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Felpato12

Episodi visti: 1/1 --- Voto 8,5
Piccola perla dell’animazione giapponese del terzo millennio, “Metropolis” di Rintaro è un anime dalle ambizioni e dalle proporzioni gigantesche, di cui si sente parlare ingiustamente troppo poco. Come suggerisce il titolo stesso, il film si ispira a un grande classico della settima arte, “Metropolis” di Fritz Lang, caposaldo del cinema espressionista, divenuto famoso non solo per la capacità di rappresentare una metropoli futurista che avrebbe influenzato visivamente il cinema più recente, ma anche per le sue riflessioni sul superamento delle differenze di classe come elemento cruciale di emancipazione sociale. Altro elemento da cui il film di Rintaro trae ispirazione è l’omonimo manga di Osamu Tezuka, che, innamorato del film di Lang, decise di realizzare la sua versione della storia in un unico tankobon pubblicato nel 1949. I temi, tra cui la presa di coscienza robotica, l’elemento sociale, il rapporto padre-figlio, sono quelli che Tezuka avrebbe sviluppato, di lì a poco, in un altro manga ben più celebre: “Astroboy”. Dalla fusione di queste due opere e grazie al lavoro di un team di prim’ordine, che annovera al suo intero gente del calibro di Toshio Suzuki, uno dei tre fondatori dello Studio Ghibli, e Katsuhiro Otomo, l’autore di “Akira”, nacque “Metropolis”, film animato uscito nelle sale giapponesi nel 2001.

Il film segue le vicende di un giovane, Kenichi, e di suo zio Shunsaku Ban, un investigatore privato. Costui è partito dal Giappone con il nipote sulle tracce dello scienziato pazzo Laughton, sospettato di essere implicato in un traffico di organi umani. Le ricerche di Shunsaku Ban lo portano nella città-stato di Metropolis, governata dal Presidente Boone e dal potente Duca Red, proprio nei giorni di festeggiamenti che seguono all'inaugurazione di un immenso grattacielo nel centro della città, la Ziggurat, simbolo del potere di Red. Quest’ultimo, magnate assetato di potere, ha fatto costruire dal Dottor Laughton un androide con le fattezze della figlia morta, per far sì che possa dominare l’intero pianeta. A scoprire i suoi loschi piani saranno proprio il detective Shunsaku Ban e il giovane Kenichi, con cui l’androide inconsapevole, di nome Tima, legherà un rapporto di affetto che cambierà il corso della storia.

Lo si sarà compreso bene analizzando la genesi del film, ma l’elemento fondamentale di cui si serve Rintaro per filtrare il proprio messaggio è la città di Metropolis, in cui è radicata una profonda differenza sociale. L’immagine più chiara di questa discrepanza sono le varie zone in cui si divide la città. Di queste, ovviamente, una è aperta solamente ai ricchi e alle persone più in vista del Paese, e appare esternamente come una grande metropoli futurista sul cui orizzonte si stagliano enormi grattacieli, il più importante dei quali è certamente la Ziggurat; mentre le altre, dove convivono poveri e robot, sono completamente abbandonate al degrado, in un quasi certo riferimento ad “Akira”. Il popolo, abbandonato al proprio destino, brama il cambiamento, la rivoluzione, per dirla in termini marxisti, e si prepara a prendere le armi contro il Duca Red. I robot sono quelli che hanno meno diritti e, addirittura, i potenti vorrebbero creare un pianeta in cui la loro esistenza è abolita. A tal proposito, nella città di Metropolis, si tengono con una certa frequenza esperimenti top secret, e il più importante di essi, che vede coinvolti il solo Duca Red e il Dottor Laughton, è la creazione dell’essere supremo, in grado di poter governare sul mondo tutto, la piccola Tima, un robot dalle fattezze umane. La disparità sociale si accompagna, come da tradizione, al tema della tirannia, dei potenti disposti a utilizzare qualsiasi mezzo pur di raggiungere i propri scopi. Non stupisce, dunque, che al servizio del Duca Red ci sia un certo partito Marduk, i cui membri, parole di Shunsaku Ban, “sono vestiti come i fascisti”. I membri del partito, tra cui spicca il giovane Rock, figlio adottivo del Duca Red, si macchiano quotidianamente di prepotenze nei confronti dei più deboli, arrivando anche a giustiziare pubblicamente robot disertori, proprio come le camicie nere. Rintaro si serve del parallelo con gli anni più bui della storia recente per gettare un’ombra oscura sulla città di Metropolis e le condizioni in cui versa. Una città che vuole compensare le disparità sociali con la bellezza estetica, fallendo miseramente.

Da questa breve analisi, si evince, dunque, che il film tratta perlopiù temi già conosciuti, riproposti nei secoli nelle salse più disparate, ma lo fa in una maniera tutta sua, riprendendo, tra le altre cose, una delle leggende più affascinanti di sempre, il mito della Torre di Babele. La Ziggurat, fatta inaugurare dal Duca Red e dal Presidente Boone, rappresenta il tentativo dell’uomo di innalzarsi al di sopra di Dio, salvo poi venire punito dalla sua stessa collera. Se si conosce un minimo di storia, dunque, lo si intuisce bene già a inizio film che la Ziggurat è destinata a crollare per mano della scelleratezza dei propri fautori, e la scena che ce lo racconta è tra le più poetiche che abbia mai visto, merito anche dell’accompagnamento di “I Can’t Stop Loving You” di Ray Charles. Più della trama, infatti, il film rimane impresso per la sua bellezza visiva e musicale. Grande impegno è stato messo nelle animazioni, nei fondali e nei disegni, a tratti molto rievocativi del miglior Miyazaki. Eccellente il comparto musicale, che svaria tra blues, folk e jazz, regalandoci una colonna sonora da sentire e risentire.

Insomma, vedetevi “Metropolis” e non ve ne pentirete.


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bob71

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
Le visioni futuristiche di Osamu Tezuka rivisitate dai creatori di "Galaxy Express 999" e "Akira".
Il 26 maggio del 2001 esce nelle sale giapponesi "Metropolis", il film di animazione che rilancia la poetica di Osamu Tezuka in chiave cyberpunk combinando l’estetica rétro dell’animazione tradizionale con le più moderne tecniche di computer grafica. L’anime è basato sul manga del 1949, a sua volta ispirato all'omonimo capolavoro espressionista di Fritz Lang del 1927. Nel 2001 il grande mangaka è già scomparso dal 1989 e la Madhouse ingaggia Rintaro ("La spada dei Kamui", "Galaxy Express 999"), uno dei suoi primi e storici collaboratori, per lavorare alla versione per il grande schermo, mentre per scrivere il copione viene scelto il pluripremiato autore Katsuhiro Otomo ("Akira", "Memories", "Steamboy").

In un lontano futuro la città iper-tecnologica di Metropolis è divisa in due livelli, la zona dei sotterranei che accoglie una società di cittadini di serie B e robot schiavizzati, e la zona superficiale, dove vivono i cittadini di prima classe. Tra loro, il potente Duca Red mira a strappare il controllo della città ai funzionari eletti, e per conseguire il suo scopo ha creato una grande torre chiamata Ziggurat (dal nome del colossale tempio-palazzo dell'antica Babilonia). L'edificio simbolo del progresso tecnologico nasconde in realtà un trono destinato a Tima, il sofisticato androide creato dal rinnegato Dr. Laughton a immagine e somiglianza della defunta figlia del Duca Red. Il ruolo di Tima è quello di fondere il potere dei computer con l'immaginazione del cervello umano in una forza in grado di controllare l‘intera Metropolis con la minaccia di una micidiale arma elettromagnetica da giorno del giudizio. Il malvagio piano del gerarca viene però sabotato dal suo stesso figlio adottivo Rock, capo del partito fascistoide Marduk (dal nome dell’antica divinità mesopotamica), il quale prova un profondo disprezzo per i robot, è geloso di Tima ed è pronto a distruggerla in nome della presunta superiorità umana sulle macchine. L’incontro casuale tra Tima e Kenichi, il nipote del detective Shunsaku Ban recatosi a Metropolis proprio sulle tracce del Dr. Laughton, innescherà nell’androide un errore di calcolo che la doterà di sentimenti con conseguenze inaspettate.

Rintaro e Otomo impastano abilmente l’impianto del manga di Tezuka (specificamente per bambini) con la complessità ideologica e la visionarietà della pellicola di Fritz Lang, per mettere in scena un’inquietante distopia retrofuturistica, un film sorprendentemente profondo, ponderato e in linea con i temi prediletti del dio del manga: il superuomo, l'uso distorto della scienza, il totalitarismo, l’eterno conflitto tra natura e cultura, esplicitato nello scontro sociale tra umani e robot e già sviscerato da Tezuka in opere come "Astro Boy" e "Il libro della nostalgia" del ciclo "La Fenice", entrambi imperniati sulle leggi asimoviane della robotica e sulla fatidica domanda: una macchina può imparare ad amare? Il nodo del dramma è infatti la metamorfosi biomeccanica, la contaminazione tra umano e non umano che minaccia il sopravvento dell’inorganico sugli esseri viventi, idea fissa di Otomo già dai tempi di "Akira" e ripresa da altri due illustri predecessori come "Ghost in the Shell" di Mamoru Oshii e "Tetsuo - The Iron Man" di Shinya Tsukamoto.

