Shin'ichi Sakamoto è stato l'ospite di J-Pop Manga al recente Napoli Comicon. L'artista celebre per le sue opere quali Masurao, The Climber, Innocent, Innocent Rouge e il più recente #DRCL - Midnight Children, oltre alle sessioni di autografi si è dedicato sia alla stampa che ai fan attraverso una lunga intervista e uno Showcase. Vi riportiamo la trascrizione di questi due eventi:

Incontro con la stampa

Shin'ichi Sakamoto: Sono molto felice di essere qui oggi, poter rispondere alle vostre domande mi mette anche un po' di agitazione. Però sono contento di essere qui, di poter rispondere alle vostre domande e quindi vi ringrazio. 

Con Innocent ha esplorato la Francia del XVIII secolo e con Dracula l'Inghilterra del XIX secolo. Se potesse raccontare un altro periodo storico quale sceglierebbe e in quale Paese metterebbe la storia?

SS: Normalmente non penso a qualcosa che vorrei scrivere in particolare, di solito l'ispirazione mi viene dalla quotidianità, da quello che mi capita, dalle sensazioni che provo rispetto a determinate cose che succedono. Quindi è da lì che traggo ispirazione. È difficile che possa decidere volontariamente di trattare un determinato argomento. Si tratta più di un qualcosa che sento dentro e che mi porta poi a trascriverlo nelle mie opere.

C'è una parte del suo processo creativo che le dà più soddisfazione o, di contro, una che trova più faticosa?

SS: Sicuramente si potrebbe pensare che la maggiore soddisfazione venga dal fatto di riuscire a realizzare un bel disegno. In realtà per me non è tanto quello che mi dà soddisfazione, quanto piuttosto il fatto di riuscire a creare un'opera strutturata, che sia piacevole e bella da vedere. Quindi è questo che mi dà maggiore soddisfazione durante il mio processo creativo. Per il resto di solito è il processo iniziale quello che non mi piace particolarmente, ossia quello che precede l'inizio vero e proprio del lavoro, che diciamo è la creazione della bozza del lavoro. Per quello provo più sofferenza. Quindi forse se ci dovessi pensare è quell'aspetto che non è poi così piacevole.  

Molti personaggi vivono un conflitto tra destino e volontà individuale, ci sono le maschere sociali, c'è la verticalità, quindi le salite le cadute, e un altro tema ricorrente sono i simbolismi legati alla condizione umana attuale. Secondo lei l'arte ha un potere salvifico nei confronti di un mondo che sembra andare verso l'autodistruzione?  

SS: Nelle mie opere ho fatto riferimento al Simposio di Platone, in cui vengono descritte le idee che si trovano al di fuori del mondo. Penso che comunque all'interno di ognuno di noi ci sia una verità e qualcosa che ci spinge, che ci dà la forza di lottare. È questo che vorrei esprimere all'interno delle mie opere, ed è questo che secondo me esprimo attraverso l'arte. È possibile che l'arte possa avere il potere di salvare e aiutare le persone. Prima, durante l'incontro per il firma copie con i fan ci sono state tante persone che sono venute dicendo che le mie opere erano state importanti per loro, perché in qualche modo avevano dato loro la forza in periodi non proprio facili della vita. Per me il fatto che anche in piccola parte le mie opere possano essere d'aiuto alle persone è già una grande soddisfazione ed è forse già un piccolo segno che sì, forse l'arte può aiutare le persone.

D: In The Climber, Innocent, Innocent Rouge e anche Dracula lei ha dovuto studiare molto e in diversi contesti per far rendere al meglio le sue opere. In The Climber si trattava di illustrare un romanzo e avere piena conoscenza del mondo della montagna, in Innocent di conoscere un importante periodo storico fatto anche di usi e costumi, mentre in Dracula riportare in vita un personaggio della letteratura mondiale. Tutto questo appartiene a paesi, culture e folklore che non sono prettamente nipponiche. Come mai queste scelte e quali tra queste opere l'ha impegnata maggiormente in termini proprio di ricerca del materiale?

