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stefanchenco

Episodi visti: 50/50+ --- Voto 9
Eccomi qua, dopo un bel rewatch dell'intera serie, pronto per l'attesissima terza stagione, pieno di energie e di bei propositi, per mettere nero su bianco la mia opinione su quest'opera.
La verità è che ho così tante cose da dire, che non so neppure da dove partire...
Diciamo che più che una recensione fine a sé stessa, voglio provare a scrivere qualcosa che faccia capire cosa bisogna aspettarsi da "Re:Zero". Sì, perché si tratta sicuramente di un capolavoro unanimemente riconosciuto a livello mondiale (ha vinto anche un sacco di premi), ma, leggendo vari commenti e recensioni, ho notato che non tutti hanno compreso fino in fondo quest'anime, o forse tanti si aspettavano qualcosa che effettivamente non hanno trovato in quest'opera.

Partiamo da una premessa: esistono anime leggeri che vogliono far ridere, altri romantici, altri che puntano sull'azione e così via. "Re:Zero" vede il suo punto di forza, o di debolezza per alcuni, sulla caratterizzazione psicologica dei personaggi. Non aspettatevi però una semplice crescita personale, magari condita con qualche flashback o addirittura con pensieri più filosofici. Qui vi troverete davanti episodi in cui i personaggi parleranno tantissimo, anche per decine di minuti, senza la minima scena d'azione, "solo" per far capire i punti di vista l'uno dell'altro, approfondire le vicende o più semplicemente dare una loro impronta all'atmosfera di quella particolare scena. Si arriva a valutare ogni sfaccettatura dei protagonisti arrivando a renderli più che umani.
Il protagonista, Subaru, è l'esempio perfetto di quello che sto dicendo. Amato e odiato da tanti, è lo specchio di tutti noi. Sì, perché mi dispiace rovinare i vostri sogni, ma le probabilità di finire in un altro mondo nei panni di uno slime con mille abilità, di un re dei demoni ultra over-powered o anche più banalmente di un "semplice" abitante con potenzialità magiche fuori dal comune è incredibilmente improbabile. Lo so, lo so, qui stiamo parlando di un'opera che dovrebbe far sognare, divertire e farti uscire per qualche minuto dallo schifo di vita che magari ti tocca sorbirti giorno per giorno. Bene, se è questo che cerchi, ti consiglio di evitare "Re:Zero". La verità è che una volta morti rimarremo tali e quali ad ora (se va bene), solo in un mondo sconosciuto a dover prima di tutto sopravvivere a un'infinità di cose incomprensibili, per poi sperare di fare qualcosa di eroico.
Ecco chi è Subaru, uno qualunque di noi, forse leggermente più 'sfigato', ma poco cambia, che per un motivo particolare (stranamente per un isekai, utile alla storia) si ritrova di punto in bianco in un mondo simil-fantasy a cercare di capire perché diavolo sia finito li. E ancora di più perché 'sto poveraccio non sembra avere il minimo potere, arma leggendaria o capacità fuori dalla norma.
Da quel momento partiranno una serie di eventi che lo porteranno a combattere per trovare uno spazio dentro questo nuovo mondo. Scoprirà di avere un dono sì potentissimo, ma che si rivelerà presto una maledizione, e che lo porterà a cadere sempre più in basso in un'involuzione senza fine.
Ovviamente, non sarà solo lui a subire nel bene e nel male tutto ciò. Anche gli altri personaggi avranno moltissimo spazio e saranno più che fondamentali per lo sviluppo della trama. Non essendo un anime prettamente action, anche se ovviamente di combattimenti e scene adrenaliniche ce ne sono un po', gli autori hanno dato molto spazio ai rapporti che si creano tra i vari attori, facendo allo stesso tempo attenzione ai vari modi di parlare, muoversi e comportarsi di ciascuno di loro.
Ne è nata un'opera che su questo lato non esito a dire perfetta, ma che effettivamente può risultare pesante. Nonostante le centinaia di anime che ho visto, non riesco a trovare un termine di paragone appropriato, vista l'unicità di "Re:Zero". Se dovessi azzardare, direi "Code Geass" o "Death Note", anche se in questi casi si parla più di dialoghi filosofici o astrusi, mentre qua sono più umani e applicabili ai sentimenti provati dai singoli personaggi.

Ripeto, se supererete la fastidiosa e debole umanità esagerata di Subaru, entrando in modalità empatia al 200% e prendendo seriamente e con attenzione ogni minuto di quest'opera, la troverete semplicemente fantastica. Se volete fantasticare e staccare la spina, lasciate stare!

Oltre che alla caratterizzazione dei personaggi, le lodi vanno anche alla regia e alla sceneggiatura. Certo, faccio fatica a non pensare che l'autore non sia un sadico frustrato che riversa sui personaggi tutto l'odio che ha verso il mondo, ma in fondo il risultato è perfetto, quindi amen.
Perchè scrivo questo? Vi dico solo che quello che succede a Subaru e continuamente agli altri lo augurerei solo al mio peggior nemico.
Per non parlare dei "cattivi", che qua prima ti ammazzano, e poi magari iniziano a parlarti. E quando invece sono loquaci fin dall'inizio, è meglio che scappi a gambe levate!
Ah, giusto, stavamo parlando della trama... Da quel che ho letto, come molti anime è stato tratto da una light novel, ma in questo caso l'adattamento ha ripreso gran parte dell'opera originale senza modifiche. Questo vuol dire una storia molto, molto articolata, piena di dettagli e non facilissima da seguire. Ogni parola, oggetto, movimento o situazione può essere una parte fondamentale per lo sviluppo e comprensione della storia. Nel bene e nel male questo vuol dire che dovrete sempre far attenzione a quello che succede, perciò di relax neanche a parlarne.
La storia inoltre è molto complessa e viene mostrata dagli occhi di Subaru. Praticamente, quello che scoprirete voi andrà di pari passo con la sua comprensione degli eventi. Oddio, lui non è propriamente uno dei personaggi più svegli in assoluto, ma dubito che io avrei fatto molto di meglio in un mondo decisamente ostile come il suo. Inoltre, a causa del suo maledetto dono, la narrazione si farà estremamente complessa fin dall'inizio e non migliorerà andando avanti (sempre nel bene e nel male).
La regia stessa fa i salti mortali per stare dietro a una trama così particolare, ma fortunatamente il lavoro di adattamento eccelle pure su questo lato. Il regista riesce a tirar fuori il massimo da ogni scena, rendendole sempre molto divertenti, romantiche, dolci, tragiche o misteriose. Effetti sonori e musiche aiutano tantissimo in questo senso, entrando sempre nei momenti clou e impattando al 100%.
La scelta poi di iniziare e finire solo alcuni episodi con le sigle (comunque semplicemente bellissime) incrementa ulteriormente il senso di panico, frustrazione, indecisione o sorpresa che caratterizzano l'inizio e la fine di ogni episodio.
A proposito poi delle sigle, al di là della loro bellezza, sono accompagnate da immagini che rappresentano appieno lo stato d'animo di Subaru e più in generale dell'intera serie. Pollice in su inoltre per il fatto che non vengono mostrate nei primi episodi, per evitare i fastidiosi spoiler che tanto odio.

Che altro dire? Mi dilungo un attimo sulla qualità grafica, a mio parere molto buona, nonostante alcuni storcano il naso. In realtà io ho trovato i colori molto brillanti quando necessari e al contrario estremamente cupi nelle situazioni più drammatiche. I disegni sono buoni, così pure le animazioni. Considerando che gli episodi durano in media ventotto minuti senza sigle, si può capire quanto il carico di lavoro sulle spalle dei disegnatori fosse pesante.
Personalmente, ho trovato in ogni caso molto piacevole la visione dell'anime, superiore sicuramente a molte altre opere anche più recenti.

In definitiva: regia 9; sceneggiatura 9 (difficile, impegnativa, ma incredibilmente soddisfacente); caratterizzazione dei personaggi 9,5 (ripeto per la milionesima volta, empatia al 200% per Subaru o odierete l'anime, in fondo siete voi allo specchio, mi spiace...); design 8; sonoro 9 (effetti da brivido e sigle veramente belle, peccato si sentano poche volte).


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Tenebroleso

Episodi visti: 50/50+ --- Voto 4,5
Non si può criticare ciò che non si conosce.
Parlo nello specifico degli isekai, un genere che conosco poco, ma cui ho deciso di dare una possibilità. Quindi mi sono informato e mi hanno dato dei titoli “fondamentali”, tra cui il protagonista di questa recensione... “Re:Zero”. Me l’hanno venduto come uno dei migliori anime isekai di sempre, ma a questo punto sono preoccupato... se questo è uno dei migliori, cosa dovrei aspettarmi dagli altri!?

Trama e storia
L’incipit è piuttosto semplice: Subaru, mentre esce da un konbini, viene trasportato in un mondo fantasy. Per dirla alla Boris: “Così, de botto, senza senso!”.
Ok, e qui voglio fare un sincero plauso all’autore (sempre parafrasando Boris): Genio!
Sono serissimo. Subaru viene trasportato in un mondo fantasy e dopo cinquanta episodi non c’è un solo indizio sul motivo per cui è lì, sul perché sia stato scelto proprio lui, sul come sia stato evocato, su chi sia davvero la Strega dell’Invidia o sul rapporto che li lega. Ma tanto a Subaru di tutto ciò non gliene frega niente. A parte uno specifico episodio montato sulla sua famiglia, non c’è un solo momento in cui rimpianga qualcosa o qualcuno del mondo precedente. Le comodità o l’igiene o la cucina... o una qualsiasi cosa del mondo che ha lasciato indietro. Il numero di volte in cui si pone domande sulla propria condizione si conta sulle dita di una mano, e praticamente solo nei primissimi episodi.

«Eh, ma vi ho raccontato il background di Ram e Rem!»
«Eh, ma vi ho raccontato il background di Emilia!»
«Eh, ma le resurrezioni, Puck famiglio ‘puccioso’, Roswaal, Beatrice, gente disturbata ovunque, Garfiel, la storia d’amore, le paranoie mentali, la sfida per il trono, i vescovi del culto, Echidna, le streghe, la gente mangiata viva dai conigli, Elsa, centomila miliardi di robe secondarie!»

Sì, ho capito che è un isekai e che “il bello” (Dio mio, anche no...) sta nell’evasione dal mondo reale.
Sì, ho capito che questi cinquanta episodi coprono solo i primi quindici volumi di una light novel che ne conta trentasette... e che, finché venderà copie a sufficienza, non vedremo un finale.
Sì, ho capito che in questa serie accadono “un sacco di cose interessantissime, tipo che Emilia è andata al mare con un sacco di creme doposole, poi ha preso un casino di sole...” (semicit. Elio).
Sì, insomma, tutto molto bello, ma mi sa che non ci capiamo, caro autore... l’evoluzione della trama centrale è talmente lenta, da potersi considerare quasi assente!

Cantava Vasco: «Voglio trovare un senso a questa storia, anche se questa storia un senso non ce l'ha».

“Re:Zero” è una gigantesca ‘supercazzola’ in cui si accavallano un numero infinito di misteri creati ad hoc, che vengono continuamente incrementati in modo fastidiosamente artificioso e plateale. Saltuariamente qualcosa viene rivelato, ma sono sempre questioni secondarie, poco rilevanti, perché sono tutte cose che non rispondono alle domande fondamentali che stanno alla base dell’evocazione di Subaru.
Aggiungiamoci che il protagonista è un disadattato hikikomori che viene sbattuto in un mondo in cui finalmente anche lui può essere un eroe, pur con tutti i suoi infiniti difetti, le sue debolezze, le sue mancanze caratteriali e disponendo di poteri limitatissimi. Insomma (al netto della marchetta per accattivarsi una frangia di spettatori giovani che potrebbero identificarsi in Subaru), l’intero impianto alla base della storia è il trionfo della forzatura e del deus ex machina. Colpa mia. Chissà che mi aspettavo... è un isekai...

Ma torniamo all’anime.
Subaru probabilmente può resuscitare infinite volte. Probabilmente. Sì, ma lui mica lo sa. Soprattutto all’inizio. Eppure, nonostante sia perfettamente conscio del fatto che per morire deve soffrire come un cane, pur sapendo che ogni volta potrebbe essere l’ultima, il nostro Capitan Coraggio non si pone problemi a rischiare la vita (a suicidarsi addirittura) per gente che conosce da un giorno. Ma se ‘sto mentecatto fallito dalle gonadi rinsecchite non aveva neanche il coraggio di uscire di casa per andare a scuola!

Il fatto di far morire il protagonista centomila volte, comunque, è un espediente interessante: permette di abusare dell'affezione che si crea tra lo spettatore e i personaggi, sfruttandola per ammazzare indiscriminatamente questo o quel comprimario per generare sorpresa, sdegno o altre sensazioni forti. Ma tanto ovviamente nessuno dei personaggi rilevanti è destinato a restare morto, perché un finale di un arco narrativo che non sia un happy ending di disneyana memoria scontenterebbe parte del pubblico. E quindi, quando uno dei comprimari principali muore, lo spettatore sa già che quella è una delle linee che verrà resettata. E quindi l’effetto wow va a farsi benedire.
Come manteniamo viva l'attenzione allora?
Beh, con valanghe di scene truculente e splatter, con dialoghi pesanti, noiosi e sconclusionati, e buttando dentro vagonate di melodramma! E soprattutto costruendo una trama arzigogolata con cui riempire i tempi morti, sbattendo migliaia di misteri in faccia allo spettatore, inserendo personaggi che parlano esclusivamente per enigmi e facendo in modo che il protagonista occasionalmente sbarelli mentalmente. Avanti così. Episodio dopo episodio. Alla ricerca della linea temporale perfetta in cui tutto andrà liscio e in cui Subaru risulterà l’eroe invincibile che salva tutti. Ovviamente, Subaru è l’emblema dell’egocentrismo, non ha visto Steins;Gate e non si pone mai il problema di cosa accada alle persone che dice di amare nelle altre linee temporali. Tanto una Emilia vale l’altra, suppongo, nell’ottica della mera gratificazione personale.
E una volta imboccata la linea corretta, dieci episodi di manfrina infinita per portarla a termine.

Aggiungiamo al calderone dei compromessi narrativi il fatto che Subaru non può parlare con nessuno della propria capacità di tornare in vita dopo la morte. E mi pare anche ovvio, altrimenti salterebbe tutto. Questo porterebbe infatti a una situazione in cui, prima o poi, i comprimari diventerebbero delle marionette nelle mani del protagonista, che direbbe qualcosa tipo: «Sono già morto tre volte, e questa situazione l’ho già passata in un’altra linea temporale. Se facciamo come dico io, vinceremo».
È chiaro e non stupisce, quindi, il motivo tecnico per cui sia stato inserito questo limite, anche se non viene mai neanche lontanamente affrontato o giustificato il motivo all’interno della storia (è così e basta).
Però la credibilità sta a zero, parliamoci chiaro, perché è uno stratagemma debole, e facilmente aggirabile.
Per esempio, perché non provare a scriverlo su carta? Oppure, visto che si trova in un mondo dove la magia è all’ordine del giorno, sparare una balla tipo: «Ho un potere che mi garantisce delle visioni. Vedo lucidamente sprazzi del futuro, e ho un sesto senso che mi dice cosa sia meglio fare o non fare. Se facciamo come dico io, vinceremo».

Infine, un plauso negativo particolare per i dialoghi.
In un mondo di gente che guarda film di supereroi e impazzisce per il MCU, io preferisco i film di Kurosawa e Ozu, che non brillano certo per il passo veloce e gli effetti speciali... e nonostante questo credo di non essermi mai annoiato tanto guardando un prodotto televisivo quanto guardando “Re:Zero”.
Dico davvero. Dialoghi infiniti, logorroici, noiosi, pesanti, melodrammatici e inconcludenti. Minuti e minuti e minuti e minuti di maledetti dialoghi inutili che non aggiungono niente! Dialoghi che falliscono nel dare profondità ai personaggi e che non aiutano in alcun modo a svolgere la trama. Non è la quantità di dialoghi ciò che fa la differenza. È la qualità!
Era dai tempi dei politici della Democrazia Cristiana che non mi trovavo a sentire un tale sontuoso sproloquiare sul nulla.

Sviluppo dei personaggi
Di tutti i personaggi presenti nell’anime solo pochi hanno uno sviluppo di cui vale la pena parlare.

Iniziamo da Subaru. Cominciamo col dire che è un personaggio caratterizzato in modo orribile: un hikikomori di diciassette anni che, per ragioni che vengono spiegate nel corso della serie, è terrorizzato dall’idea di andare a scuola. Eppure, appena arriva nel nuovo mondo, non percepiamo niente di ciò, perché l’unica cosa che Subaru vuole è riscattarsi e rimpiazzare la precedente esistenza con una migliore. Solo che nella realtà non funziona così, ed è arcinoto come l’adolescenza sia in assoluto il periodo più delicato della vita di una persona. È durante gli anni delle scuole medie e superiori che si forma il carattere, grazie a una serie continua di traumi e ferite che lasciano cicatrici che talvolta restano aperte per tutta la vita. Ed è del tutto assurdo che una situazione tanto estraniante quanto un intero cambio di mondo venga vissuta in modo tanto leggero da un adolescente già di per sé disturbato.
A questo aggiungiamo che la personalità di Subaru pare una barchetta in una tempesta, e cambia in modo drastico più volte nella serie. Questo, a seguito degli eventi, sarebbe anche comprensibile, tengo a precisare, proprio per la questione dei traumi di cui parlavo sopra, ma questi mutamenti sono eccessivamente veloci e radicali, e risultano quindi poco credibili e forzati.
Aggiungo che il carattere di Subaru per almeno mezza serie è insopportabile, ma questo non è necessariamente una cosa negativa, è semplicemente l’ennesimo deterrente a proseguirne la visione.

L’altro personaggio rilevante è Emilia. Carinissima, gentile, sensibile, emotiva... e verso la fine ha anche una maturazione abbastanza interessante. Trascurando che passa più tempo piangendo di un neonato con le coliche, e glissando sul fatto che è sostanzialmente inutile per un buon 75% degli episodi, in termini di evoluzione è il personaggio migliore. In sostanza, riesce a lasciarsi alle spalle i traumi legati all’infanzia e a ottenere un po’ di sicurezza in sé stessa. Non male, considerando che ha 115 anni (nella serie non lo dicono, l'ho cercato in rete).

Per il resto, i personaggi sono tutti caratterizzati in modo molto marcato, decisamente stereotipati e spesso fastidiosi nella loro estremizzazione.
Roswaald puzza di marcio dal primo momento che compare sullo schermo. Lo guardi e sai già che darà problemi, che non è affidabile e che sta tramando contro il protagonista. L’alternativa è che estragga un microfono e si metta a cantare Heroes e Starman.
Ram è sempre imperturbabile oltre il logico, fatto salvo per pochi episodi in cui esprime i propri sentimenti, in modo onestamente sgradevolmente piatto e impersonale.
Rem ha problemi di autostima tali da sembrare in alcuni momenti un animaletto da compagnia, ammazzando in brevissimo tempo un potenziale triangolo amoroso che avrebbe potuto vederla come una sorta di rivale di Emilia.
Beatrice è una loli tsundere che alla fine ha una virata melodrammatica che mi ha lasciato quantomeno perplesso.
Geuse, nella sua “incarnazione” originale, prima della riabilitazione forzata e quantomeno stucchevole, è semplicemente uno squilibrato.
Lo stesso dicasi per Elsa, altro personaggio surreale e completamente estremizzato, in questo caso una psicopatica.
Le streghe che si vedono nella seconda serie sono ai limiti del carnevalesco, del tutto inaccettabili.
E così via, personaggio dopo personaggio, in un infinito carosello di macchiette dove credo che l’unico con dei tratti caratteriali equilibrati da persona pseudo-normale sia Otto.
Di nuovo... miliardi di dialoghi wannabe profondi... ma quale sarebbe lo scopo di metterli in bocca a personaggi del genere?

Animazioni e disegni
I disegni sono un po’ inferiori a quanto mi aspettassi. Spesso i volti non mi sono risultati gradevoli e mi sembravano sproporzionati, come se fosse stata prestata poca cura nel disegnarli. Anche le espressioni non mi hanno pienamente soddisfatto. Se non altro non ho visto problemi gravi di proporzioni nelle figure, e i fondali sono molto buoni. Niente da dire anche sulle animazioni, non fanno gridare al miracolo, ma non sono certo scadenti. In linea generale il comparto tecnico visivo mi è sembrato essere tranquillamente oltre la sufficienza.

Comparto sonoro
Il doppiaggio mi è parso sinceramente molto buono, con voci adeguate ai personaggi e una recitazione sempre adeguata. In particolare le voci di Emilia e Satella sono veramente splendide (grazie al piffero, le doppia Rie Takahashi).
Non ho ascoltato una sola sigla iniziale, in quanto non ero interessato. Quindi ho ‘skippato’ ogni volta che era possibile nell’ottica di ridurre al minimo i tempi di visione (risparmiando un'ora di vita circa in totale). Però ci sono un sacco di BGM e di canzoni che fanno da sfondo, e mi sento di dire che, piacevoli o meno che siano, è stato fatto un ottimo lavoro nell’accoppiarle alle varie scene.
Il comparto sonoro, insomma, per la mia opinione, si salva alla grandissima ed è una spanna sopra a tutti gli altri aspetti di valutazione.

In definitiva
L’impressione che ho avuto è che questo anime sia stato creato con il solo scopo di colpire il target cui è rivolto: spettatori perlopiù giovani, privi di consolidata e profonda esperienza cinematografica pregressa.
Il continuo ricorso a scene dal forte impatto visivo, a situazioni melodrammatiche, a dialoghi artefatti, l’enfasi esasperata posta su quisquilie, l’abuso del cliffhanger... lo scopo di questa serie non è narrare una storia con una bella trama e bei personaggi, è unicamente colpire lo spettatore.
E infatti la storia viene continuamente gonfiata con misteri inutili che non contribuiscono a dipanare gli enigmi legati alla trama principale, che viene invece continuamente nascosta sotto approfondimenti di aspetti secondari e trascurabili.
Parafrasando in modo imperfetto Bakuman, “Gli spettatori non sono stupidi, se ne accorgono se cerchi di forzarli a piangere”. Beh, almeno quella frangia di spettatori con un minimo di preparazione.


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Ioricominciosempre

Episodi visti: 12/50+ --- Voto 3
Ho resistito per dodici puntate, poi non ce l'ho più fatta a seguire questo anime così acclamato. Mi sfugge il motivo per cui sia così popolare. Lo stesso "Sword Art Online", da cui attinge a piene mani, mi è sembrato di gran lunga superiore, con una maggiore cura nel worldbuilding e una trama tutto sommato interessante. Qui invece abbiamo tutti gli stereotipi del fantasy messi così a caso senza senso, episodi filler di una noia mortale, waifu a manetta perché gli otaku vogliono le waifu... Insomma, tutto molto confuso, fatto però su misura per un pubblico adolescenziale giapponese - non sia mai che ci sia una idea fuori dal seminato, gli spettatori si potrebbero spaventare troppo. L'eccesso di scene crude e violente è in linea con il trend degli ultimi anni e non fa altro che mascherare un vuoto di contenuti aberrante. L'idea della morte e del respawn poteva essere una buona cosa, ma è sfruttata abbastanza male e non fa altro che allungare il brodo e annoiare.
Dopo dodici puntate non sono riuscito a sapere nulla di questo mondo in cui il protagonista è finito, nessuna risposta alle domande che mi sono fatto durante l'episodio pilota di questo anime. A che pro continuare? Consiglio dunque la visione ai soli masochisti.


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Eclipse223

Episodi visti: 50/50+ --- Voto 5
Questa opera per me è abbastanza particolare, la vidi la prima volta a sedici anni e la odiai soprattutto per il protagonista: stupido, che non si rende conto di quello che gli sta intorno e non è capace di dubitare delle persone intorno a lui. Dopo però averlo rivisto ora, a ventidue anni, ho capito una cosa: Subaru è letteralmente il me di sei anni fa, io infatti sono sempre una persona molto introversa, a volte ho addirittura difficoltà a guardare le persone negli occhi quando ci parlo, quindi non sapevo cosa fare quando ero in mezzo alle persone, e, se fossi stato al posto di Subaru, molto probabilmente sarei stato addirittura peggio di lui; nonostante lui sia estroverso, anche lui non riesce a capire di chi fidarsi e non capisce il mondo in cui si trova. (Oddio, forse delle domande me le sarei fatte, quando muore in piena notte e ricompare nel primo luogo in cui arriva in pieno giorno).

Insomma, quello che voglio dire è che nella prima stagione riesco a capire e comprendere le scelte e le azioni di Subaru, ma nella seconda proprio no. Dopo trenta episodi e chissà quanti mesi passati in quel mondo, finalmente si ricorda di avere dei genitori e di avere un terribile senso di inferiorità rispetto al padre, che però non era mai stato fatto notare; come se non bastasse, tutta la seconda parte serve a far partire la trama, presentandoti in blocco tutti i personaggi attraverso le loro backstory, risultando pesante e molto noioso.
Non ho assolutamente apprezzato l'idea del checkpoint dell'anime: in poche parole Subaru muore, fallendo nel suo obbiettivo, e torna indietro troppe volte a "saga".
I personaggi secondari li ho trovati troppo fastidiosi: Emilia, ad esempio, è a tutti gli effetti una bambina che non cresce mai nel corso della serie, del resto del cast nessuno mi ha colpito particolarmente.

In conclusione, "Re:ZERO", per me, è un anime con una trama che deve ripercorrere più volte gli stessi avvenimenti per andare avanti, con personaggi dimenticabili o molto fastidiosi e una trama che ci mette troppo a partire; visto che non ho effettivamente ancora capito cosa vogliano fare da adesso in poi, io lo 'droppo' qui alla seconda stagione. Il mio voto alle varie stagioni è 8 e 3.

Per molti può essere un anime interessante, e quindi vi invito a darci un'occhiata.


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MephistNecromancer

Episodi visti: 50/50+ --- Voto 7,5
Allora... sebbene volessi fare due recensioni separate, dato che questa serie presenta due stagioni separate, mi vedo costretto ad accorpare sia la mia vecchia recensione della prima stagione sia quella seconda in un unico testo, dato che questo sito fa lo stesso. Peccato, perché purtroppo nella seconda parte potrei fare inavvertitamente alcuni spoiler.

Mi sono approcciato a quest'anime perché, siccome non sapevo cosa vedere, ho preso un anime a caso tra i medievali che più mi ispiravano, e mi sono messo a guardarlo.

La storia inizia con Natsuki Subaru, un normale liceale un po' nerd, che viene, non si si sa come, trasportato all'interno di un mondo medievale fantasy. Lui stesso ne prende atto, rompendo un po' la quarta parete, e decide di seguire tutti i cliché degli isekai, facendo conoscenza con una bella ragazza mezzelfa che si presenta con il nome di Satella. I due, dopo diverse vicissitudini, si troveranno in una bottega di un ricettatore, nella quale entrambi perderanno la vita. Con grandissimo sgomento da parte di Subaru, egli si renderà conto che, dopo la sua morte, è stato trasportato indietro nel tempo, al punto prima di conoscere Satella. Questo infatti sarà il suo potere: letteralmente, Subaru 'respawna' al 'checkpoint' stabilito da forze sconosciute, quando muore, mantenendo tutti i ricordi della sua vita precedente. Cosa diversa sarà per tutti coloro che ha incontrato, i quali saranno completamente ignari di ciò che hanno vissuto nella loro "vita" precedente.
Questo fasto, che ricorda un po' "Steins;Gate", sarà il tema centrale dell'opera: Subaru, fra mille peripezie, dovrà usare questo suo potere per sventare, non a poco prezzo, avvenimenti orribili che accadono a lui e ai suoi amici.

