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bob71

Episodi visti: 1/1 --- Voto 9
Presentato alla diciassettesima edizione del Far East Film Festival e in corsa per gli Academy Awards 2016 nella sezione internazionale, "100 Yen Love" è un film del 2014 diretto da Masaharu Take. Narra di una giovane donna che trova sul ring uno sfogo alla sua rabbia repressa e un motivo di riscatto, ma non si tratta di un classico sportivo nella tradizione di "Girlfight" o "Million Dollar Baby". Parla anche di boxe, ma usa la grammatica del genere sportivo solo come pretesto. Si potrebbe definirlo come un indie giapponese con l'anima di un film della New Hollywood degli anni '70, con la sua enfasi sui personaggi ai margini della società, la sua fotografia crepuscolare, il suo procedere apparentemente a ruota libera e il suo realismo sanguinoso alla "Toro Scatenato". Lo sciatto e sgangherato blues, che fa da colonna sonora nella maggior parte delle scene, crea l'atmosfera e detta la cifra emotiva, che è per lo più dolente ma è spesso sollevata da sprazzi di umorismo asciutto e da spiragli di compassione. Costruito intorno alla potente interpretazione di Sakura Ando, giovane astro nascente del cinema nipponico che ha già lavorato con registi del calibro di Takashi Miike e Sion Sono, "100 Yen Love" premia gli spettatori pazienti con il suo graduale crescendo verso un finale su alti livelli che sovverte i cliché del genere. La Ando domina la scena dall'inizio alla fine con una convincente recitazione da attrice consumata e una perfetta aderenza al ruolo di Ichiko (l'esatto opposto del personaggio carismatico in "Love Exposure", il film che ha lanciato la sua carriera).

La sottoproletaria Ichiko è una fannullona di trentadue anni, che vive in un appartamento di periferia sopra il fast food di famiglia, dove svogliatamente dà una mano a sua madre a preparare bento da asporto. Schiacciata sotto profondi strati di bassa autostima, Ichiko è un pasticcio senza speranza, con i capelli arruffati e i vestiti trasandati, trascorre le sue giornate adagiata in un'apatica autoindulgenza. Il ritorno a casa della sorella, da poco divorziata e con un figlio a carico, amplifica le tensioni e, in seguito a una discussione particolarmente infiammata, Ichiko decide di lasciare il nido familiare. Trasferitasi in un mini-appartamento, trova un lavoro notturno in un negozio che vende tutto a 100 yen (da cui il titolo del film) popolato per lo più da disadattati eccentrici. Questi danno vita a una serie di scenette comiche che ricordano molto "Clerks" di Kevin Smith. Intanto il laido collega Noma (Tadashi Sakata) ha messo gli occhi su Ichiko, ma lei è attratta da un laconico pugile dilettante a fine carriera, Kano (Hirofumi Arai, "Parasyte", "The Eternal Zero"), che si allena in una palestra del quartiere e con il quale inizia un'incerta e goffa relazione. Entrambi gli uomini però sono sbagliati per lei e si dimostrano dannosi in diversi modi: uno è un rubacuori insensibile che la lascia per un'altra donna, l'altro si rivela un viscido molestatore che finirà per usarle violenza. Martoriata da abusi fisici ed emotivi, Ichiko decide finalmente di iscriversi alla palestra di boxe, dove si sottopone a una dura disciplina al fine di poter disputare un primo incontro ufficiale da dilettante. E' incazzata nera col mondo e non ha più intenzione di subire altre botte. Quando la campanella suona, l'eterna perdente Ichiko è pronta a prendersi la sua personale rivincita con la vita!

L'incedere del plot rispecchia fedelmente gli umori della stessa Ichiko, lento, svogliato e senza meta in un primo momento, diventa più snello e concentrato nella seconda parte, quando il montaggio stringe i tempi e il dramma prende slancio. Dopo un inizio aperto, apparentemente libero e casuale, il film si evolve di pari passo con la metamorfosi della sua antieroina, assumendo una forma e una strategia ben precisa. Anche la colonna sonora stancamente blues si acuisce in dirompenti tracce grintose nel momento in cui Ichiko passa in modalità Rocky, con frenetiche sequenze di allenamento.