SS: Il criterio con il quale scelgo le opere e i temi da trattare riguardano sempre le esperienze e il destino vissuto dal protagonista. Quindi normalmente è quello che mi dà lo spunto per definire un determinato tema per le mie opere. In The Climber il protagonista è una persona che fa appunto climbing, e chi pratica questo sport è una persona che di propria volontà decide di andare in luoghi che spesso sono impervi, pericolosi, ma accettano questa sfida e l'affrontano. Successivamente la mia attenzione è stata colta dalla storia di Charles-Henri Sanson, che nasce con il destino segnato, quello di diventare un boia, e deve portare avanti questo destino senza possibilità di potergli sfuggire. Quindi subito dopo l'esperienza di aver creato un'opera come The Climber ho deciso di portare la mia attenzione su un altro personaggio che vive una storia legata al proprio destino, dal quale non può fuggire. Nel caso di Dracula invece ho scelto come protagonisti dei ragazzi giovani che sono la parte più instabile della società, che ancora non sono delle persone ben definite. Quindi ho deciso di dare la mia attenzione a questi personaggi nell'opera che è ancora oggi in corso. Come dicevo prima non scelgo di parlare di un determinato periodo storico, in realtà la mia attenzione è più legata al protagonista. Ovviamente nel raccontare la storia e il destino di quel protagonista, ciò che c'è attorno è importante perché fa parte della narrazione, ma non è quello il punto sul quale presto maggiore attenzione. Per quanto riguarda la ricerca un'opera come un manga non è un qualcosa che si può realizzare completamente da soli. Nel caso delle mie opere, come per esempio Innocent, ho chiesto e collaborato con persone esperte di storia francese, mi sono recato sul posto per fare delle foto, ho chiesto di avere delle foto dell'epoca riguardanti il periodo storico che stavo disegnando e anche nel caso di The climber ho chiesto il supporto di persone che fossero esperte di climbing per sapere esattamente, nel dettaglio, tutti gli aspetti dello sport di cui mi stavo occupando. Nel caso di Dracula invece, un'opera ambientata in Inghilterra, nel momento in cui ho iniziato è scoppiata la pandemia di coronavirus e quindi questo mi ha impedito di potermi recare sul posto per poter fare le ricerche che normalmente avrei fatto per realizzare l'opera. Quindi ha preso spunto da edifici che sono stati costruiti nello stesso periodo e nello stesso stile in Giappone. Ho risolto il problema in questo modo.

In Dracula il terrore non è solo mostruoso ma anche profondamente umano. I corpi mutano, ci sono desideri repressi, dolore e identità che si disfano. In che modo ha lavorato sul corpo come veicolo dell'orrore e della trasformazione psicologica?

SS: Nel caso di Dracula l'opera originale aveva protagonisti giovani mentre nella mia opera i protagonisti sono dei ragazzini e delle ragazzine. Dal momento che si tratta di ragazzini che sono ancora molto giovani, i loro desideri e anche i loro corpi non sono del tutto sviluppati, non hanno quel senso di completezza degli adulti. Io volevo disegnare e raccontare questa storia dal loro punto di vista, anche rispetto alle paure e ai sentimenti di persone che non sono ancora del tutto sviluppate da un punto di vista psicologico.

Il tratto e il modus operandi che si cela dietro le sue tavole sono segnale di uno studio anatomico di spicco. Qual è il suo processo creativo quotidiano?

SS: Normalmente faccio partire il mio processo creativo proprio dal realismo. È un modo di lavorare che ho maturato soprattutto nel realizzare l'opera di The Climber, perché in quel caso l'attrezzatura della persona che fa climbing deve essere corretta, perché in caso contrario non può affrontare la sfida della scalata della montagna. Il modo più semplice per assicurarsi che la realtà fosse rispettata in tutto e per tutto era proprio quello di osservare nel reale quali erano le attrezzature e l'abbigliamento che venivano utilizzati. Quindi per me tutto parte da qui, dalla base di foto reali, così creo le mie opere. Anche per quanto riguarda Dracula, volendo fare riferimento alla realtà, ad oggetti utilizzati realmente in quel periodo, ho utilizzato ad esempio merletti e quanto potessi riuscire a recuperare per poter poi trarre ispirazione per creare la mia opera. Lo stesso processo serve anche per disegnare e per realizzare il corpo umano. Parte tutto dall'osservazione della realtà, quindi tramite immagini e foto per creare le mie opere. 