"Sono un essere umano o un robot?", si chiede Tima nei dialoghi del film, quando comincia a prendere coscienza della sua individualità e a provare sentimenti simili a quelli umani, con quell’innocenza di chi guarda il mondo per la prima volta. Ma quando il Duca Red le rivelerà la sua vera essenza di intelligenza artificiale, si trasformerà in un’implacabile angelo dell’apocalisse alla guida della rivolta dei robot. D’altronde nel film gli umani non fanno una bella figura e rivelano il loro volto violento con il dispotismo del Duca Red, gli squadroni fascisti di Rock e i rivoluzionari capitanati da Atlas, che a loro volta manifestano altrettanta crudeltà. Forse l'unico eroe positivo è proprio Pero, l’automa detective denigrato dalla polizia locale che affianca Shunsaku Ban nelle sue indagini e che rivela doti di ironia, buon senso e grande sensibilità, oltre che di tragica dignità, quando si sacrifica sotto i colpi dei rivoluzionari per puro spirito di abnegazione.

La tentacolare città di Metropolis non è solo uno scenario mozzafiato in cui si muovono i protagonisti, ma si rivela sempre più protagonista nel corso del racconto, diventando uno di quei luoghi cinematografici in grado di colonizzare la memoria dello spettatore, qualcosa a metà strada tra la megalopoli di "Blade Runner" e la città metamorfica di "Dark City", il tutto animato dal traffico volante de "Il quinto elemento". Il contrasto tra le due zone della città è sottolineato dalla rapida panoramica a volo d’uccello che parte dall’altezza vertiginosa dei grattacieli, collegati tra loro da gallerie pensili e archi rampanti, per poi piombare giù attraverso i meandri claustrofobici e putrescenti dei sotterranei. È qui però che la città mostra ai protagonisti la sua natura ambivalente, da un lato ostile e pericolosa e dall’altro protettiva e accogliente come un grembo materno. Il cuore di tenebra della città è anche il territorio dei robot spazzini in un ambientazione industriale che rimanda al folle cantiere automatizzato di "Interrompete i lavori!", episodio finale di "Manie-Manie: I racconti del labirinto".

I personaggi, ripresi di sana pianta dallo star system tezukiano, hanno tratti cartooneschi che rimandano ai primordi del cinema di animazione ma uniti alle più recenti innovazioni in fatto di computer grafica, e soprattutto ben caratterizzati e tridimensionali, tanto che anche il ruolo più microscopico ci appare intriso di vita. Fra gli stereotipi del genere non poteva mancare lo scienziato pazzo, il Dr. Laughton, forse un omaggio a Charles Laughton, l’interprete del Dr. Moreau ne "L’isola delle anime perdute" del 1932. Fra gli antagonisti il Duca Red è l'uomo più ricco e influente di "Metropolis", un villain maestro del complotto e con manie di conquista del mondo, di nascosto sovvenziona il partito Marduk che si distingue per azioni particolarmente violente contro i robot. Il suo giovane figliastro Rock è un personaggio senza scrupoli, frustrato da un affetto filiale non corrisposto, si dimostra spietato e non esita a uccidere a sangue freddo.

Kenichi e Tima seguono la tradizione disneyana degli eroi dai tratti infantili (enormi occhi espressivi e aria innocente) in perenne stato di minaccia, con l’ingenua eroina che dietro la superficie di fragile e angelica ragazzina bionda nasconde un potenziale letale e distruttivo, mentre l’investigatore Shunsaku Ban nella visione tezukiana incarna da sempre il buon senso dell’uomo comune giapponese. I personaggi di contorno hanno volti e proporzioni più realistiche, tra questi spicca Atlas, il giovane rivoluzionario che ha perso il lavoro a causa dei robot e che vive nei livelli sotterranei della città, infine il simpatico robot detective Pero della polizia di Metropolis, che omaggia la tradizione noir con tanto di trench e cappello in stile Borsalino.

"Metropolis" è scandito da un ritmo incalzante per tutta la sua durata e le scene d'azione si susseguono senza tregua. La realizzazione tecnica è imponente e portata alle estreme conseguenze virtuosistiche. Il film ha una tale densità visiva che una dozzina di fotogrammi (equivalenti a coprire qualche secondo sullo schermo) basterebbero ad allestire una galleria d’arte, e spesso si è tentati di mettere in pausa il film per poter meglio apprezzare i dettagli. Sin dalle prime inquadrature ci rendiamo conto di essere davanti a qualcosa di sorprendente, e dopo 107 minuti di scenari urbani minuziosamente dettagliati e straordinariamente vari, resi in una tavolozza di colori sgargianti ed effetti di luce che farebbero impallidire un direttore della fotografia live-action, il risultato è stimolante e al contempo estenuante.

Rintaro crea una serie di quadri memorabili. Si possono ammirare i meravigliosi disegni geometrici in stile Art Déco che addobbano gli interni degli edifici lussuosi, la flebile luce del sole che illumina i marciapiedi, la pallida fluorescenza che si diffonde nella notte, la candida neve che ci fa provare un brivido palpabile, la bizzarra ma sofisticata ambientazione dell'Hotel Coconut, che sembra riprodurre le raffinate carrozze ferroviarie in stile Orient Express.

Le animazioni sono fluide e cinematiche con gli adrenalinici movimenti di camera in 3D. C'è un sacco di CGI ma non è stridente, al contrario esalta al massimo il livello di dettaglio e la sbalorditiva quantità di lavoro degli animatori. Particolarmente curate sono le sequenze panoramiche che descrivono i moti popolari e le grandi agitazioni di massa con un incredibile numero di personaggi animati contemporaneamente nella stessa inquadratura, oltre al gran finale apocalittico in puro stile Otomo con un'impressionante scena di distruzione totale.

A completare l'opera, le sontuose musiche originali rappresentano un altro elemento chiave di connubio tra passato e futuro che dona al racconto una peculiare atmosfera ibrida dal sapore unico e originale. Toshiyuki Honda è un noto jazzista che in questo caso riprende alcuni brani in stile dixieland direttamente dalla New Orleans degli anni ’20. Dell’esecuzione se ne occupa una band, i Metropolitan Rhythm Kings, che (secondo uno spot giapponese) avrebbe incluso tra le sue fila lo stesso Rintaro al clarinetto basso. All’interno della colonna sonora trovano spazio standard del genere come "St. James Infirmary" di Joe Primrose, ma soprattutto la scena clou è nobilitata dalla voce di Ray Charles che canta "I Can't Stop Loving You" con un effetto spaesante che assomiglia moltissimo a "We’ll Meet Again" sul finale de "Il Dottor Stranamore" nella giustapposizione tra le immagini catastrofiche e il tono rassicurante della melodia.

Definito da James Cameron come "la nuova pietra miliare degli anime", "Metropolis" è un film con più livelli di lettura, oltre la superficie sfavillante della città del futuro offre un'avventura sorprendentemente stimolante che esamina una serie di tematiche complesse. Non è solo un tributo al dio del manga ma una vera e propria riscrittura, e l’opera di Tezuka non è mai stata così accessibile per le nuove generazioni che ancora non conoscono la portata della sua eredità. In conclusione, possiamo senz’altro definire "Metropolis" un film ambizioso, che si propone come punta di diamante dell'animazione giapponese, gettando un ponte non solo tra passato e futuro ma anche tra Oriente e Occidente della cinematografia d'autore.


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Shikii

Episodi visti: 1/1 --- Voto 9,5
Quando non puoi essere considerato né un essere umano né un robot, ritrovandoti nel mezzo di due tipi di esistenze ma anche al di sopra di ogni cosa, perché costruita per dominare il mondo dalla vetta di una moderna Ziqqurat, la domanda: “Chi sono io?” non risulta più tanto banale. Sto parlando di Tima, la bambina androide protagonista di “Metropolis”, il grande film d’animazione giapponese uscito nel 2001, diretto da Rintaro (autore in “Manie Manie - I racconti del Labirinto”).
Basato sul manga omonimo di Osamu Tezuka (padre dell’animazione giapponese) e ispirato al sempre omonimo film muto del 1929, è stato prodotto dalla MadHouse (la quale considero già una garanzia di qualità).
Un cyberpunk a tutti gli effetti (di quelli veri, con la C maiuscola) dove, in un mondo retro-futuristico, l’uomo ha superato il potere di Dio.