Allora... come cominciare con questa buona opera?
La trama, sebbene sia la classica degli isekai, all'inizio mi ha lasciato molto confuso: per via della rottura della quarta parete e dell'immensa crudeltà di alcune scene, ho creduto che, un po' come "Madoka Magica" con i majokko, "Re:Zero" avesse in mente di decostruire il genere isekai, che normalmente ha un protagonista mezzo immortale, presentandocene uno che è l'esatto opposto, un imberbe senza talento che può solo morire e tornare indietro nel tempo, perdendo in maniera estremamente cruenta tutto ciò che di buono aveva conquistato, e ciò investe duramente anche noi. Dato che credo che l'obiettivo sia proprio questo, "Re:Zero" riesce benissimo nel suo intento, soprattutto grazie ai pesantissimi colpi di scena. Tuttavia, muovendogli qualche critica, addirittura a mio parere esagera troppo con le scene cruente, le quali sono state così tante che, ad un certo punto, ho sentito il bisogno di fermare la puntata per prendere aria dalla spirale di cattiveria che il protagonista stava subendo, che era diventata troppo insistente. Subaru è probabilmente uno dei protagonisti che più viene trattato da schifo nella sua opera, un nessuno che non ha niente che viene costantemente calpestato da giganti che, con i loro mezzi, possono avere il mondo ai loro piedi. La crudeltà di certe scene è così pesante, che riesce alla perfezione nel suo intento di lasciarti estremamente colpito, ma, secondo me, la tira davvero troppo per le lunghe in alcuni punti. La parte centrale dell'opera, in particolare, diventa un po' lentina e ripetitiva, e assistiamo a Subaru che, praticamente, diventa recidivo, sa quali sono le sue colpe e ci ricade quasi consapevolmente, al punto che ho pensato che gli autori si siano semplicemente divertiti a prolungare il 'torture porn' di Subaru invece che proseguire. Tuttavia, quando si esce da questo circoletto vizioso, assistiamo a un'efficace evoluzione del personaggio, che finalmente decide di cacciare fuori un po' di intelligenza per proseguire nel migliore dei modi.
Gli altri personaggi, come Satella, ma soprattutto Rem, la ragazza che tutti vorremmo, sono fatti davvero bene. Storia un po' diversa per molti altri, in quanto, dopo essere presentati, si ritrovano a fare abbastanza poco, come per esempio Felt e Reinhardt. Sono fiducioso però che in futuro faranno molto di più.
Buonissimo lavoro nonostante i nei, devo ammettere.

Il lato tecnico... ma che caspita hanno combinato?
I disegni statici e dei personaggi sono fatti molto bene e sono gradevolissimi all'occhio... ma c'è un abuso di CGI al limite dell'inverosimile, soprattutto per le animazioni. Il costante miscuglio di disegno normale e di questa CGI stona così tanto, che ho sentito ripetutamente i miei occhi sanguinare. Uno stupro oculare di prima categoria, per quanto questi due stili sono stati amalgamati male.
Le musiche sono buone e accompagnano bene il tutto, le opening sono belle, devo dire, e le ending un po' 'meh'.

Nonostante i problemi, mi sono goduto non poco questa storia, che ha buoni propositi, soprattutto con molte rivelazioni che rendono il futuro parecchio interessante, in un contesto che mi ha ricordato, alla lontana, "Dragon's Dogma".
Lo consiglio a chi vuole vedersi un'opera molto cruenta e crudele con i personaggi, ma che lascia spazio a momenti teneri e avvincenti.

Seconda Parte

La seconda serie inizia lì dove la prima aveva terminato: Subaru è riuscito a sconfiggere la Balena Bianca e si appresta a ritornare a casa, tuttavia accade qualcosa di inaspettato e di orribile: tutti sembrano essersi dimenticati di Rem, per qualche ragione.
Tale avvenimento scatenerà una reazione a catena che porterà il ragazzo in un misterioso luogo conosciuto come ''Il Santuario'', dove insieme ad Emilia si ritroverà a dover affrontare tre pericolose prove per sciogliere il sigillo che incatena il luogo.

Come dissi in precedenza, avevo atteso che la serie finisse prima di guardarmela tutta d'un fiato e mi accertassi che fosse fedele al materiale originale... e devo dire che non sono rimasto deluso: ci manteniamo sugli stessi livelli nonostante alcuni acciacchi.

Molto bene... cosa dire riguardo a trama e personaggi? Ancora una volta, hanno fatto perlopiù un ottimo lavoro, soprattutto con la presentazione del passato di Emilia, dove ho ripetutamente lacrimato.
A differenza della prima serie, questa qui è molto, molto più circoscritta in quanto ad ambientazioni e a personaggi. Ce ne vengono presentati di nuovi e accattivanti, come Echidna, Frederica e Garfiel, ma sfortunatamente tutti quelli che hanno caratterizzato la prima, come Crusch o Rem stessa, scompaiono completamente, nonostante l'ottima scelta di approfondire personaggi quasi sconosciuti come Roswall o di svelare importanti retroscena con altri come Betelgeuse. C'è da dire che la trama in sé procede in maniera abbastanza lenta seppur convincente, toccando l'apice con la storia dell'infanzia di Emilia. Promuoverei a pieni voti qui, se non fosse per una cosa che mi ha fatto davvero storcere il naso: i torture porn di Subaru continuano imperterriti per molto di più di quanto servano. Capisco che il protagonista deve essere un imberbe senza talento, ma nel farlo hanno praticamente quasi buttato nel gabinetto tutto il buon lavoro fatto con lui nelle ultime puntate della serie precedente, nella quale aveva mostrato un buono sviluppo. Sebbene Subaru poi si riprenda da questo scivolone, non me la sento di ignorare questo reset, che considero come l'unico punto negativo di trama e personaggi di questo sequel.

Lato tecnico? Siamo praticamente sullo stesso livello di quella precedente: disegni statici ottimi e personaggi accattivanti, ma rovinati dalla presenza soffocante di una CGI imbarazzante e scandalosa. Le musiche sono di buon livello, così come ci ha abituato la serie precedente, e opening ed ending sono decenti.

Sebbene abbia qualche imperfezione, reputo la seconda serie allo stesso livello della prima, ovvero 7 e mezzo, quindi quello rimane il mio voto finale.
Serie che consiglio senza dubbio, visto quanto emotivamente coinvolgente può essere.


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menelito

Episodi visti: 52/50+ --- Voto 8,5
Insieme a un suo ancor più noto "collega", ha fatto da apripista all'ondata di isekai che ha contraddistinto questo periodo storico dell'animazione nipponica.

La trama e le relazioni interpersonali fra i personaggi, soprattutto all'inizio, stentano un po' a decollare, in quanto il concetto stesso di quest'anime porta a ciò (già dal titolo si evince facilmente che ogni tot tempo si ritorna "a zero"); perciò, il fatto che si riesca comunque abbastanza facilmente a empatizzare con i vari personaggi, nonostante le difficoltà di sviluppo di legami stabili fra i suddetti e il conseguente rischio che il coinvolgimento dello spettatore potesse risentirne negativamente, rimane un punto di merito per chi ha scritto la sceneggiatura.
I personaggi più classici del genere ci sono praticamente tutti: il classico ragazzo semi-NEET che improvvisamente diventa super-motivato, la ragazza carina di cui si innamora all'istante, l'animaletto 'puccioso', le maid, cavalieri e principesse varie, l'uomo di fede ("...desu!"), il trap, Moby Dick e, ultimo ma non ultimo, il cosplayer di Gene Simmons dei Kiss (Roswaal). Sono sicuro che senza la follia di Betelgeuse (che ha dato prova di voice acting estremamente positiva, a mio avviso) e tante altre piccole perle come il discorso di Rem, questa storia avrebbe perso parecchio del suo potenziale, quindi rispetto per chi ha ideato questi personaggi "secondari" che di secondario hanno davvero poco.
Dunque... un "cast" ben assemblato, disegni non superlativi ma design dei personaggi che non mi dispiace affatto, comparto audio senza infamia e senza lode, vista la colonna sonora non entusiasmante, a mio parere (ma tenendo sempre conto dell'ottima prova di molti dei doppiatori originali), e una trama a tratti confusionaria ma senza grandi buchi e che riesce a tenere sempre sulle spine lo spettatore: assemblati insieme, creano una storia davvero appassionante che pure al secondo rewatch riesce ancora a incollarmi allo schermo per vedere cosa succede nella scena seguente.
Complimenti ai creatori.

P.S. "Chi è Rem?"

Da segnalare la versione "alternativa" della prima stagione che propone giusto un paio di frame diversi nella sigla e durante gli episodi in generale... fino agli ultimissimi minuti dell'ultima puntata, dove viene buttata una bomba che mi ha sorpreso di brutto! Top, già solo per questo fatto.
Inoltre, ci sono alcune correzioni nella traduzione che non mi sono dispiaciute.

Nella seconda stagione Subaru prova sulla sua pelle cosa vuol dire fare un "salvataggio" sbagliato, regalando come al solito colpi di scena ed emozioni a profusione. Vengono affrontati il passato e il futuro di molti personaggi e c'è in generale un approccio più profondo per quanto riguarda i singoli rispetto alla prima stagione, dando profondità maggiore anche ai personaggi secondari, scelta che ho molto apprezzato. Particolarmente toccante l'arco narrativo inerente Fortuna... lucciconi!

La qualità grafica è come sempre buona e, più che nei momenti d'azione, quello che colpisce davvero sono i primi piani nelle scene "emotive". Credo che buona parte del budget di animazione sia stato usato per le sopracitate, nelle quali vengono anche fatte conversazioni e monologhi piuttosto profondi per un anime da cui mi aspettavo di vedere praticamente solo sbudellamenti e magie sbrilluccicanti.

Al netto di qualche sfumatura di trama che non ho capito al 100%, parlo comunque di una minima parte rispetto alla totalità della storia, mi ha davvero sorpreso positivamente, e fino ad ora rimane una delle serie che più mi ha spinto a chiedermi: "Cosa succederà poi?"
Spero che il dio degli anime ci benedica con una terza stagione, perché potenzialmente di carne al fuoco ce ne sarebbe ancora tanta!


 1
erGino

Episodi visti: 12/50+ --- Voto 5
Il primo isekai che vidi fu "Sword Art Online", da qui conobbi "Re:ZERO -Starting Life in Another World-"; infatti se ne parla come l'isekai per eccellenza, vince numerosi premi su questo sito ed è campione di incassi.

Scrivo subito gli aspetti che difendono tale fama.
I primi episodi sono subito densi di accadimenti, apparentemente superficiali ma poi necessari a seguire il filo della narrazione, reso contorto dai numerosi balzi temporali. Inoltre, se siamo bravi a ricordare tutti i piccoli dettagli, si prova più e più volte quella sensazione di deja-vù che è già insita negli episodi e che aspetta solo di essere rivelata.
Il protagonista, per qualche strano motivo, viene catapultato in un mondo parallelo, di ispirazione fantasy, dove non può morire. Vive però in un mondo dove il pericolo è dietro l'angolo e dove, per la sua impreparazione, troverà la morte più e più volte, e altrettante volte tornerà al check-point precedente. Questo concede alla trama numerosi benefici, si vorrà capire come farà il protagonista ad aggirare l'ostacolo, a salvare quel personaggio in pericolo, a conseguire una certa commessa; inoltre, lo spettatore proverà un senso di ansia per il futuro del protagonista, che sa essere debole; ancora, il protagonista, per veder morire sé stesso e alcuni suoi amici, subirà al risveglio dei gravi colpi psicologici, una psiche che va a formarsi e a mutare ad ogni re-born e che viene ben raccontata.
Un altro importante lato positivo è la parte tecnica, in particolare la grafica. Colori densi, brillanti, fantasticamente realistici. Ho già detto che il viaggio interiore di Subaru (il protagonista) viene ben raccontato e devo aggiungere che la regia (di un grande nome come Masaharu Watanabe) in generale è ottima: riesce a regalare emozioni, raccontare sentimenti, cattura l'invisibile. Insomma, un degno prodotto della White Fox, madre di "Steins;Gate", il mio anime preferito. A proposito, tutti questi re-born sono un po' scopiazzati dal fratello maggiore, ma chiudiamo un occhio.

Di lato negativo invece ne vedo solo uno, ma non è da poco: tutto quanto ho raccontato finora è vero solo fino ai primissimi episodi (sette-otto, diciamo), poi si incontra un calando di emozioni, nostre e dei personaggi, a cui segue una sceneggiatura sempre peggiore fino a toccare il ridicolo, e ancora una regia sempre più scontata, delle situazioni sempre più frivole... fino a quando ho deciso persino di non vedere più l'anime. Questa penso sia la cosa più grave in assoluto, perché un anime, anche non eccellente, se riesce a destare curiosità nello spettatore fino alla fine della serie, si può dire che ha vinto. Poi magari il giudizio sarà negativo, ma almeno è riuscita a trasmettere tutto quello che voleva dire. Se invece un anime, pur buono, induce il pubblico a una precoce rinuncia, fallisce miseramente; questa è la mia giustificazione al voto insufficiente.

Per tornare alla testata della recensione, dico un'ultima cosa: non può essere questo l'isekai per eccellenza, a questo punto trovo molto meglio "Sword Art Online", seppur con tutti i suoi difetti.

In ogni caso consiglio di vedere questo anime, almeno fino a dove si riesce a vedere.


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micra

Episodi visti: 50/50+ --- Voto 6,5
"Re:Zero" possiede un buon worldbuilding con trame ad intreccio multiplo. Tutto questo è possibile grazie al potere di Subaru di tornare in vita in un determinato evento. Il dono elargitogli dalla strega dell'invidia porta Subaru a cercare in ogni modo di salvare le persone a lui vicine, sfruttando la possibilità di "tornare indietro": raccogliere informazioni e capire come ragionano i propri nemici permette a Subaru di modificare gli eventi e portarli a proprio vantaggio. Ma tutto questo ha un costo assai pesante dal punto di vista fisico, ma soprattutto psicologico: il dover assistere più volte alla morte dei propri compagni e l'entrare in loop che sembrano senza uscita portano spesso Subaru sul punto di crollare. Però qui interviene il primo messaggio dell'anime, un "nessuno si salva da solo": Subaru è messo costantemente alla prova, fa errori, si ritrova umiliato, ferisce chi gli sta attorno, è egoista, non pensa a ciò che possano desiderare gli altri, ma soprattutto la sua vera prova è con sé stesso. Ogni nemico nel bene e nel male insegna a Subaru qualcosa.
Nelle sfide al santuario che Echidna e Roswaal (che sono due antieroi) gli impongono, i veri nemici di Subaru, Emilia e compagni sono loro stessi. Perché effettivamente non comprendono loro stessi. Grazie a tutti questi eventi, chi più chi meno, in "Re:Zero" si ha una crescita sviluppata e non campata in aria, e ogni tassello lentamente va al suo posto con poche imprecisioni.

Tra i lati negativi: l'opera la definirei una "perla sporca", purtroppo situazioni e climi intensi si ritrovano a cozzare con dialoghi non sempre all'altezza e prolissi (non so la controparte cartacea), e il cercare di strizzare l'occhio a più pubblico possibile (se no non si vende) provoca la caduta nei soliti cliché harem, loli e maid a pioggia. Molti personaggi secondari sono stereotipati o grotteschi e anche mal disegnati. Alcune situazioni (selezione reale, incontro con le streghe) rasentano il patetico.

La serie va quasi divorata, altrimenti si perdono molti dettagli, e il non visionare "Frozen Bonds" non permetterebbe di capire il personaggio di Emilia. Si è provato ad osare, ma con la zavorra dei cliché, che rovina la serietà che l'opera si pone, secondo me.


 1
Angi98

Episodi visti: 25/50+ --- Voto 9
Se cercate un isekai originale e di qualità, "Re:Zero" fa sicuramente per voi.

Dal punto di vista della trama, posso dirvi che in un primo momento si rischia di rimanere spaesati, perché non è ben chiaro dove si voglia andare a parare. Ma il bello di questo anime è anche questo, ossia capire cosa nasconde la trama. Infatti, anche se non si capisce quale sia il punto di arrivo, si nota che la sceneggiatura è scritta in un modo tale da far comprendere che sia stata scritta e pianificata nei minimi dettagli, nulla è lasciato al caso. Tutti gli innumerevoli misteri strategicamente inseriti all’interno della narrazione, una volta svelati e ricollegati fra di loro, sveleranno il quadro completo della trama di questa opera.

Per quanto riguarda i personaggi, si può dire che, pur non essendo originalissimi dal punto di vista della caratterizzazione, risultano essere ben scritti e interessanti, non si fa quindi fatica ad empatizzare con loro. Ciliegina sulla torta, questo anime fa della contrapposizione tra momenti di gioia e momenti drammatici il suo piatto forte, infatti lo spettatore viene continuamente sorpreso dai continui cambi di mood delle scene. Il dolore è rappresentato benissimo, come è rappresentata benissimo la gioia. Il dolore è il sentiero da percorrere affinché si possa raggiungere la gioia, un sentiero lungo, quasi eterno, difficile da attraversare, che non è percorribile stando da soli, e che mette a dura prova chi lo percorre, spingendo inesorabilmente alla resa. Ma, una volta raggiunta la gioia, si può dire che tutto il dolore che è stato vissuto ha avuto un senso, e ciò fa comprendere che ne è valsa la pena non essersi arresi al dolore.

Penso che sia un anime che rappresenta bene una metafora della vita stessa, quindi ve lo consiglio.


 2
Elus

Episodi visti: 25/50+ --- Voto 8
È uno degli anime più famosi e più di successo degli ultimi anni, "Re:Zero": dopo aver visionato l'intera prima stagione, oltre a qualcosa della seconda, in attesa che esca completamente, era ora di scrivere una bella recensione. Bene, iniziamo con le varie categorie.

Stile e animazione
Lo stile di "Re:Zero" rimane nella media, uno stile bello, non fantastico ma neanche brutto; la cura per i personaggi è elevata e le animazioni sono di alto livello. Tuttavia ci saranno alcune parti dove lo stile appesantisce la trama, ma sarà facile passarci sopra.

Trama
Se avete guardato o avete intenzione di vedere "Re:Zero", sicuramente è perché, prima di iniziare, avete letto magari uno spunto della trama senza 'spoiler'; ebbene, la trama di "Re:Zero" è originale, composta bene e con una evoluzione che, per quanto complessivamente sia ottima, in alcuni tratti lascia a desiderare, e potrebbe farvi capire poco o nulla. Per il momento la prima stagione rispecchia questo, è ottima, e nel complesso merita di essere vista, perché vi terrà incollati allo schermo per tutti i venticinque episodi.

Personaggi
Per quanto riguarda i personaggi, non ci sono vie di mezzo, ci sono personaggi che odierete e che amerete, e dalle prime puntate si capisce subito quali saranno.

Colonna sonora
Spesso, quando si guarda un anime, si possono notare le tracce musicali di sottofondo, perché piacciono e si vanno a cercare su Internet per ascoltarle. Tuttavia, non è il caso di "Re:Zero", la sigla iniziale e i riconoscimenti sono ottimi, ma per il resto si salva poco o nulla, non mi è mai capitato di apprezzare appieno una canzone in particolare in tutto l'anime, e a mio parere rimane uno dei punti deboli di questo anime.

Giudizio finale: vale la pena guardarlo oppure no? Quindi, "Re:Zero" è buono? Vale la pena spendere tempo per vederlo?
La risposta è sì, è un ottimo anime con uno stile buono, una trama originale e di altissimo livello che piacerà a moltissimi; i difetti quindi sono: personaggi ed evoluzioni di trama che in casi estremi potrebbero farvi perdere la voglia di guardarlo e la colonna sonora, per il resto merita molto, e saranno ore spese bene.
Buona visione!

Utente135457

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Utente135457

Episodi visti: 22/50+ --- Voto 4
Da fan dei fantasy/isekai mi sono imbattuto in questa serie dalle ottime premesse. Una ventata di originalità data dal più che insolito "potere" del ragazzo, ossia quello di "tornare indietro nel tempo" ogni volta che muore, finendo così in loop a cui cercare disperatamente una soluzione.

A questa idea quantomeno interessante viene creato tutt'attorno un universo piuttosto classico ma degno di nota: buona l'ambientazione, carine le ragazze, un fondamento di trama piuttosto solido. E poi... la confusione totale.
Nulla di quello che succede ha senso. Eventi e personaggi appaiono e scompaiono a caso, introducendo archi narrativi al limite dell'inutile, pretendendo di avere chissà quale valore, mentre li ho trovati praticamente dei filler anche piuttosto noiosi. Le varie sfaccettature e i misteri della trama che parevano più interessanti vengono trascurati o trattati con leggerezza.
Il tutto contornato da un'infinità di cliché e soprattutto dalla insopportabile antipatia e incoerenza del personaggio maschile principale. Un momento dal nulla sembra l'eroe del mondo, il momento dopo è chiaramente inutile; se ne esce a volte con un modo di fare simpatico e genuino, e poi di nuovo dal nulla si contraddice completamente, mostrando un'arroganza senza senso che nemmeno la schizofrenia più delirante presuppone, con balzi di umore e carattere totalmente sconclusionati.

Ho ripreso da pochi mesi la visione di anime e questo è il primo di cui ho interrotto la visione, perché non riuscivo più a trovargli un senso.


 3
Kotaibushi

Episodi visti: 25/50+ --- Voto 3,5
Parto dal fatto che quest'anime non mi è piaciuto per nulla, non ci trovo nulla di interessante o che si possa salvare, praticamente un disastro.

Già dal primo episodio iniziano i problemi della storia: perché il protagonista non sembra sorpreso di essere catapultato in un altro mondo, anzi è subito spensierato e a suo agio, perché non si fa nessuna domanda del perché e del come sia finito lì, e perché per tutta la serie non viene nemmeno accennata la possibilità di porter tornare a casa? Già solo per questi motivi la storia non ha motivo di esistere, o almeno proseguire, ma è qui che arriva il clou: perché fin da subito vuole aiutare morbosamente Emilia, che conosce a malapena da due minuti in croce (?), ma nonostante ciò da lì a poco dal nulla diventerà per lui la persona più importante? La trama praticamente non parte mai e cade subito nel dimenticatoio, perdendo rapidamente tutto il proprio interesse, dando spazio solo alle lezioni di vita e ai dialoghi/deliri insensati di Subaru, oltre che a colpi di scena buttati a caso, che non porteranno mai a nulla di concreto nella storia. Inoltre vengono seminati tanti spunti per possibili side story che ovviamente non verranno mai approfondite manco per sbaglio; altro problema sono i nemici principali, i quali di fatto sono solo delle figure mitologiche, in quanto verranno solamente citati senza fare mai la propria comparsa.
Il finale è scontato e ridicolo.
I personaggi principali sono tremendi: Subaru, che reputo il male peggiore dell'opera, non è in grado di fare nulla, è arrogante, egoista e, oltre urlare e piangere a vanvera ogni puntata, non fa altro, tutte caratteristiche che lo porteranno a diventare davvero insopportabile fino alla fine. Sulla ragazza c'è poco da dire, tutto quello che viene proposto è il solito stereotipo carino e gentile con tutti, poi il nulla totale. Il cast secondario, escluse le gemelle tsundere, non sono che delle mere comparse, nessuno viene caratterizzato o approfondito, e la metà di loro svaniscono nel nulla con il prosieguo della storia.

Voto finale: 3,5

ALUCARD80

Episodi visti: 25/50+ --- Voto 8
Karma, destino, fatalismo.
Forze invisibili che l’essere umano ha tentato di comprendere, nel corso dei secoli, in un modo o nell’altro, assegnando spiegazioni faticosamente logiche, spesso mistiche, talvolta divine. O semplicemente, negandone l’esistenza.
Possiamo partire da questo concetto per introdurre “Re:Zero - Starting Life in Another World”: un quasi isekai, una quasi avventura, sicuramente un fantasy, ma soprattutto un viaggio all’interno delle debolezze adolescenziali costrette ad affrontare un destino amaro e infausto, così come gli esseri umani stessi hanno sempre tentato di fare: arrendersi agli eventi o effettuare uno sforzo di volontà così potente da piegare il cosiddetto “fato”?
Il supposto fatalismo che fa da cornice al concetto che “ogni cosa accade per un motivo, anche e soprattutto ciò che non sappiamo spiegarci” trova un’appagante sublimazione in questa genesi ed esecuzione del causa/effetto in tutte le sue molteplici “sliding doors”: un connubio d’avventura, romanticismo e psicologia davvero apprezzabili, dettate con un ritmo inaspettato, saturo di colpi di scena e ribaltamenti di fronte.

Sebbene sulle prime battute appaia tutto fin troppo semplice e per nulla verosimile, ci si accorge ben presto che “Re:Zero” sia un prodotto colmo di citazioni trasversali, ricco di provocazioni volute, sollecitazioni e attimi di difficile interpretazione che in qualche spettatore potrebbero generare una qualsivoglia frustrazione, soprattutto se ci si aspetta che tutti i misteri vengano lesto risolti. È quel tipo di storia in cui si deve avere pazienza, collezionare indizi uno alla volta, e ricostruire il quadro d’insieme pezzo per pezzo.

È questa la storia di Subaru, protagonista di un isekai che potrebbe sembrare senza capo né coda. Adolescente svogliato, perennemente chiuso in casa con la testa su videogiochi, PC e fumetti, insicuro, fragile sia fisicamente che psicologicamente come tanti altri della sua età, passa le sue giornate a fantasticare e procrastinare. Di ritorno da un supermercato, dopo aver acquistato qualche snack per la serata, si ritrova improvvisamente catapultato in una strada che non conosce, all’interno di una città che non conosce, in un mondo bizzarro e sconosciuto, abitato non solo da esseri umani ma anche da creature assurde e mostruose, che tanto ricordano i videogiochi a cui è affezionato. Come se non bastasse, il pericolo è dietro l’angolo: una banda di delinquenti lo prende di mira, e sarà una misteriosa e bellissima ragazza a salvargli la vita, una giovane dall’aspetto quasi fatato, dai capelli d’argento e dallo sguardo gentile ma deciso, ma dal nome misterioso...
È un avvio troppo semplicistico, banale, dozzinale. Ed invece è tutto calcolato al millimetro, supportato da un comparto tecnico audiovisivo davvero eccellente.
Il design dei protagonisti è curato, uno stile classico che non eccede né delude; le espressioni, le posture e gli atteggiamenti dei personaggi risultano minuziosi, un incentivo nella comunicazione delle loro emozioni, attitudini e sentimenti. Altresì, i fondali e gli ambienti che circondano i nostri eroi si rivelano uno dopo l’altro delle piccole perle, magari non così originali - non tutti, ma alcuni senza dubbio -, figli di uno stile classico, forse banale per questo genere di prodotto, ma azzeccatissimo. Le animazioni risultano spesso eccellenti, fluidissime, ma non mancano cali di qualità che in una serie di venticinque episodi possono benissimo presentarsi. Degne di nota alcune scene d’azione, estremizzate ricalcando i canoni degli shonen più famosi, ove la fisica accetta una deformazione irreale in favore dei poteri magici e sovrumani di certi personaggi, e il pathos e la dinamicità raggiungono vette inimmaginabili.
Il primo “doppio episodio pilota” lancia quindi Subaru all’interno del regno di Lugunica senza nessun preavviso, scoraggiato, disorientato e smarrito. I primi minuti sono blandi, d’ambientazione sia per lui che per noi, ma ben presto la storia decolla, ricorrendo presto allo stratagemma narrativo che sarà il perno cardine di tutta la trama, ovvero un cerchio ricorsivo che rese immenso “Steins;Gate”, e che qui viene sfruttato in altro modo, seppur altrettanto ingegnosamente. Il colpo di scena che chiude la fine di questo primo, lungo episodio iniziale mette le prime carte in tavola per quella che sarà una lunga partita contro non solo le avversità visibili ma soprattutto quelle invisibili, come un destino ineluttabile e forze oscure al di là di ogni immaginazione.
L’amo è gettato, la colonna sonora incalza e lo spettatore non può che abboccare. Lo shock prima dei titoli di coda non è da poco, e quando sopraggiungono le note della sigla di chiusura si ha da subito l’impressione di esser di fronte a qualcosa che potrebbe regalarci numerose sorprese. L’intero comparto sonoro è veramente eccezionale, forse superiore a quello visivo, ricco di pezzi che valorizzano i differenti momenti della storia, variando da quelli d’azione a quelli romantici e psicologici. Nei momenti drammatici vien fuori l’orchestra in un vero e proprio orgasmo acustico, per non parlare della prima sigla di chiusura dinanzi accennata, “Styx Helix” (letteralmente “Spirale Stigea”, memorabile rimando allo Stige “dantesco” - fiume degli Inferi che trascinava le anime dei morti) del duo Myth & Roid, una melodia e un titolo quanto mai azzeccati, visto ciò che accadrà da qui in poi.

