro, passando per il più semplice "Lu e la città delle Sirene", fino ad arrivare a quest’ultima fatica, "Ride Your Wave" appunto, probabilmente il film più 'normale' e vicino al grande pubblico da lui diretto sinora.

"Ride Your Wave ", titolo internazionale dell’originale "Kimi to, Nami ni Noretara" (lett. “Se cavalchi le onde”), è la storia di Hinako e Minato e della loro sfortunata relazione; Hinako Mukaimizu è una studentessa universitaria che si è appena trasferita nella città costiera in cui abitava da bambina, per frequentare l’università e dedicarsi al surf, sua passione principale, mentre Minato Hinageshi è un giovane vigile del fuoco al lavoro nella stessa città. I destini dei due si incrociano quando Hinako resta bloccata, a causa di un incendio, sul tetto del suo appartamento e viene salvata quindi proprio da Minato, occasione questa che rappresenta il pretesto per conoscersi e, in seguito, innamorarsi. Ma la storia d’amore che ne nasce tra i due purtroppo è destinata a interrompersi presto, quando Minato, nel tentativo di salvare una persona che rischiava di annegare, resta vittima a sua volta della situazione, morendo improvvisamente. Nella disperazione che ne segue, però, Hinako scopre casualmente che, cantando la canzone che entrambi amavano e che li ha aiutati a rompere il ghiaccio nelle prime fasi del loro rapporto, Minato ricompare misteriosamente nell’acqua, dandole l’illusione così di poter continuare quella relazione che tanto l’aveva coinvolta...

Già nel suo incipit si può intuire che questo voglia essere un film abbastanza impegnativo, ma, nel momento in cui lo si guarda, si capisce anche come non voglia soffermarsi su un unico genere o su un argomento particolare, ma abbracciarne diversi. Il tema principale è sicuramente l’elaborazione del lutto, gran parte della pellicola si snoda dal momento successivo alla tragedia che ha travolto inaspettatamente Hinako nel periodo più felice della sua giovane esistenza ed è incentrata sui tentativi di lei di tenere viva una relazione diventata impossibile, grazie al misterioso fenomeno che le permette di comunicare nuovamente col suo Minato; comunicare con una persona e poterla frequentare effettivamente però sono due concetti diversi, e Hinako lo imparerà a sue spese grazie a quella che diventerà, dalla benedizione che sembrava, una fonte di sofferenza per i due ragazzi, entrambi incapaci di andare oltre quella felicità che la reciproca frequentazione portava nelle loro vite, nonostante la situazione attuale lo richieda inevitabilmente. Il tono del film però è complessivamente più leggero di quanto questa descrizione possa far intendere: "Ride Your Wave " è un’opera che attraversa fasi diverse, comincia come un racconto romantico da manuale, finanche troppo sdolcinato in alcune fasi, e non sfocia mai in un dramma esagerato, anche se la situazione potrebbe far pensare il contrario; sono diversi i tocchi comici disseminati nel suo sentiero che smorzano quest’atmosfera da tragedia imminente che si vive il più delle volte, e alcuni espedienti, come Minato fatto rivivere come spirito nell’acqua che riempie un pallone gonfiabile, risultano sinceramente divertenti e capaci di regalare allo spettatore l’apparenza che questa storia d’amore improbabile possa tuttavia continuare a durare. In quest’ottica l’apporto degli ottimi personaggi secondari, riconducibili praticamente ai soli Yoko Hinageshi, sorella minore del protagonista mai entrata troppo in confidenza con la nuova fidanzata del fratello, e a Wasabi Kamamura, collega vigile del fuoco di Minato inizialmente innamorato anche lui di Hinako, risulta molto riuscito sia nella componente comica data dai caratteri opposti dei due, scontrosa e orgogliosa lei, timido e imbranato lui, sia nella componente drammatica evidenziata dai tentativi dei due di portare alla ragione Hinako, nel farle accettare definitivamente quello che le è successo e nel farle capire che è possibile trovare una nuova felicità, sicuramente diversa ma non per questo meno importante, continuando a vivere degnamente. C’è da dire però che questo florilegio di contingenze ed emozioni diverse non è per forza assimilabile a un pregio per il film; pur avendo personalmente apprezzato quest’ultimo, infatti, ho avuto la sensazione che una concentrazione maggiore verso un unico tema, fosse stato anche quello più fastidioso da gestire della pura tragedia, avrebbe potuto elevare ulteriormente la pellicola a uno status di qualità maggiore di quello raggiunto da questa buona, ma comoda e un po’ conveniente, via di mezzo. Sensazione che però scompare nella più forte ed emblematica scena finale, che non posso descrivere ovviamente, ma che, posso assicurarlo, arriva completamente inattesa come una fitta al cuore fortissima nella sua dolorosa dolcezza.