Trama (per necessità parlerò di alcuni dettagli iniziali della trama, senza fare spoiler): in questa enorme città gli umani e i robot vivono insieme ma non in armonia; questi ultimi vengono trattati come schiavi e non hanno alcun diritto, nemmeno quello di possedere un nome. Se non obbediscono, spetta a loro un’esecuzione sul posto, violenta e pericolosa anche per i cittadini stessi, visto che il corpo armato che se ne occupa (un gruppo neofascista) non esita a sparare in mezzo alla folla.
Questa enorme megalopoli è suddivisa in più livelli, e solo chi può permettersi di vivere in superficie ha una vita dignitosa. Ed è proprio qui che è possibile ammirare l’imponente Ziqqurat, simbolo del potere supremo che questa nazione esercita sul mondo (quale sia la nazione non viene specificato, ma in una particolare scena viene inquadrata la Crimea, lasciando pensare che ci troviamo nell’Ucraina meridionale).
Durante i festeggiamenti dedicati al nuovo e immenso strumento di potere, giungono in città un detective giapponese di nome Shunsaku Ban, accompagnato dal nipote Kenichi. Sono sulle tracce di un pericoloso criminale, ma la loro pista li farà cadere negli intrighi di potere del Duca Red, l’uomo che ha finanziato la costruzione dell’enorme torre, dove sulla sommità si trova un trono da cui è possibile controllarne l’immenso potere, il cui posto è destinato a Tima, l’androide dall’aspetto di una bambina, l’essere perfetto che ignora la propria natura e chi sia.
Durante un orribile incendio, per salvarsi la vita, Tima e Kenichi, incontratisi non proprio per caso, finiscono nella zona più profonda della città. I due bambini, grazie all’aiuto reciproco e alla gentilezza dei robot, cominceranno il viaggio per tornare in superficie, ma il capo del gruppo neofascista è determinato a ucciderli. E tutto questo è soltanto l’inizio.

Io non ho visto il film del 1929 e non ho letto il manga di Osamu Tezuka (li recupererò assolutamente), ma, basandomi su quanto ho letto in giro, quest’opera di Rintaro ha molte più similitudini con la prima versione cinematografica, rispetto al manga. Inoltre uno dei principali antagonisti (il capo del gruppo neofascista) non c’è per niente nel fumetto, e l’androide è asessuato.
Ritengo un vero peccato l’assenza di un personaggio del genere, perché lo considero il migliore in assoluto. E’ caratterizzato egregiamente, muovendosi e agendo in base alla coerenza della propria psiche; è cattivo ed egoista, ma si muove anche con uno scopo preciso, tra cui la ricerca di un amore per cui non è stato ritenuto degno.
“Metropolis” tratta tutto ciò che ci possiamo aspettare da un cyberpunk (dimenticate i vestiti stile bondage e le lucette al neon - perché molti confondono il cyberpunk con l’ennesima rappresentazione di degrado e sentimento di ribellione, oltre che mera e singola forma estetica); la società è veloce e frenetica, non c’è spazio per chi è debole, diverso o sfortunato, e la religione, il concetto di esistenza e la pura tecnologia si fondono in un loop psicologico e filosofico. E tutto anche in perfetto stile noir, in questo caso.
La trama di per sé è semplice, ma molto moderna per i tempi, specie per il 1929 (riferendomi al film muto). E poi, come sempre affermo e continuerò a fare, non è l’originalità (parametro che ritengo un mito inutile o comunque non indispensabile) che definisce la qualità di una storia, ma il come essa viene raccontata. Ma soprattutto sono i personaggi a dover muovere i fili di questo mondo, così come questo universo di fantasia deve vivere sulla base di regole ben precise, più o meno vaste.
La vicenda di Tima mi ha toccato il cuore, così come il suo rapporto con Kenichi, il giovane nipote del detective.
Lei è venuta al mondo senza sapere chi fosse e quale fosse il suo scopo. Passerà i primi momenti della propria esistenza osservando quanto misera sia la condizione dei robot, ancor più vergognosa di quella degli umani che vivono nel peggiore dei modi.
Ma, essendo stata concepita per essere al di sopra di ogni cosa, dovrà prima o poi far fronte alla scelta di omettere i propri sentimenti per una causa più giusta; una decisione che assumerà la forma del giudizio divino.


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selene90

Episodi visti: 1/1 --- Voto 9,5
“Metropolis”, film d’animazione del 2001, diretto da Rintaro e prodotto dallo studio Madhouse, si basa sull’opera originale di Osamu Tezuka, del ’49, a sua volta ispirata al capolavoro del ‘27 di Fritz Lang.

La trama si sviluppa a Metropolis, definibile come il paradiso dell’arte fantascientifica. Metropolis ci viene presentata con un aspetto che può sembrare poco originale, benché sia in realtà una delle prime opere a proporcelo, copiata da altre come l’altrettanto strabiliante “Kaiba” di Yuasa: essa è formata da una città in cui umani e robot convivono, ma i secondi sono asserviti ai primi, e vengono sfruttati come macchine senza alcun sentimento e alcun diritto (ci viene dimostrato dal robot Pero che, a inizio film, afferma di “non poter avere un nome uguale a quello degli umani, perché ciò violerebbe i loro diritti civili”). Oltre a questa città apparentemente pacifica, ci sono però altri livelli sotterranei, in cui vengono presentati tutti i reali problemi che la città nasconde: disoccupazione, illegalità, traffici di organi umani, sfruttamento, ecc.
La storia ruota attorno a pochi personaggi, primo fra tutti il Duca Red, capo del partito politico autoritario avverso all’accettazione di più diritti per i robot, Marduk. Il Duca ci viene presentato con un aspetto austero, antipatico, e la sua rigidità ci viene mostrata anche attraverso la sua continua cupidigia, il voler governare su tutto e tutti. Simbolo del forte potere che instaura è Ziggurat, una struttura enorme che nasconde, oltretutto, un’arma in grado di controllare i robot ed erigere come capo “l’essere perfetto”.
Il suo personaggio è, secondo me, uno dei meglio riusciti, proprio perché in pochi passaggi in cui lo si vede, si ha già un’idea perfetta di quale sia il suo carattere. Anche gli altri personaggi sono comunque molto buoni: abbiamo l’investigatore giapponese Shunsaku Ban, che ci viene presentato come un grasso uomo di mezza età, un po’ impacciato e goffo, ma con tanti buonissimi propositi, che passerà la maggior parte della storia a cercare il nipotino scomparso, Kenichi, e ad indagare sul trafficante di organi, Laughton. Kenichi è un personaggio interessante: non ci viene detta la sua età, ma dall’aspetto si presume abbia intorno ai dieci-dodici anni. Questa è una delle poche opere animate, tra quelle che ho visto, in cui un bambino ha una caratterizzazione degna. Kenichi infatti, pur dimostrando di essere piuttosto maturo, ha anche molti atteggiamenti tipici di un pre-adolescente, come il non riuscire a comprendere determinate situazioni complesse, ma il volersi adattare ad esse. Kenichi è l’emblema della purezza, dell’altruismo, colui che, pur non comprendendo ancora a fondo i sentimenti, li inculca agli altri.
Infine c’è lei... Tima, il centro di tutto. Tima è il robot che il dottor Laughton sta costruendo su ordine del Duca Red, e che quest’ultimo intende mettere sul trono della città, come “essere perfetto”, lasciando da parte il figlio adottivo del Duca stesso.

Trovo che “Metropolis” sia un’opera magnifica grazie ad almeno due fattori: da un lato l’ambientazione e le tematiche, e dall’altro il modo in cui il legame tra Kenichi e Tima riesce a perdersi letteralmente nel marciume di questo mondo. La città è “sporca”, è corrotta, tutti i personaggi vogliono ottenere qualcosa, anche illegalmente, sono avidi, vogliono sempre di più... Kenichi è l’unico personaggio che non ha obiettivi egoistici, lui vuole solo proteggere la giovane robot che, erroneamente, scambia per una ragazza con un’amnesia. Tima, d’altro canto, con le sue domande “Chi sono io?” rappresenta l’ingenuità, colei che non sa niente, che non conosce niente e che, proprio per questo, non è ancora stata contaminata dal marciume.
Oltre a questi punti di forza, anche l’animazione è eccezionale. I disegni, che a detta di qualcuno, sono inadatti o troppo infantili per quella che è l’opera, secondo me sono perfetti. Probabilmente si è voluto creare quasi un contrasto tra dei disegni semplici che potrebbero ricordare quelli di una fiaba (il cattivo col naso incurvato, il poliziotto con la pancia e gli occhioni stilizzati, ecc.) e delle tematiche molto più adatte a un pubblico adulto. Scelta che ho apprezzato molto. Così come ho apprezzato la scelta delle musiche in stile anni ’20. Sinceramente non sono fan del genere, ma le ho trovate davvero molto appropriate, specie la canzone americana che si sente nelle scene finali del film, quando Kenichi tenta, in maniera drammatica, di salvare la sua amica.

In conclusione, direi che “Metropolis” è un’opera che va ben oltre ciò che mostra: critica sociale, drammaticità, romanticismo in senso lato, rapporto tra umano e non umano (altra tematica interessante, visto che non tutti gli esseri umani della storia dimostrano più umanità dei robot stessi).


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ElPres

Episodi visti: 1/1 --- Voto 8
"Metropolis" è un lungometraggio di animazione del 2001 diretto da Rintaro, sviluppato e prodotto dallo studio Madhouse. L'opera in questione è basata sull'omonimo manga del 1949 di Osamu Tezuka, a sua volta lontanamente ispirato al capolavoro della cinematografia fantascientifica del 1927 di Fritz Lang.