“Re:Zero” possiede un taglio decisamente adolescenziale, ma è capace di coinvolgere a qualsiasi età. I dialoghi si rivelano spesso brillanti, nonostante in qualche frangente scricchiolino un poco a causa di un adattamento dall’omonima light novel non proprio perfetto, destando qualche perplessità sia per logica che per ridondanza.
È un intreccio surreale, imprevedibile e piacevolissimo: sin dai primi episodi si creano nodi interrogativi che non potranno essere sciolti in modo semplice o immediato, ma necessiteranno di scoperte inattese e colpi di scena impensabili, il tutto legato all’incomprensibile dilemma temporale che affligge il nostro coraggioso, insicuro e mai domo Subaru. Sebbene alcuni scenari e situazioni possano invece essere prevedibili, i numerosi cliffhanger di fine episodio e i colpi di scena a ripetizione rendono la serie più che piacevole, e invogliano a seguirla con crescente interesse.
Spiccano volentieri anche i momenti ilari, dove impera una comicità eterogenea fra freddure di bassa lega, battute quasi-british, gag da cabaret di serie C e altre uscite comiche davvero divertenti, atte a controbilanciare la potente, soverchiante dose di drammaticità che nei momenti cruciali lascia addirittura spazio a una brutalità insospettata e ad una violenza macabra, quasi splatter, proprio a voler modellare un tuttotondo di emozioni e sensazioni che spazia in ogni direzione: un prodotto veramente sfaccettato e più profondo di quel che si possa inizialmente immaginare.
Ci si impersona facilmente nello sfortunato protagonista: probabilmente uno dei personaggi maschili adolescenziali e “destinato ad essere” più riusciti mai visti.
La bellezza di “Re:Zero” sta soprattutto qui, in questi delicati dettagli di vivido e incerto realismo. Subaru è uno di quei ragazzi che dentro si sente un fallito perché non ha ancora realizzato nulla di significativo nella sua vita, passando i giorni della propria esistenza nell’anonimato e nell’ombra, vittima delle sue stesse insicurezze e paure. E proprio questa figura di adolescente ordinario e per nulla appariscente lo rende ben più reale degli stereotipi di plastica da locandina o fanart; un nerd dalla battuta pronta, ma che non tutti afferrano, spesso imbranato, capace di strappare più di un sorriso coi suoi comportamenti sconclusionati e al tempo stesso di far infuriare a causa di sciocchezze avventate, figlie del ragazzino immaturo che è, desideroso di migliorarsi più per sé stesso che per gli altri, caratteristica aspramente classica delle persone insicure. Ma nonostante la sua inspiegabile comparsa in un universo distante anni luce dalla nostra realtà, prettamente fantasy – dove, non si sa come, a parole riescono a capirsi senza alcun bisogno di tradurre o interpretare -, e nonostante la mancanza di logica per tanti altri elementi che potrebbero facilmente far storcere il naso, il prodotto risulta comunque eccellente.

“Re:Zero” è un videogioco in tutto e per tutto: il vezzo ludico degli autori si vede reincarnato in un anime che possiede le inequivocabili fattezze di un GDR in chiave squisitamente nipponica, con tanto di “punti di salvataggio” cruciali da dove il tanto bistrattato Subaru potrà “ripartire” in caso di fallimento e conseguente dipartita. Pare assurdo? Esatto! Perché la morte è un altro elemento molto presente, quasi indissolubile, diremmo, capace di perseguitare e avvinghiarsi al protagonista come una sorta di maledizione ultima e finale. La trama muta quindi - come ovvio che sia - in base alle azioni che influenzano il mondo circostante, ma è nel contempo un astuto stratagemma per permettere l’esplorazione di eventuali linee temporali che si interrompono a causa di eventi determinanti e irrimediabili.
Entra nel bosco. Attacca i nemici. Affronta il boss. Muori per mano del boss. Ritorna in vita. Entra nel bosco. Cerca un alleato. Attacca i nemici. Attacca il boss, ma questa volta in modo differente, e con l’aiuto di un alleato.
L’esito sarà diverso? O il boss ucciderà di nuovo il nostro eroe? E dopo?
Quante volte abbiamo giocato a videogiochi simili.
Ma cosa accadrebbe se tutto questo fosse reale? La mente umana sopporterebbe lo stress di vedersi annientare per poi tornare fra i vivi, avendo fatto tesoro delle esperienze precedenti e nel contempo aver subito traumi terribili a causa di esse? Quanto potrebbe durare?
Surreale, a metà fra incubo e sogno, questa chiave di lettura è una costante determinante, ed è anche l’estrema bellezza intrinseca del prodotto in questione.
Dramma, pathos, ogni elemento d’apprensione cresce in modo uniforme, e verso metà serie si assiste a picchi di qualità davvero memorabili; la storia è un continuo di colpi di scena intriganti e inaspettati.

Altro elemento fondamentale è l’approfondimento dedicato alle due gemelle, Rem e Ram. Nonostante l’estetica di entrambe (e di tanti altri personaggi della saga) appaia noiosamente stereotipato (la solita lolita colorata e tsundere, le ragazzine cameriere, il padrone di casa bizzarro, la bella protagonista pura ed evanescente, il solito eroe incapace ma adorato dalle donne), questo non inficia in alcun modo l’esito delle vicende, anzi, sono elementi che si incastrano in modo ottimale. Entrambe sono parte cardine della vicenda, capaci di arricchire sia il versante sovrannaturale sia quello romantico in una maniera davvero intensa, e, man mano che si procede con gli episodi, si prende atto che ogni comprimario ha un ruolo più o meno determinante nel puzzle che va a lentamente a consolidarsi.

Nonostante tutto ciò, il punto forte, anzi, eccezionale di “Re:Zero” sono, come accennato poc’anzi, l’introspezione e l’evoluzione del protagonista.
Il dialogo è l’arma più potente utilizzata dai creatori. L’approfondimento meticoloso dei protagonisti passa dalle parole, talvolta profonde, sofferte, intense, ricercate, talvolta superficiali, infantili e quasi grottesche, fuori luogo e irritanti, per non dire frustranti. Confronti, litigate, scherzi, ogni tessera del mosaico lessicale è posata nel posto giusto, almeno apparentemente. Si sfrutta la diversità razziale propria dei fantasy in quanto universi ricchi di creature eterogenee, per puntare il dito contro la discriminazione e i pregiudizi che spesso appannano la vista e la ragione della gente, tanto più se si tratta di semplici popolani costretti a ubbidire e a credere semplicemente a ciò che sentono senza informarsi, senza conoscere, senza accertarsi della realtà dei fatti (scenario quanto mai attuale, nevvero?)
Ed è proprio perché nelle azioni risulta spesso incosciente, esagerato ed incerto, pronto a ricordarci che stiamo assistendo a uno show prettamente fantasy d’azione pieno di magia, creature mitologiche e attributi sovrumani che superano ogni comprensione di logica terrestre, che Subaru ai nostri occhi apparirà ancora più umano, più vicino a noi, spaventato non solo da questi allucinanti dimostrazioni di astratta magnificenza, ma terrorizzato dall’ignoto, dalla vita stessa, dal domani e dalle sfide che non è sicuro di poter affrontare (oltre che da un destino straziante che metterebbe a dura prova la psiche di chiunque); ecco quindi che emerge lentamente la paura di ciò che può esservi là fuori, paura dell’incertezza del futuro. Nel travaglio interiore v’è l’inizio di un viaggio dove la meta è puramente esistenziale e ciò che ci viene insegnato è proprio durante il viaggio stesso, costellato di momenti difficili, imbarazzanti, frustranti, dolorosi, e anche vergognosi. Ci vuole una giusta dose di empatia e riflessività per apprezzarli e accettarli, figuriamoci per comprenderli appieno.
A dispetto del suo target e a prescindere da qualsiasi recalcitranza, “Re:Zero” si può apprezzare nel pieno dei suoi valori soltanto se si viene a patti con la propria fragilità e umanità, accettando le parti integranti della propria esistenza. Che sia un eroe inventato da una matita, o che sia lo specchio che abbiamo di fronte al nostro viso, la questione non cambia: quanto ci fa paura gettare lo sguardo nell’angolo di coscienza più buio e vigliacco che abbiamo? Cosa faremmo pur di essere apprezzati? Mentiremmo se dicessimo che, nella vita, non ci siamo mai fatti questa domanda almeno una volta, e sono proprio queste debolezze che rendono Subaru reale, intimo, teneramente e dolcemente vivo, miserabile eroe in costante evoluzione, all’interno di una storia fantastica che in realtà non esiste, ma di cui siamo inconsapevoli protagonisti nella vita di tutti i giorni.
Per controparte, è giusto sottolineare che anche fra i “villain”, seppur in minoranza, ci sono elementi che spiccano: è obbligatorio menzionare il demenziale Betelgeuse, un’inquietante macchietta, indiscutibilmente malato di mente, un disperato che sembra uscito da qualche racconto lovecraftiano dotato di abilità che rievocano la dolcissima e controversa Lucy di “Elfen Lied”, ma dall’aspetto di un chierichetto disagiato sotto una pesante dose di LSD andata a male. Eccezionale, un personaggio biunivoco, capace di far morire dal ridere e nel contempo far venire i brividi.

In definitiva, “Re:Zero” è fantasy allo stato puro, e nel contempo ci mostra ben altro.
La magia in ogni sua forma riempie la storia; visti nel quadro d’insieme, personaggi e ambientazioni ricalcano un tardo Medioevo colorato e fantastico degno del miglior JRPG, dove scenari, quartieri e concezioni fra il primo Rinascimento e un iperbolico Barocco-gotico si intersecano con usanze e cibi mondani della nostra quotidianità. Creature fantastiche, mostri mitologici, castelli antichi e streghe misteriose sono l’appetitoso contorno a ciò che però si rivela, infine, essere solo una prima parte di quel che sarà probabilmente una grande epopea.
Con un finale dolceamaro che non conclude realmente nulla e lascia tutto in sospeso, viene ancora più voglia di questa tanto attesa seconda stagione, anche, e non solo, per conoscere gli sviluppi delle conseguenti questioni amorose che coinvolgono determinati personaggi.

“O muori da eroe, o vivi tanto a lungo da diventare il cattivo”, disse il Joker di Nolan, anni fa.
“Oppure vivi di nuovo, imparando dalla tua morte”, potremmo dire ora.
Catartico.


 4
L'esperto inesperto

Episodi visti: 25/50+ --- Voto 10
Che dire di quest'opera? Io la considero in modo significativo per quanto riguarda l'intrattenimento.
A mio parere lo schema su cui agisce dovrebbe risultare banale, poiché la ripetizione dello stesso avvenimento in più puntate è in teoria estremamente pesante, ma la genialità di questa serie sta nell'aver reso ogni episodio interessante, divertente e macabro (tre caratteristiche che sono scoppiettanti se affiancate l'una all'altra).

Mi sono piaciute le animazioni e le musiche (a parte la seconda ending). Reputo unica grande pecca il primo episodio, che dura circa quaranta minuti (mentre tutti gli altri ventitré) e per i primi venti minuti è una noia, e si salva solo il finale dell'episodio che ti invoglia a vedere il successivo.
Mi spiace aver letto tante recensioni negative su questo anime, perché io lo trovo un capolavoro, ma "de gustibus non disputandum est"; l'unica cosa che non ho apprezzato è che molti trovano mancanze di trama, senza considerare che l'anime non è concluso e sono state però spiegate nel manga.

Voto personale: 10. Forse non è da dieci, ma per i miei gusti personali sento di doverglielo dare.


 2
maxcristal1990

Episodi visti: 25/50+ --- Voto 8
In questo anime, al centro della trama troviamo un ragazzo di nome Subaru che, dopo esser stato trasportato in un nuovo mondo fantasy, per puro caso conoscerà una ragazza mezz'elfa di nome Emilia. In questo mondo dove tutti temono la strega invidiosa, anche lei mezz'elfa, tutti pensano che Emilia possa essere malvagia, per via della somiglianza con essa. Subaru nonostante tutto si innamorerà di questa ragazza pretendente al trono, e non esiterà a perdere la vita per lei più volte, visto che ha il potere involontario di riavvolgere il tempo e tornare in vita.

È una storia molto particolare, a cui c'è da abituarsi, visto che, ogni volta che Subaru muore, tocca rivedere gli sviluppi della storia e come si svolgerà dopo che lui ha visto il futuro. È uno dei pochi adattamenti animati che ha il personaggio principale non perfetto, e questa cosa a me piace. Poche puntate mi sono rimaste noiose! Le animazioni sono nella norma, niente di particolare, così come le song sono molto basilari. I dialoghi sono veramente molto semplici e ridotti, e scorre molto bene. Una nota molto positiva va fatta su Rem, una delle cameriere della casa che ospita Emila, forse la mia preferita. Nei diversi campi, sia grafici che narrativi, non trovo un punto di forza, ma nel complesso mi è piaciuto. Consigliato.


 2
Sneppi

Episodi visti: 25/50+ --- Voto 7,5
Mi hanno così tanto consigliato di guardare "Re:Zero", che lo misi in prima priorità come animazione da vedere.
Che dire? Se questa è stata la migliore animazione del 2016, allora gli anime in quell'anno erano davvero messi male: "Re:Zero" non è una brutta animazione, anzi, al contrario è piacevole, toccante e originale. Ma la storia dell'anime, se così si può chiamare, sembra realmente scritta da un bambino di terza media! Si parte con un protagonista maschile (Subaru il suo nome) che viene trasportato in un mondo fantasy, perché una strega cerca il suo corpo da cento anni (lei è l'antagonista!), e ha bisogno dell'aiuto di Subaru (senza che lui lo sappia) per trovalo. Subaru il corpo lo trova, sì... ma la strega non potrà mai prenderlo, perché ahimè la povera strega, l'antagonista di "Re:Zero", viene completamente dimenticata dall'autore! Mi viene ancora più da ridere, perché nemmeno i seguaci della strega non sanno come fare per darle il suo corpo, quindi la povera strega viene solo usata per dare un perché al fatto che Subaru ha il potere di manipolare il tempo o perché tutti i mostri fanno del male alle persone a cui Subaru vuole bene.

Tra moltissimi personaggi dimenticati - un esempio tra tanti, il più grande, è Felt, che da ragazza ladra e povera ora scopre che è destinata a diventare una regina, non prima però di aver sopraffatto Emilia; io che mi chiedevo chi si sarebbe preso il trono tra Emilia e Felt, e invece va nel dimenticatoio anche la sua storia -, il problema di "Re:Zero" è questo: ho voglia di cucinare la pasta, e, quando è quasi pronta, cambio idea e dico che ormai non ho più voglia di pasta e quindi ordino una pizza, e getto via tutta la pasta che ho cucinato. Quando si inizia una storia, la si deve anche finire, ci sono un sacco di storie da concludere, prive di senso e inutili per la trama. Anche i personaggi, di cui parlavano tutti bene, mi sembravano tutti stereotipati, specie tutte le ragazze, quasi tutte con lo stesso carattere, esclusa Emilia, quella dai capelli blu, e Subaru, ben caratterizzati; forse Subaru diventa pazzo in modo un po' forzato e irrealistico, ma per il resto ok, è un anime consigliato per una serata tranquilla.
Voto: 7,5


 3
Hakaishin

Episodi visti: 25/50+ --- Voto 9,5
Sebbene "Re:Zero" sia uno tra gli anime di genere fantasy/isekai più famosi, ho avuto solo adesso l'occasione di vederlo. Non mi ritengo un "veterano" degli anime, ma ne ho visti abbastanza per potermi fare bene o male un'idea e dare una valutazione chiara, senza lasciarmi trasportare dal fatto che si tratti del primo o del secondo anime visto.
Detto questo, devo dire che quest'anime mi è piaciuto veramente tanto, al punto che sicuramente lo considererò incluso nella mia Top 5. Sarà pur vero che ho gusti semplici e bene o male mi appassiono all'80% di anime che vedo, e che non pretendo troppo; ma, nonostante questo, posso affermare senz'ombra di dubbio che è quello che mi è piaciuto di più tra gli isekai.

I personaggi (almeno quelli principali) sono quasi tutti ben strutturati e ben approfonditi, oltre ad avere interessanti mutamenti nel corso della trama. Anche le vicende sono molto interessanti e incuriosiscono molto, facendo sempre venir voglia di vedere come proseguiranno. L'anime inoltre è perfettamente bilanciato per quanto riguarda momenti drammatici e seri: da un lato abbiamo gag molto spassose (la maggior parte delle volte causate dalla "stupidità" di Subaru), mentre dall'altro dei momenti seri e drammatici (talvolta violenti, sebbene siano comunque accettabili); inoltre questi due lati non si frappongono mai creando situazioni fuori luogo (almeno secondo me).
L'unica cosa che inizialmente non ho tanto apprezzato è stato il fatto che, sebbene il protagonista fosse consapevole di essere stato portato in un mondo alternativo (con tanto di conoscenze su come funzionano gli isekai), non riesce a ragionare in modo logico, dopo aver scoperto la sua abilità di ritorno dalla morte. Parlando di questo "dono", devo dire che ho trovato molto interessante il concetto del tornare in un checkpoint dopo essere morti e continuare a farlo finché la situazione non è risolta, cercando di cambiare gli eventi conoscendo già quel che succederà.
L'anime riesce a mettere molta tristezza quando serve, ma anche a divertire, e infine il finale l'ho davvero apprezzato molto.

Per finire, vorrei rispondere alla domanda che tiene schierato il fandom di quest'opera in due "fazioni": "Meglio Rem o Emilia?" Personalmente ho davvero apprezzato entrambe, e non biasimo né chi preferisce l'una né chi l'altra; ma, se devo rispondere, dico Emilia senza pensarci due volte, sia esteticamente, che come personaggio in sé.


 1
Hisoka0193

Episodi visti: 25/50+ --- Voto 7
Okay, probabilmente questo è uno degli anime più controversi e interessanti da analizzare, ci sarebbe davvero molto di cui discutere. Innanzitutto bisognerebbe sottolineare la netta linea di demarcazione che spacca in due l'opera sotto tutti i punti di vista, questo più o meno dal fatidico episodio 18 in poi, direi.
La prima parte si sviluppa attorno al costrutto 'giorno della marmotta' - e cioè il salto temporale a un punto zero nel passato, un check point da cui ripartire -, ciò le permette di soffermarsi sul protagonista, sulle sue priorità e sulla sua personalità, senza per questo svelare nulla (lo spettatore non riuscirà a districarsi all'interno dell'opera comprendendone i fini e gli svolgimenti fin quasi al termine). Una volta ribaditi i meccanismi di salto temporale e i ruoli più o meno stabili dei personaggi, si giunge alla seconda parte. Una serie di eventi traumatici segnano infatti il doppio, violento cambiamento del protagonista, portandolo a stravolgerne la sua costruzione, fin troppo forse. Da qui in poi tutto si fa molto più lineare, comprensibile e piacevole, assecondando cioè lo spettatore nel suo desiderio di rivalsa. È decisamente difficile infatti farsi andar giù uno dei protagonisti più negativi mai incontrati, più somigliante a un villain fino a quel momento per comportamento e attitudine, oserei dire.

Aspetti puramente tecnici a parte, che reggono comunque molto bene senza stupire per eccezionalità, sono più interessanti le scelte di sceneggiatura. La trama, così com'è, lascia un ampio spazio di manovra e troppi buchi narrativi, intere sezioni abbozzate e mai più riprese ecc., spazio un po' troppo ampio. Molti personaggi vengono infatti stravolti in corso di svolgimento, cambiano di personalità e addirittura di importanza fino a scomparire del tutto, e questo fondamentalmente in quanto troppo numerosi; tuttavia in certi casi ciò si rivela essere una scelta azzeccata, alcuni di essi dunque si adattano alla situazione risultando estremamente dinamici, dei veri e propri 'individui', per usare un termine letterario.
I dialoghi infine sono spesso troppo forzati e stonano nel contesto in cui vengono inseriti.

Nel complesso, 'Re:Zero' è un prodotto nuovo e unico nel suo genere, un must per gli appassionati, qualcosa da apprezzare se non altro per le intenzioni, per quel volersi distinguere ma con criterio e con una struttura ragionata, mai forzatamente o presuntuosamente: in poche parole, una promozione!


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halienato

Episodi visti: 25/50+ --- Voto 7,5
"Re:Zero" è un'opera controversa, ha un'ampia fetta di persone che lo adorano e che lo hanno come anime preferito, poi ha l'altra fetta di persone che lo odia, alcuni senza motivo, altri perché vìola alcuni principi sacri degli isekai e altri forse solo per andare contro qualcosa.
Quando mi approccio a prodotti controversi, so già che non saranno mai pessimi, ma che altrettanto difficilmente saranno capolavori. Cercherò si essere il più oggettivo possibile sulla serie, e come al solito vado per punti.

Comparto tecnico: 8
Qualcuno ha il coraggio di criticare le OST e il sonoro di questo prodotto? Non credo, come non credo che si possano criticare le animazioni e i disegni. Ok, in alcuni punti magari calano, ma di fatto parliamo di un prodotto che ha vari momenti realizzati con i sakuga e che riesce a trasmettere perfettamente le emozioni dei personaggi. Nel voto cerco di tener conto delle sbavature, ma secondo me meriterebbe anche di più, paragonandolo agli altri stagionali. Esiste davvero qualcuno a cui non è piaciuta la prima ending?

Personaggi: (10 + 8) / 2 = 9
Subaru è trattato benissimo, da dieci e lode. Viviamo tutte le sue angosce, i suoi crolli, le sue paure, le sue vittorie e la sua lenta crescita (10): è un ragazzino hikikomori che entra in un mondo fantasy, ovvio che all'inizio pensa sia uno stupido sogno e ne è esaltato, voi cosa pensereste? Poi si lega chiaramente pian piano a quel mondo che per lui diventa la vera casa. Come lui pian piano si sviluppano bene anche altri personaggi, come quello di Rem e altri (senza 'spoilerare', visto che sono nella seconda parte), poi abbiamo una parte di cast per cui si ha la sensazione che non sia stato detto abbastanza. Qui mi verrebbe da abbassare il voto, ma ricordiamoci che è un cast enorme, difficile da gestire in venticinque episodi (se non impossibile): la serie infatti non è originale, ma deriva da una novel, mi sembra ingiusto penalizzarla troppo per questo (8). Vi darei ragione se la storia terminasse qua, ma di fatto rendono palese il fatto che questa fosse solo l'introduzione al mondo e alle streghe, non vedo come si possa pretendere una caratterizzazione completa di un cast enorme in venticinque episodi in una serie fatta per durare. Sarebbe come prendere il primo film de "Il signore degli anelli" e dire che è pessimo perché non tutti i personaggi sono caratterizzati al meglio, non ha senso. Le reazioni dei personaggi sono credibili? Sì, assolutamente. Sono empatici? Sì, tutti, tranne forse appunto Emilia, che è stata poi messa da parte, ma appunto è stata messa da parte e la vedremo nella seconda stagione.

Storia: 10
È un isekai, e come tale va valutato. Nel suo essere isekai, ha una storia tremendamente avvincente, intrigante, senza neanche troppi cliché e piena di colpi di scena. Se dite che i colpi di scena sono prevedibili, siete dei falsi. Non potete partire a vedere la serie avendo degli spoiler, per poi dire che sono prevedibili... per esempio, hai visto l'artwork di Rem? Hai quindi spoiler su un colpo di scena importante, quindi non puoi dire che non è efficace. Il problema sei tu che te lo eri 'spoilerato', poi servono solo due neuroni collegati per fare due più due. Ho visto "Re:Zero" volutamente senza alcuno spoiler, e i colpi di scena ci sono eccome, continuamente. Inoltre non si possono paragonare gli isekai thriller psicologici ai thriller psicologici puri, altrimenti avrei paragonato "Highschool of the Dead" agli horror, senza considerare che è anche un ecchi, e gli avrei dato 1 anziché 5, visto che nell'horror fallisce totalmente. Questo per dire che, anche se non è al top del thriller, va valutato anche considerando che di base è un isekai, e come ibrido va preso. Certo, può piacere o meno, ma sono elementi da mettere sulla bilancia.

Svolgimento
Questo punto non ha un voto, perché vuole essere una precisazione. Uno dei peccati più grandi di "Re:Zero" è quello di aver richiamato gli isekaifag, per poi deluderne una parte, visto che poi quasi si scorda di esserlo e diviene in buona parte un thriller fantasy splatter drammatico.
Un esempio ne è l'odio che molti hanno sull'episodio 18. Questo io l'ho adorato, è l'episodio introspettivo e di confronto dove vediamo una Rem maturata e forte e un Subaru sul collasso ma che poi si riprende; abbiamo anche un Subaru non ancora cresciuto sentimentalmente, che ancora non capisce cosa sia l'amore e quanto questo sia diverso da una cotta. Insomma, è un episodio introspettivo stupendo, e ovviamente sono arrivati commenti del tipo: "Noioso!". Vorrei vedervi a guardare le "Monogatari" o "Katanagatari".

Conclusione: (9 + 8 + 10) / 3 = 9
Avrei molto altro da dire, ma, senza farla più lunga di così, dico che non è perfetto, certo, magari il mio 9 è anche esagerato, e forse sarebbe più giusto un 8/8,5, ma sicuramente servono davvero grandi pregiudizi per dare un voto inferiore a 6 a un prodotto simile. Ben confezionato, avvincente, buoni personaggi, buon comparto tecnico, abbandono di vari cliché degli isekai e soprattutto un worldbuilding interessante che promette grandi aspettative per un continuo.

Parte aggiunta dopo la visione della seconda stagione

Dopo la recensione fatta quando la prima stagione era conclusa da poco e la seconda stagione neppure era in programma (in tale contesto volli elogiarne l'intreccio, i personaggi e la confezione con cui si presentava. Le diedi un 9, specificando che probabilmente sarebbe stato più onesto un 8, ma comunque volevo ribadire e tuttora vorrei farlo: la prima serie tuttora la ritengo valida, con un buon ritmo, buoni colpi di scena e un intreccio interessante), questa mia nuova recensione vuole essere solo sulla seconda parte della serie (la seconda stagione), visto che su questo sito non se ne fa distinzione.