Dove c’è poco spazio per filosofeggiare è invece sul comparto tecnico, degno del buon nome del giovane, ma collaudato, studio Science Saru, nonostante anche questo abbia subito un deciso ‘smussamento’ nei toni rispetto alle opere classiche di Yuasa. Anche qui infatti ritroviamo il tratto leggero, semplice e poco definito che caratterizza i personaggi, colori molto leggeri, animazioni fluide e scorrevoli buone in ogni occasione e capaci di esaltare al meglio i momenti più concitati del film, ma non si raggiungono mai gli eccessi, chiaramente voluti, del passato, restando in un limbo capace di rendere quest’opera riconoscibile a prima vista da chi è abituato a questa cifra stilistica e, allo stesso tempo, in grado di non ‘traumatizzare’ troppo lo spettatore neofita più abituato a un’omogeneità grafica dell’animazione giapponese che qui comunque è difficile vedere. Lodi meritate quindi al buon lavoro di Takashi Kojima, che in questo lungometraggio cura sia il character design dei personaggi che la direzione delle animazioni, alla direzione artistica di Fumihisa Akai per la bellezza visiva riscontrabile in ogni aspetto del film, dalle ambientazioni, siano esse urbane o marine, ai fondali, e ovviamente alla regia di Masaaki Yuasa, capace di esaltarsi soprattutto nella spettacolare sequenza finale, che è la più coinvolgente del film dal punto di vista dell’azione pura e semplice. La colonna sonora di Michiru Oshima merita altrettanti elogi, ma, purtroppo, per certi versi è nettamente sovrastata dalla theme song del film, 'Brand New Story' dei GENERATIONS from EXILE TRIBE, una canzone pop piacevole da sentire al momento ma senza tante pretese che, a causa della notevole importanza che riveste nella trama del film (è infatti la canzone che Hinako canta per far apparire Minato dopo la sua scomparsa), viene ripetuta diverse volte lungo l’arco della pellicola, facendo anche un po’ scemare quell’effetto piacevole che se ne ricavava a un primo ascolto e rischiando di diventare perfino, in alcuni momenti, quasi fastidiosa. Dove ho qualche riserva nel giudizio di questo film è invece nel doppiaggio giapponese, soprattutto dei due protagonisti, che non mi è sembrato convincente come al solito: Ryota Katayose (Minato), qui al suo esordio come doppiatore, e Rina Kawaei (Hinako), forniscono un’interpretazione discreta ma non uniforme come qualità nella sua durata, anche se ho apprezzato particolarmente la sequenza iniziale in cui canticchiano 'Brand new story' mentre scorrono le immagini dei loro appuntamenti, un’esecuzione condita da stonature, pause e risate che mi ha trasmesso effettivamente la sensazione di una coppia che si diverte a cantare insieme al karaoke; meglio invece è andata con Honoka Matsumoto (Yoko) e Kentaro Ito (Wasabi), che hanno dato vita a due personaggi particolari, con caratterizzazioni semplici ma che vivono esperienze diverse e sono capaci di ritagliarsi una certa importanza in alcuni momenti, nonostante una presenza sullo schermo naturalmente inferiore.

Insomma, nel tirare le somme su “Ride Your Wave”, devo dire che mi ritengo generalmente soddisfatto dalla visione; già dai trailer avevo subodorato che Yuasa avrebbe esplorato territori diversi rispetto a quelli che ci si aspetterebbe da lui, ma che, allo stesso tempo, sembravano dover incontrare i miei gusti, e questo connubio inatteso si è rivelato alla fine complessivamente piacevole, nonostante non sia privo di difetti. Fortunatamente, con circa un anno di differenza dalla trasmissione originale, questo film sarà disponibile anche in Italia nel 2020 grazie al lavoro di Dynit che ne ha acquisito i diritti e lo distribuirà al cinema in collaborazione con Nexo Digital in quelle che saranno poche date, da segnare assolutamente sul calendario a questo punto, per rivivere, o scoprire, l'opera di una delle personalità più vivaci dell’animazione giapponese odierna e, magari, aprire così una nuova porta di questo universo tanto particolare e affascinante.