La trama ruota intorno alle vicende di un manipolo di personaggi che, in un modo o nell'altro, sono collegati tra loro. Innanzi tutto v'è Shunsaku Ban, anziano investigatore incaricato di arrestare uno scienziato pazzo trafficante di organi umani e bollato come criminale internazionale. Con lui vi è Kenichi, il nipotino che ricopre anche il ruolo di suo assistente personale. Il ricercato di cui parlavamo poc'anzi, ovvero il dottor Laughton, è al servizio di un altro importante personaggio della pellicola: il Duca Red, capo del partito Marduk, formazione politica di stampo autoritario fortemente avversa alla popolazione robotica di Metropolis. Ed è a tal proposito che incontriamo un'altra figura cardine della trama: Rock, freddo e spietato figlio adottivo del Duca, la cui principale occupazione nell'organigramma del partito del padre è quella di killer. Infatti egli è deputato ad eliminare fisicamente i robot impazziti. Infine, ultima ma non ultima, vi è Tima, il risultato del lavoro dello scienziato pazzo, una dolce ragazzina androide che rivestirà in seguito un ruolo di prim'ordine nella storia di cui stiamo parlando. Tutto ciò avviene a Metropolis, città potentissima destinata a salire sul tetto del mondo. Va però precisato come essa sia una città ricca di problemi dal punto di vista sociale. La disoccupazione è dilagante, così come la corruzione. La disuguaglianza tra gli abitanti è grandissima e ciò ci viene testimoniato dalla suddivisione stessa della città. Infatti essa è divisa in tre zone sotterranee in cui convergono tutti i vari attori di questa fittizia società distopica e, ad ogni livello, troviamo un diverso grado di ricchezza e potere.

Da questo abbozzo di trama possiamo notare come, all'interno dell'opera di Rintaro, siano presenti cenni a importanti tematiche politiche e sociali quali possono essere l'alienazione delle masse e la corruzione e l'avidità dei potenti. Non scordiamo inoltre la tematica che costituisce il cardine della cibernetica, ovvero la sostituibilità tra gli uomini e i robot dal punto di vista lavorativo.

Dal punto di vista tecnico il film è realizzato in modo eccellente. L'ambientazione, ovvero Metropolis, è efficace, in quanto riesce a mostrare la dimensione futuristica nella quale la storia si sviluppa. Merita una speciale considerazione la fantastica colonna sonora interamente costituita da pezzi swing e jazz degli anni '20 e '30, chiaro rimando all'opera del cineasta austriaco accennato a inizio recensione. Le musiche, inoltre, stridono fortemente con il contesto del film, contribuendo così a rendere il tutto ancor più surreale e fantascientifico.

In conclusione, affermo che "Metropolis" è un'opera di qualità, sia dal punto di vista strettamente tecnico che dal punto di vista della mera narrazione cinematografica. Un bel film, per esser tale, oltre a dover essere fatto bene, deve essere in grado di lasciare un segno, di emozionare lo spettatore. Ebbene, questa pellicola con me ci è riuscita in pieno. Ha scatenato in me varie emozioni che, alla sua conclusione, mi hanno subito fatto considerare "Metropolis" un gran bel film che consiglierò sicuramente a qualcuno.


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Rieper

Episodi visti: 1/1 --- Voto 3
Risulta difficile anche solo tentare di immaginare una trama originale su quello che è il mondo dei robot e sul loro fantascientifico mondo. Se n'è scritto e ne sono stati tratti svariati film e capita, come in "Metropolis", che un'opera ne fuoriesca in una maniera che sfiora il ridicolo e lo stereotipato.

La storia si svolge in una città chiamata Metropolis, dalla quale prende il titolo lo stesso film, e già qui peccano di originalità gli autori, e più precisamente quando un detective giapponese e suo nipote vi arrivano per indagare sul traffico d'organi di un brillante dottore tanto matto quanto geniale. La società si compone di esseri umani e robot, questi ultimi trattati in modo non esattamente ragguardevole dai livelli inferiori e malfamati della città. Questa metropoli è governata infine da un assurdamente ridicolo duca di nome Red, che ha però scopi non proprio moralmente sani.

Vista così la trama non pare malaccio, pur non risultando niente più di una delle solite storie fantascientifico/thriller. Il problema è che molti personaggi, quelli principali compresi, non sembrano avere uno scopo vero. Oltretutto la catena di eventi scatenante il putiferio verrà a crearsi guarda caso proprio con l'arrivo del detective e di suo nipote, insomma un tipo di coincidenze non proprio credibile anche se passabile. Il finale poi lascia senza parole, nel senso che ce ne sarebbero tante da dire, ma nessuna risulterebbe un complimento nei confronti degli autori.

Veniamo a quella che è la ciliegina su quest'enorme torta di letame, l'aspetto tecnico. Avete presente quelle caricature che a volte si trovano sui quotidiani nazionali? Ecco, volendo sintetizzare, non c'è un solo personaggio aggraziato o fisicamente normale in tutto il benedetto anime. Le vicende sono abbastanza serie, spesso violente, ma il vederle commettere da copie perfette di Astro Boy o tizi con nasi che i tucani fanno loro un baffo o ancora da individui con gli arti superiori in stile "Popeye", lascia sbigottiti e frastornati. E' uno sfregio, perché le animazioni sono sorprendentemente fluide e gli effetti di luce sono tutt'altro che scadenti. Il comparto audio è buono, pur non risultando esaltante.

Sono solito mantenere ben distanti trama e aspetto tecnico, ma qui sarebbe inutile, poiché non si salva niente a mio parere: complici una narrazione sballata, un ciclo di eventi a dir poco confusionario, un obiettivo non precisato dai protagonisti e un finale da harakiri... Beh, definirlo un anime per bambini è una stupidaggine di proporzioni elefantiache. Spiacente, ma per il sottoscritto "Metropolis" non raggiunge neanche lontanamente la sufficienza, bocciato.


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micheles

Episodi visti: 1/1 --- Voto 5
Quando Tezuka incontra il cyberpunk

Ci sono film che si guardano per le idee, l'intreccio e i personaggi; e ci sono film che si guardano per le immagini, le animazioni e le musiche: "Metropolis" entra sicuramente in questa seconda categoria. La trama infatti non è nulla di particolarmente originale e i personaggi sono tradizionali. Il fulcro di "Metropolis" è la realizzazione tecnica, spettacolare, barocca e virtuosistica al massimo grado. Se dovessi definire il film con un solo aggettivo lo definirei opulento. Opulento non soltanto nella forma ma anche nel ritmo narrativo. Nelle oltre due ore di film lo spettatore viene immerso in un mondo visionario e imponente, futuristico e retrò allo stesso tempo, che fa il verso all'omonimo film del 1927 di Fritz Lang; su questa base si innesta l'iconografia tipica del film hard boiled degli anni Quaranta, assieme a una colonna sonora jazz vecchio stile. Infine il chara design tezukiano contribuisce all'impressione di un'opera d'altri tempi. Su questa matrice classica si inserisce un'impostazione moderna e cyberpunk, evidentissima nelle scene clou del film, in particolare quando la protagonista del film, l'androide Tima, si connette al megacomputer della Ziggurat di Metropolis tramite i tradizionali cavi/tentacoli. Le atmosfere oscure e drammatiche ne fanno un film per adulti ben diverso da un tipico lavoro di Tezuka.

Di per sé la scelta registica di creare un film completamente slegato dal manga originale di Tezuka non è criticabile e può essere anche giustificata dalla necessità di svecchiare un lavoro del 1949. Il problema è che "Metropolis" fallisce completamente i suoi intenti, almeno per il sottoscritto. Vidi questo film per la prima volta oltre dieci anni fa, al cinema in prima visione. Ricordo che uscii dal cinema non molto soddisfatto, e con il tempo ho completamente dimenticato ogni cosa del film. Per scrivere questa recensione ho dovuto rivederlo da cima in fondo e ho capito perché l'avevo completamente cancellato dalla memoria. Questo film a mio avviso è semplicemente brutto. La spettacolarità a ogni costo uccide ogni senso di pathos e mi sono ritrovato a guardare le scene finali del film - quelle dove si sente la canzone "I can't stop loving you" a tutto volume e si vedono scene di distruzione di massa che si vorrebbero essere ad altissimo contenuto emotivo - completamente freddo, privo di ogni empatia verso i protagonisti e anzi addirittura infastidito dai livelli di pretenziosità e virtuosismo del film. Ciò nonostante, mi sarebbe stato forse possibile dare una sufficienza stiracchiata, non fosse altro che per amore verso il chara; il problema è che nel frattempo ho letto il manga originale di Tezuka, e vedendo l'aborto che è stato tratto da una base stupenda, tradendo completamente lo spirito del maestro, mi è impossibile essere generoso con questo film. Il regista può essere Rintaro, ma lo sceneggiatore è Katsuhiro Otomo, e questo film è suo in tutto e per tutto. In "Metropolis" vedrete l'opera della stessa mano che ha realizzato "Akira", "Memories" e "Steam Boy", qui però in una delle sue peggiori perfomance. Di Tezuka non vedrete nulla se non delle immagini. Bocciato.


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npepataecozz

Episodi visti: 1/1 --- Voto 7
La fiducia nello sviluppo tecnologico e il forte pessimismo sulla natura dell'uomo sono alla base di "Metropolis", film futurista prodotto nel 2001 nonché trasposizione animata dell'omonimo manga di Osamu Tezuka.
Metropolis è "LA" città del futuro, basata su tecnologie avanzatissime ma allo stesso tempo specchio delle disuguaglianze sociali, rappresentate come i vari livelli di una metropoli che vanno da una superficie meravigliosa e accogliente ai livelli più bassi in cui viene raccolta la "feccia" del genere umano. E come "feccia" viene trattata anche la nuova classe sociale qui rappresentata, quella dei robot, indispensabili per il prosperare di una città così complessa ma allo stesso modo detestati dall'uomo che non si fa troppi problemi quando si tratta di ridurli in pezzi. Nella classe dei robot è possibile riconoscere gran parte di quei gruppi umani soggetti nel tempo a ogni forma possibile di vessazione; e l'anno di realizzazione del manga (1947) fa comprendere quanto questo tema sia sensibile nella mente del suo autore.