Se la prima serie aveva un buon ritmo, un buon intreccio, e se è altrettanto vero che alcune di queste cose positive vengono traslate nella seconda parte, con esse anche l'aggiunta di alcuni nuovi e validi personaggi, è altrettanto vero che questa parte due si perde drammaticamente. La seconda stagione è lenta, eccessivamente melensa, ripetitiva, lenta, ridondante. Essa è l'esatta prosecuzione dal punto in cui ci eravamo lasciati, finalmente si vogliono districare i nodi delle streghe e della natura/backstory dell'elfa Emilia, nonché della tanto agognata "strega". Fin qui tutto bene, se non fosse che il tutto è condito da una narrazione poco ispirata, ritmi decisamente lenti, dialoghi infiniti e spesso fini a sé stessi o ripetitivi di cose già dette e ridette.
L'episodio con Emilia capisco che voglia essere uno specchio dell'episodio 18 con Rem, ma onestamente risulta davvero ripetitivo, irritante e noioso. Il 18 era un episodio introspettivo in cui Rem si apriva completamente, mentre qua abbiamo una Emilia che per contrapposizione esprime tutte le sue paure e perplessità, anzi la paura è solo una, ma verrà ripetuta per tutto l'episodio. Insomma, non ci siamo, la seconda parte per me è stata buona nell'idea, insufficiente nell'esposizione, melensa, lenta e ridondante. La primissima parte (primo cour) è passabile/discreto (7), ma il secondo è un vero disastro (4). Volendo fare una media anche con i voti dati alla prima serie (8,5 - 9), e considerando che la prima racchiude due cour, la media matematica dell'intera serie per me è un 7+.

È un prodotto che parte in quinta con tante potenzialità e ottime basi, ma credo che poi l'autore si sia decisamente perso sotto vari aspetti. Ciò non toglie che comunque è un prodotto nel complesso discreto.


 8
FinalHavok

Episodi visti: 25/50+ --- Voto 5
Sarò breve e coinciso: questo anime è un discreto prodotto di intrattenimento gestito male. Un anime dal potenziale sprecato, un po’ come “Sword Art Online”.

E’ caratterizzato da un inizio repentino ma tutt'altro che criticabile, anzi, godibile nella sua rocambolesca ascesa. L’inizio veloce ci introduce all'interno di un mondo fantasy senza nessuna spiegazione, la quale non dovrebbe neanche sussistere, se la base di partenza fosse stata già specificata. Ovvero, mi spiego meglio: quando incentri la storia che vuoi narrare in un mondo fantasy, caratterizzato da tutto ciò che concerne questa tipologia di narrativa, non hai bisogno di spiegare il perché questo universo sia nato. A meno che tu non voglia narrarne le origini. In quest’opera purtroppo era strettamente necessario predisporre un qualsiasi tipo di spiegazione! Dato che l’incipit della trama avviene in un contesto “normale”, in un luogo moderno, quotidiano e per nulla avente a che fare con qualsivoglia tematica fantasy, era quindi d’obbligo graziare lo spettatore di una catarsi esplicativa, anche se non immediata, almeno programmata e/o concessa a piccole dosi episodio dopo episodio.

Il protagonista Subaru non si pone nessun quesito sul perché sia finito in un mondo completamente diverso di punto in bianco, e questo apparentemente insignificante dettaglio non aiuta per niente l’immedesimazione; tale caratteristica avrebbe giovato in futuro grazie ai numerosi colpi di scena (dosati male e implementati peggio) di cui è dotato quest'anime.

Purtroppo “Re:ZERO” ci lascerà per sempre con delle domande senza risposte, domande che comunque saremo solo noi a farci.
La soundtrack non ha nulla di intrigante né aiuta ad esaltare particolari momenti, rendendoli un minimo memorabili.

Il difetto più grande sono i troppi personaggi, mal introdotti e poco caratterizzati, con conseguente apertura di sotto-trame mai concluse e inutili ai fini di una trama che, effettivamente, a questo punto, finisce per eclissarsi.

Queste e tante altre caratteristiche delle quali non faccio cenno, in parte per non fare spoiler, e in parte per non dilungarmi eccessivamente sulla stesura di uno scritto inerente un'opera che non merita (purtroppo) di essere definita tale, hanno contribuito al voto finale che le attribuisco.


 3
alex di gemini

Episodi visti: 24/50+ --- Voto 7,5
Già il “Daitarn 3” aveva insegnato come non sia necessario che il protagonista sia simpatico, ma qui siamo oltre ogni limite. Il protagonista è un tipo senza alcuna qualità ma zeppo di difetti, dato che è arrogante, privo di diplomazia, sapientone, e si ritrova in un altro mondo di punto in bianco e senza ragione, ma non fa nulla per capire il perché o per trovare un modo per tornare a casa. Tutto logico, no? Poi viene a scoprire di avere un unico potere, quello di tornare indietro al punto di controllo nel caso dovesse essere ucciso, e inizia così una massacrante corsa per cercare di ottenere l’amore della dolce Lia, di cui si è innamorato a prima vista.

Ed è proprio qui il bello o il brutto di quest’anime, ovvero quello di essere una visual novel piuttosto che un vero e proprio anime, poiché il protagonista morirà un numero infinito di volte, sempre alla ricerca del cammino più giusto, e rivelando una resistenza fisica e mentale incredibile. Ma sarà anche una storia d’investigazione degna di “Detective Conan”, data la necessità di scoprire chi ci sia dietro a tutti gli intrighi, miranti a far sì che Lia non diventi regina. Psicologicamente la storia si rivela piuttosto scarsa, poiché troppi personaggi vengono persi per strada, e solo lui e Rem saranno approfonditi. O forse dovrei dire che sia molto psicologico, in quanto vedremo come gli stessi si comportino diversamente a seconda di come saranno trattati. Gli ultimi episodi, poi, saranno particolarmente difficili da digerire, con lui che diventa di colpo incredibilmente abile e il capo di una coalizione contro i sacerdoti del male.
Pur trovando il protagonista antipatico e contorto come non mai, che spesso fa o dice le cose sbagliate, che sfida lo spettatore in una gara di intelligenza, che dopo il lungo discorso dell’episodio psicologico, quando tutti si aspetterebbero che concluda dicendo che vuole combattere, concluda invece chiedendo a Rem di scappare con lui, si può decidere di seguirlo, e vedere proprio lei lottare contro di lui. Per cercare di risolvere questa complicata storia meglio di come farebbe lui, o anche solo per scoprire se ci sia un senso in tutto quanto.

Se siete fan di “Steins;Gate”, non potrete non trovare entusiasmante questo tema delle continue morti e rinascite. E se avete giocato a “Hollow Ataraxia”, non potrete non pensare al tema del loop e del potere di Servant Avenger. Onore poi all’anziano cavaliere che in tutti i sensi sembra il maggiore Kalignin di “Full Metal Panic” e che farà da guida al protagonista. Certo il problema del finale artefatto non può essere ignorato, ma è un limite tipico degli anime tratti da light novel.
Molto buone grafica e regia, valide le musiche. Valutare non è facile, poiché troppi elementi sono soggettivi. Personalmente lo valuto 7,5, in attesa di vederne la conclusione.


 8
SimoSimo_96

Episodi visti: 25/50+ --- Voto 6
Premesso che "Re:ZERO" potrebbe apparire ai più come quel tipo di anime che o lo si ama o lo si odia, io personalmente faccio parte di quella ristretta cerchia di spettatori che cerca e trova una sorta di via di mezzo. Ma andiamo per gradi.

Trama: Subaru è un ragazzo privo di vita sociale che, all'improvviso, viene catapultato in un mondo fantasy di ambientazione medievale, in cui si svolgerà il resto della serie, e, senza porsi alcuna domanda, accetta, anche abbastanza felicemente, questa "scelta del destino". Si trova poi ad essere tratto in salvo da una brutta situazione da Emilia, giovane mezz'elfa dai capelli argentati, di cui si innamora quasi subito. Per ripagare il debito (e in funzione dei sentimenti che prova per lei), decide di accompagnarla nelle sue avventure (o disavventure) future. In breve tempo Subaru si accorge di aver acquisito una capacità che gli permette di sopravvivere alla morte, riavvolgendo il tempo e facendolo ripartire da una sorta di check point posto qualche giorno addietro, capacità definita dallo stesso Subaru "Ritorno dalla Morte".

Il teletrasporto in un mondo parallelo è ormai cosa nota, vista e rivista, ma ben venga, visto che permette agli autori di non avere alcun limite a livello di trama e ambientazione, che è cosa buona e giusta. Il problema è che questo tipo di premessa genera delle aspettative che pretendono e meritano di essere alimentate a dovere. E' proprio il caso di "Re:ZERO", ovvero un anime che parte con tanti buoni propositi e un'idea, quella del "respawn", tutto sommato, originale e dall'ottimo potenziale, finendo però per perdersi per strada. Analizziamolo nel dettaglio.

Malus: la trama c'è, si percepisce, appare anche abbastanza avvincente e potenzialmente articolata. Il problema è che manca di un qualsiasi tipo di approfondimento, tanto che a metà serie viene da chiedersi se abbia effettivamente avuto inizio. E' di genere mistery, e quindi può anche andare bene porre alcune domande senza dare le risposte, ma, se all'ultimo episodio non sono ancora venuto a conoscenza di nulla, ci rimango male. La caratterizzazione dei personaggi è superficiale e piatta; persino per i protagonisti Subaru e Rem (sì, di fatto è lei la coprotagonista, non Emilia) non vengono approfonditi a dovere i tratti e i background (quasi totalmente inesistenti per gli altri personaggi). Inoltre molti vengono estremizzati all'inverosimile senza motivazione alcuna, tanto da rasentare, in alcuni casi, il ridicolo. Estremizzare non è sbagliato, ma è un tipo di caratterizzazione da non prendere alla leggera, bensì da trattare con cura e devozione. I dialoghi non sono gestiti troppo bene; sono belli, ma risentono dei personaggi eccessivamente stereotipati, finendo per apparire, in molti casi, prevedibili e banali (riferimenti a episodio 18 puramente casuali).

Bonus: il design dei personaggi è in assoluto, a mio parere, il punto di forza dell'anime; le gemelle in primis sono trattate in modo eccelso dal punto di vista estetico. Pur essendo, soprattutto Rem, pura carne da macello per l'otaku medio, non ho potuto fare a meno di apprezzarle. Anche Emilia, le altre candidate al trono e i cavalieri non sono da meno. La grafica in generale è da pieni voti così come il sonoro.

In conclusione, non è difficile notare come lo scopo ultimo dell'anime sia far parlare di sé, nel bene e nel male, lasciando quei buchi nella trama per alimentare la curiosità dei fan, pubblicizzando di fatto la serie di light novel. Anche questa volta ha vinto il portafogli. Una seconda stagione trattata a dovere potrebbe porre rimedio a tutti gli errori presenti in questa prima serie, che sono di fatto buchi di trama e mancanza di approfondimento dei personaggi. Nonostante tutto l'ho seguito abbastanza volentieri e mi ha lasciato dei buoni spunti, anche se mi aspettavo molto di più, perciò conquista una sufficienza di fiducia in vista appunto di stagioni successive. Ne consiglio una visione tranquilla e priva di aspettative e qualcosa di buono ci troverete.


 5
AmvBest Fight

Episodi visti: 25/50+ --- Voto 9,5
Fin dal primo episodio sono rimasto rapito, nonostante sia una cosa davvero difficile che accada: questo anime riesce a incuriosirti fin da subito e poi, andando avanti, a farti lentamente innamorare di questa storia. Quello che dirò qui sarà condizionato solo dall’anime e non dal manga; detto questo, ora spiegherò cosa ne penso e cosa mi ha lasciato questa esperienza.

Il nostro primo incontro lo abbiamo con Subaru: di primo impatto sembra un classico ragazzo nerd sfegatato con in testa solo giochi, casa e meno attività sociale possibile, anche se pian piano vedremo un’evoluzione del personaggio non indifferente, a mio parere. Tutto inizia con il nostro nuovo amico che, dopo aver fatto una commissione in un supermercato locale, inizia ad avere visioni, e in un battito di ciglia il ragazzo si troverà catapultato in un mondo virtuale. Dove, dopo aver capito cosa sta succedendo, si creeranno alcune situazioni comiche, che molti di noi avrebbero causato trovandosi al suo posto, situazioni che porteranno il ragazzo a fare la conoscenza della bellissima e misteriosa Emilia, la ragazza che lo accompagnerà nella sua avventura.

Non mi dilungherò su come funziona questo anime in sé, perché credo che vada capito e vissuto in prima persona, e consiglio a chiunque di visionare almeno il primo episodio, ma non posso non concludere con il dire che questa storia mi ha lasciato davvero emozioni stupende che davvero a fatica posso aver provato per un altro anime.
Colonna sonora e animazioni sono spettacolari, definibili un piacere per occhi e orecchie, la storia a mio parere non banale e veramente che sa trasportare; personalmente penso di essere uno pignolo e di vedere a volte anche il minimo difetto, ma in questo anime sono rimasto solo innamorato, è riuscito a farmi sorridere ed emozionarmi davvero in un modo stupendo, quindi è inutile dire che ne consiglio vivamente a tutti la visione, e non mi vergogno nemmeno a dargli un 9.5 senza pensarci due volte (premettendo che 10 non lo do mai). Penso sia il voto giusto per ciò che questo anime mi ha lasciato e insegnato.

Concludo dicendo che una possibile seconda stagione è possibile, e, se uscirà, sarò davvero preoccupato che possa rovinare questo capolavoro, ma ovviamente la guarderò con la speranza di ritrovare l’atmosfera che questa visione mi ha donato.

killer_bee

Episodi visti: 25/50+ --- Voto 5
Come ultimamente troppo spesso accade nell'animazione del Sol Levante, ci ritroviamo di fronte al solito meccanismo di riciclo di storie che producono un successo spropositato, creano un trend e vengono riproposte a ripetizione, in chiavi leggermente diverse, per stagioni e stagioni ("Sword Art Online" ne è un esempio lampante). La base di "Re:ZERO" è quella del solito fantasy in cui il protagonista terrestre si ritrova senza ragione alcuna nel mondo dei propri sogni, popolato da cavalieri, streghe, draghi e spiriti. Come da copione, Subaru non sta troppo a rimuginare sul motivo per cui si trovi improvvisamente in un mondo che non gli appartiene, figurarsi il cercare in qualche modo di tornare a casa. In effetti, sebbene sia a tutti gli effetti il protagonista della vicenda, della vera identità di Subaru sappiamo poco e niente per tutta la durata della storia. Ciò che scopriamo sul suo conto traspare unicamente dai lati del suo carattere: un inutile, capriccioso, egoista, inetto e arrogante ragazzo. Insomma, tutto il necessario per creare un personaggio da odiare senza rimorsi. Subaru fa sempre la voce grossa e non si fa remore a mancare di rispetto, insultare e a volte addirittura a mettere le mani addosso ai poveri personaggi secondari per raggiungere i suoi scopi, ma effettivamente non ha la minima abilità per combinare nulla. A differenza di altri anime dello stesso filone, nei quali il protagonista si rende conto dei suoi limiti e prova a crescere in termini di forza e di saggezza, Subaru rimane inesorabilmente un incapace a tutto tondo. Questo fino all'ultimo arco narrativo, nel quale dopo uno sfogo di quindici minuti diventa improvvisamente un carismatico oratore capace di negoziare con i sovrani e le personalità dei ranghi più alti. A dirla tutta, Subaru una buona abilità la possiede, ovvero la trovata che avrebbe potuto permettere agli autori di conferire un carattere distintivo e originale alla serie: ogni volta che muore, infatti, egli viene ri-catapultato indietro nel tempo, come si trattasse di un vero e proprio check-point per ritentare una strada differente; in questo modo ottiene informazioni riguardanti il futuro con le quali spuntarla e sopravvivere. Purtroppo, invece di sfruttare questa caratteristica per creare intrecci resi possibili unicamente da una trama di questo tipo, il "ritorno alla morte" è un mero mezzo per dare vita a scene di puro splatter e trash-gore, accontentando così i fan più sadici e accaniti.

Ogni volta che Subaru muore e ritorna in vita, la sua personalità ne risente, conferendogli mutazioni psicologiche continue e spesso incoerenti, e di conseguenza non credibili, ridicole: da simpatico sbruffone arrogante alla Naruto Uzumaki dei tempi d'oro, Subaru passa a uno stato di vittimismo psicologico con più paranoie di Shinki Ikari, entrando poi in uno stato di catalessi e di passività che produce non poco nervoso, e venendo infine invaso da una rabbia cieca e folle che potrebbe ricordare la Yuno Gasai durante suoi picchi più alti. In tutto questo Subaru non si fa remore a trattare a pesci in faccia qualsiasi altro personaggio, rivelandosi sempre più patetico e litigando con la persona (oggetto del suo amore incondizionato) che lo spinge a compiere ogni azione: Emilia, la mezz'elfa dai capelli argentati che vuole prendere il trono ma che tutti discriminano per assomigliare alla "strega gelosa", mistico nemico di cui non sapremo mai nulla, ma di cui ci verranno rivelati alcuni seguaci. Infine Subaru ritorna il solito vittimista impotente, esplodendo nell'episodio 18 con un monologo che dura tutta la puntata, in cui si sfoga in preda al delirio con l'unica persona che lo ha sempre amato e sostenuto nonostante tutto e che sarà soltanto una vittima in più dell'egoismo del protagonista. Dopo il monologo, come già detto, Subaru guarisce, e nel giro di pochissimi episodi il tutto si risolve nella più banale delle ipotesi, a prova di diabete anche per i più resistenti.

Come forse sarà trasparito, i grandissimi problemi di "Re:ZERO" sono due: i personaggi, approfonditi pochissimo e trattati quasi tutti con estrema superficialità, e la storia, che vista da tutti i punti di vista sembra non avere alcuna importanza, in quanto trattata con immensa leggerezza. Scopriamo quindi che c'è un nemico di cui tutti hanno paura e con il quale entrambi i protagonisti sembrano in qualche modo legati, ma nemmeno loro si faranno mai una singola domanda su chi possa davvero essere (sebbene venga citato in ogni occasione possibile). Scopriamo che gli adepti di questo nemico sono in qualche modo incarnazioni dei sette peccati capitali (riferimenti "nascosti" a "Full Metal Alchemist"?), ma vengono per lo più accennati, sebbene siano gli antagonisti di tutta la serie. Scopriamo che esiste un "Dio" che dovrebbe essere un drago, da cui dovrebbe discendere una ragazza che viene proposta contro la sua volontà come prossima regina, ma anche qui la cosa non verrà mai portata avanti. Troppa carne viene messa al fuoco: personaggi che, Rem prima tra tutti, svolgono o sembrano dover svolgere un ruolo fondamentale per la storia spariscono a un certo punto per non essere mai più mostrati. E si potrebbe continuare all'infinito. I personaggi sono invece tutti stereotipati al massimo: dal protagonista sbruffone con la testa calda alla protagonista timida e gentile con tutti, dall'eccentrico proprietario del castello alle due maid incarnanti perfettamente gli stereotipi yandere e tsundere. Dal rivale belloccio e fiero (con il quale il rapporto cambia insensatamente e improvvisamente, come mera conseguenza della "guarigione" di Subaru) al vecchio combattente nobile e fortissimo non ancora in pensione per un antico conto in sospeso. Anche in questo caso si potrebbe continuare all'infinito. Inoltre quasi tutti i personaggi non sono minimamente approfonditi, per la maggior parte di essi (protagonisti compresi) viene tralasciata la parte più importante, quella del passato, che nello storytelling ha proprio la funzione di far comprendere la vera identità del personaggio e di creare un rapporto di affetto ed empatia unicamente con lo spettatore che ne fruisce. La serie finisce e noi, pubblico, di quasi tutti i personaggi principali non ne conosciamo che gli stereotipi, i lati del carattere costanti e trasversalmente uguali, senza fruire delle sfumature che potrebbero invece renderli unici e originali.

Di contro un'animazione sempre buona, una colonna sonora grandiosa e la presenza di innumerevoli climax e cliffhanger riescono da soli a tenere insieme tutti i pezzi della barcollante struttura di "Re:ZERO", e forse qua vi è la spiegazione del successo spropositato che ha ottenuto. Senza dubbio una gran bella operazione di marketing, ma, almeno secondo il mio punto di vista, non un'opera completa. A mio parere non raggiunge la sufficienza, sebbene avesse del potenziale in partenza, ma non ne sconsiglio comunque la visione. Dai presupposti forniti mi auguro una seconda stagione, sperando in un tentativo di rimediare agli errori commessi.

elle05

Episodi visti: 25/50+ --- Voto 8,5
Non un capolavoro, non un'opera eccellente, comunque un ottimo prodotto: "Re:ZERO" è in grado di intrattenere egregiamente lo spettatore e in alcuni frangenti riesce a colpirlo ed emozionarlo.

Avvolto dalle ombre del mistero e spinto da un soprannaturale potere, il giovane Subaru si ritrova a vivere nel quotidiano vicino ad Emilia, divina fanciulla, candidata alla selezione reale, di cui il ragazzo non può non invaghirsi.

La storia si evolve con le insidie e i pericoli offerti dal clima di tensione in cui la selezione si svolge, e costringe il malcapitato Subaru a mettersi alla prova con un potere che rischia di risucchiarlo nel buco nero della follia. Vivere. E vivere, ancora, fino a quando un giusto destino non sarà consegnato alle persone che lo meritano. Subaru deve dunque misurarsi con una realtà più grande della sua, senza disporre dei mezzi necessari per sostenere un simile fardello, privo di un appoggio morale o di un aiuto esterno. Ma la forza dell'amore, si sa, vince su tutto. L'affetto che prova verso chi gli è caro lo obbliga a non desistere, gli impone di divincolarsi dalle ferree prese della disperazione e di spianare un sentiero fra gli spinosi cespugli della morte. In ciò consiste la virtù di Subaru, nella strenua opposizione a un fato apparentemente ineluttabile, nella volontà consolidata di proteggere a qualsivoglia costo chi gli è stato vicino. Comunque, sebbene ciò inevitabilmente lo porti a tradire segni di instabilità psicologica, la condizione di disagio mentale in cui versa viene amplificata oltremodo, allo scopo di impressionare il pubblico, risultando così alquanto stucchevole e seccante.

Emilia è il perno attorno a cui tutto ruota, la diafana luce che guida i passi dell'innamorato Subaru e che più di ogni altra possibile motivazione lo sprona a rovesciare le sorti di un mondo intero. Immagine idealizzata, Emilia rappresenta, se permettete, più che lo stereotipo di ragazza ingenua, il topos di donna angelo (non è un caso che sia bianca e pallida da capo a piedi). Nobile d'animo e di spirito sensibile, virtuosa e pura, il ricordo della sua immagine e dei gioiosi momenti trascorsi nella sua compagnia preziosa sono per Subaru la scintilla che scatena l'incendio della determinazione, nonostante il dissidio poc'anzi vissuto.

Menzione d'onore merita anche (purtroppo) Betelgeuse, personaggio totalmente non necessario, stereotipo abusato del completo folle e assetato di sangue, piazzato lì con il fine di insistere banalmente sui temi della pazzia e del male.

L'approfondimento psicologico dei personaggi, per quanto accennato, non è sufficiente, e questo impedisce alla serie di compiere lo step che intercorre tra un ottimo anime e un'eccellente opera. Infatti, un episodio completo viene dedicato al problema dell'analisi della psiche dei personaggi (Subaru e Rem), ma per il resto l'indagine introspettiva lascia a desiderare. L'animazione e la grafica, al contrario, colpiscono in positivo per l'eleganza, la graziosità e la limpidezza dei disegni.

In definitiva, "Re:ZERO" è un anime che consiglierei a chiunque. Offre alcuni spunti notevolmente interessanti, sebbene contenga alcuni aspetti evitabili e banali. L'impressione complessiva è comunque molto buona e il voto che gli assegno è 8,5.


 1
Ataru Moroboshii

Episodi visti: 25/50+ --- Voto 6
Luci e ombre in questo anime: da un lato abbiamo una storia discreta e l'espediente narrativo da "giorno della marmotta", che, pur essendo ultimamente abusato, garantisce all'autore enorme spazio di manovra nella trama. Spazio che viene gestito molto bene: gli happy end coesistono in questo modo con gli scenari peggiori, accontentando ogni tipo di spettatore. Dall'altro lato però abbiamo un enorme problema con i dialoghi: lunghi, prolissi e inutilmente ridondanti, riescono nel poco invidiabile primato di impiegare ben venticinque minuti per esprimere qualche semplice concetto su cui ci si poteva soffermare un decimo del tempo. Parlo della terribile puntata 18, che mi ha fatto considerare il 'drop' a tre quarti della storia. Anche il protagonista segue questo andamento: a volte è un personaggio indovinato, originale e spiritoso, altre volte, nel tentativo vano di dare pathos alla vicenda, si trasforma in un lamentoso e piagnucolante Shinji Ikari. Questi lunghi scambi incrociati di autocommiserazioni fra il protagonista e le sue due 'squinzie', più simili a quelle di una telenovela brasiliana che a quelle di un anime, sono il motivo principale per cui non mi sento di consigliare questo altrimenti discreto anime.


 7
FrankTitan

Episodi visti: 25/50+ --- Voto 9,5
Fin dal primo trailer aveva catturato l'attenzione di tutti, poi dalla messa in onda tutto è partito, e tuttora "Re:Zero" è considerato uno dei più grandi successi d'anime del 2016.
Cominciamo adesso con la recensione.

La trama: catapultato in un mondo fantasy, il giovane Subaru Natsuki viene aggredito da un gruppo di loschi banditi. Ad aiutarlo è una mezzelfa dai capelli argentati di nome Emilia, il cui obiettivo è diventare la prossima regina del Paese in cui si trovano, Lugunica. Scoprendo che la sua salvatrice è sulle tracce di una giovane ladra che le ha rubato un oggetto, in segno di riconoscenza Subaru si offre di darle una mano, mettendosi anche lui alla ricerca dell'oggetto. Deve essere chiara una cosa, comunque, prima di continuare: la trama non è tutto, anche l'animazione e tutto il resto hanno la loro importanza. Il nostro protagonista Subaru non potrà mai immaginare le disgrazie che dovrà vivere in seguito; ovviamente però non ci saranno solo eventi drammatici, ma anche comici, certe volte, nel corso della storia nei venticinque episodi. Per come è molto chiaro fin dal primo episodio (e non è da considerare uno spoiler devastante vero e proprio), il potere che acquisisce Subaru Natsuki nel mondo dove è stato catapultato è il potere di tornare in vita ogni volta che morirà, riavvolgendo il tempo e riprendendo conoscenza in un momento imprecisato del passato, senza perdere i ricordi delle linee temporali precedenti. Consapevole dei vantaggi e svantaggi di una tale peculiarità, Subaru intraprenderà dunque una pericolosa avventura per salvare e difendere non solo Emilia, ma anche altre persone con cui legherà lungo il cammino. Senza altri ulteriori spoiler, e per finire con la trama, posso dirvi tranquillamente questo, casomai doveste ancora vederlo: abbiate pazienza, all'inizio è comprensibile notare certi buchi nella trama; una volta visti tutti gli episodi, vi assicuro però che, se riguardate certi episodi, in determinati punti potrete notare alcuni dettagli a cui non avevate fatto caso inizialmente. Poi preparatevi mentalmente agli episodi 15 e 18... specialmente al 15, che è da far lasciare a bocca aperta lo spettatore.