Le scene di boxe in "100 Yen Love" hanno il sapore del sudore e il duro impatto dell'autentico addestramento in palestra. Pare che nella vita reale la Ando abbia iniziato a praticare pugilato già alle scuole medie, il che spiegherebbe la sua conoscenza della noble art e la sua familiarità con il dolore fisico. I colpi sferrati sul ring veicolano perfettamente lo spirito di questo cruento sport e l'intensità dello scontro agonistico fra i due contendenti. Con un'elegante miscela di musica classica e slow motion, la telecamera scivola sui corpi delle atlete che esprimono una fisicità esplosiva. La scena culminante del match contiene echi che rimandano inevitabilmente a "Toro scatenato". Ma a sorprendere oltremodo è la trasformazione fisica della Ando, da dinoccolata scansafatiche a feroce macchina da combattimento, uno degli elementi più impressionanti del film.

Senza entrare in spoiler, la conclusione commovente suggerirebbe che la passione ritrovata di Ichiko con l'attività sportiva sia una soluzione solo provvisoria, un primo passo verso la guarigione della sua anima malconcia. Prendere degli estranei a pugni in faccia non guarirà tutte le cicatrici emotive, ma può essere un buon inizio, quantomeno per scrollarsi di dosso quell'etichetta di ragazza da 100 yen.


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キョン

Episodi visti: 1/1 --- Voto 9
Sakura Ando veste i panni di un'eroina 'marginale', presa a botte severe dalla vita, ma niente affatto incattivita.
Piuttosto, è una ragazza arrabbiata, in cerca di riscatto, di una vittoria, anche fosse una sola.
Quasi un "Ashita no Joe" al femminile, il film è una storia di rivalsa, che alterna toni comici e piani a momenti drammatici, emotivamente carichi.
Ichiko, trentadue anni, è ai ferri corti col mondo. Le continue liti con la sorella, rientrata a casa dei genitori dopo il divorzio, la spingono ad andare a vivere da sola; per guadagnarsi da vivere, la ragazza inizia a fare i turni di notte in un negozio 'tutto a 100 yen'.
"Hyaku-en, hyaku-en, hyaku-hyaku-hyaku-en", il jingle martellante del konbini accompagna il lavoro alla cassa, la cui monotonia è interrotta dai periodici ingressi in negozio di un pugile a fine carriera, che si allena in una palestra vicino allo hayku-en shoppu, da cui passa per comprare soltanto banane, acquisto che spesso dimentica persino sul bancone.
Tra i due scatta qualcosa, sebbene Yuji/Banana Man sia particolarmente scontroso, e Ichiko sia quello che si dice una frana. Tra i due si intromette un collega della ragazza, un laido pervertito, che finisce per violentare Ichiko. Quando Yuji inizia a sgobbare come carrettiere ambulante per la vendita del tofu, Ichiko deve affrontare anche il tradimento da parte del ragazzo, che ha una storia di sesso con la propria aiutante al trasporto.
Mentre il sottofondo musicale improvvisa melodie fischiate, imperversa il motivetto a 100 yen, quasi un accompagnamento ritmico del gioco di gambe di Ichiko davanti al sacco, su cui ogni tanto la ragazza riversa un gancio esplosivo, miracoloso. Sorprendente come la poesia rabbiosa di questa storia, che accarezza una giovane vita, umiliata e offesa, maledettamente bisognosa di rivincita. Siamo davanti a una forza indomita. «Se non li odi non li puoi colpire», dice Yuji. Ma a volte puoi odiarli per tornarli ad amare, sembra piuttosto la morale del finale. Ichiko vuole provare a vincere. Nonostante una sassaiola di pugni, due knock-out e un gran male da tutte le parti, la spugna non la vuole gettare. Yuji non sopportava di vederla dare il massimo. Ma davanti al modo che ha Ichiko di lottare, lui non può che sgranare gli occhi e ammirare.