Nonostante il periodo della grande guerra sia passato ormai da quasi settanta anni questo tema è, purtroppo, ancora attualissimo, prova della grande capacità di lungimiranza di Tezuka che, non a caso, viene riconosciuto come uno dei maestri più importanti di tutti i tempi.
La realizzazione grafica, a mio avviso, è un po' deludente: i robot sembrano delle marionette da "opera dei pupi", costruiti da chissà quale ubriacone. La tecnologia della città sembra spesso limitarsi a una serie di maxi-schermi piazzati nei posti più improbabili in cui sembra dovere, da un momento all'altro, cominciare la trasmissione dell'ennesimo turno di campionato.
La trama è, invece, molto profonda e tocca temi su cui sarebbe possibile aprire discussioni chilometriche: oltre alla già citata discriminazione sociale che qui assume connotati multipli (è diretta verso le macchine ma anche contro l'uomo), grande peso ha invece anche la visione politica divisa tra la corruzione e le manie di onnipotenza della classe dirigente alla sterilità di "certe" rivoluzioni animate da princìpi più o meno condivisibili ma che si dimostreranno non meno spietate del regime che intendono combattere.

La vicenda di Tima, l'androide che assumerà le vesti della protagonista, diventa una sorta di "sfondo della coreografia" che mai, come in quest'anime, diventa la colonna portante dell'intera opera.
La mia valutazione è chiaramente positiva, anche se proprio una trama principale un po' troppo irrilevante non pone questo film, a mio modestissimo parere, tra i migliori capolavori di tutti i tempi. Piacerà senz'altro agli ammiratori del sommo maestro Osamu Tezuka.


 1
TWINKLE

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
Protagonista la città, una giostra di colori e di movimenti, viene voglia di visitarla, di conoscerne ogni angolo, l'Eden dell'arte fantascienza.

Se Akira ha avuto il merito di sdoganare il cinema animato Giapponese, togliendo agli anime al di fuori del Sol Levante il bollino di "cartoni animati" per bambini, "Metropolis" va oltre: esso è l'omaggio ai 50 anni della storia stessa dell'animazione nipponica, ovvero a quell' Osamu Tezuka che nel 1949 disegnò il manga omonimo, ispirandosi lontanamente (pare solo dai manifesti) al capolavoro di Fritz Lang.
E il film di RinTaro ne è la riproduzione, l'omaggio appunto al dio dei manga: fedele nelle ambientazioni, nel design, "Metropolis" doveva avere la stessa anima e gli stessi messaggi, a costo di sembrare eccessivamente vintage e già visto, altrimenti non era Metropolis.

Ecco quindi una sceneggiatura, scritta da Katsuhiro Ōtomo, semplice ed essenziale, vista già tante volte al cinema o nella letteratura del '900. La futuristica città di Metropolis è costituita da più livelli sovrapposti e divisa in sezioni (zone) in base all'appartenenza sociale. I robot sono ormai la norma e a loro spettano le mansioni più pericolose e i lavori più noiosi, non hanno gli stessi diritti degli umani (come l'avere un nome) e sono quindi trattati come schiavi.
Il Duca Red inaugura la Ziggurat, enorme struttura di torri; simbolo del suo potere ma non solo, essa nasconde un'arma in grado di rovesciare l'attuale governo, di controllare i robot e di erigere sul suo trono l'essere perfetto che dovrà governare un nuovo mondo. In città giunge però un investigatore giapponese, Shunsaku Ban, accompagnato dal figlio Kenichi per indagare su uno scienziato accusato di traffico di organi umani, un certo dottor Laughton. Scopriremo che lo scienziato è stato ingaggiato dal duca per realizzare un essere artificiale superiore a qualunque altro, con le fattezze della sua figlia defunta Tima, ma l'attuale figlio adottivo di Red, Rock, geloso delle attenzioni che il padre riserva su questo progetto, uccide lo scienziato e distrugge il laboratorio. Tima però si risveglia comunque e incontra Kenichi.

Tale è la magnificenza della città di Metropolis, realizzata con una CG all'avanguardia frutto di 10 anni di lavorazione, da fare passare i personaggi e la loro crescita psicologica in secondo piano. Tuttavia è impossibile non legarsi emotivamente alla coppia protagonista, persi letteralmente con la loro innocenza in un enorme mondo avido, sporco e corrotto.
Tima incarna (ehm...) l' ingenuità, colei che è appena nata e nulla conosce del mondo, del suo folle padre, del motivo della sua creazione; Kenichi è la purezza e la gentilezza, si lega a questa ragazza sconosciuta e si sente in dovere di proteggerla a tutti i costi da qualunque attacco, ignaro anche lui di tutto. Legame che a me personalmente ha ricordato molto quello tra ICO e Yorda nel capolavoro di Fumito Ueda .
Funzionano i personaggi di contorno, dal robot-investigatore Pero a quello addetto all'immondizia Fi-fi, entrambi vittime di questa società, come anche il rivoluzionario Atlas.

L'animazione è eccezionale, segnalo solo un certo contrasto, nelle scene finali della Ziggurat, tra l'animazione 2D dei personaggi e quella tridimensionale degli sfondi, che in determinate sequenze mal si sposano fra loro, nulla di grave comunque.
Siamo alla colonna sonora, a cura di Toshiyuki Honda. Qui si rasenta la perfezione, la OST di Metropolis è un nuovo modo di intendere la OST di un anime - a questo punto faccio ancora fatica a considerarlo tale - magnifica ma soprattutto onnipresente fin dalla prima spettacolare sequenza, quella dell'inaugurazione della Ziggurat ricca di luci e folle in delirio, accompagnata da una musica jazz trascinante ed enfatizzante, così come la sua versione vocale "There'll Never Be Good-Bye". Bellissima anche la quarta traccia "Going to zone", ma il brano che che non ti aspetti è "St. James Infirmary", classicissimo del blues risalente addirittura al XVIII secolo e reso famoso, tra gli altri, da Luis Armstrong (1928); il tutto mentre ammiriamo Tima rivolgere lo sguardo al cielo. "Metropolis" chiude poi a sorpresa con "I Can't Stop Loving You", composta da Don Gibson nel 1957, ma resa celebre in tutto il mondo grazie all'interpretazione di Ray Charles.

Nel film di RinTaro è stato racchiuso in modo geniale l'intero '900: dal discorso-prologo di Red rappresentato come vecchia cinepresa Lumière, segue un inizio stile Belle Époque francese (l'Arco di Trionfo, l'inaugurazione festosa e ottimista della Ziggurat), per arrivare poi alle rivolte degli operai, in un secolo di invenzioni ma anche di paure, passando dalle dittature (il Conte Red e il suo progetto di mondo perfetto e unificato nelle idee) al timore dell'arma di distruzione di massa (la Ziggurat e il suo segreto) dove per la prima volta nella storia l'uomo si scopre capace di distruggere il mondo.
Novecentesca è anche l'idea di "città verticale", il gruppo di torri della Ziggurat (che rimanda alla Mesopotamia ovviamente: l'uomo che tenta di avvicinarsi a Dio come nelle leggende di Babele e Atlantide); così come lo stesso Lang che si ispirò a Manhattan (gli anni Venti e Trenta, maggior sviluppo della città di New York, maggiori scoperte archeologiche, maggior contrasto tra il benessere apparente delle metropoli piene di luci e il crollo della borsa del '29), e infatti da qui il film riprende la colonna sonora jazz, come appunto la citata "St. James Infirmary". Agghiacciante è infine la coincidenza della scena finale del crollo della Ziggurat, del potere e della sicurezza, con l'anno dell'11 settembre.

In "Metropolis" c'è tanto: critica sociale, spettacolarità visiva e barocca, storia d'amore, dramma, divertimento oltre il limite durante i rocamboleschi inseguimenti per le vie della città. Nulla sembra dato al caso, è un film unico ma anche sincero e non pretenzioso, fruibile da tanti ma forse amabile da pochi.
E' un bel modo per inaugurare il nuovo millennio, celebrando quello vecchio.


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Léon

Episodi visti: 1/1 --- Voto 8
Il tema non è nuovo, come non lo è lo scenario apocalittico, ma Metropolis conferma l’ottimo feeling tra il cinema d’animazione nipponico e certe tematiche adulte, affatto spensierate e tradotte in un fantascientifico che non ha nulla né di ludico e né, a ben guardare, di troppo sdolcinato o “buonista”. Il film di Rintaro risulta addirittura angosciante, nella lunga sequenza pre-epilogo, a dispetto di un uso del colore che cerca fantasie assortite e rifugge lo stile gotico-dark tanto caro a questo tipo d’animazioni, ancorché dosando sapientemente la lucentezza restituita: mai veramente esibita.