Parliamo ora dell'animazione: l'anime è animato da uno studio ben noto (White Fox). Lo studio d'animazione giapponese White Fox è molto apprezzato a livello mondiale, soprattutto ben noto per le sue opere come "Steins;Gate" e "Akame ga Kill!" Fin dal primo episodio notiamo un'animazione ben curata per i paesaggi, le strutture, i personaggi, ma è specialmente il design in generale che colpisce molto; l'animazione poi è molto fluida. Però, da un certo episodio in poi, sarà ben noto a tutti che certe scene saranno in CGI (la sigla CGI è un'applicazione nel campo della computer grafica o, più specificatamente, nel campo della computer grafica 3D per la resa degli effetti speciali), ma nulla di drammatico, tranquilli, anche la CGI è ben curata in "Re:Zero".
Ora passiamo al sonoro: l'autore dietro alle musiche di "Re:Zero" è Ken'ichirō Suehiro. Per creare una colonna sonora epica, piena di suspense adatta ad ogni scena, l'artista si è ispirato a Hans Zimmer e anche a Ennio Morricone.

In conclusione, che sia stato sopravvalutato o meno, "Re:Zero" è semplicemente un anime che vale la pena guardare; nonostante qualche difetto nella trama, rimane un'opera di grande qualità, che non è facile trovare ogni anno. L'anime, per chi se lo fosse chiesto, è arrivato fino al volume 9 con la light novel.


 7
PokeNew

Episodi visti: 25/50+ --- Voto 9
Prima di iniziare questa recensione, vorrei fare una premessa: questo è il primo anime in assoluto che recensisco, quindi vi chiedo un minimo di comprensione.

"Re:Zero" è un anime della stagione primaverile-estiva che mi ha colpito particolarmente per il protagonista fuori dai canoni del genere, ma è meglio partire per ordine.
La trama racconta le vicende di un giovane NEET, Subaru Natsuki, che si ritrova improvvisamente in un mondo fantasy popolato da varie razze; qui incontra Emilia, mezzo elfo dai capelli argentei, mal vista dalla gente a causa della sua somiglianza con Satella, una strega antica. Fin qui nulla di troppo originale, se non fosse che il protagonista è in grado di tornare indietro dalla morte, un'abilità terribile ma allo stesso tempo grandiosa che lo aiuterà in molte occasioni.

Ora passiamo ai personaggi, che ritengo ben caratterizzati, seppur con i soliti cliché, ma colui che ho apprezzato di più è stato Subaru stesso, che non è né un eroe né tantomeno un guerriero, ma un semplice NEET dal pessimo carattere che si ritrova trasportato dagli eventi della trama, che a un certo punto subisce una crescita psicologica molto profonda. Ovviamente Subaru non è l'unico personaggio degno di nota, ma lascio a voi il compito di scoprire con i vostri occhi il resto dei personaggi.

Sul lato tecnico non ho nulla da obbiettare, anche se devo purtroppo ammettere che verso la fine ho trovato dei cali nei disegni, seppur con ottime animazioni.

Nel suo insieme "Re:Zero" è riuscito a trasportarmi con sé, grazie soprattutto ai suoi personaggi e ai vari eventi, riuscendo a sorprendermi, quindi non posso che consigliarlo.
Grazie a chi avrà avuto la pazienza di leggere questa recensione, scritta da un dilettante come me.


 6
dmd79

Episodi visti: 25/50+ --- Voto 8
"Re:Zero - Kara Hajimeru Isekai Seikatsu" è un anime controverso, uno di quelli che fatica a lasciarti indifferente: o lo ami o lo odi, le vie di mezzo non ci sono. Forse proprio questa sua peculiarità ha spinto molte persone a guardarlo, decretandone così, nel bene o nel male, il suo successo.

Gli elementi di fondo dell'anime non brillano sicuramente per originalità, ma ci sono alcuni aspetti inediti e accattivanti, su tutti il carattere inusuale del protagonista e i "respawn" in caso di morte, vero fulcro attorno a cui ruota l'anime.
A differenza di molte opere sul genere, il protagonista non è infatti il classico eroe "over-power" dotato di un qualche potere devastante in grado di sovvertire da solo le sorti degli scontri, ma è un mediocre che non eccelle in nulla, uno sbruffone capace solo di appoggiarsi agli altri e trarre "insegnamento" dalle proprie morti. Per questo motivo Subaru finirà spesso col rintanarsi dietro bieche scuse per giustificare le sue mancanze e fallimenti, rendendolo sicuramente meno 'figo' di molti suoi "colleghi" ma proprio per questo più credibile e "umano". La condizione psicologica del protagonista è poi destinata a peggiorare ulteriormente nel tempo a causa delle sue morti cruente e del dolore psico-fisico che le accompagna, rendendolo ancora più fragile e in alcuni frangenti spingendolo al limite della pazzia.

Questo suo carattere secondo me rappresenta uno dei pregi dell'opera, però mi rendo conto che può essere allo stesso tempo anche il suo tallone d'Achille... i suoi continui piagnistei e sbalzi d'umore risultano infatti eccessivi e talvolta irritanti, motivo per il quale molte persone hanno puntato il dito contro "Re:Zero". Tuttavia è proprio il saper cogliere e apprezzare la natura del protagonista la chiave di volta in grado di trasformare "Re:Zero" da anime "normale" in qualcosa di particolare che merita di essere visto.
Subaru è questo, nel bene e nel male... così è stato voluto e così appare dalla prima puntata. Semmai la cosa che può far un po' storcere il naso è il cambio di registro fin troppo repentino che avviene nella parte finale dell'anime, ma qui mi fermo per evitare spoiler.

Numerosi sono i personaggi secondari, tra cui alcuni veramente belli e carismatici, ma, a conti fatti, risultano tutti abbastanza piatti, più che altro perché non vengono adeguatamente approfonditi, ed è un peccato, considerato che con venticinque episodi il tempo probabilmente ci sarebbe stato. L'unico che viene sviscerato a dovere è Rem, ragazza adorabile che emerge dalla massa sia per la sua evoluzione nel corso della storia che per la sua disarmante dolcezza e devozione.

Una parolina sul finale: senza scivolare in spoiler, posso dire che è piacevole e conclusivo, anche se la storia è sicuramente aperta e lascia quindi spalancato un portone per un'eventuale seconda stagione che, personalmente, spero venga messa in lavorazione presto.

In chiusura un cenno sul comparto tecnico, davvero di prim'ordine. Ottime le ambientazioni e i disegni sempre molto colorati e particolareggiati, così come di ottima fattura sono le animazioni e in generale gli effetti. Una perla la parte audio: suono avvolgente, OST veramente bella e d'atmosfera con opening ed ending eccezionali, soprattutto le prime.

In definitiva, "Re:Zero" non è sicuramente un capolavoro né si presenta esente da difetti, ma è un anime affascinante, che mi ha saputo catturare dal primo episodio e che ha affrontato il genere da una prospettiva un po' diversa dal solito. Per questo motivo a mio giudizio merita di essere guardato. Voto: 8+


 3
Andyno

Episodi visti: 25/50+ --- Voto 7,5
Un'occasione persa. Gli ingredienti ci sono tutti: idea di base buona anche se non innovativa (la possibilità di modificare gli eventi mediante salti temporali), ambientazione fantasy, ottimi character, belle musiche. Però, arrivati alla fine, rimangono come due macigni: il mancato approfondimento dei personaggi secondari (ci viene narrata soltanto la storia di Rem) e una inverosimile crescita di carisma del protagonista che - diciamocelo - per buona parte del cartone animato è quasi irritante, benché non manchi di autostima. Anche il finale pare piazzato lì senza convinzione, poteva essere usato anche dopo altri venti episodi senza cambiare di una virgola.
Peccato. Anche se un merito innegabile "Re:ZERO" ce l'ha, ci ha consegnato Rem: era dai tempi di Rei Ayanami che non avevamo un'eroina dai capelli azzurri così intrigante.


 6
Nanaishi

Episodi visti: 25/50+ --- Voto 9,5
All'inizio credevo: "Guarda, una copia di "No Game No Life"!"
In effetti lo sembrava all'inizio, per poi cambiare totalmente. L'anime ti immerge in questo mondo fantasy, dove descrive perfettamente tutto ciò che i personaggi provano.
E finalmente non c'è il protagonista 'figo' che attrae tutte le donne di questo mondo, ma un semplice ragazzo che agli altri appare un po' spaventoso, ma che si impegna a proteggere l'amata (beh, l'amore dà sempre un tocco in più, eh!). Il suo carattere non è quello di un paladino della giustizia, ma di un ragazzo normale con delle paure, ed è una cosa molto positiva, anche se per Emilia farebbe di tutto.
I personaggi prima sembrano essere stereotipati, per poi essere approfonditi e scoprire che hanno un proprio carattere.
L'anime ti lascia con il desiderio di scoprire cosa c'è dietro questo ritorno alla morte; in genere mi stufo a vedere venticinque episodi, ma questo ti dà davvero la voglia, lasciandoti con il fiato sospeso alla fine di ogni episodio. Il mistero, la paura e i legami tra i personaggi sono ben descritti e il tutto è ben bilanciato.
La grafica è bella, ma ho visto di meglio.
Uno dei più begli anime che abbia visto. Spero esca la seconda stagione!


 5
Moncio

Episodi visti: 25/50+ --- Voto 8,5
E' un anime veramente bello che fa risaltare la pazzia del protagonista nella maledizione che subisce, senza lasciare senza senso il proseguimento della trama. I rapporti di amore/amicizia che il protagonista instaura con gli altri personaggi sono ben fatti, soprattutto quello che ha con Rem.
Infine, non lascia nulla a desiderare e, quando arrivano le scene veramente drammatiche, lì il cuore si fa sentire! Non è consigliato però a coloro a cui non piace vedere dei morti durante lo svolgimento della storia. Insomma, è uno di quegli anime che bisogna vedere assolutamente... soprattutto se vi piace l'avventura con un misto di sentimentale!
Voto: 8,5. Disegni: 9.


 3
winterbird

Episodi visti: 25/50+ --- Voto 7,5
Vorrei iniziare a recensire l'anime partendo da tutti quegli elementi positivi che mi hanno spinta a vedere tutti i venticinque episodi in un periodo brevissimo.
Sebbene si tratti di una serie molto cruda soprattutto in alcuni episodi, "Re:ZERO Kara Hajimeru Isekai Seikatsu" ha tutti gli elementi di un bell'anime: una buona storia di partenza della quale sembra impossibile prevedere/indovinare alcunché prima che sia reso volontariamente evidente dal susseguirsi degli episodi; non è né troppo breve né diluito; apporta continuamente nuova suspense senza rendersi eccessivamente angosciante (a parte in alcune scene che, ripeto, sono davvero molto, molto crude); ha un character design morbido, semplice e attraente sotto tutti gli aspetti; la colorazione è delicata ma fantasiosa, trattandosi di un fantasy (ad esempio per quanto riguarda il colore dei capelli di alcuni personaggi); nessun elemento viene esagerato né prende il sopravvento sugli altri nel corso dell'anime (si hanno amicizia, risentimento, perdono, fiducia, amore, paura, crudezza, malvagità, bontà... ma nessuno di questi in alcun momento adombra gli altri, lasciando che quelli coesistano con esso).
I personaggi non sono assolutamente esseri privi di sentimenti o eccessivamente caricati di magia, potere, discernimento, distacco; nessuno di loro può ricevere il nostro plauso assoluto, in quanto fortunatamente non si tratta di personaggi super-eroici e impossibili (pur nella loro dimensione fantastica e intrisa di magia), ma piuttosto di personaggi verosimili e psicologicamente complessi, ma anche estremamente ravvicinabili per quanto riguarda emozioni e sentimenti, ovvero perfettamente simili a normalissimi esseri umani in quanto a psiche e cuore.
La colonna sonora è adatta e piacevole senza essere fastidiosamente "onnipresente" (ci sono anime un po' seccanti in questo senso, ma per fortuna non è questo il caso).

Personalmente mi sentirei di dare un voto piuttosto alto, nonostante sicuramente non possa definirsi l'anime più bello della storia (ci mancherebbe, manca troppa poesia!), se non fosse per quello che definirò come lo "scivolone finale" di "Re:ZERO". Non voglio fare spoiler di alcun tipo, per cui mi limiterò a qualche accenno il più incomprensibile possibile per chi ancora non ha visionato la serie fino alla fine (io consiglio comunque a chi non avesse finito di vedere "Re:ZERO" di non leggere quanto segue però, nonostante non si tratti di un vero spoiler).
Trovo inaccettabile che rimangano dei buchi secondo me non spiegati a dovere nell'ultimo episodio. Laddove dovrebbe essere finalmente arrivato il tempo della chiarezza, apparentemente ci si dimentica del tutto di spiegare le motivazioni che hanno spinto la strega a richiamare questo comunissimo ragazzo da un mondo parallelo e a farlo ricominciare di volta in volta, donandogli quello che lui stesso chiama "ritorno dalla morte" per tutta la lunghezza dei venticinque episodi; ci si dimentica addirittura di spiegare la relazione fra il mondo del ragazzo, Subaru Natsuki, e quello del mezz'elfo dai capelli argentei (sicuramente questa strega vorrà qualcosa da questo mezz'elfo, o no? Ma non sarà mai dato sapere cosa esattamente abbia voluto ottenere, così come non sarà mai dato sapere in che modo la morte delle "dita" abbia inciso su di lei e sul suo piano apparentemente malvagio ma di cui non vengono mai fornite informazioni esaurienti). E' come se l'anime venisse lasciato nel mistero in attesa di una seconda e ultima stagione, di cui per quanto mi riguarda però non si sa ancora un bel niente. Altro elemento di confusione a mio avviso è il personaggio dello spirito superiore, di cui non si capisce bene l'identità sempre per le stesse motivazioni: ci si avvicina a conoscere il personaggio un po' meglio in un solo episodio... per poi rimuovere tutto un'altra volta e ricominciare (davvero) da zero, ossia fingendo che le domande aperte con quel singolo episodio e riguardanti il suo ruolo più nascosto nella storia non siano mai state provocate.
Insomma, un anime con un altissimo potenziale, ma si perde in un modo assurdo: Subaru comprende molte cose e riesce a leggere molti indizi che lo spettatore non può arrivare a comprendere con tale immediatezza... e va bene... ma sembra anche dimenticarsi di parecchi altri elementi che ci vengono mostrati in un attimo di simil-chiarezza che viene però rinnegato a partire dall'episodio successivo.

Avrei voluto dare a questa serie un voto altissimo, ovverossia 9, ma mi ritrovo a dover abbassare la valutazione per questo finale un po' troppo sempliciotto rispetto agli standard dei primi ventiquattro episodi; il voto che mi sento di dare purtroppo non può essere in alcun modo superiore a 7,5 (con la speranza che davvero ci sia una seconda stagione che spieghi e concluda, ed io possa ricredermi). E' stata davvero una delusione che mi ha lasciata e stordita e attonita, mai capitata una cosa del genere con un anime che sembrava promettere tanto!

P.S. Molto belle entrambe le sigle.


 2
GodspellTasha

Episodi visti: 25/50+ --- Voto 6
"Re:ZERO - Kara Hajimeru Isekai Seikatsu" è un anime che di sicuro avrete sentito nominare, dato e considerato l'enorme successo che ha avuto.

Il protagonista Subaru si ritrova immerso in un mondo con le fattezze fantasy senza una spiegazione, e non sa proprio come tornare al suo; pensando a un inizio di storia avventurosa per salvare belle fanciulle ne rimane però deluso, e scopre di avere il grandioso potere di tornare sempre e comunque in vita dalla morte in un "checkpoint", tuttavia non potrà parlarne con nessuno.

"Re:Zero" si presenta molto bene, ma ha diversi problemi a mio avviso. Innanzitutto l'anime risulta essere pesante per la prima metà, dato che ogni volta che Subaru muore ci mette più di un episodio per risolvere il problema che lo intrappola nel "loop"; non veniamo però sicuramente delusi dai colpi di scena che portano Subaru a morire in continuazione, che sì ci sono, ma si fanno troppo desiderare. La seconda parte dell'anime è decisamente più veloce, dove vediamo un Subaru sull'orlo della pazzia, combattimenti mozzafiato e altro ancora; non ci viene però svelato nulla. Mi spiego meglio. L'anime gioca molto su cose del tipo: "Ma come ha ottenuto 'sto potere Subaru?", "Perché succede questo e quest'altro?", ma non otterremo una vera risposta. Non sappiamo come mai certi personaggi hanno sangue reale, anche se prima erano dei poveracci, non sappiamo assolutamente nulla ed è davvero un peccato, perché l'anime si perde molto in questi loop per capire cosa sta uccidendo Subaru, invece di approfondire il mondo dove è stato trasportato o ogni domanda che questo anime genera. Ci viene accennato che ci sono draghi potentissimi, una strega malvagia che la popolazione odia, ma non c'è nessun approfondimento.

Passiamo ai personaggi di "Re:Zero", e anche qui purtroppo ci sono pochi approfondimenti, addirittura sui protagonisti. I personaggi che più hanno avuto fama, infatti, sono quelli più caratterizzati, in particolar modo Rem, che ha fatto proprio furore; purtroppo però tutti gli altri personaggi sono ben poco caratterizzati, addirittura Emilia, che possiamo definire co-protagonista a momenti: non sappiamo la sua storia, cosa l'ha portata a scegliere la strada che ha scelto ecc. Dei personaggi secondari invece non parliamo, sappiamo il loro nome e ringraziamo, non sappiamo i loro piani, i loro poteri o che tipo di persone sono ecc., un vero peccato.

In compenso la grafica e le colonne sonore fanno faville, veramente stupende e meravigliose, però ovviamente non bastano per dare un voto eccellente all'anime, che pecca sulla trama lenta, su molti misteri irrisolti e su personaggi poco caratterizzati.

Consiglio però a tutti di guardare "Re:Zero", non tanto agli amanti degli anime fantasy, ma solo per cultura generale: dato che quest'anime ha fatto e fa ancora parlare tanto, non si può ignorare.


 7
Sguaida

Episodi visti: 25/50+ --- Voto 5,5
"Re:ZERO" mi ha deluso parecchio, e sotto più di un aspetto. Parto subito col dire che il mio giudizio finale, 5,5, è una media pesata nata dai giudizi separati delle due tranche in cui si può vedere: una prima sezione da 5 che comprende i primi diciassette episodi, una da 6,5 che va dall'episodio diciotto al finale.
Espongo per punti e in maniera schematica le pecche che ho riscontrato, tutte concentrate nella prima sezione dell'anime:

1) vicende, trama, intreccio, narrazione. In generale ho trovato sfiancante la serie: nonostante abbia letteralmente visto di tutto, in fatto di animazione, questa è stata una dei pochi prodotti ad avermi annoiato e prostrato tanto. Demerito innanzitutto di quei "respawn" che costituiscono il potere del protagonista. Certamente si tratta di una scelta originale, e oserei dire necessaria, per renderci partecipi delle sue innate capacità, eppure penso che serva ahimè soprattutto ad appesantire la narrazione. Esempio pratico, i primi otto episodi: due vicende principali ripetute tre-quattro volte ciascuna quasi senza distinzioni sostanziali, alle volte addirittura con dialoghi analoghi di caso in caso. No, troppo per i miei gusti. E, sempre parlando di narrazione, trovo che la natura in sé di questa prima tranche sia abbastanza piatta, se non si considerano quei momenti in cui l'azione arriva e degenera in splatter. Episodi tutt'altro che sensazionali, difficilmente memorabili, che assumono un minimo di interesse solamente quando si aggiunge un poco di adrenalina. Ovviamente anche in questo caso ci sono delle mancanze, ma è sicuramente un passo in avanti (anche se piccolo) rispetto alla normalità costituita dalla parte iniziale e centrale di ogni episodio;

2) personaggi e loro caratterizzazione. In questo ambito, trovo siano state fatte due scelte diametralmente opposte, ma ugualmente poco azzeccate. Partiamo dal protagonista, Subaru, che in questi diciassette episodi emerge come figura singolare nell'intero panorama dell'animazione: un personaggio al limite dello schizofrenico, in cui si alternano stati d'animo positivi ad altri più foschi. Il momento prima è dolce e smielato, quello successivo è meschino, egocentrico, spocchioso. Una scelta quindi inusuale, insolita, originale. Il risultato è comunque un personaggio che si fatica ad apprezzare non solo per i suoi sbalzi d'umore (dategli del litio, e in fretta), ma perché sa essere di una arroganza che lo rende repellente.
Per quanto riguarda gli altri interpreti, la scelta è stata esattamente l'opposto: niente più personaggi originali e controcorrente, ma rielaborazione degli ormai triti stereotipi in cui incappiamo in ogni commedia. Abbiamo quindi a che fare con una coppia di gemelle che (dolce combinazione) sono pure maid con tanto di divisa, una loli tra il kuudere e l'irascibile, un trap che per di più è pure furry, una mezz'elfa bella e carina ma un tantino lenta ad apprendere i sentimenti (sempre ben sbandierati) del protagonista, un signore del castello kitsch e "originale" (virgolette d'obbligo, visto che definirlo tale è riduttivo). Anche in questo caso, a me pare una scelta errata. Perché? Per il semplice fatto che non mi sembra nulla di necessario. Si è voluto insistere sul filone degli stereotipi, pur quando la tipologia dell'anime non lo richiedeva e non ne sentiva il bisogno. Fatta eccezione per le due gemelle (elemento questo abbastanza importante) il resto sono solamente fronzoli, abbellimenti fatti a mio parere più per attirare lo spettatore che per effettiva necessità.
Anche la caratterizzazione psicologica dei personaggi lascia a mio parere un bel po' a desiderare. Detto del protagonista che rasenta lo psicotico, solamente in rari casi si trova un minimo di contesto socio-psicologico negli altri personaggi. Conosciamo un pochino i patemi d'animo della dolce Emilia, conosciamo l'attaccamento fraterno tra le due maid e la loro storia passata e, soprattutto, la sfera emotiva di Rem, arriviamo persino a conoscere il passato dello spadaccino Wilhelm: il resto è rasente al nulla, personaggi senza storia, senza passato, senza emozioni. Un po' troppo poco, a parer mio;

3) tematiche. "Re:ZERO" non è un anime che affronta tematiche; ne parla, certamente, le presenta allo spettatore, ma da qui a dire che le affronta è un altro paio di maniche. La solitudine di Emilia, le tensioni di Subaru, le emozioni di Rem: vengono portate all'attenzione dell'astante ma non vengono estratti, esaminati, trattati, ridotti ai minimi termini e poi superati, come invece si fa in altre serie, più profonde e valide sotto questo aspetto. Se vogliamo dirla tutta, "Re:ZERO" è un anime che racconta, ma non trasmette.
E personalmente, sempre calcando su questo elemento, ho fatto fatica anche a impersonarmi nei personaggi. Insomma, solitamente si fa gioco-forza proprio sulla trattazione di sentimenti e tematiche per far incarnare lo spettatore in un personaggio e farlo avvicinare maggiormente alle sue emozioni. In questo caso niente. Non sono un cuor di pietra, ci sono stati tanti anime con i quali ho saputo sciogliermi grazie a questo meccanismo, ma in questo caso non ci sono proprio riuscito. Sotto questo aspetto è piuttosto ermetico, chiuso. Anche in quell'unica situazione in cui Subaru espone il suo Io più intimo attraverso un'autoanalisi da campione, l'episodio diciotto, non sono riuscito neanche un poco a sentire come miei i suoi pensieri, le sue paure, le sue ansie. E non è un difetto da poco, questo, a mio parere: un prodotto, come questo, che racconta ma non trasmette, secondo me è incompleto, e non mi appassiona quanto fanno invece altri.

Per onor di cronaca, è giusto ricordare anche quelle otto puntate in cui si è visto un effettivo miglioramento, secondo i miei standard. L'episodio diciotto, di cui prima parlavo, rappresenta il vero e proprio "plot twist" della serie, con il protagonista che cambia drasticamente modo di fare e soprattutto modo di essere, cosa buona e giusta viste la sua presunzione e la sua intermittenza psicologica. Come dicevo, si tratta di otto episodi migliori dei precedenti diciassette, ma non per questo buonissimi a prescindere. Una presenza più cospicua di azione, unita a un Subaru reinventato e a qualche sentimentalismo non troppo spinto, contribuiscono a rendere il tutto più scorrevole e digeribile, ciononostante non si tratta di episodi particolarmente memorabili o di successo garantito.

"Re:ZERO" è quindi un anime che mi ha insoddisfatto tanto. Ma tanto al punto che quelli che in altre circostanze avrei definito elementi negativi (per dirne due, un progetto di base tutt'altro che originale e la passività con la quale i personaggi secondari assecondano richieste e idee di un perfetto sconosciuto tra l'altro senza qualifica alcuna, come fosse la normalità) in questo caso si perdono come gocce in un oceano.


 6
Tacchan

Episodi visti: 25/50+ --- Voto 6
<b>Attenzione: la recensione contiene lievi spoiler</b>

“Re:Life in a Different World from Zero” è una serie tratta da una light novel che, come spesso accade, parte da un’idea carina e originale. Il problema che ho più volte notato in questo genere di prodotti è che l’interessante spunto iniziale viene velocemente compromesso da un intreccio narrativo che non riesce a reggere le aspettative iniziali e, spesso, da personaggi eccessivamente stereotipati o, comunque, costruiti a tavolino per ammiccare ai gusti del fandom. “Re:Zero” sarà un’eccezione o rafforzerà la mia convinzione? Sono certo che avrete già notato il voto della recensione e pertanto saprete che il mio giudizio si avvicina alla seconda opzione, eppure “Re:Zero” ha i suoi buoni momenti. Ma andiamo con ordine.

La serie inizia in modo frizzante e rapido, senza dare grosse spiegazioni: Subaru esce da un market e si trova in un mondo fantasy. Dopo un po’ di spaesamento, si mette subito nei guai e viene ucciso. Scopre così che, in caso di morte, rinasce tornando indietro nel tempo a un “checkpoint” e ha una nuova possibilità per raggiungere il successivo. A parte questo non trascurabile potere, rimane il solito ragazzo mediocre, senza particolari doti magiche o di combattimento. In realtà si dimostra, in questo mondo, anche abile a fare quello che nella vita reale sembra riuscirgli in modo disastroso, ovvero attirare l’attenzione degli esseri viventi del sesso opposto; in particolare, viene in contatto con Emilia, mezz’elfa della quale si innamora immediatamente.