Quando ha sviluppato il suo stile per The Climber ha lavorato completamente in stile tradizionale su carta. Poi lo stile così dettagliato lo ha poi portato in digitale. Come è avvenuta questa transizione e quali sono le sue principali motivazioni per il passaggio al digitale? 

SS: In realtà la prima motivazione è che proprio le strumentazioni che io utilizzavo per realizzare i disegni in forma analogica non erano più disponibili, non erano più reperibili sul mercato. Quindi questa è la motivazione principale. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare in Giappone non è facile trovare le strumentazioni che vengono utilizzate per la realizzazione dei manga. È capitato che uno di questi strumenti che io utilizzavo non è stato più prodotto perché la persona che lo produceva è andata in pensione. Non riuscivo più ad ottenere il risultato che volevo utilizzando altri mezzi per disegnare. In quell'occasione ho cominciato a pensare ad altri modi per poter disegnare le linee che intendevo disegnare. Per esempio ho utilizzato il pennello ad inchiostro per riuscire ad ottenere il risultato che volevo e pensavo in quel modo di aver risolto, anche perché mi piaceva molto disegnare con il pennello. Il problema è che anche i fogli che utilizzavo per disegnare non erano più reperibili. A quel punto l'unica soluzione per me era quella di passare ad un altro metodo, e mi sono avvicinato al mondo digitale. 

Nel suo percorso artistico è passato da Golia a Davide da un certo punto di vista, quindi da preferire l'intelletto e i suoi valori alla rappresentazione della forza. Ha dimostrato che l'intelletto vale più della forza. Qual è stato, se c'è stato, il momento in cui è avvenuto questo passaggio?

SS: In realtà il motivo principale è che quando ho iniziato, quando ero un ragazzino ed ero al liceo, avevo questa idea di mascolinità che era molto legata alla forza fisica, ai muscoli. Pensavo che quella fosse l'obiettivo, l'ideale per quanto riguarda le caratteristiche che deve avere un uomo. Questo è cambiato quando ho iniziato ad entrare nella società, dove mi sono reso conto che queste non sono caratteristiche molto utili nel quotidiano. Confrontandomi con altre persone nella società ho capito che erano invece molto più importanti l'aspetto psicologico e la forza d'animo di una persona. Quindi ho spostato la mia attenzione su quest'altro aspetto e di conseguenza i miei protagonisti si sono evoluti in quella direzione.

Il sensei ci ha spiegato come appunto la realtà è importante quando fa le ricerche, volevamo sapere se ha anche rivisitato la filmografia del genere per Dracula e, nel caso così fosse, che cosa ha visionato?" 

SS: Sì ho guardato altre opere che appartenevano al mondo gotico, in particolare il film di Frankenstein dell'epoca. Quindi ho esplorato nuovamente queste opere per trarre ispirazione per la mia opera.

Dal momento che lei ha lavorato sia sui testi originali che su grandi classici volevo capire qual è stata la difficoltà maggiore che ha trovato nell'adattare dei classici così noti e poi nati in un contesto così diverso dal quello attuale a livello socio culturale.

SS: Sicuramente il fatto che nell'opera di Bram Stoker non sia descritto il Dracula che noi immaginiamo oggi esiste comunque questo stereotipo con i capelli acconciati in un certo modo o con il mantello. Il fatto di dovermi confrontare con uno stereotipo così forte sicuramente è stato l'aspetto più criticato nel descrivere la mia versione di Dracula. Anche il fatto che i personaggi che compaiono nel romanzo di Bram Stoker sono tutti dei ragazzi che per vari motivi hanno perso la famiglia l'ho trovato un altro aspetto sfidante nella mia opera. Nel mio caso ho scelto di rappresentarla tramite questi personaggi che sono ragazzi e ragazze di età più giovane, e anche questa è stata una sfida. 