Il tema principe di Metropolis, ovvero il rapporto affettivo tra umano e androide, è mutuato in maniera dolce e delicata da due capolavori del fantasy come Blade Runner e Terminator 2 (James Cameron, non a caso, ha espresso lodi entusiastiche per Metropolis), due film che insinuavano inquietanti interrogativi: può il robot, la macchina, essere programmata su registri emotivi? Può essere programmata all’empatia? All’amore? Addirittura alla filantropia, come tenta di fare con sorprendenti risultati Edward Furlog-John Connor con Arnold Shwarznegger-Terminator nel secondo episodio del gioiello di James Cameron? Terminator 2 è proprio il film che estende a macchia d’olio e che meglio restituisce dubbi, orrori e inquietudini legati al rapporto tra l’uomo e la macchina, in quanto le macchine prima distruggono e poi tornano indietro nel tempo, riprogrammate, per vegliare sul leader della futura ribellione umana. Come in Terminator e Blade Runner, anche in Metropolis risulta chiaro ed evidente il limite umano nella ricerca di contatto o quantomeno di avvicinamento all’idea di Assoluto. Tima, in effetti, è pensata come una sorta di semidio, concetto arcaico (ricordate la saga di Gilgamesh?) ma sempre fascinosamente attuale, una sorta di ponte tra cielo e terra (un tempo c’era il Pontifex, sempre nel mondo arcaico e tradizionale), tra umano e divino. Non a caso viene evocato nel film più volte lo Ziggurrat, torre dell’antica area mesopotamica, il cui emblema storico-mitologico-letterario è l’arcinota Torre di Babele, anch’essa mutuata da Tezuka come simbolo del crollo di una civiltà, della sua autodistruzione, di un’Apocalisse presentita cui l’uomo che perde la giusta distanza tra sé e le cose, nonché i concetti d’identità e alterità, principi primi della vita in comunità, è inevitabilmente destinato ad andare incontro.

Utente5795

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Utente5795

Episodi visti: 1/1 --- Voto 7
Di solito non amo i progetti a cui ha partecipato Katsuhiro Otomo, ma Metropolis è un film che merita attenzione. Il regista di "Akira" ancora una volta mette in mostra tutti i suoi limiti come sceneggiatore: la trama è ordinaria, ancora una volta basata sulla distopia e sull'evoluzione umana ad essere superiore, si cerca sempre di arrivare il più in fretta possibile al momento clou, quello dove la situazione degenera e si scatena il pandemonio, ma per il resto il film funziona bene, merito anche della regia di Rin Taro. La parte più rimarchevole è comunque il lavoro di animazione della Madhouse, con spettacolari scenografie, buoni effetti speciali, movimenti fluidi e character desing fedelissimo all'originale di Osamu Tezuka, che ha scritto il manga originale. Altro punto di forza è la colonna sonora jazz: in particolare, la scena finale, con la distruzione della Ziqqurat sulle note di "I Can't Stop Loving You" è davvero di grande impatto. Mischiate tutto con un tocco di emozione a volte mielosa ed il gioco è fatto.
Un anime fantascientifico manieristico, ma interessante, in fin dei conti.


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deathmetalsoul

Episodi visti: 1/1 --- Voto 8
Nel 2001 da un'opera del 1949 di Osamu Tezuka, padre e dio dei manga, nasce il film d'animazione Metropolis, un complesso di fantascienza e azione, nonchè un piccolo capolavoro dei giorni nostri. La produzione del film dura circa cinque anni, soprattutto per la quasi magistrale realizzazione tecnica che avvolge un prodotto con una trama non male anche se procede abbastanza lenta, e una sceneggiatura buona. La storia tratta da un film omonimo del 1927 è ambientata nella città di Metropolis, dove gli umani e i robot convivono anche se non sempre pacificamente e dove, a causa di cospirazioni e tradimenti dall'alto e di lotte per la libertà dal basso la vita sembra sempre caotica. L'obiettivo di uno dei protagonisti è quello di far sedere al trono della città un androide che si è fatto costruire che potrà in futuro governare il mondo, ma naturalmente non tutti sono d'accordo con lui. Durante tutta la durata ricorre il tema che ormai vediamo sempre più spesso: il rapporto tra uomini e robot. Ci sono alcune scene anche un po' crude sia rispetto agli uni che agli altri, infatti è da evidenziare che molti perdono la vita anche a causa del difficile rapporto che lega le due fazioni.
Il film si presenta a noi con disegni originali che possono sembrare strani ma a cui ci si abitua presto, infatti i corpi dei personaggi sembrano spropositai con arti e teste rigonfie ecc, ma tutto ciò ci rimanda quasi indietro nel tempo a conferma che il film è inspirato ad uno vecchio. Un'idea diversa ci potrebbero dare i disegni della città, a dir poco futuristica, ma sviluppata in un contesto anni 20 con musiche e scorci storici dell'epoca: ad esempio a volte ricorrono termini e oggetti vicini al fascismo. Devo dire che l'idea della città è resa di quegli anni davvero molto bene; un film con attori in carne ed ossa non potrebbe fare di meglio. I nostri protagonisti hanno buone caratterizzazioni, anche se alcuni sono visti e rivisti e forse anche stereotipati. Come già accennato deve però essere elogiata la parte tecnica: le animazioni sono davvero grandi, anche se devo dire che non vengono sfruttate in molti frangenti del film. Infine posso dire che il film a mio avviso è da vedere; forse la trama è lenta a prendere forma, e questo potrebbe far annoiare non poco, ma le vicende dei nostri amici meritino elogi.


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M3talD3v!lG3ar

Episodi visti: 1/1 --- Voto 8
L'ispirazione nasce da un famoso film degli anni '20 di Fritz Lang, l'idea viene riproposta su carta per opera del compianto dio dei manga, Osamu Tezuka, nel settembre 1949, mentre nel 2001, dalla preziosa collaborazione di due grandi come Rintaro e Katsuhiro Otomo, rispettivamente regista e sceneggiatore, vede la luce un sensazionale lungometraggio d'animazione.
La storia è ambientata in una gigantesca città del futuro, appunto Metropolis, dove, grazie allo sviluppo scientifico, gli esseri umani convivono con i robot. Ma la ricchezza e la prosperità visibili in superficie sono il risultato dello sfruttamento della città sotterranea: due mondi che giungono a un conflitto.
Il destino di Metropolis sembra pesare sulle spalle di Tima, un'androide dalle sembianze di bambina e dal cuore artificiale. Nel frattempo, un agente investigativo giapponese, giunto in città sulle tracce di uno scienziato criminale, rimane coinvolto nel complotto mirato a sovvertire lo stato della megalopoli. Il giovane nipote dell'investigatore si lega a Tima e la accompagna attraverso i vari livelli della città, alla ricerca di risposte...
L'atmosfera del film è unica: vengono recuperati usi e costumi del passato, precisamente degli anni'20/'30, per poi venir introdotti in un immaginario futuristico a dir poco affascinante.
Osservare l'incessante fluire della metropoli urbana in un mare tecnologico che ondeggia sulle note di brani blues e jazz costituisce un'esperienza senz'altro gratificante. "Metropolis" è uno splendido titolo, che ha richiesto cinque anni di lavorazione e costi superiori al miliardo di yen, nonchè uno stuolo di animatori e di case di produzione; tuttavia addolora capacitarsi del fatto che non ne sia valsa del tutto la pena, infatti, in un oceano tanto sconfinato di appariscente splendore, l'elemento che viene a risultarne oscurato è effettivamente la trama, che procede lentamente nelle battute iniziali, fino a concludere in affanno il suo percorso con uno sprint finale (dove il comparto tecnico raggiunge livelli da capogiro), senza mai però aver indagato in maniera profonda sulle tematiche affrontate; temi come il rapporto uomo-robot, l'amicizia o la guerra si dipanano spesso alla rinfusa, con evidenti cali di originalità, ma ad ogni modo "Metropolis" è un'opera da tenere presente qualvolta si parli di grande animazione.
Mastodontico, longevo e adatto a grandi e piccini.


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Maison72

Episodi visti: 1/1 --- Voto 7
Scheda tecnica:

Titolo italiano: Metropolis
Titolo giapponese: Metropolis
Anno: 26.05.2001
Casa di produz: Madhouse Production

L'idea originale del film nasce dall'omonimo manga del grande Osamu Tezuka; qui la regia è affidata a Rintaro, famoso per essersi occupato della serie di Capitan Harlock, Kimba il leone bianco e Forza Sugar.
Gli script sono di Katsuhiro Otomo, famosissimo per il film di Akira; le musiche sono di Toshiyuki Honda, e il character design di Yasuhiro Nakura.
Come si può osservare è stato costituito un team di persone di alto livello per realizzare la produzione ambiziosa di Metropolis.

La storia è ambientata nella futuristica città di Metropolis e le prime scene sono dedicate all'inaugurazione dello Ziggurat, un altissimo edificio che domina completamente il circondario. Il nome deriva dalle torri innalzate nell'antica Babilonia, tra le quali la più celebre è la torre di Babele.
A questa cerimonia sono presenti le più alte cariche cittadine: il Duca Red, fondatore del partito Murdock, il presidente Boon, il ministro di stato Skunk e il sindaco. Questa costruzione pone Metropolis come città leader in ambito tecnologico, culturale e industriale.
Nel frattempo arrivano in aereo il detective Shunsaku Ban e il nipotino Kenichi che sono alla ricerca del dottor Loton, criminale che ha fatto traffico di organi umani.
Per la ricerca di quest'ultimo la polizia locale dà un robot all'investigatore dato che non sono disponibili essere umani.