Tale premessa si concretizza a livello di formato in alcuni loop che coprono l’arco di diversi episodi. Il primo, piuttosto breve, è quello che ho trovato più efficace e meglio realizzato, forse complice anche la novità e il fatto che non è mai stata forzata la mano su situazioni troppo paradossali. “Re:Zero” parte alla grande, con un ritmo frenetico, un bel character design e con un grandissimo potenziale a livello di sceneggiatura. Sfortunatamente il secondo loop prende una piega che ho poco gradito, il ritmo rallenta, i personaggi si danno al ‘cazzeggio’ e ci si avvicina al genere harem, con il nostro protagonista che è intento a provarci con la sua amata. Nel mentre fa conoscenza, con un discreto successo, anche con altre donzelle. Ancor più irritante la struttura episodica che acquisisce, ovvero gli avvenimenti interessanti avvengono a fine episodio, appena prima della sigla finale, in modo di creare interesse per l’episodio successivo che, tuttavia, inizia annullando il climax, proponendo un’ampia dose di avvenimenti di scarso interesse. A sua volta vi piazza un nuovo elemento scioccante negli ultimi minuti, lasciando gli approfondimenti, che in realtà non saranno adeguati alla aspettative, al successivo. Il secondo arco va avanti fino a circa a metà serie in questo modo, diventando solo leggermente più ritmato e, dal mio punto di vista, più sopportabile nelle sue battute conclusive.
Il terzo arco esce per fortuna da questa spirale distruttiva, la sceneggiatura torna a focalizzarsi sulla trama globale e sull’ambientazione, esattamente dove avevo intravisto delle potenzialità. Vengono abbandonate le tematiche da harem e si cerca di dare un respiro più ampio agli avvenimenti, presentando le altre pretendenti al trono. Le intenzioni sono ottime e a livello di trama si aprono scenari interessanti, il problema sono le modalità con cui le candidate annunciano i loro “programmi elettorali”: mi è toccato assistere a dei dialoghi veramente ridicoli e paradossali, più da mercato o da osteria che da sala del trono. Il tutto si conclude con uno ‘sclero’ di Subaru che risulta, più che convincente, ridicolo: a livello di personaggio poteva essere un passaggio coerente, ma le motivazioni e le frasi uscite dalla sua bocca risultano poco credibili, così come lo sono i suoi toni. Dopo un paio di episodi in cui l’anime torna in parte a convincere, c’è uno ‘sclero’ ancora più noioso e logorroico, con un episodio totalmente dedicato alla ricostruzione morale del protagonista, che in effetti da quel momento dimostra di avere ritrovato le palle. Ancora una volta, se sicuramente a livello di personaggio, viste le vicissitudini passate e quello che era abituato a fare sulla Terra, il comportamento ci sta, i problemi sono la resa dell’episodio, i dialoghi e la situazione che lo scatena. Il lungo monologo è scritto in modo incoerente e un po’ sconclusionato, lascia un retrogusto amaro, come se il tutto fosse costruito in modo artificioso e pretestuoso. Per fortuna la serie, da questo punto, cresce: Subaru riesce a mettere in pratica un piano ben pensato e strutturato, vi è uno scontro ben raccontato che occupa un paio di episodi e ci si avvia verso il finale dove, a parte un nemico inutilmente logorroico e caricaturale, la serie scorre in modo convincente.

La vera nota dolente, almeno per quel che mi riguarda, di “Re:Zero” sono i personaggi. Sin dalla sigla iniziale è chiaro come, per i miei gusti, la loro forte stereotipizzazione sarebbe stata un problema e, in effetti, il mio timore si è concretizzato all’inizio del secondo arco: mi vengono presentate due maid, che si vanno ad aggiungere alla mezz’elfa carina e dolce. Come se non bastasse, con loro arriva pure una loli e, più avanti con gli episodi, seguiranno altri stereotipi. Il problema si ripete anche per i personaggi maschili, a cui viene incollato uno stereotipo di qualche tipo. Tutti coloro che hanno un ruolo di rilievo hanno una caratterizzazione eccessiva: il protagonista è l’otaku, il signore del castello è super-eccentrico, il nemico per forza un malato mentale irrimediabile e logorroico, ecc. Si tratta ovviamente di una valutazione soggettiva, personalmente non amo vedere queste forzature e mi danno fastidio, ma, se per esempio vi piacciono le maid, Rem probabilmente la adorerete. Per il sottoscritto, che cercava una trama di spessore e dei personaggi con una caratterizzazione psicologica credibile e ben costruita, “Re:Zero” è la desolazione completa.

Ancora una volta, come con “Gate” o “Sword Art Online”, nella mia eterna ricerca di un buon fantasy sono finito a farmi ingannare dal buon incipit dell’anime, per poi trovarmi intrappolato in una serie che assolutamente non è nelle mie corde. In questo, “Re:Zero” si è dimostrata migliore dei titoli che ho citato, certe parti sono in effetti state piacevoli, da qui la sufficienza.

giacgiac

Episodi visti: 25/50+ --- Voto 5,5
Si è di fronte a un problema e, ahimè, è sempre lo stesso: saper riconoscere i propri limiti e giocare secondo le proprie possibilità, uno dei difetti più ricorrenti nelle serie d’animazione degli ultimi anni, tra le altre cose, in particolar modo se si prendono in analisi gli adattamenti delle light novel. Il punto essenziale sta proprio nell’adattamento, che mette sempre di fronte a un’ardua scelta: creare un prodotto fruibile in modo indipendente dall’originale o sfruttare al massimo il mezzo animato per incuriosire gli spettatori e stimolarli forzatamente all’acquisto di questo? Nell’ottica dello spettatore la prima è senz’altro la scelta più sensata, giacché un’opera monca lascerà sempre un po’ di amaro in bocca, ma le case di distribuzione ascoltano solo il portafogli, per cui prendere per i fondelli chi guarda, fargli annusare un po’ di trama per poi lasciata a mezz’aria e concludere con un nulla di fatto è ormai diventata la prassi. La bravura sta nel mascherare questo difetto, ossia nel prendersi gioco dello spettatore senza che quello se ne accorga. E in questo, “Re:Zero”, bisogna dargliene atto, è dannatamente bravo.
La parola magica in questo caso è il fanservice, ma non quello a sfondo erotico che ci si può aspettare dall’harem di turno, più quello gore e psicologico che ha fatto la fortuna di serie dall’opinabile valore intrinseco alla “Mirai Nikki” e soci. Sangue, violenza fisica e torture psicologiche, retorica spiccia, sentimenti urlati in faccia, rabbia e confessioni iperglicemiche. Un bel fritto misto di roba che all’otaku medio piace, eccome se piace. Aggiungiamoci ora il mistero - o mystery, come piace definirlo a chi vuole darsi un tono usando termini inglesi - e i cliffhanger, le scene lasciate in sospeso, gli episodi che terminano proprio sul più bello, una sorta di coito interrotto di emozioni che spezza bruscamente il piacere della visione per riprendere, quando va male, anche con un nulla di fatto nell’episodio successivo. Non dovrebbe stupire ora, prima ancora di sapere di che tratta, il perché “Re:Zero” piaccia così tanto. È lampante, l’astuzia.

Ricollegandosi alla corrente di romanzi per ragazzi in cui il protagonista è intrappolato in un mondo fantastico, la serie segue le vicende del giovane hikikomori Subaru Natsuki, catapultato senza apparenti motivi nel magico regno di Lugunica; se in un primo momento l’euforia per aver realizzato il suo grande sogno escapista prevale sullo sgomento, lasciando trasparire l’intenzione dello staff di non far prendere troppo sul serio la storia e servire un prodotto di puro e goliardico intrattenimento, con l’avanzare dell’intreccio questa viene meno, svelando e delineando la personalità del protagonista. Subaru è un inetto, testardo, ingenuo, egocentrico e spaccone, alle volte un po’ frignone, e per di più senza alcun potere magico o abilità fisica che possano essergli d’aiuto in battaglia; uno di quelli tutto fumo e niente arrosto, bravi a incantare gli sciocchi, ma non altrettanto capaci quando si tratta di passare all’azione. O perlomeno, questo vale per due terzi della serie, prima che gli autori lo trasformino magicamente in genio poliedrico capace di far pendere dalle proprie labbra le personalità più eminenti della nobiltà e dell’esercito del regno. Una dote però ce l’ha, quella della rinascita; ogni volta che muore, il protagonista riprende conoscenza in un determinato momento del passato, così, in un modo o nell’altro, attraverso parecchi tentativi, riesce a cavarsela per il rotto della cuffia e a sopravvivere in questo mondo nel quale ha deciso di ricominciare la sua anonima e vacua vita da zero. L’intento è quello di far capire, attraverso i cicli di sofferenza-morte-rinascita, che non tutti i mondi fantastici sono rose e fiori, che le persone muoiono quando vengono uccise e che nonostante i tentativi potenzialmente infiniti di Subaru, il dolore non è da sottovalutare. “Sword Art Online” ci aveva provato, con scarsissimi risultati, e “Re:Zero” rincara la dose facendo proprio del dolore il cardine di quel tipo di fanservice a cui alludevo prima. Due piccioni con una fava. A Subaru ne capitano di tutti i colori, muore in malo modo più e più volte e viene tradito ripetutamente da persone delle quali si fida. Ma, se all’inizio non sembra accusare di questo massacro, a circa metà della serie inizia il tracollo, le reazioni diventano sempre più plateali ed esagerate ed egli viene ridicolizzato sia da alcuni personaggi sia dal suo stesso atteggiamento. I cambi repentini dello stato d’animo e della psicologia, così contrastanti da risultare dissonanti tra di loro e non certo parte di un disegno lineare, ne mostrano prima il lato maniaco-vittimista, poi implodono in una catalessi tanto improbabile quanto fastidiosa, per riesplodere in forma di aggressività cieca e accidiosa follia e infine di nuovo in vittimismo e autocommiserazione a palate; in tutto questo non mancano le morti truculente, il gore fine a sé stesso, gli spargimenti di sangue e gli antagonisti tanto maligni almeno quanto stereotipati - e neanche in questo caso originali -, tutto per dare quella parvenza di maturità a un prodotto che invece risulta sempre più palesemente per ragazzini. E poi Subaru guarisce, basta una chiacchierata di quindici minuti e tutto passa, torna più forte e spavaldo di prima, furbo come non mai, con la situazione in mano e le carte giuste per salvare il regno e le sue donne. Se la mancanza di consequenzialità logica è prerogativa di questo tipo di fantasy, allora “Re:Zero” ne è il re.

La persona alla quale Subaru decide di votare la propria esistenza è Emilia, una specie di nobile emarginata sociale che a causa della propria etnia viene discriminata e mal vista dalla popolazione; il tutto avviene per motivi di somiglianza con la Strega Invidiosa, Satella, entità magica che in tempi passati ha semi-distrutto Lugunica. La gentilezza e l’aspetto angelico della giovane mezz’elfa dai capelli d’argento riescono a far breccia nei sentimenti di Subaru, il quale, proprio come gli spettatori, la eleva a oggetto del proprio culto personale, a donna angelo latrice di salvazione, sfruttandola come ancora per andare avanti in un mondo che, se in principio percepiva come Paese dei Balocchi, ora è più una Utumno in vesti moe. Emilia però si lascia avvicinare, corteggiare e proteggere dal suo cavaliere Don Chisciotte, troppo debole e di indole ingenua, nonché impegnata con le selezioni per governare il regno, per riuscire a chiedersi cosa mai lo spinga a rischiare la vita per lei.
Anche le due cameriere della ragazza rivestono un ruolo da comprimario nella serie: due demoniette molto carine e tenere che però, in preda ai cinque minuti, possono diventare altresì aggressive e sanguinarie come la ben nota Yuno Gasai; yandere una, tsundere l’altra, la prima prosperosa e la seconda meno dotata, entrambe in abiti da maid all’occidentale, una azzurra e l’altra rosa. Due stereotipi viventi il cui livello di abuso nella cultura pop giapponese è proporzionale solo al potere di infatuazione esercitato sul pubblico maschile - e perché no, pure quello femminile in parte. Rem, quella azzurra, è l’emblema del fanservice di cui parlavo prima, un vero e proprio feticcio per otaku, quel tipo di personaggio moe che può prenderti e farti a pezzi - ma con quel visino che si ritrova come fai a dirle di no? - e che quando sorride, arrossendo e chiudendo gli occhi, riesce a intenerire anche le pietre - e di scene del genere, appunto, la serie è satura.
I personaggi che si turnano al fianco del protagonista sono molti di più, tante pedine che vengono conquistate abilmente dal fascino celato e misterioso - perché certamente non è manifesto allo spettatore - di Subaru e che avvicinandosi al finale pendono sempre di più dalle sue labbra, quasi egli fosse un messaggero degli dei sceso in terra per salvarli.

Resta però il problema di fondo, di Emilia si sa poco o nulla, il suo passato è un mistero, i suoi veri obbiettivi anche, per non parlare del famiglio che porta sempre con sé, e le altre candidate al trono non godono di una sorte migliore, ovviamente, nessuna caratterizzata a dovere. Fanno tutte quelle due o tre comparse ciascuna, nelle quali sembra che debbano essere di chissà quale importanza ai fini della trama, e alla fine scompaiono lasciando il tempo che trovano; solo Crusch ottiene una caratterizzazione comportamentale decente, ma di un background neanche l’ombra. Di Betelgeuse poi è meglio non parlare, avrebbe fatto almeno ridere come caratterizzazione, se non fosse tanto grottesco nel suo masticarsi le dita. A salvarsi sono le due maid, Rem e Ram, e in parte il maggiordomo Wilhelm, se si prendono per buone quelle due o tre sequenze di flashback inserite stocasticamente nel bel mezzo di una battaglia. E poi c’è Subaru, di cui si ignora davvero tutto e che tuttavia riesce, nel suo essere congerie di sentimenti opposti e cozzanti, a passare per capolavoro di realismo psicologico agli occhi dei più.

Arriviamo al dunque: di per sé non è una brutta base quella di “Re:Zero”, per quanto in buona parte abusata e già vista più volte altrove, ma ciò che delude è come essa non venga sfruttata appieno per ridursi a mero sponsor per la serie di light novel. I misteri che avvolgono i personaggi e i retroscena di tutte le vicende che coinvolgono Subaru e il mondo in cui si trova non solo non vengono svelati, ma la carne al fuoco aumenta sempre di più. Sarà anche stata una trasposizione fedelissima, ma, se alla fine di una serie la trama viene lasciata così penzolante e le informazioni che lo spettatore può raccogliere sulla storia di protagonista, coprotagonisti, antagonista e personaggi secondari sono più o meno equivalenti a zero, allora la qualità dell’adattamento diventa davvero scarsa.
Però il fine ultimo è stato raggiunto, WHITE FOX è riuscita a creare un prodotto che ha provocato una crisi mistica in molti e che ha intrattenuto discretamente per più di metà serie anche chi riconosca tutti i difetti attribuibili alla serie stessa; graficamente sempre piacevole, ottimamente impacchettato, potremmo dire, con combattimenti e duelli frequenti che riescono a tenere alta la tensione. Quello che invece non va è la sceneggiatura, troppo semplicistica, e non sarebbe un grosso problema, se non venissero dedicati interi episodi a dialoghi inconsistenti e ridondanti tra i vari personaggi. Insomma, per ogni cosa buona che fa, “Re:Zero” sembra volersi tirare apposta la zappa sui piedi, partendo indubbiamente bene e decidendo poi di ballare sul filo della sufficienza per più di metà serie; sono stato in dubbio se concedergliela o no, se confidare che tutti i misteri e gli interrogativi che vedono la luce nella serie - e che già di per sé, restando irrisolti, condizionano parecchio il prodotto - trovino effettivamente una soluzione logica nella web novel originale, ma lo scetticismo alla fine ha prevalso e, seppur di poco, ho optato per l’insufficienza. Si sa, la speranza è l’ultima a morire, per cui mi accodo a chi sarebbe curioso di scoprire le nuove disavventure di Subaru e compagnia, se non altro per capire se l’autore dei romanzi, con l’avanzare della trama, qualche mistero intende svelarlo o si è proprio preso deliberatamente gioco dello spettatore per tutti e venticinque gli episodi.

npepataecozz

Episodi visti: 25/50+ --- Voto 8
"Re:Zero" era sicuramente uno degli anime più attesi del 2016 e il suo grande successo in termini di pubblico conferma che tali aspettative non erano affatto casuali. Personalmente amo molto questo genere, per cui il grande consenso che ha ottenuto non può che farmi piacere; allo stesso tempo però, proprio in virtù del gran numero di opere dello stesso tipo che ho visto finora, non riesco a trovare una risposta alla domanda più semplice: perché?
Sono consapevole del fatto che il pubblico si è diviso sul giudizio da dare su questo anime: da un lato abbiamo una folta maggioranza fatta di spettatori entusiasti, che additano "Re:Zero" come uno dei fantasy più belli di tutti i tempi; dall'altro abbiamo una minoranza critica, che giudica questo titolo come un mero prodotto commerciale privo di contenuti e molto incline alle scopiazzature. Chi ha ragione? Secondo me nessuno dei due.

Partiamo dai critici, perché il discorso che intendo fare riguardo ai presunti pregi di questo anime sarà molto più lungo e complesso.
L'argomentazione secondo cui "Re:Zero" sia un prodotto mainstream, a mio avviso, non dovrebbe nemmeno essere presa in considerazione: non capisco perché per essere bello un anime debba essere visto e apprezzato soltanto da una ristretta èlìte di appassionati. Si può essere belli e anche famosi, le due cose non sono affatto in contraddizione tra loro. Purtroppo, però, tra chi commenta c'è una certa inclinazione verso l'esaltazione dei prodotti di nicchia che li conduce verso un'aprioristica condanna verso tutto quello che supera un certo numero di spettatori o che rischia di creare una tendenza o una moda; tutto ciò li porta inconsciamente a ingigantirne i difetti e a minimizzarne (in certi casi si arriva anche alla negazione) i pregi.
Quanto ai contenuti non credo che si possa chiedere realismo e analisi sociale a una commedia fantasy: il suo scopo è solo quello di intrattenere e, da questo punto di vista, "Re:Zero" assolve pienamente al suo scopo.
Le scopiazzature, infine, sono tante ed evidentissime, per cui parlare di anime "originale" significherebbe essere in malafede. Ma si può creare qualcosa di veramente buono anche così: "Re:Zero", in particolare, attinge elementi da molte opere, anche molto diverse da loro, ma ha la capacità di posizionarle sulla scacchiera in un modo dannatamente efficace.
Anche molti riferimenti fatti ad anime a cui quest'opera si sarebbe ispirato sono sbagliati: "Re:Zero" ha poco o nulla a che fare sia con "Sword Art Online" (non è un MMORPG anime) sia con "Erased" (il fatto che il protagonista torni indietro nel tempo, tra l'altro con modalità del tutto diverse rispetto a quelle di Subaru, da solo non regge) sia con "Madoka Magica" (qui l'accostamento non l'ho proprio capito in verità); se vogliamo trovare delle pietre di paragone io suggerirei "Zero no Tsukaima" (un ragazzo viene evocato in un mondo fantasy e ne diviene l'eroe), "All You Need Is Kill" (per i loop temporali e il modo di sfruttarli) e "Higurashi no Naku Koro ni" (Rika torna indietro nel tempo dopo essere stata uccisa; in più c'è l'elemento splatter).

Fatte queste precisazioni, passerò adesso a spiegare perché tutto il successo ottenuto da "Re:Zero" è per me motivo di grande meraviglia.
In primo luogo, un problema che affronto sempre (potete controllare) in tutti gli anime in cui una persona viene improvvisamente catapultata in un altro mondo (in genere si tratta di MMORPG, ma le modalità in questo caso sono le stesse) è quello della sua reazione a questo evento. A mio avviso è molto sgradevole pensare che il protagonista possa rompere come se nulla fosse ogni legame con il passato; e in "Re:Zero", da questo punto di vista, si superano abbondantemente i limiti del buonsenso. Subaru sembra non aver mai avuto una vita precedente: mai un ricordo né di una persona cara né del luogo in cui è cresciuto né di qualche evento particolare; se la cava con qualche "detto del suo paese" che sa tanto di presa per i fondelli. Il fatto, poi, che lui non desideri tornare indietro non giustifica il fatto che lui non si ponga nemmeno il problema; in fondo, così come è entrato nel nuovo mondo senza una ragione a lui nota, così potrebbe uscirne senza un preavviso, e la cosa quanto meno avrebbe dovuto preoccuparlo.
In secondo luogo, le contraddizioni. Ce ne sono davvero tante e spesso sono davvero evidenti. Per citarne una, forse la più clamorosa, vediamo che a un certo punto il venditore di mele lo ringrazia per aver aiutato sua figlia. Ma questo era avvenuto in un altro percorso temporale; in quello in corso Subaru non aveva fatto ancora nulla e nemmeno lo farà, dato che Emilia aiuterà la bambina da sola (e infatti riceverà la spilla come ricompensa).
In terzo luogo la storia è sicuramente architettata benissimo, e spesso mi son trovato a ricredermi su alcune parti che avevo giudicato inutili e che invece col tempo rivelavano il loro senso e la loro importanza. Nonostante questo, però, la narrazione spesso diventa lentissima senza una ragione particolare; e questo fa nascere un certo senso di frustrazione nello spettatore meno paziente, che finirà per vivere i vari "loop" con molto fastidio.

Tutto questo, però, è sufficiente per poter affermare che il successo di questo titolo sia eccessivo? A mio avviso ancora no: in fondo "Re:Zero" ha una trama complessa e avvincente, fatta di momenti di azione ma anche di momenti di grande riflessione. Memorabile, ad esempio, è l'episodio composto da un solo lungo dialogo tra Subaru e Rem; non credo che sarà apprezzato da chi non ama gli anime in cui si parla troppo, ma non è il mio caso.
Subaru, poi, è un personaggio davvero intrigante: per sua natura è un ottimista un po' gradasso, e questo lo porta a dar vita a momenti molto divertenti; ma la parte più apprezzabile è quella in cui mostra la sua umanità, finendo per assumere atteggiamenti perfettamente coerenti con la realtà a cui si trova di fronte. Morire per poi tornare indietro non è la stessa cosa che usare una macchina del tempo, ma genera dolore fisico e stress mentale; e, come è normale e giusto che sia, i numerosi decessi e la visione, giorno dopo giorno, di sangue, morte e devastazione finiranno per compromettere gradualmente il suo stato mentale, fino a fargli sfiorare la pazzia.
Le battaglie, infine, sono appassionanti e soprattutto graficamente ineccepibili.

Tenendo conto di tutto questo, il mio giudizio sull'anime è molto buono. Però mi chiedo anche: "Che cos'è che "Re:Zero" ha e che gli altri anime dello stesso tipo non hanno e che giustifica il suo boom in termini di pubblico?". Oppure, rigirando la domanda: "In cosa peccano i titoli che ho visto finora, da renderli meno apprezzabili rispetto a "Re:Zero"?". Ed è a queste domande che, sinceramente, non ho saputo rispondere. Non ci troviamo di fronte a casi come quello di "Sword Art Online" o quello de "L'attacco dei giganti", il cui contenuto aveva elementi di originalità tali, da renderne prevedibile il successo; e, se è vero che questo "Re:Zero" possiede qualità importanti, esse non sono tali da creare un divario così netto con i suoi predecessori: la storia è sicuramente accattivante, ma non è poi così diversa rispetto al solito; i personaggi rappresentati sono abbastanza comuni, spesso stereotipati, e non hanno certo maggior carisma rispetto a quelli degli altri anime dello stesso tipo.
Insomma, grandissime differenze con altri ottimi titoli dello stesso genere personalmente non ne ho trovate. Ma allora, perché?

Eversor

Episodi visti: 25/50+ --- Voto 9
“Re:ZERO Kara Hajimeru Isekai Seikatsu”, una delle serie più vociferate della stagione primaverile-estiva 2016, nonché quella più attesa dal sottoscritto. Ho aspettato mesi, prima di potermela vedere per intero, ed eccomi finalmente qui, a commentare un anime che, a mio avviso, merita i complimenti ricevuti. Una storia fantasy delle più “canoniche”, trattata però in modo nuovo e originale, ricca di mistero e avventura.
L’opera consta di venticinque puntate, in cui i vari protagonisti (e saranno numerosi) avranno modo di esprimersi nel migliore dei modi, mostrandoci tutta la loro psicologia interiore, per quanto tortuosa e complicata. Proprio per questa maggiore profondità introspettiva, sono rimasto impressionato da “Re:ZERO”. Un anime che non si è fermato alla classica storiella fantasy con annesse belle fanciulle, ma ha dimostrato una maturità ben maggiore del previsto.

La storia incomincia nel nostro mondo, un’ambientazione tipica con un protagonista altrettanto tipico: Subaru Natsuki. Non ci viene raccontato molto di lui, ma si può già capire dall’atteggiamento che, per il proprio futuro, ha ben poche ambizioni. Poi, quasi all’improvviso, si ritrova catapultato in un mondo fantasy, nel bel mezzo di una strada affollata da draghi, mezzi-umani e via dicendo. Un cambiamento repentino, che riempirà il nostro eroe di entusiasmo.
Ecco la svolta che attendeva da sempre! Ora chissà quale potere acquisirà, chissà cosa diventerà in questo nuovo mondo. Un cavaliere? Un principe? Ma l’attesa lo innervosisce e, a quanto pare, nessuna dolce fanciulla arriverà a prenderlo. Si ritrova così a camminare per le strade impolverate della capitale, senza un soldo in tasca o una casa dove alloggiare.
Che sia questo il futuro splendente che lo attende? Ma, forse, il destino ha riservato per lui progetti ben più grandi e inspiegabili.

E dunque iniziamo proprio da lui, Subaru. Un ragazzo comune, amante di anime e videogiochi, che si ritrova catapultato in un mondo nuovo e magico. All’inizio è euforico, poi, però, si accorge che non tutto è perfetto, anche lì. La sua iniziale sbruffoneria scemerà subito, per lasciar spazio ben presto a una fragilità interiore davvero commovente. In effetti possiede un potere davvero sorprendente, ma, per quanto magnifico, comporta grandi dolori. Una volta morto, può tornare indietro nel tempo e ricominciare tutto da capo.
Fantastico, no? Peccato che ogni volta deve affrontare nuovamente il dolore della morte e i drammi che ne comportano. Si ritrova ad affrontare la vita come in un videogioco, ma tornare al punto di salvataggio non è poi così facile. Ci vogliono molti episodi per vederlo maturare e, lo ammetto, ho trovato veramente entusiasmante questo aspetto dell’anime. Subaru è un protagonista in costruzione, che cambia e muta dopo ogni errore. Cerca di migliorarsi, ma, nonostante i suoi sforzi, non sempre ce la farà.
Ottimi anche i personaggi secondari, tra i quali Emilia, la co-protagonista. E’ raro che mi piaccia la fanciulla dai capelli argentati, soprattutto se è la ragazza principale dell’anime. Eppure, questa volta, ha saputo colpirmi. Un personaggio dolce e commovente, ma allo stesso tempo capace di mostrare un carattere forte e piuttosto risoluto. Tra lei e Subaru si istaura subito una relazione speciale e, per fortuna, non viene nascosta dietro un velo di imbarazzante bambinaggine. Il giovane ci prova con lei, e la fanciulla, d’altra parte, sembra apprezzare queste attenzioni.
Ma non sono solo loro due a muovere le fila della vicenda. A differenza di quanto accade in molti anime fantasy, la scena viene subito ampliata, presentando un gran numero di personaggi. Alcuni assumeranno caratteristiche appena accennate (com’è giusto che sia), ma molti altri riusciranno comunque a ritagliarsi uno spazio più che sufficiente a mostrare il loro potenziale.
Tra tutti, Ren ha sicuramente conquistato il grande pubblico. Il suo carattere ambivalente e il dramma che caratterizza la sua infanzia non possono che far intenerire. Ma non è la sua sola qualità. E’ grazie a lei, infatti, se Subaru è riuscito a migliorarsi e andare finalmente avanti. Il suo rapporto con il protagonista inizia in maniera burrascosa, ma è proprio questa progressiva conoscenza reciproca ad entusiasmare gli animi.
La storia è molto più corta di quel che sembra: ogni volta che muore, si ricomincia da capo (o quasi), e quindi, alle volte, si può affrontare la stessa situazione in più occasioni. Effetto déjà-vu? Per fortuna no. E ciò è dovuto a una regia ottima, che ha saputo armonizzare il tutto e rendere ogni giro ben diverso rispetto al precedente. Nessuna ripetizione noiosa o scene già viste. Anche se si ricomincia da capo, appare come una storia totalmente diversa.