Il suo tratto fonde un naturalismo meticoloso con momenti di pura astrazione visiva, quasi pittorica. Nei suoi manga spesso l'immagine prende il sopravvento sulla parola. Qual è il momento in cui decide di lasciar comunicare più le immagini rispetto alle parole?

SS: Dal mio punto di vista nelle mie opere ci sono moltissimi scenari in cui le immagini hanno maggiore importanza e prendono il sopravvento rispetto alle parole. Il motivo per cui questo avviene è che molto spesso cerco di interpretare quella che sarebbe la volontà dei protagonisti piuttosto che a tutti i costi fargli utilizzare delle parole che suonerebbero poco veritiere. Preferisco che nel momento in cui sento che in quel determinato momento dell'opera il protagonista non ha la necessità di esprimersi, preferisco il silenzio. Io semplicemente interpreto quella che è la volontà del protagonista dell'opera, quindi scelgo in quel momento di non farlo parlare e di rispettare il suo silenzio. 
 

Showcase

(a cura di Georgia Cocchi Pontalti di J-Pop Manga e del disegnatore Simone di Meo)

Shin'ichi Sakamoto: Salve a tutti, sono Shin'ichi Sakamoto e sono molto contento di essere stato invitato a Napoli per questa manifestazione, di aver avuto la possibilità di incontrare così tanti fan appassionati delle mie opere. Sono anche contento di aver avuto la possibilità di fare questo showcase davanti a tutti voi. È la prima volta che disegno digitalmente davanti a così tante persone, quindi sono molto emozionato, però farò del mio meglio per realizzare qualcosa che possa soddisfarvi.

Georgia Cocchi Pontalti: Grazie mille. Allora noi diamo il tempo di preparare e nel frattempo faccio una piccola comunicazione riguardo ad un evento che si terrà in Giappone. Forse avete visto dei poster di una mostra che si terrà a partire da Giugno in diverse città del Giappone e dedicata alle opere di Sakamoto. Queste mostre avranno due sezioni: una dedicata alle opere passate e una all'opera corrente, Dracula. Ci saranno illustrazioni realizzate appositamente per queste locandine e in particolare quella di Dracula è una locandina che il sensei ha realizzato ad olio. Era la prima volta che lavorava con i colori ad olio, poi l'ha digitalizzata solo per aggiungere qualche effetto retrò. Troverete sui poster tutti i dettagli delle città in cui si terranno e le date. Vorrei chiedere a Simone qual è stato il suo primo incontro con il sensei?

Simone Di Meo: Io da disegnatore sono sempre alla ricerca di reference, quindi sono prima un lettore e poi sono un disegnatore, perciò sono sempre stato appassionato di manga. Ho conosciuto il suo lavoro con i primi numeri di Innocent. Ho trovato delle immagini che mi hanno folgorato. Ho pensato che dovevo capire ciò che stavo guardando, quindi ho studiato, ho conosciuto il suo lavoro e ho iniziato a leggere tutto di lui, tornando indietro nel tempo. Ha cambiato tanto del mio modo di vedere il fumetto, tanto del mio modo di vedere lo storytelling e in generale la costruzione del racconto. Quindi gli devo tanto. Sono molto felice di essere qui. 

Cominciano le domande riferite a Shin'ichi Sakamoto. 

GCP: Che cosa ci disegnerà in questo momento? 

SS: Normalmente i lavori richiedono molto tempo per essere realizzati. In un mese riesco a realizzare circa 28 pagine, quindi per me riuscire in soli 40 minuti, che è il tempo che oggi ho a disposizione, a realizzare un'illustrazione completa è veramente molto complicato. Quindi cercherò di realizzare qualcosa con il tempo che ho a disposizione e che possa comunque darvi un'idea di qual è il processo di realizzazione della mia arte. Oggi vorrei realizzare uno dei personaggi dell'opera che sta realizzando in questo momento, il personaggio di Lucy. E quindi oggi farò questo disegno per voi.