La città di Metropolis ha la caratteristiche di essere suddivisa in livelli verticali: il livello zero corrisponde alla superficie, la zona uno equivale ai sotterranei, la zona due contiene la centrale che alimenta la città e la zona tre riguarda la zona di smaltimento dei rifiuti.
Ci sono due tipi di cittadini: gli umani e i robot, coi i secondi che vivono sfruttati dai primi; solo quelli privi di marchio hanno la possibilità di attraversare i cancelli fra i livelli e i robot possono stare esclusivamente nella zona in base all'utilizzo destinato.
La trama centrale del film riguarda il rapporto fra Kenichi, umano, e Tima, un essere creato per essere a capo di Metropolis.

Il film è visivamente magnifico, ci sono innumerevoli riprese dei quartieri della città che sono sgargianti e colorate, ben disegnate, frutto di un attento lavoro. Nella parte finale del film c'è un eccesso di narcisismo, alcune sequenze sono proprio fatte per dimostrare l'abilità in computer grafica che potevano essere meno spettacolari dando maggiore spessore ad altri aspetti.

La trama è apparentemente complessa, in fondo narra la storia dell'amicizia fra un ragazzino umano e un robot sperimentale che costruisce la sua identità grazie a questo rapporto.
Il secondo aspetto topico è il rapporto padre figlio, nella fattispecie fra il Duca Red e Rock, bambino orfano adottato. In questo caso è una relazione unidirezionale perchè vale solo per Rock, che accecato dalla sua gelosia, cerca di eliminare qualsiasi cosa che possa privarlo dell'attenzione del padre o che ne possa offuscare il ruolo.
Altre tematiche come il rapporto uomo-robot sono appena accennate ma non sviluppate in modo adeguato, od anche gli intrighi politici che portano al colpo di stato soffrono di una certa superficialità.
Per me è un film con delle buone idee ma troppo ambizioso, non riesce a mantenere tutte le aspettative che si possono avere da un soggetto di Tezuka.
Lo stesso finale è più sbilanciato sugli effetti speciali che su una degna conclusione della trama.


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shuuchan

Episodi visti: 1/1 --- Voto 9
Da un'idea di Osamu Tezuka ecco uno dei migliori film d'animazione fantascientifici realizzati all'alba del nuovo millennio.
La storia è liberamente ispirata ad un altro celebre "Metropolis", film muto della prima metà del '900 che ha radicalmente cambiato (creato?) la storia del cinema di fantascienza.
Grazie al lavoro di due mostri sacri come Rin Taro e Katsuhiro Otomo, qui il lavoro di Tezuka, oltre alla denuncia politica presente anche nel film originale, riesce a costruire una ricca trama di intrighi e di sentimenti che arricchisce a dismisura i contenuti dell'opera. Nel miglior stile nipponico, a scene di azione frenetica si alternano fasi di riflessione mai banali e mai sterili, con un occhio sempre rivolto all'evolversi delle vicende in vista del finale. Impossibile non farsi coinvolgere da Tima, la vera protagonista di quest'anime, che con il suo ultimo "Chi sono, io?" vi stringerà il cuore.
Tecnicamente il lavoro è da applausi: tutti gli elementi, dalla regia alle animazioni, sono curati nei minimi dettagli e basterebbero da soli a reggere l'intero peso dell'opera. Unica nota controversa potrebbe essere il character design: gli estimatori del tratto di Tezuka (tra i quali mi inserisco anch'io) lo ameranno di certo e non avranno problemi; tuttavia si tratta pur sempre di uno stile un po' inconsueto, soprattutto ora che le scelte grafiche degli autori di manga sono radicalmente cambiate, e potrebbe risultare sgradito ad un certo pubblico, in modo particolare quando si accosta al super-futuristico stile della computer grafica presente nel film.
La colonna sonora è eccellente: mai invasiva ma di grande sostegno, caratterizzata inoltre da alcune felicissime scelte (rimarrete sgomenti quando sentirete partire, in una delle sequenze finali, un'inconfondibile "I can't stop loving you...": da brividi).
Anime da vedere assolutamente, non solo per i patiti del cinema di fantascienza, ma anche per chi abbia semplicemente voglia di assistere ad uno spettacolo unico e stupefacente.


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Gackt

Episodi visti: 1/1 --- Voto 7
In una città in cui umani e robot convivono, il giovane Kenichi, suo zio Shunsaku e il robot Pero indagano su un criminale trafficante d'organi. Tale criminale, Laughton, è in combutta col duca Red per creare un androide identico alla defunta figlia del duca, Tima. Questo provocherà la gelosia di Rock, figlio adottivo del duca. I poveri protagonisti verranno coinvolti in queste vicende, mentre attorno a loro assistiamo a intrighi politici e rivolte degli uomini che hanno perso tutto a causa dei robot. Ma la rinascita di Tima nasconde altri scopi, che causeranno in lei un forte risentimento che la porterà a cambiare.

Queste è la trama. Forse il tema non è dei più originali, ma risulta molto interessante. Inoltre durante tutto il film sono presenti spunti originali, che intrigano lo spettatore, anche se il tutto procede lentamente. Ma ciò che stupisce è la realizzazione tecnica: anche se il chara design di Tezuka è quantomeno ridicolo, le ambientazioni (cioè le rappresentazioni di Metropolis) risultano spettacolari. L'uso del computer è eccellente e non stona con i personaggi disegnati. Il modo in cui i personaggi interagiscono con l'ambiente (in particolare durante le scene d'azione) è fantastico, e le fughe ad alta quote sono alcuni degli aspetti meglio riusciti.

Metropolis è un buon film, in grado di intrattenere piacevolmente, con una buona realizzazione tecnica e una trama abbastanza intrigante, anche se dubito che verrà ricordato per molto (se non tra i fedelissimi) o conosciuto dai più.


 1
Caio

Episodi visti: 2/1 --- Voto 10
Ottima trasposizione di Fritz Lang nel cinema d'animazione giapponese. Consiglio di vedere anche il capolavoro di Lang che non ha eguali, tuttavia non giudicate Lang con quest'opera in stile anime perché è utile giudicarla rapportata ai canoni filmici tradizionali e contemporanei. La storia è quella del film europeo, buona con autonomia alla fine sull'esito della fanciulla robot, i protagonisti si esprimono molto bene con caratteri umani, veri e autentici, mentre l'azione dà vita a scene non di riempimento ma di accompagnamento al leitmotiv di Lang. Vi invito a vedere entrambi e a come questo anime sia superbo in moltissime fluidità visive. Per una buona lettura all'opera ottimo Bertolini nei suoi scritti.


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HaL9000

Episodi visti: 1/1 --- Voto 8
Metropolis è un'opera notevole, dal punto di vista della realizzazione tecnica; disegni fluidi, colori caldi e scenari molto curati. Anche la colonna sonora fa bene la sua parte: la musica si ispira al jazz degli anni '20; in effetti, benché le ambientazioni siano futuristiche, l'atmosfera generale ricorda (anche nell'abbigliamento dei personaggi) proprio il periodo dei cosidetti "anni ruggenti"; geniale poi il brano "I can't stop lovin' you" tirato fuori a sorpresa in uno dei momenti topici del film.
E veniamo ora ai lati negativi: la trama è fin troppo semplice, talvolta veramente troppo esile; a mio parere alcune situazioni sono state trattate con troppa superficialità, esistono infatti spunti che potevano essere sviluppati molto meglio. Sembrerebbe che il registasceneggiatore non abbia avuto le idee troppo chiare su di un punto: doveva essere un film per un pubblico più maturo, oppure per un pubblico più giovane? Forse nelle intenzioni degli autori i destinatari del lungometraggio dovevano essere entrambi; il problema è che non c'è in questa opera un doppio livello di lettura, indispensabile per raggiungere questo scopo. E così il risultato è un po' pasticciato e i temi "seri" si sovrappongono (e quindi non si affiancano) a quelli più "leggeri", di intrattenimento.
In conclusione, è un film da vedere e da gustare, ma con la chiara consapevolezza dei suoi limiti.

Daniel

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Daniel

Episodi visti: 1/1 --- Voto 5
Film animato ottimamente, con colori sgargianti, una bella colonna sonora, bei colori, character design fedele al maestro Tezuka... e basta!
Concordo pienissimamente con chi afferma che Otomo sia un gran mangaka, abbia un ottimo team di animatori, per non parlare del suo caracter & mecha design, ma come altri hanno giustamente fatto notare, è un PESSIMO SCENEGGIATORE NONCHÉ REGISTA; e per qualche sadica ragione hanno deciso di fargli fare quello che fa peggio! Risultato: CAPOLAVORO MANCATO anche questa volta! (vedesi Akira e Steamboy, belli ma hanno lo stesso difetto di base). Per carità: Rintaro fa il suo lavoro, ma se le fondamenta sono deboli... LA CASA CROLLA!
Un cinque dato con molto rammarico. PECCATO!