La grafica è molto buona, con colori vividi e solari, che riescono comunque a incupirsi nei momenti opportuni. Il design dei personaggi è originale e riesce a sorprendere appunto per questa continua ricerca di un’armonia interna, tra stravaganza e canonicità. Le musiche sono la ciliegina sulla torta, capaci di appassionare dall’opening all’ending.
Doppiaggio quasi perfetto e una regia, come già detto, in grado di aumentare la qualità intrinseca dell’opera.

E allora “Re:ZERO” possiede effettivamente dei difetti? Certamente, nessun anime è perfetto. Innanzitutto gli manca (almeno per il momento) un nemico degno di nota. Per gran parte dell’anime si va avanti tra una disavventura e l’altra, come se si stessero tutti preparando a qualcosa di grande. Poi, di colpo, le cose si fanno un po’ più movimentate e compare per la prima volta la traccia di un “cattivo” vero e proprio. Non mi ha colpito particolarmente in quanto a caratterizzazione, ma, d’altra parte, era solo un piccolo ingranaggio di quello che è “Re:ZERO”.
Ed ecco il secondo difetto, che poi difetto non è: il mancato annuncio di una seconda stagione. Alla fine del venticinquesimo episodio ci sono ancora tante cose da dire, forse troppe. Comprendo che la storia vera e propria sia raccontata nella novel, ma è sicuramente uno spreco non poter assistere al seguito di questa entusiasmante avventura. Anche perché, in quanto a diffusione, ha conquistato gran parte del pubblico, diventando una delle serie più chiacchierate di questo 2016.
E allora perché non approfittarne? Il finale della serie ha colpito certamente, ma non può che lasciare lo spettatore con un sapore agrodolce in bocca. Un senso di malinconia che difficilmente riuscirà a placarsi.
Staremo a vedere...

Voto finale: 9 meno

traxer-kun

Episodi visti: 25/50+ --- Voto 5
Un'opera narrativa nasce sempre con un intento preciso. Se nell'atto di recensire è lecito - e forse doveroso - contemplare innanzitutto il modo in cui un'opera ponga sé stessa nei confronti del pubblico, non meno lecito - e non meno doveroso - sarà tuttavia chiedersi se tale modo di porsi abbia effettivamente un effetto positivo.
Va da sé che opere come Re:Zero -Starting Life in Another World-[1], facenti del proprio muro portante la narrazione, più comunemente (e impropriamente) definita "storia", trovino il proprio scopo principale nell'intrattenimento: può tuttavia quest'ultimo essere privato di una logica d'insieme? In taluni casi forse sì; ma sarebbe un netto controsenso in un'opera che, come questa, all'intrattenimento affianca e ostenta grandi ambizioni narrative.

Ennesimo prolungamento della moda fantasy riscoperta dall'animazione giapponese alcuni anni or sono, Re:Zero prende il via quando il protagonista, l'adolescente hikikomori Subaru Natsuki, si ritrova improvvisamente calato - in tuta da ginnastica - all'interno di una sorta di mondo alternativo che riporta alla mente gli stilemi classici della narrativa fantasy. Risulta lapalissiano fin dai primi minuti come Subaru, a dispetto della sua iniziale euforia nel trovarsi d'innanzi a sfide fino ad ora affrontate tutt'al più nei videogame, non abbia capacità particolari; il giovane non è dotato di alcun potere speciale né tantomeno di una forza fisica fuori dal comune, essendo al contrario debole e mediocre, pur nella sua presunzione di volere a tutti i costi atteggiarsi a eroe. Costretto a combattere per sopravvivere, Subaru arriva ben presto a rendersi conto dell'unica "abilità" che quella realtà gli offre nell'affrontare i suoi pericoli: i potenzialmente infiniti tentativi.

Pur non essendo direttamente esplicitato, l'idea che sta alla base del soggetto richiama, per ovvie ragioni, i videogiochi. La maggior peculiarità di Re:Zero è che riprende il concetto di respawn, ovvero in gergo videoludico la "rinascita" del proprio alter ego a seguito della sua uccisione, facendolo proprio e sfruttandolo in modo originale. Da questo semplice soggetto e soprattutto dalla condizione di disinformazione in cui versano, parimenti, protagonista e spettatore, gli autori tracciano le basi per lo sviluppo di una trama che - almeno alle prime battute - lasciava intravedere discrete potenzialità; la critica d'altro canto s'è subito lasciata andare a elogi ben oltre le previsioni degli stessi autori. E il motivo d'una tale deflagrazione di proselitismo è a mio parere riconducibile a tre principali espedienti sapientemente (o astutamente) combinati tra loro, che tuttavia a lungo andare si ritorcono contro alla stessa sceneggiatura, annegandola in un mare di mediocrità, forzature e incompletezza.

I. Il mistery
Seppur il contesto sia quello fantasy, la serie è a pieno titolo ascrivibile al genere mistery. Essendo Re:Zero un racconto a focalizzazione totalmente interna, la nostra percezione del riavvolgimento temporale, della vastità del mondo e delle trame ivi intessute sarà pari a quella del suo protagonista, a partire dall'estraneità con cui quest'ultimo in principio prende le vicende. Com'è sopraggiunto Subaru in quel mondo? Perché gli è possibile "ripartire" dopo la morte? Cosa c'entra in tutto ciò una misteriosa "Strega dell'Invidia"? La nostra comprensione degli eventi, dei meccanismi che regolano lo smisurato world building e del bizzarro comportamento dei suoi abitanti procede a braccetto con quella acquisita faticosamente da Subaru, favorendo la creazione durante i momenti climatici di uno stato di suspense di rara intensità.
Espediente in potenza più che azzeccato, ma che agli atti va rovinosamente in frantumi a causa di uno sviluppo quanto mai lacunoso. Non v'è infatti quasi alcuna spiegazione ai dubbi ammucchiati per tutta la durata dell'opera, che conseguentemente fungono da meri incubatori di colpi di scena e altri escamotage "spaccamascella", in un contesto narrativo che fatica terribilmente a ingranare. Re:Zero è una serie che pone le domande ma non dà le risposte, e di fatto il mistery altro non diviene che un elemento di facciata, uno specchio per allodole che riflette l'attenzione dello spettatore più affrettato al fine di nascondere la scarsa consistenza del prodotto.

II. La costruzione narrativa
Non mi dilungherò ad analizzare ogni singolo arco narrativo dell'opera, giacché il giudizio sintetico ne verrebbe meno; ma se osserviamo la serie da un'ottica esterna non sfuggono punti comuni e - tristemente - abusati a più riprese. È con una spossante lentezza che l'anime procede: fioriscono intere puntate farcite di nulla, i tempi morti non si contano e il più estenuante vaniloquio di tutti i teatranti domina gran parte del minutaggio di ogni episodio; ma puntualmente, quando il tempo è agli sgoccioli, lo sceneggiatore[2] tenta forzatamente di riconquistare l'attenzione del pubblico concentrando tutti gli accadimenti importanti negli istanti finali e facendo dell'abuso dei cliffhanger, più volte incastrati senza la minima cognizione di causa, la propria cifra stilistica. Un canovaccio che, a lungo andare, palesa tutti i limiti espositivi di un'opera decisamente troppo circoscritta - o forse troppo ambiziosa.
Il non voler prendere posizioni è infatti la caratteristica più emblematica di una serie che mira a essere tutto e al contempo nulla, priva di coraggio e più volte asservita alla logica del mercato e dei facili guadagni. Logica che si può facilmente scorgere anche nei toni dell'anime, che con l'incedere degli episodi si fanno sempre più forti e disturbanti: la "violenza" di per sé non è sinonimo di "maturità", ma questo semplice assunto pare non sia stato recepito dagli autori - così come da parte degli spettatori. E in tal modo la serie per venticinque episodi si districa tra torture, gente smembrata, backstories strappalacrime e villain talmente esasperati nella loro follia da risultare grotteschi (se non addirittura ridicoli): un inutile circo, che in più di un'occasione m'ha fatto storcere il naso d'innanzi alla sua inspiegabile presunzione di prendersi a tutti i costi sul serio.
Ultimo fattore che inficia la qualità della sceneggiatura è un cast formato da personaggi tremendamente monodimensionali - prima tra tutti la dolce Emilia, che per l'intera durata dell'opera non sarà niente più che la personale "donna angelo" del protagonista - dei quali nella maggior parte dei casi non ci sarà dato sapere nulla in merito al passato o alla sfera personale. E questo solo quando non si sfocia direttamente nelle palesi esche per otaku, perfettamente incarnate dalle due (adorabili) cameriere demoniache Rem e Ram, che nonostante l'indubbia importanza paiono create ad hoc per favorire la vendita di cuscini; o volendo proprio sparare sulla croce rossa, emblematico è il guaritore trappino Felix, la cui unica utilità sarà quella di alimentare le doujinshi yaoi.

III. Subaru Natsuki
Ma restando in tema di personaggi, il punto focale dell'opera nonché - come precedentemente affermato - unico centro attorno a cui gravita tutto il resto è, d'altronde, Subaru. Incastonato dalla communis opinio nell'olimpo dei personaggi più realistici della storia (cit.), Subaru rappresenta a mio avviso uno dei più significativi fallimenti dell'opera: la sua natura fortemente volubile ed egoista ha spaccato letteralmente in due il fandom, divisosi tra coloro che ne apprezzavano la caratterizzazione pregna di difetti e coloro che, per via della suddetta, ne odiavano il comportamento becero. Diatriba, quest'ultima, che non m'ha neanche lontanamente toccato, in quanto ritengo che il problema stia proprio a monte.
Subaru è un personaggio-marionetta - diciamocelo - di rara artificiosità, manovrato da uno sceneggiatore evidentemente incurante della sua coerenza psicologica, in favore di un ben più spettacolare "effetto shock": i suoi cambi di personalità totalmente arbitrari definiranno lo stesso plot device in un contesto volutamente eccessivo ed enfatizzato, ma in tal guisa più che mai forzato in ogni sua parte.
Facile attribuire la sua sporadica infermità mentale, i suoi tediosi scatti di autocommiserazione (emblematico a tal proposito lo stucchevole episodio 18) e la sua natura inspiegabilmente instabile al trauma delle morti e soprattutto al suo status di hikikomori, quando nulla ci è dato sapere in merito ai suoi trascorsi; ciò lo rende un'incognita in aeternum in balia di un'involuzione continua ma mai giustificata.

Tutto ciò che resta sono orpelli, labili tentativi di imbastire un discorso più ampio messi a discrezione di un adattamento assai troppo annacquato - a partire dalle pretese di decostruzione del genere, subito accantonate, per arrivare al substrato tematico mai sviluppato pur di favorire gli elementi di facile attrazione moe.
Perché questo è in fin dei conti Re:Zero: stordire lo spettatore a raffiche di cliffhanger e violenza (gratuita), drammoni e disperazione, allo scopo di (mal)celare la pochezza di fondo nonché millantare una maturità che non gli appartiene neanche nei momenti più alti.

Se leviamo il gore, i morti ammazzati, i piagnistei e i colpi di scena ficcati a forza tra le sottilissime pieghe della trama, cosa permane? Non di certo la coerenza narrativa - più volte asservita al compiacimento immediato e ignorante dello spettatore; non la profondità psicologica dei personaggi - per la maggior parte otaku-bait stereotipati e di furbo utilizzo; non lo spessore del racconto di formazione - essendo soffocato da un protagonista vittima di un'inspiegabile involuzione che lo affligge per tre quarti di serie; non la ricercatezza contenutistica - che come precedentemente esplicitato si limita alla ricerca di espedienti volutamente disturbanti e overdrama, per far breccia nel pubblico più sensibile; forse solo un comparto grafico discretamente curato e una colonna sonora dalle sonorità sinfoniche di gran imponenza, per magnificare la carica emotiva dei momenti più intensi - e ahimè, anche qui si torna al discorso iniziale.
Cosa permane dunque di Re:Zero? Una premessa interessante, qualche ora di vuoto intrattenimento e tanta, troppa frustrazione nel trovarsi di fronte all'ennesimo finale monco, che - oltre a lasciare in sospeso tutti i misteri su cui la trama si fonda - lo rende al più una (se non altro ben riuscita) pubblicità alla serie di romanzi da cui è tratto.
E dunque, basta ciò per fare di esso una buona opera?

Note:
[1]: d'ora in poi, per ovvie ragioni, semplicemente "Re:Zero".
[2]: demerito quest'ultimo che potrebbe essere attribuito all'autore dei romanzi, essendo l'anime tratto da una light novel a sua volta riadattata da una web novel amatoriale; ma, non avendo letto l'opera originale e non essendo minimamente intenzionato a farlo, mi baso unicamente sulla struttura dell'adattamento.

lep1992

Episodi visti: 25/50+ --- Voto 8
<b>Attenzione: la recensione contiene lievi spoiler</b>

Finalmente mi trovo a recensire uno degli anime più avvincenti che sono stati tirati fuori in questa stagione. Quando si parla di "Re:ZERO -Starting Life in Another World-", si parla di un anime complesso, quindi non basta il semplice bello/brutto, bisogna scavare bene. Giustificherò subito il mio 8, che dopo ciò che ho detto potrà sembrare un contrasto, ma c'è un motivo ben specifico. L'anime pecca, pecca in punti in cui una serie da doppia stagione non può peccare. Ma andiamo con ordine.

La trama dell'anime di sicuro è una elaborazione molto apprezzata, ossia la possibilità del protagonista di esprimere tutto il potenziale nascosto in un mondo fantastico, cosa che non sarebbe possibile all'interno del nostro mondo. Ma cosa accade quando il protagonista non ha nessuna capacità? Perché infatti è quello che sperimenta Subaru Natsuki, protagonista della serie, di fronte alle sfide che affronta nel nuovo mondo: nessun potere in particolare, nessuna capacità fisica, un uomo debole nel primo come nel secondo mondo, così debole da non riuscire a cavarsela da solo. Ma, se fosse tutto qui, allora la storia non avrebbe senso. Ecco che nella prima e stupenda puntata si delinea il quadro totale dell'anime; da qui si capisce che Subaru non ha possibilità in questo secondo mondo, ne ha infinite. Ecco il nostro starter, l'abilità tanto bramata da Subaru.

A questo punto si poteva procedere in due modi: Subaru sapeva sin da subito padroneggiare l'abilità oppure doveva imparare come fare. Eppure anche qui va oltre: Subaru ha paura, paura della sua capacità di avere il mondo in mano, per non 'spoilerare' troppo l'anime. Subaru teme ciò che ha dentro di sé. Ma cosa fare, fuggire? Combattere? Cosa? Da una iniziale prima partenza in cui Subaru trova la forza di affrontare forze mille e mille volte superiori a lui, a metà anime accade l'impensabile. Tutto si blocca. Subaru perde coscienza di sé stesso, e delle capacità che ha. A questo punto accade l'impensabile.
Voglio capire che si tratti di una persona solitaria, voglio capire che si trova in un mondo che non lo riconosce, voglio capire che ha paura di sé stesso e della sua abilità, voglio capire che nessun all'infuori di lui sa quanto ha sofferto per aiutare persone che aveva a cuore, voglio capire che ha tutti contro, ma non puoi bloccare la narrazione per cinque e più puntate per far maturare Subaru. Nemmeno se me le riempi di scene splatter, oppure eliminando la sigla di uscita, nemmeno aggiungendomi colpi di scena che, messi in quel modo, li percepisco come colpi della strega. Nemmeno finendo una puntata in modo apocalittico con uscita di titoli di coda da film. Ecco dove cade l'anime, una intera trama smembrata e lasciata a fermentare nella speranza che qualcosa accada. Si tratta comunque di un capitolo che serve a Subaru per riprendere la giusta visione di sé stesso e dei disastri che ha fatto a circa metà serie, e di fare ciò che sa e può fare, riprendere il mondo nella sua mano e affidarsi agli altri.

E qui arriviamo alla fase di uscita dell'anime. Questo è sicuramente il punto in cui si riprende la serie, dandoci un assaggio di pura forza e speranza, facendoci scendere qualche lacrima lungo il volto, di sane scene di battaglia, di vera e propria revenge. Subaru combatte, Subaru vince, gioca tutte le sue carte e si rifà una reputazione, come dice lui, ripartendo da zero.

Cosa ci lascia questa serie? In primo luogo il desiderio di una seconda stagione, per scoprire tutti i lati oscuri che sono rimasti in sospeso. Tuttavia non sento più quel desiderio di nostalgia che normalmente mi provocava smettere di vedere un anime dopo essermi identificato, purtroppo, con la debolezza del protagonista. Questo perché troppe volte si perde, con troppe puntate e scene riempitive inutili giusto per fare quei ventiquattro minuti. Ma a mio avviso rimane comunque un titolo apprezzabile, che di sicuro non può mancare nella libreria di esperienze di una persona.

Aggiungo solo un piccolo appunto. Nella seconda stagione, se si ripeteranno gli stessi errori di questa serie, davvero rischiamo un fallimento epico. Adesso sono finiti i tempi dei ripensamenti e delle paure. Si combatte, Subaru, e si vince. Alla prossima.

Metal_Movie90

Episodi visti: 25/50+ --- Voto 9
Adesso che si è concluso, posso finalmente mettermi a scrivere una bella recensione di questo anime, uno dei più discussi e popolari del 2016. Partito in sordina e quasi sconosciuto nell’ambiente, se non per una ristrettissima cerchia di appassionati conoscitori del materiale di partenza che lo attendevano con ansia, “Re:ZERO” si è trasformato in breve tempo prima in una sleeper hit, e successivamente (dopo la trasmissione del memorabile episodio 15) in un vero e proprio fenomeno di culto, pur senza raggiungere livelli di fama mainstream come “L’Attacco dei Giganti” e “One-Punch Man” (e forse è anche meglio così). Merita tutto questo successo? E’ indubbiamente un’opera che si ama o si odia per sua natura, è molto difficile stare nel mezzo, siamo al livello di opere controverse come “Neon Genesis Evangelion” e la serie “Monogatari”. Come probabilmente vi siete già resi conto sbirciando il mio voto numerico, io sono tra quelli che l’hanno amato, e in questa recensione cercherò di spiegare i motivi.

Metto subito le mani avanti e vi anticipo cosa ne penso dell’opera nella sua globalità. “Re:ZERO” per me non è un capolavoro né tantomeno uno dei migliori anime mai realizzati, ha parecchi difetti anche evidenti che gli impediscono di raggiungere quell’eccellenza necessaria per entrare nella mia top ten (ma anche top twenty) di sempre. Ma è comunque un gran bell’anime, uno dei migliori nel suo genere (se non il migliore di quelli che ho visto negli ultimi anni) e un vero e proprio punto di svolta per gli ormai stra-abusati adattamenti di light novel. Un anime capace di appassionarmi e mandarmi in fissa come pochi altri (l’ultimo che mi viene in mente è “Kiseijuu”), e che va ben oltre quello che dovrebbe essere sempre l’obiettivo principale di un’opera di intrattenimento: raccontare una bella storia.

Qualche piccola nota informativa. “Re:ZERO” è l’adattamento ad opera dello studio White Fox (“Katanagatari”, “Steins;Gate”, “Akame ga Kill!”) dell’omonima light novel scritta da Tappei Nagatsuki e illustrata da Shinichirou Otsuka, a sua volta tratta dalla web novel (l’origine di tutto) pubblicata dallo stesso autore, scrittore non professionista, sul celebre sito “Shousetsuka ni Narou!!!” (“Diventa un autore di romanzi!!!”), oramai trampolino di lancio per molte pubblicazioni di questo tipo. L’anime in questione adatta in venticinque episodi i primi tre archi narrativi della storia, e nel momento in cui scrivo è in pari con la pubblicazione della light novel, arrivata allo stesso punto. La web novel invece, iniziata molto tempo prima e tuttora in corso, si trova al sesto arco narrativo (su undici previsti, a quanto ho sentito) ancora da completare. La conclusione è dunque logica e immediata: di materiale da adattare per un’eventuale seconda stagione dell’anime ce n’è eccome, pure troppo! Se si farà o meno questo seguito (al momento non ancora annunciato) non è dato saperlo, e dipende tutto da tre fattori: le vendite di BD, novel e merchandising; gli impegni dello studio White Fox; e il ritmo con cui l’autore tradurrà in light novel il materiale inedito della web novel (perché secondo me è scontato che si baseranno su quello). Possiamo solo pazientare quindi, ma sono abbastanza fiducioso.

Prima ancora di addentrarmi nell’analisi dei pregi e difetti dell’opera, vorrei togliermi qualche sassolino dalla scarpa, anche se in una recensione non è proprio mia abitudine (e corretto) parlare di queste cose. Come potete facilmente immaginare, il fatto che “Re:ZERO” abbia avuto di colpo un improvviso aumento della popolarità, seguendo una sorta di principio newtoniano di azione e reazione, lo ha reso bersaglio di un’ondata assurda di critiche ed hate esasperato come raramente ne ho viste nell’epoca di internet. Adesso, io rispetto i gusti personali di chiunque, sono sacrosanti e, se un’opera non piace a qualcuno, io non gli posso dire nulla, è giusto così. Il problema è che molta gente non fa altrettanto e, quando viene a mancare il rispetto per il prossimo, necessario in ogni discussione civile, la cosa mi lascia sempre amareggiato. Tralasciando abitudini ridicole e infantili come quella di farsi più account su un sito e assegnare il voto minimo ogni volta in modo da abbassare la media, una delle frasi che più mi ha lasciato perplesso, per non dire infastidito, è stata questa: “Ho iniziato a vedere “Re:ZERO”, visto che se ne parla così tanto, ma non mi sta piacendo, è un problema mio?”. Andiamo, gente, non è il problema di nessuno, i gusti personali non lo sono mai. Un’altra cosa che non mi è piaciuta (poi chiudo questa parentesi) è vedere molti utenti rispondere così a chi ha espresso un parere negativo sull’anime: “Hai osato criticare “Re:ZERO”, sacrilegio, adesso preparati che arrivano i superfan e ti disintegrano!”. D’accordo, posso capire che venga detto in maniera ironica, ma, sul serio, cosa abbiamo fatto di così male io e gli altri fan dell’opera da meritarci questa fama di loggia massonica che non perdona chi critica il loro anime preferito?!

Ok, ho fatto durare il preambolo anche fin troppo; se siete tra i lettori che hanno avuto abbastanza pazienza per arrivare fino a qui, posso finalmente iniziare a parlare dei motivi che mi hanno fatto amare “Re:ZERO”. Il primo è abbastanza evidente: l’idea di fondo, ovvero il potere di resurrezione dalla morte del protagonista, che si risveglia ogni volta che muore a un checkpoint prestabilito (cosa che fa molto videogame). Di anime che iniziano con un nerd/’sfigato’ trasportato in un modo parallelo, di solito fantasy, ne abbiamo oramai di ogni varietà e gusto: il capostipite “Sword Art Online”, “Log Horizon”, “Overlord”, “Danmachi”, passando per i recenti “Konosuba” e “Grimgar of Fantasy and Ash”, per citare i primi che mi vengono in mente. Non che tutti questi siano brutti anime, ma nessuno di loro ha quell’arma in più, quello spunto, quell’idea geniale capace di farlo elevare dalla massa e di portare una ventata di aria fresca nel genere. Ebbene, “Re:ZERO”, grazie all’insolita (ma non inedita, basta vedere “Steins;Gate” e “All You Need Is Kill”, per rimanere in ambito giapponese) abilità del protagonista Subaru, riesce a proporre un’originale e personalissima variazione sul tema, che dona brio a una storia nel complesso lineare ma caratterizzata da una grande imprevedibilità di fondo. Se potessi tornare nel passato a raccontare a me stesso la trama di “Re:ZERO” per filo e per segno, il me stesso del passato rimarrebbe sbalordito nel constatare l’originalità degli sviluppi scelti dall’autore, roba che non si vede in un anime fantasy tutti i giorni. Il ritmo con cui questa storia viene gestita è eccellente, in ogni episodio non ci si annoia mai e i cliffhanger abbondano, e, quando la situazione è tranquilla, l’autore ne approfitta per rilasciare con una gestione a dir poco egregia e centellinata informazioni sul background e sulla lore di Lugunica, il mondo in cui il nostro malcapitato protagonista si è ritrovato catapultato. Mondo che non esce dai canoni tipici del fantasy made in Japan (i cliché abbondano), ma che si fa apprezzare per la coerenza con cui viene costruito, e chi ha letto il prosieguo della novel racconta cose molto interessanti in proposito!

Veniamo a un altro dei punti di forza dell’anime: i personaggi. Protagonista a parte (a cui dedicherò un approfondimento a breve), anche qui non abbiamo nulla di particolarmente innovativo. Ci sono molti stereotipi, in primis la principessa da salvare e le due maid, ma quello che conta è che non si scade mai nella macchietta, anzi tutti i personaggi (anche quelli che appaiono pochissimo come il mercante di frutta) sono convincenti e ben caratterizzati, a ciascuno di loro è riservato un ruolo più o meno importante nello sviluppo della storia, e questa non è assolutamente una cosa da poco. Dovessi citare il mio preferito, direi indubbiamente Crush (bella e carismatica), ma anche Emilia non è da meno, vi assicuro che è ben più della solita principessa in pericolo. Poi, va beh, il suo vestito e i suoi capelli argentei sono splendidi e la doppiatrice ha giocato un ruolo fondamentale nel farmela piacere. Menzione speciale per le già citate maid, Ram e Rem, tipologia di personaggio che non mi fa impazzire, ma che qui sono usate talmente bene, da avermi fatto quasi cambiare idea: la seconda in particolare si rende protagonista di alcuni dei momenti più belli della serie, e la sua tenerezza l’ha già resa una celebrità nella comunità di appassionati sia in patria che nel resto del mondo (il nostro Paese non fa eccezione). Molti utenti si sono lamentati del fatto che, con tutti questi personaggi femminili (la maggioranza) che ruotano attorno al protagonista, anche “Re:ZERO” sia a tutti gli effetti un harem. Personalmente non sono d’accordo, primo perché è sbagliato definire una serie harem solo per l’abbondante numero di donne, secondo perché nessuna di queste in “Re:ZERO” prova inizialmente fiducia nei confronti di Subaru e, anche dopo averla guadagnata, rimangono tutto meno che delle succubi passive del suo fascino.