SDM: Qual è stato il suo primo contatto nel manga? Che cosa l'ha spinta a diventare un mangaka? 

SS: Sicuramente l'evento che per me è stato fondamentale per il mio avvicinamento al mondo dei manga è ciò che è successo quando ero alle elementari. Ho trovato per caso in un parcheggio un volume di un manga, l'ho aperto e la prima pagina che mi sono trovato davanti è stata un'immagine di Hokuto no Ken. È stato un incontro che mi ha colpito tantissimo, l'arte di Tetsuo Hara, e da lì ho iniziato ad interessarmi al mondo dei manga. Fino a quel momento, durante la mia infanzia, non ero mai stato particolarmente interessato ai disegni. Quindi quell'evento ha dato via alla mia carriera. Per tanto tempo non ho pensato realisticamente di poter diventare un mangaka, però ad un certo punto, nel dover scegliere quale strada intraprendere per il mio futuro, dal momento che il disegno era qualcosa che mi riusciva molto bene, che mi appassionava anche molto, ho deciso di lanciarmi e di fare di questa mia grande passione anche il mio lavoro.

GCP: Noi abbiamo conosciuto il sensei sin dagli esordi in Italia nel 2010, quando è uscito Masurao che aveva uno stile sicuramente molto vicino a quello che lui ci ha riportato nel suo primo avvicinamento al manga. Poi dopo abbiamo visto The Climber che appunto riguarda la montagna, la scalata, che è un manga che continua con il soggetto del corpo ma ci aggiunge anche dell'onirico. Abbiamo visto Innocent in cui ha cominciato ad utilizzare uno stile che potrei definire solo come sublime, fino ad arrivare a Dracula in cui tocca il metafisico. Insomma, abbiamo assistito ad un'evoluzione del suo stile incredibile. Come descriverebbe l'evoluzione del suo stile artistico dalle prime opere fino a oggi? 

SS: Inizialmente quando ho iniziato la mia carriera scrivevo per la rivista Weekly Shonen Jump. Ero molto attratto dalla figura maschile molto forte, muscolosa, e quindi nelle mie opere cercavo di trasmettere appunto questo mio interesse, perché pensavo che quelle fossero caratteristiche necessarie per un uomo. Solo che poi, maturando e facendo varie esperienze, avendo una famiglia con dei figli, piano piano ho capito sempre di più che la vera forza necessaria nella vita non è tanto quella fisica quanto più quella interiore, la forza del carattere. Quindi è stato come un processo naturale. Questa mia evoluzione mi ha portato anche a fare in modo che i miei personaggi avessero lo stesso tipo di evoluzione. C'è stato un passaggio da una maggiore attenzione a questo aspetto più mascolino della forza fisica, ad una maggiore introspezione che rappresenta appunto la mia stessa evoluzione. Il passaggio che c'è stato in me stesso nel capire che in realtà la vera forza, quella necessaria per crescere e per vivere nella società, non è quella fisica ma è quella interiore.

SDM: Vorrei ricollegarmi a quello che sta facendo adesso. Il modo in cui sta lavorando in digitale. Il sensei da The Climber ha fatto un salto, che poi si vede e lo potete percepire, che è stato quello del cambio tra l'arte tradizionale a quella digitale. Questo succede a molti creativi. Come mai ha deciso di fare questo salto? Quali strumenti utilizzava prima quando lavorava in tradizionale?

SS: In realtà il motivo che mi ha spinto inizialmente a passare da una tecnica analogica ad una digitale è molto più semplice di quello che si potrebbe pensare, perché molto semplicemente gli strumenti che utilizzavo per poter realizzare i miei manga hanno smesso di essere prodotti. Non potendo più trovare uno strumento adeguato per riuscire a realizzare la mia arte, col tempo, piano piano, in maniera naturale, ho iniziato ad avvicinarmi al mondo analogico. Anche i fogli che utilizzavo per realizzare le mie opere sono andati fuori produzione e quindi a quel punto mi sono visto costretto a passare definitivamente alle tecniche digitali. 