Cardios

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Cardios

Episodi visti: 1/1 --- Voto 7
Iniziamo mettendo i puntini sulle i: Metropolis l'anime non c'entra molto con il manga di Osamu Tezuka. Il fumetto, mai pubblicato in Italia, era considerato da Tezuka stesso come uno dei suoi lavori più deboli: il Dio dei Manga non vide mai il capostipite dei film di fantascienza in vita sua, e realizzò trama e disegni di quest'opera basandosi unicamente sulle impressioni che gli suscitavano il volto dell'androide Maria (questo il nome originale del robot) ed i grattacieli disegnati su di una locandina. Il tratto è ancora quello a metà tra i disegni del Newyorker e i cartoni della King Features Syndacate, caratteristico delle prime opere di Tezuka. Il robot al centro della faccenda del manga si chiama se non sbaglio Michi (prototipo per Atom di Astroboy e per la Principessa Zaffiro) ed ha caratteristiche che lo fanno sembrare androgino, può volare ed è un'arma di distruzione di massa.

Rintaro e Katsuhiro Otomo hanno praticamente ricombinato diversi elementi del film originale e ne hanno tirato fuori una trama più apocalittica e claustrofobica di quanto avesse originariamente in mente Fritz Lang, che invece si preoccupava soprattutto delle tematiche sociali. Questo "remix" della Metropolis di Lang viene fatto recitare quindi dagli "attori" dello Star System di Tezuka: Kenichi, Higeoyaji, Rock, il Duke Red, Atlas, Acetilene Lamp... Alcuni di questi personaggi non erano nemmeno stati concepiti quando il Dio dei Manga realizzò il fumetto, quindi la storia ne risente: al tempo stesso cerca sia di agrapparsi con le unghie e con i denti al film di Lang sia di recitare una profezia cyber-punk, scadendo a volte in sparatorie da film d'azione che col film originale centravano poco, altre volte in sentenze per il genere umano che sanno di già visto. La caratterizzazione dei personaggi è la cosa più riuscita, primo fra tutti Rock, qui dipinto con quella carica drammatica e quella disperazione che troviamo in capolavori come il Libro del Futuro di Hi no Tori (La Fenice).
Da un punto di vista silistico posso comprendere la voglia di voler usare i personaggi di Tezuka nella loro veste più famosa e riconoscibile per generare richiamo sul pubblico. Il problema è che questo anime fa di tutto per evocare le atmosfere cupe del Metropolis di Lang, il quale è un film del Movimento Espressionista, e come tale ha fortissimi contrasti (soggetti brillanti in scene estremamente buie e viceversa quindi): il tratto morbido dei disegni "a la Tezuka" cozza con queste scelte chiaroscurali (la sequenza del trono meccanico ne è un esempio). A volte inoltre, ci sono scene a tinte smorte che sviliscono tutta la carica "eziologica" che il film dovrebbe avere (la scena di Red e Rock sotto la neve, che è di un grigiore assurdo), sempre per aumentare quell'idea di "vita incolore" che però era del tutto inesistente nei film dei primi anni del Novecento.
La realizzazione tecnica è comunque sublime: le animazioni sono le più fluide che abbia mai visto finora in un cartone animato giapponese, ottimi anche il doppiaggio originale e le musiche. Personalmente penso che Jazz, Fox Trot e Soul in un anime ispirato dichiaratamente ad un film di chiaro pensiero europeo non siano del tutto in linea col carattere dell'opera.
Concludendo, sembra un "Lang e Tezuka (messi assieme per forza) secondo Otomo" piuttosto che "Metropolis di Tezuka". Tezuka ha affrontato un'infinità di volte il tema della tecnologia, e in manga ben più oscuri e meglio riusciti del suo Metropolis: Otomo e Rintaro avrebbero fatto meglio a cercare del materiale più adatto ai loro gusti anzichè scomodare addirittura Fritz Lang...

principeranokkio

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principeranokkio

Episodi visti: 1/1 --- Voto 9
Ho letto citato nelle altre recensioni, giustamente, il film di Fritz Lang. Effettivamente questo metropolis deve molto a quello...la luce, la fotografia, le immagini molto visionarie...ma ancora di più deve al libro dal quale tutto è partito. Metropolis, di Thea Von Harbou (scrittrice, sceneggiatrice ed attrice tedesca molto vicina al regime fascista). Questo lavoro si avvicina abbastanza all'archetipo letterario, ne riprende la storia ma soprattutto l'atmosfera. Da rivalutare.

Nage

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Nage

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
Dopo aver letto pareri discordanti mi sono deciso a vederlo:meglio tardi che mai direi io!Metropolis mi è piaciuto molto: beh tecnicamente è stupefacente,le musiche sono davvero azzeccate ( per non parlare del finale con l'inattesa "I can't stop lovin'you" ), molte scene sono spettacolari!nonostante il disegno non mancano i personaggi accattivanti (Rock ma anche il ribelle Atlas pur con una breve apparizione) Rock in particolare, insieme a Tima è quello che resta più impresso! Fino all'ultimo per porta avanti la sua personale crociata contro "l'essere supremo", crudele e in cerca di un approvazione che non trova risposta! Certo preferisco i capolavori di Miyazaki, ma penso sia importante vedere anche questo capolavoro magari imperfetto, ma comunque soddisfacente! Il mio voto è 8 metto 10 per alzare la media... visto che è sicuramente meglio di altri più votati!

kayyam

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kayyam

Episodi visti: 1/1 --- Voto 6
Otomo = fine del mondo. Maestro, lei è tanto bravo nei manga e nelle animazioni ma LA PREGO, lasci stare le sceneggiature! Possibile che ogni suo lungometraggio debba concludersi con l'annichilimento dell'universo?
Per il resto concordo: livello tecnico ineccepibile, anche perché i remake che conservano il disegno originario mi piacciono da impazzire, ma purtroppo niente di nuovo né nella storia né nel suo svolgimento. E dire che c'è cos' tanto che meriterebbe la distribuzione cinematografica...

Symphony X

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Symphony X

Episodi visti: 1/1 --- Voto 7
Allora... I nomi presenti in "Metropolis" sono altisonanti (Rintaro alla regia e Katsuhiro Otomo che si occupa della sceneggiatura, tratto da un fumetto di Osamu Tezuka, a sua volta ispirato all'omonimo film di Fritz Lang del 1926), e normalmente da collaborazioni di questo tipo sarebbe lecito aspettarsi un prodotto di animazione che riesca a scuotere anche i critici d'occidente.
DOMANDA: "Metropolis" riesce nel suo intento?
RISPOSTA: Ni.
Al di là della stratosferica realizzazione tecnica (si vedono tutti i quattro anni spesi per crearlo), o delle stupende musiche che rimandano la mente al jazz degli anni '40, è nel punto nevralgico che "Metropolis" si perde: la sceneggiatura.
Con tutto il rispetto possibile ed immaginabile per il sensei Otomo, i dialoghi e le scene si dipanano con una lentezza a volte irritante, minando la buona volontà e le aspettative degli spettatori, che hanno un sussulto nell'ultimo quarto d'ora del film (guarda caso, la scena più distruttiva di tutto "Metropolis").
Il rischio più grosso, che fece tremare tutti gli aficionados di Tezuka, era quello di veder stravolto completamente il messaggio che il manga no kamisama voleva mandare attraverso "Metropolis"; d'altronde, Rintaro e Otomo avrebbero potuto lasciare la propria impronta al film, atteggiandosi a star dell'animazione. Fortunatamente, non è stato così. E poco importa che il personaggio più umano di "Metropolis", Rock, sia un'invenzione scaturita dalla mente di Otomo, e non compaia minimamente nel manga originale: lo spirito di Tezuka rivive nel 2001, rimanendo inalterato (e diciamolo, grazie anche al charades, che non stravolge nulla dell'originale, nonostante sia leggermente più moderno e "lucidoso").
Menzione d'onore per il doppiaggio: ottimo quello giapponese e più che dignitoso quello italiano (adattamento dell'ex Dynamic Italia, ora Shin Vision, Gualtiero Cannarsi).
Piccola segnalazione: nella drammatica scena finale, prende posto incredibilmente una delle più belle canzoni composta negli anni '50, "I can't stop loving you". Vi giuro che in quel momento, mi è scesa una lacrimuccia.
In definitiva, "Metropolis" non è riuscito pienamente nel suo intento, anche se ha avuto una certa pubblicità anche fuori dai confini nipponici (pubblicità, comunque, sempre ridotta). Un vero peccato, se si pensa che con una sceneggiatura gestita meglio, adesso staremmo parlando di un capolavoro.

Zooropa

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Zooropa

Episodi visti: 1/1 --- Voto 8
Una realizzazione tecnica di prim'ordine unita a una trama ispirata nelle atmosfere al classico film di Fritz Lang. Il tutto riprendendo lo stile di Tezuka. La trama, come capita spesso nei lungomteraggi nipponici, è lenta ed ispirata. Metropolis ha avuto il privilegio di essere distribuito nelle sale cinematografiche italiane (cosa assai rara come sappiamo) ma è troppo lontano dai gusti dei nostri lidi per poter sperare di incontrare il successo. Ad ogni modo il film merita di essere visto anche se non finirà nei libri di storia per originalità.