Citavo il doppiaggio. Ecco, l’ho trovato decisamente superiore alla media, così come l’impegno nell’adattamento del materiale di partenza. Raramente infatti (anzi, forse mai) sono stato testimone di una così grande dedizione da parte di uno studio e relativo staff nella realizzazione di un’opera: White Fox e collaboratori ci hanno creduto davvero in questo anime e, andando controcorrente in un mercato che oramai vede sempre più adattamenti usa e getta per pubblicizzare novel e manga, hanno deciso di accontentare i fan realizzando un adattamento fedelissimo e con meno tagli possibile. La prova di questo impegno è concreta e innegabile, già solo il fatto che in molti episodi non sono presenti la sigla di apertura o quella di chiusura (o entrambe) per avere più minutaggio a disposizione dovrebbe convincere anche i più scettici. A livello tecnico, l’anime non brilla per chissà quali disegni e animazioni spacca-mascella, anzi ogni tanto c’è qualche calo (il budget non deve essere stato proprio elevato). Ma fa comunque il suo, soprattutto nei momenti più importanti e, se c’è una cosa che ho apprezzato davvero, sono le incredibili animazioni facciali dei personaggi nei momenti più drammatici, roba che mi ha lasciato davvero di sasso, soprattutto se abbinata al già citato doppiaggio di altissimo livello. Ho trovato ottima anche l’OST, che sottolinea perfettamente ogni momento con musiche azzeccate, così come tutte le opening e le ending. Tra queste non posso non citare le mie preferite: “STYX HELIX” di Myth&amp;Roid e “Stay Alive” di Rie Takahashi (la doppiatrice di Emilia) sono canzoni davvero belle, con musiche e testi che ben si adattano al racconto e validissime anche ascoltate al di fuori della serie (le ho tuttora in playlist). Insomma, dal punto di vista puramente tecnico, “Re:ZERO” setta di fatto un nuovo standard, un nuovo benchmark a cui tutti gli studi d’ora in avanti dovranno fare riferimento per lavori di questo tipo, volenti o nolenti.

E’ arrivato il momento di fare un bel discorso su quello che reputo il principale punto di forza della serie, il protagonista Natsuki Subaru. Per me, detto sinceramente, è uno dei personaggi più convincenti se non memorabili mai apparso in un anime, un autentico Okarin in salsa fantasy. E proprio con Okarin (il protagonista di “Steins;Gate”, per chi non lo sapesse) condivide una caratteristica peculiare, che normalmente sarebbe una nota negativa, mentre qui si trasforma in un pregio: la sua odiosità. Subaru è un concentrato di quasi tutti gli aspetti che non vorremmo vedere in un protagonista: sbruffone, pieno di se’, logorroico, insopportabile oltre ogni limite, anche un po’ impedito (ma non stupido, tra poco ne parlerò). Non tiene mai la bocca chiusa e deve sempre farsi notare e riconoscere, anche quando questo significa solo guai per lui. E perché? Perché a seguito della sua convocazione improvvisa in un mondo fantasy parallelo la sua anima da NEET ‘sfigato’ lo porta a credere di essere il protagonista assoluto della storia (non viene detto chiaramente, ma questa è l’interpretazione che gli do io), e grazie al potere che gli viene concesso si convince di essere l’unico protettore delle persone a lui care che incontra (in tal caso, la bella principessa Emilia). E’ l’esatto opposto del tipico eroe del genere, nonché un netto passo avanti rispetto a personaggi simili che, dopo essere stati catapultati in realtà parallele, si trasformano in breve tempo in eroi senza macchia e invincibili (ogni riferimento a opere ben note è puramente casuale). Di contro Subaru non possiede nessuna abilità fisica o capacità speciale, ad eccezione del suo potere (di cui non può parlare con nessuno a causa di un terribile vincolo). I primi sette-otto episodi ci mostrano il nostro protagonista costretto a ingegnarsi e a sopportare morti e rinascite per venire a capo di situazioni molto complicate, con il rischio ripetitività (altra critica fatta da molti) scongiurato dalla varietà delle situazioni e, come ho già detto, dal fatto che l’autore svela piano piano le informazioni salienti ad ogni puntata, come fosse un mistery-thriller a tutti gli effetti. Ed è proprio già in questi primi episodi che si vede che Subaru è sì impedito, ma non stupido, dato che riesce a usare bene la testa e a sfruttare ogni situazione favorevole (o a crearne di nuove) per superare tutti gli ostacoli.

Questa situazione raggiunge un vero e proprio punto di svolta nella seconda parte dell’anime, in particolare nell’arco che va dall’episodio 13 al controverso episodio 18, che reputo la parte migliore in assoluto. Senza fare troppi spoiler, in questa parte Subaru tocca davvero il fondo della sua avventura nel mondo parallelo, a causa delle sue scelte e della sua mancanza di maturità e consapevolezza. L’autore si diverte moltissimo a fargli vivere un autentico inferno in Terra (il cui picco viene raggiunto nell’episodio 15), e con questo vuole sovvertire gli stereotipi del genere che vogliono un’avventura fantasy come un viaggio di piacere. E lo fa in maniera secondo me molto intelligente e mai troppo spinta, non siamo assolutamente ai livelli di opere mature e violente come “Berserk”, e secondo me non è nemmeno necessario, dato che il target dell’opera è di tutt’altro genere. Qui lo dico e non lo nego: guardare un miserabile soffrire e subirne di tutti i colori in un altro mondo non è mai stato così dannatamente interessante! Questa parte dell’anime è stata ferocemente criticata da molti spettatori nel corso della trasmissione, non per la potenza dei contenuti (purtroppo smorzata da un’evidente censura delle parti più macabre), ma per il fatto che molti l’hanno ritenuta solamente uno specchietto per le allodole, una furbata da parte dell’autore per nascondere evidenti mancanze nella storia. Vedere bollati ottimi episodi quali il 13 e il 18 come episodi esca, tutto fumo e niente arrosto, mi ha lasciato parecchio amareggiato. Si può essere d’accordo o meno sul contenuto, non lo metto in dubbio, ma davvero un anime capace di generare così tante discussioni e articoli di analisi del fenomeno su siti molto famosi può essere considerato vuoto? Oggettivamente, mi sembra un’ingiustizia.

Tornando in tema, ed evitando di nuovo altri possibili spoiler, lo sbocco di questa parte, il punto focale di “Re:ZERO” a mio parere, è il cambiamento a cui va incontro il protagonista, che dopo aver raggiunto il punto più basso diventa (ma è costretto a diventare) una persona migliore. Non siamo di fronte a nulla di rivoluzionario, ma vedere Subaru cambiare da mezza calzetta senza arte né parte a personaggio badass è stata una cosa bellissima, una delle migliori storie di maturazione (in gergo si direbbe “zero to hero”) a cui abbia mai assistito. Maturazione che avviene tra l’altro (piccolo spoiler, ma è doveroso farlo notare) senza alcun power up: Subaru non diventa di colpo fortissimo, non acquisisce nessuna abilità speciale, semplicemente capisce che deve usare ancora meglio la testa e non lasciarsi trascinare dalle sue emozioni. Questo è, in definitiva, la storia che ci racconta l’anime di “Re:ZERO”: un appassionante e convincente racconto di formazione del suo protagonista. Di nuovo, roba che non si vede proprio nel primo anime fantasy che vi capita fra le mani.

In mezzo a tutto questo ben di Dio, che oramai dovrebbe aver convinto anche i più scettici a dargli una possibilità, purtroppo ci sono molti difetti, alcuni dei quali non posso proprio ignorare. Beh, il primo è scontato, e non è una vera e propria pecca: chi detesta il genere non cambierà idea. Specialmente se detesta ancora di più gli stereotipi otaku giapponesi (maid, loli, donne gatto etc.) che qui sono presenti, pur senza abbondare. Faccio notare però che il fanservice è completamente assente. Il difetto più evidente tra quelli “veri” è senza alcun dubbio una certa inconsistenza del ritmo degli eventi: ho già detto che il rischio noia è scongiurato, ma ho trovato molte parti fin troppo allungate (per concludere l’episodio in un determinato momento) e altre invece troppo condensate, con puntate in cui succede veramente di tutto. A farne le spese sono purtroppo alcuni momenti importanti, che con una migliore gestione ne avrebbero beneficiato e che invece rischiano di apparire troppo superficiali. Questo è evidente soprattutto nella seconda parte dell’anime. Legato a questo vi è un altro difetto, ovvero quello di alcuni passaggi troppo bruschi e senza apparente soluzione di continuità, specialmente tra un episodio e l’altro, che possono lasciare lo spettatore disorientato. Nulla di grave, sono parti che si possono eliminare nell’ottica del risparmiare più tempo possibile per adattare gli eventi fondamentali, ma secondo me si poteva fare di più. Un'altra caratteristica che non ho apprezzato è che i dialoghi di Subaru a volte sono veramente troppo lunghi, l’ho già detto che la sua logorrea è una caratteristica fondamentale del personaggio, ma in molti casi l’inesperienza dell’autore (scrittore non professionista) si nota tutta, con conversazioni e monologhi che potevano essere benissimo accorciati di due o tre battute senza stravolgere il contenuto. Si nota poi l’assenza di un villain carismatico e memorabile, Betelgeuse è un pazzo che riesce a farsi odiare per bene ma nulla più, e poi secondo me è fin troppo sopra le righe (nonché più logorroico di Subaru, non serve aggiungere altro). Personalmente considero l’intero mondo fantasy come il vero villain di “Re:ZERO”, con tutti i suoi pericoli e le sue trappole, e questo mi conforta un po’. Ultimo difetto, ma anche questo lo è fino a un certo punto: chi vuole delle risposte, deve attaccarsi al tram. La spiegazione di molti aspetti salienti della storia (in primis la maledizione di Subaru) e del mondo di Lugunica è inevitabilmente rimandata al prosieguo. Se mai ci sarà, altrimenti bisognerà per forza leggere le novel. L’anime in questione infatti adatta solamente una piccolissima parte di una vastissima opera fantasy che l’autore deve ancora concludere. Il finale è compiuto, è molto bello e dona un senso a tutto quello che è avvenuto nel resto della serie, ma il rischio di non sentirsi soddisfatti dopo aver visto l’ultimo episodio e di volerne sapere di più è purtroppo molto alto.

Bene, direi che ho scritto tutto quello che potevo scrivere su “Re:ZERO”. Se siete tra i (spero molti) lettori pazienti che sono arrivati alla fine di questa lunghissima recensione vi ringrazio davvero, e mi auguro di avervi messo anche solo quella minima curiosità sufficiente a farvi dare una possibilità all’opera. Se poi non vi piacerà, pazienza, almeno ci avete provato. Di solito sono un tipo molto sintetico, che ama andare dritto al punto, e anche in questa recensione ho cercato di seguire questa impostazione, il problema è che tutti gli aspetti di “Re:ZERO” meritavano secondo me un approfondimento doveroso, sintomo del fatto che questa è un’opera che ha molto da dire, che vi piaccia o no. In conclusione, la risposta è sì, “Re:ZERO” si merita abbondantemente tutto il successo che ha avuto/sta avendo e la palma di anime più chiacchierato del momento. Un’opera che qualsiasi appassionato dovrebbe avere nel proprio palmares e che difficilmente riuscirò a rimpiazzare nell’immediato futuro; nel frattempo mi sto già impegnando per potenziare il mio giapponese e leggere così il seguito direttamente in lingua originale. Subaru, Emilia e compagni: non è arrivato ancora il momento di abbandonarmi!

MrFranky

Episodi visti: 25/50+ --- Voto 9
<b>Attenzione: la recensione contiene spoiler</b>

Anime di venticinque episodi distribuiti tra stagione primaverile ed estiva, "Re:Zero -Kara Hajimeru Isekai Seikatsu-", meglio noto semplicemente come "Re:Zero", è una delle sorprese migliori del 2016, nonché candidato già a un posto sul podio dei migliori anime dell'anno. Ho apprezzato tantissimo quest'anime e ho atteso in maniera spasmodica ogni nuovo episodio. La vera forza di "Re:Zero" è la capacità di trasformare uno spunto molto comune e per niente originale in una storia avvincente e coinvolgente, grazie a dei personaggi ben caratterizzati, delle vicende spesso intriganti e ad una trama con un buon ritmo. Unica pecca, l'eccessiva ripetitività di alcune situazioni.

Cominciamo con un piccolo accenno alla trama. Subaru Natsuki è un otaku giapponese che si ritrova improvvisamente in un mondo fantastico abitato da umani e altre creature (come dicevo sopra, non particolarmente originale). Si scoprirà in possesso di un'abilità peculiare, il "ritorno dalla morte", che gli permette di essere "ritrasportato" a un momento particolare del passato recente dopo che è stato ucciso. L'incontro con la bella Emilia, una mezza elfa, è solo il preludio alle meravigliose avventure di Subaru nel nuovo mondo fantastico.

Diciamo due parole sui personaggi, iniziando dal protagonista. Subaru è un personaggio estremamente complesso, la storia sviscera i diversi lati del suo carattere uno dopo l'altro, in uno sviluppo continuo che vive molto sia di momenti di forte iniziativa sia di eventi che egli subisce passivamente. Molto bello il rapporto con l'amata Emilia (con molti alti e bassi, ma estremamente coinvolgente) e anche quello con Rem, compagna di tante avventure nella seconda parte dell'anime. Subaru è estremamente intelligente, ma anche impulsivo e arrogante. Si tratta di un protagonista atipico sotto certi punti di vista (non è nemmeno lontanamente 'over-powered', anzi più volte viene sconfitto e umiliato). Lo spunto più interessante è la sua auto-applicazione degli stereotipi degli anime fantastici, dove il protagonista è fortissimo e ha una bellissima donzella da salvare... Ma presto capirà che la sua avventura non è una cosa troppo standard.
Emilia invece è l'eroina femminile, si tratta di un personaggio che ho apprezzato, ma tuttavia non si stacca molto dallo stereotipo femminile di ragazza insicura e bisognosa di aiuto. La sua caratterizzazione può sembrare a tratti estremamente piatta, ma ha un picco nell'arco narrativo centrale, dove si scopre chi sia veramente, e nell'evento che sconvolge il suo rapporto con Subaru. Un'eroina che, appunto, ho apprezzato molto, non certo memorabile ma comunque lontana dai peggiori esempi del genere.
Rem, la best girl di molti, è una delle cameriere della reggia di Emilia. Dopo varie avventure finirà per innamorarsi di Subaru, e la loro storia avrà dei momenti davvero toccanti. Il carattere di Rem cambia radicalmente dopo lo scontro con le magibelve della foresta, quando diverrà una spalla fedele e un elemento di incredibile aiuto per Subaru, con cui formerà un duetto molto affiatato (anche se, purtroppo per lei, non sentimentalmente).
Gli altri personaggi sono numerosi, per analizzarli tutti servirebbe un saggio, cito solamente quelli che mi hanno colpito maggiormente, cioè Wilhelm, l'anziano spadaccino, vero esempio dell'uomo d'onore, Crusch, una delle rivali di Emilia, personaggio con molte sfaccettature, che mi spiace non abbia ricevuto più attenzione nella storia, lo spiritello Puck, alleato e amico di Emilia, e il cavaliere Julius, personaggio interessante che ha sicuramente molto potenziale.
Per quanto riguarda gli antagonisti, memorabile è certamente l'Arcivescovo dell'Accidia, Betelgeuse Romanee-Contì, vero e proprio boss finale della storia, concentrato di pura follia e pure duro avversario da affrontare in battaglia. Gli altri avversari sono meno memorabili, anche perché i primi archi narrativi sono più volti a capire i personaggi che a offrire battaglie spettacolari. Scontri epici che invece arrivano nella seconda parte, soprattutto contro la Balena, la magibelva più potente.

Dal punto di vista dell'apparato tecnico niente da dire, il livello è buono, non ho notato cali vistosi in nessun punto della storia. Non è un livello di animazioni e di effetti livello Ufotable, ma contestualizzato alla storia è perfettamente adatto. Le due opening sono belle, in particolare la seconda. Anche le voci dei doppiatori sono adatte e assolutamente piacevoli.
L'unico difetto che ho rilevato è un'eccessiva ripetitività di alcune vicende, a seguito di diversi "ritorni da morte", che alla fine rendevano alcune vicende prevedibili, soprattutto nella prima parte (nella seconda invece si supera completamente il problema). Di conseguenza il ritmo dell'anime (eccellente per la maggior parte della storia) ne risulta a tratti rovinato, anche se in maniera estremamente lieve.

In definitiva si tratta di un ottimo anime, che inizia in maniera buona e, negli ultimi dieci/dodici episodi, raggiunge un livello eccelso (forse con l'eccezione del contestatissimo episodio 18). Se volete un anime avventura/fantasy, con una dose ragionevole ma non fastidiosa di sentimentale, con numerosi personaggi interessanti, guardate "Re:Zero" e non sarete delusi.
Voto finale: 9. Non do il massimo dei voti a causa di alcuni piccoli difetti e alla considerazione che si tratta di un prodotto di altissimo livello, ma non alla pari dei massimi capolavori come "Full Metal Alchemist Brotherhood" o "Code Geass", ma rimane d'obbligo non scendere sotto al 9 con la valutazione.

Murnaghan
Murnaghan

Episodi visti: 25/50+ --- Voto 5
Il ciangottio delle masse è forse il peggiore dei mali per una serie animata e, quando questa parte dal presupposto di voler dare alle masse esattamente ciò che esse richiedono, il rischio è forse anche maggiore. Si sa, la polemica è la regina delle pubblicità in casi come questi, e non stupisce che “Re:Zero”, di polemiche, ne abbia sollevate parecchie nei forum e nei blog a tema, tra chi lo eleva a nuovo capolavoro dell’animazione e chi a gioiello di realismo psicologico, azzardando spesso e volentieri paragoni ben oltre il limite di pertinenza di questo. Anche perché di suo, “Re:Zero”, aggiunge poco o niente alla carne già messa al fuoco dai predecessori illustri, prendendo a piene mani dalla corrente fantasy che vede in “Sword Art Online” il proprio archetipo - e, se possibile, eguagliandone pure il primato in fatto di infatuazione del fandom - e rubacchiando pari pari l’espediente del loop temporale da opere come “All You Need Is Kill”, giusto per citarne una; il sapore fresh è presto servito a chi di animazione ne mastica poco o facilmente si lascia abbagliare e circuire da uno scialbo cambio d’abiti, talvolta troppo impegnato a ricercare analogie barocche per squarciare il velo della sovra-interpretazione e scovare la verità che sta a un palmo dal suo naso.

Dal canto suo, la più grande delle colpe di “Re:Zero” è quella di prendersi troppo seriamente, provando e non riuscendo a caratterizzare i personaggi in modo credibile in risposta alle vicende che essi affrontano, e mandando in fumo la bella atmosfera creata dal setting piacevole e curato, e da un comparto tecnico abbondantemente sopra la media, persino nell’uso della CGI. Con pretensione e malizia, infatti, gli autori amano dilettarsi un po’ troppo col proprio protagonista - e perché no, anche con lo spettatore - imprimendogli in primis i connotati del ragazzo comune in cui il pubblico ama riconoscersi - e per il quale non per forza deve provare empatia, termine più che abusato di questi giorni -, per poi trascinarlo nell’insensatezza di una follia cieca e immotivata; ciò che ne risulta è una sterile personificazione dei vizi umani in toto, scaturita all’improvviso e senza presupposti, dalla quale similmente egli riesce a guarire, non senza l’harakiri della sceneggiatura, però, in quell’osannato diciottesimo episodio. Perché gli osanna del pubblico, di fatto, non hanno tardato a palesarsi, tanto inebriato questo dalla fatiscente, fascinosa involuzione del personaggio.
È questo che non va: non tanto l’atteggiamento imbarazzante del protagonista, non i flashback dei personaggi secondari, piazzati lì con preterintenzione giusto per suscitare qualche lacrimuccia, nemmeno il rossore e l’imbarazzo delle protagoniste, elevate a feticci, atto solo a solleticare le fantasie dei meno casti. Se si perde la consequenzialità logica delle azioni dei personaggi, cosa resta? Le sensazioni e le emozioni così facilmente volubili, con cui lo spettatore viene giocato, l’epica degli scontri e la qualità tecnica già menzionata non sono certo sufficienti a reggere soli la sceneggiatura e l’intreccio, ma paiono bastevoli per divenire domma della validità della serie agli occhi dei più, risparmiando allo staff la fatica di un adattamento con più sostanza e meno cliffhanger, che non obblighi a prendere in mano l’opera originale per vedere chiariti i propri dubbi - ammesso e non concesso che almeno questa sia esente da dolo.

E siamo arrivati al punto cardine della recensione. C’entra quel tormentone che tanto va di moda, quello dell’invettiva contro l’animazione contemporanea, e più di tutto c’entrano i fan. O per meglio dire i fanboy, quelli tutti occhi e velo di prosciutto davanti, quelli delle metafore forzate a cui alludevo prima, quelli dei sermoni verbosi senza capo né coda. Il web è letteralmente ammattito per “Re:Zero”, facendo valere quella massima un po’ desueta, “vox populi, vox Dei”, e imponendo come verità i pensieri e le interpretazioni dei più fanatici tra i fan, senza considerare che, mentre la saggezza deriva dalla capacità di farsi delle domande, la stupidità della gente viene dal pretendere di avere una risposta per ogni cosa - parafrasando Kundera.

“Re:Zero” non è nulla di nuovo, nulla di rivoluzionario e nulla di spregiudicatamente complesso e realistico; è solo l’ennesima operucola otaku-oriented che come un abile prestigiatore di strada riesce a farsi beffa di un pubblico sufficientemente credulone da incantarsi ed esaltarsi per l’ennesima variante del gioco della pallina sotto ai bicchieri.

chomp96v2

Episodi visti: 25/50+ --- Voto 9,5
"Re:Zero" è una delle serie più popolari, se non la più popolare, di questo 2016; licenziata da Crunchyroll, si compone di venticinque episodi, di cui il primo della durata di un'ora. Come tutte le serie più popolari, ha spaccato l'utenza in due: c'è chi lo ama e c'è chi proprio non lo manda giù, io faccio parte della prima schiera. La serie fin dalla sua messa in onda è passata in secondo piano e si è guadagnata la sua notorietà episodio dopo episodio a colpi di ottimi episodi. Ma cosa avrà catturato l'attenzione di tutti?

Partiamo dalla storia: abbiamo il nostro protagonista Subaru che in un modo misterioso viene teletrasportato dalla sua epoca, il nostro presente, in un mondo fantasy. Fin qui pare tutto normale, ma la serie si contraddistingue fin da subito per la sua aria più adulta dovuta sia alla crudezza di alcune scene sia al potere del nostro protagonista Subaru: quando viene ucciso torna indietro nel tempo a una specie di checkpoint precedente, così da poter ritentare. E qui si verranno a creare varie situazioni dovute al fatto che inizia a frequentare una delle contendenti al trono del regno... e qui mi fermo.
Un altro punto di forza della serie sono i personaggi: Subaru non è il tipico eroe, e infatti nel corso degli episodi attraverserà vari momenti bui che lo porteranno anche alla pazzia, questo a significare che è possibile creare un personaggio tutto sommato umano e inserirlo bene in una storia di questo tipo. Altro personaggio molto importante è Rem, che da tutti viene vista come la vera anima gemella di Subaru; anche lei avrà un ruolo importante nella storia, caratterizzata da un carattere inizialmente schivo nei confronti di Subaru, ma col passare del tempo questo sentimento cambierà.

La parte grafica è nella norma per un anime del 2016, la parte sopra la media è invece quella sonora, sia opening che ending lasciano il segno e così fanno anche le varie musiche all'interno della serie.

Nel complesso è stato un anime che ho apprezzato davvero molto e spero vivamente in una seconda stagione. Stra-consigliato se volete una bella serie piena di mistero, bei combattimenti e viaggi nel tempo.

Frenk TheVile

Episodi visti: 18/50+ --- Voto 9,5
E' un anime difficilmente classificabile in un genere predefinito, con un giovane protagonista che si ritrova all'improvviso in un mondo fantasy "classico" di cui non sa nulla. Incipit visto e rivisto, certo.
Ma, se durante i primi venticinque minuti del lungo episodio (cinquanta minuti e rotti) introduttivo ci si prende gioco del suo "schema" banale, già nel suo finale si mostra tremendamente innovativo e ben realizzato. Senza fare spoiler di alcun tipo, dico solo che gli episodi successivi creano veramente una suspense notevole; nonostante questo ad ogni episodio la trama si arricchisce... senza tenere lo spettatore all'oscuro di tutto, cosa piuttosto abusata ormai e fastidiosa; i suoi protagonisti vengono fatti conoscere da vari punti di vista e, nelle loro sfaccettature caratteriali, appaiono sempre credibili e spesso proprio realistici e "umani" per come reagiscono alle azioni del protagonista.
Colpi di scena a non finire (dal quarto episodio in poi), evoluzione del protagonista continua, scelte stilistiche e di "palette", musiche stupende e azzeccate per episodi speciali, combattimenti crudi e veloci: questi a mio parere rendono "Re:Zero" l'anime migliore della stagione e uno dei miei preferiti, lassù da qualche parte tra "Steins;Gate" e "Log Horizon".

Stop_Pretending

Episodi visti: 19/50+ --- Voto 3,5
Nel marasma degli anime usciti nel 2016, mi metto a guardare questo, a detta di molti, promettente "Re: Zero". Parto col guardarlo senza aspettarmi nulla, a mente chiusa come nella visione di ogni anime. Ho visto diciannove episodi, tutti quelli usciti fino ad ora, e sono pronto per dire la mia a riguardo, perché, secondo me, quei sei episodi non ancora usciti non faranno di certo la differenza.

Questo anime è stato per me una noia mortale, ho dovuto fare i conti con una trama abbastanza manchevole sin dall'inizio, con pochi spunti interessanti e personaggi piatti che si muovono in un contesto spesso inadatto.
La più grande delusione, per me, arriva dal protagonista, Subaru. Quest'ultimo è davvero una piaga, in alcuni momenti davvero fa cadere le braccia, e ricordo di non aver mai odiato tanto un protagonista, proprio perché questo qui ha pochissimi spunti per risultare carismatico. Molte persone con le quali mi sono confrontato amichevolmente prima di scrivere questa recensione asserivano che il protagonista è così spigliato "perché è un hikikomori", e quindi, essendosi ritrovato in un nuovo mondo, non vedeva l'ora di fare amicizia. E questo sarebbe stato possibile se un hikikomori fosse stato l'equivalente di una persona senza emozioni, ma così non è, quindi non mi spiego davvero come faccia questo protagonista a trovarsi catapultato in un altro mondo senza provare la minima paura, il minimo spavento.
Questo anime spesso pecca di scarso realismo, nelle sfumature, nelle reazioni umane.
La trama somiglia molto a una serie televisiva che vidi tempo fa, e l'argomento "riavvolgere il tempo dopo la morte" non è così estraneo nemmeno al contesto degli anime. Alle volte la trama di questo anime offre qualche spunto interessante, ma, poco tempo dopo, non si fa in tempo a metabolizzare cosa è accaduto, che subito si riparte con spunti di riflessione noiosi e per nulla espansivi verso nuovi misteri e/o segreti.
Di fantasia in questo "fantasy" ne ho colta poca, è manchevole specialmente per quanto riguarda l'elemento della magia, anche qui senza sorprese: si viene a sapere infatti che "magicamente" il protagonista ha una magia che è raro avere in quel mondo.

Il design dei personaggi non fa girare la testa, Rem e Ram sono gli stessi modelli con colorazione differente, e tutti gli altri personaggi a parte Emilia sono delle pedine che appaiono e scompaiono, alcuni approfonditi psicologicamente male.
Il personaggio principale con il tempo diventa ancora più noioso e inguardabile, specie nei modi di fare, ancora senza manifestare nessuno sconcerto per tutto ciò che gli accade intorno.
Le gag sono ripetute varie volte, ma rimangono le stesse, e quindi dopo un po' nemmeno fanno tanto ridere, specie quando Subaru inizia a chiamare la sua consorte "Emiliuccia", che risulta davvero fastidioso e inconcludente.
Ottima, invece, la colorazione, forse l'unico aspetto positivo insieme ai personaggi Otto e Priscilla, che sono quei pochi personaggi che compaiono e subito fanno breccia nel cuore dello spettatore.

Per tanti questo è il migliore anime della stagione primaverile. Per me da quel "top" è ancora ben lontano!