SDM: Quali sono i software che utilizza? C'è qualcosa di diverso rispetto a quello che usa in questo momento? Ha delle funzionalità specifiche nel suo software per arrivare a delle specifiche nel suo lavoro? 

SS: Il software che uso principalmente per realizzare le mie opere è Clip Studio Painting. Penso che sia uno dei programmi maggiormente utilizzati in Giappone. Io mi concentro soprattutto sul realizzare i miei disegni utilizzando la penna. Il resto è comunque un lavoro che richiede la collaborazione di tantissime persone. Anche nel mio caso ho la collaborazione di tutto il mio staff e quindi il risultato finale anche il risultato di questo tipo di collaborazione. 

GCP: Mentre il sensei disegna vorrei chiedere a Simone come è stato invece per te l'approccio in digitale? 

SDM: Per molti autori in verità il passaggio è come quello che ha appena detto il sensei, perché negli anni molte aziende che producevano strumenti per arte tradizionale hanno smesso di farlo. Per alcuni autori, compreso me, il passaggio digitale è stato per una questione di velocità. Il digitale ti permette di essere più veloce, ti permette di sbagliare meno e di sistemare più velocemente. Quello che il maestro sta usando è un telecomando che è una specie di tastiera portatile, piccolina, che serve per avere delle shortcut in modo tale da farlo tornare indietro se sbaglia o modificare o trasformare gli elementi dei livelli. Insomma è tutto fatto in modo tale che sia più veloce, più pratico. 

SDM: Ricollegandomi a ciò che ha detto prima il sensei e che abbiamo visto nel passaggio da The Climber a Innocent e che mi ha colpito di più è la quantità di dettagli. Le tavole sono spaventosamente dettagliate, quindi io onestamente sono molto curiosa di chiedere quanto tempo impiega mediamente per realizzare una singola tavola, considerando il livello di dettaglio delle sue opere?

SS: Normalmente mai meno di una settimana per quando è necessario impiegare più tempo. Diciamo che di sicuro il mezzo digitale è un mezzo molto comodo. Però il risvolto della medaglia è anche il fatto che avendo la possibilità di fare correzioni su correzioni ogni volta si è insoddisfatti del proprio lavoro. Questo, almeno nel mio caso, mi porta a rifare un disegno moltissime volte e a rifare delle parti non mi soddisfano. Quindi questo poi alla fine porta anche al fatto che ci voglia molto più tempo per realizzare e completare un disegno o una scena. Per le tavole meno complesse ci vuole meno tempo, di solito due tre giorni, però nel caso di illustrazioni più complesse può richiedere anche una settimana. 

SDM: Ora sempre collegandoci all'utilizzo del digitale può descriverci meglio il suo lavoro? Utilizza fotografie, modelli 3D o qualsiasi cosa che serva poi a dare la struttura di base agli sfondi?

SS: Per quanto riguarda i modelli 3D per il momento non non ne faccio ancora uso. Non è una cosa su cui faccio molto affidamento. Però sicuramente quando devo realizzare un disegno cerco di mettere insieme quanta più documentazione possibile per riuscire a renderlo nella maniera più realistica possibile. Nel caso dell'opera che sto realizzando attualmente ho cercato di recuperare quanti più capi possibili dell'epoca, quindi dell'Inghilterra del XIX secolo, capi femminili, oggetti che poi vengono ridisegnati nelle mie storie per poterli usare come riferimento. Parto da lì per la realizzazione dei miei disegni, per fare in modo che siano il più possibile realistici. 

GCP: Come affronta la pianificazione e l'equilibrio visivo di una pagina? Fa una bozza prima, uno sketch di come dovrebbe essere il risultato definitivo oppure fa tutto direttamente?  

SS: La prima fase della realizzazione di un'opera parte dalla realizzazione dello sketch nel quale normalmente impiego circa una settimana per realizzarlo, per circa una ventina di pagina. In questo caso ho già un'idea di quella che sarà la struttura di ogni pagina, quindi di come verranno disposte le varie vignette e quale sarà l'immagine finale della pagina. Una volta che viene completato questo processo si inizia la realizzazione dell'opera. Però a quel punto la struttura di ogni pagina è già chiara e si lavora partendo da quello. 

GCP: Uno dei suoi punti di forza in assoluto è quello relativo all'espressività dei personaggi. Tutte le emozioni che vengono trasmesse attraverso il personaggio sono veramente forti. Come affronta la rappresentazione delle emozioni e dei corpi dei personaggi? 

SS: Cerco sempre di immedesimarmi quanto più possibile con i sentimenti e le sensazioni che provano i personaggi che sto disegnando. Questo secondo me è un fattore assolutamente fondamentale. In questo modo riesco a rendere in maniera il più realistica possibile le emozioni provate dai vari personaggi, nei vari momenti della storia. Riesco in qualche modo a immedesimarmi, a provare empatia verso i personaggi e quindi le emozioni che descrivo sono le mie stesse emozioni. Questo ovviamente è un forte potere comunicativo e mi permette di rendere le emozioni visibili e arrivando in maniera forte anche ai miei lettori.

GCP: L'altro elemento al centro di tutte le sue opere abbiamo notato essere il corpo umano. Vicino allo stand di J-Pop Manga è stata allestita una mostra chiamata "In corpore veritas", che segue l'evoluzione del corpo in tutte le opere, con tavole che sono incredibili. Partendo da questo spunto vorrei chiedere al sensei come nasce questa attenzione costante verso l'anatomia nei suoi manga? 

SS: Come spiegavo anche prima do una fortissima importanza adesso anche all'interiorizzazione dei personaggi, quindi a quello che provano, ai loro sentimenti, alla parte interiore. La realizzazione del design del personaggio, il corpo, quello che c'è all'esterno, è comunque qualcosa che in qualche modo è collegato all'interiorità di ogni personaggio. Quindi io cerco sempre di dare così tanta importanza anche a questo aspetto. Le due cose sono separate nel processo di realizzazione dei personaggi, ma sono comunque ognuna parte dell'altra. Nel realizzare ogni personaggio presto tantissima attenzione anche a quello che c'è all'esterno, perché possa essere coerente con l'interiorità di ogni personaggio.

GCP: Chiedo a Simone che cosa c'è di difficile da disegnare nell'anatomia del corpo umano? 

SDM: È una di quelle cose che non si finisce mai di imparare. Sembra scontato dirlo ma ogni volta che si disegna un corpo si impara qualcosa di nuovo, i muscoli sembrano infiniti, si continuano ad imparare nuovi muscoli. Però, come dice il sensei, forse la sfida più grande, è proprio la rappresentazione del corpo umano nell'emotività. Perché disegnare un corpo umano a livello tecnico si può imparare a disegnarlo, ma farlo recitare in maniera che rappresenti perfettamente il carattere di un personaggio è la sfida più grande ed è anche la forza più grande della narrazione efficace del fumetto. Banalmente disegnare un corpo umano di un personaggio che beve un bicchiere d'acqua, che è un movimento che tutti noi siamo abituati a fare, siamo abituati a guardare e vedere giornalmente, ti accorgi immediatamente se è disegnato bene. Quindi ci sono un sacco di sfide super difficili nel disegnare il corpo umano. 

SDM: Ora io sono super appassionato di Innocent che è stata la prima opera che ho letto interamente e che mi ha mi ha sconvolto, perché è veramente potentissima e questa domanda effettivamente si ricollega al corpo. In Innocent ogni volta che succedeva qualcosa di straziante c'era del dolore fisico e noi quel dolore lo percepiamo. Qual è il rapporto tra sofferenza e bellezza nel suo modo di raccontare?

SS: In realtà ciò che io ho cercato di fare nelle mie opere, e soprattutto in Innocent, è stato il fatto di cercare sempre di descrivere e di realizzare anche scene che sono molto cruente, molto violente, ma sempre cercando di realizzarle in maniera estetica, quindi sempre in modo che la bellezza avesse un ruolo all'interno della narrazione. Sono due elementi che sono strettamente legati e penso che attraverso questo mio tentativo di tenere sempre un collegamento tra bellezza e dolore si riesca in qualche modo anche a celebrare la vita in sé. È questo dualismo che io sempre cercato di realizzare nelle mie opere.

SDM: In The Climber ad un certo punto ha eliminato tutte le onomatopee rendendo solo una presenza puramente visiva. Che cosa l'ha spinta ad eliminarle?  

SS: Da quando il manga è nato l'onomatopea ha fatto parte di questo genere narrativo. Per tantissimo tempo, sin dalle origini, dalla nascita del manga. Io volevo provare a fare qualcosa di diverso, anche perché pensavo che ci fosse sicuramente un altro modo per rendere il rumore in maniera più realistica per il lettore. A quel punto ho provato eliminare i caratteri, a non esprimerli più attraverso le onomatopee ma ad utilizzare la struttura delle vignette. Lo sviluppo della storia e determinate immagini dovevano svegliare la mente dei lettori. Piano piano ho iniziato a fare questo esperimento cercando di eliminare le onomatopee e utilizzando invece al loro posto proprio delle immagini e la struttura stessa del manga per evocare nella mente dei lettori i rumori che volevano.

GCP: The Climber personalmente è una delle mie opere preferite, la mia opera di reale introduzione e sarei curiosa di sapere cosa più la colpita della storia da cui è tratta tanto da spingerla a cominciare l'adattamento manga portandola avanti in maniera così personale? 

SS: Come per altre opere, scrivo nel tentativo di comunicare alle persone che vivono nella società di oggi. Riadattare libri per comunicare quello che io voglio comunicare ai miei lettori, che sono persone che vivono nella realtà di adesso. Questo sicuramente è uno dei motivi per cui ho preso questa decisione, anche per l'opera di The Climber.

SDM: Come gestisce il bilanciamento tra vita personale e la pressione di un lavoro creativo e così intenso? 

SS: Sicuramente la vita privata per me è qualcosa che ha un'importanza fondamentale, però un altro aspetto importante è il fatto che nella mia vita privata trovo tantissimi spunti anche per il mio lavoro, per le mie opere. Nei primi dieci anni della mia carriera ho avuto un momento molto complicato, perché il mio lavoro non riusciva a decollare e in seguito a quello, grazie all'incontro con mia moglie e al fatto di avere avuto una famiglia, di aver fatto tante esperienze diverse, aver incontrato tante persone nella mia vita, mi ha aiutato a maturare e a cambiare anche personalmente da tanti punti di vista. Quindi la mia vita privata è importante e c'è una grande connessione tra quella e il mio lavoro. Sono strettamente connesse. Il fatto di essere entrato in contatto con così tante persone e aver fatto tante esperienze diverse mi hanno fatto maturare anche come artista, perché per tanto tempo il mio obiettivo era quello di realizzare un personaggio, una storia che non fosse stata mai realizzata da nessuno prima di me. Volevo riuscire a tutti i costi a fare qualcosa di originale. Il fatto di aver fatto tante esperienze a livello di vita privata, di incontri reali con le persone, mi ha fatto capire che in realtà la cosa importante era quella di creare il personaggio con il quale tante persone potessero identificarsi, che potesse comunicare qualcosa di importante alle persone che magari avevano provato le stesse esperienze nella loro vita. Questo sicuramente è stato possibile solo grazie alle esperienze che ho fatto nella vita privata. Quindi si, ha un ruolo fondamentale il privato, ma in qualche modo per me le sfaccettature della vita sono comunque collegate perché traggo tantissimo spunto anche dalle esperienze che vivo nella mia vita privata, e poi cerco di riportarle nelle mie opere. 

SDM: Cosa consiglierebbe a chi vuole disegnare manga oggi e magari soprattutto per chi vuole specializzarsi nel digitale? 

SS: Un consiglio che mi sento di dare a tutti coloro che aspirano ad iniziare la carriera di mangaka è quella di cercare di guardare le cose da più punti di vista, di non soffermarsi soltanto su un aspetto di ogni cosa, ma di valutare le varie sfaccettature di quello che vedono nella realtà che hanno davanti agli occhi. Per quanto riguarda il digitale è uno strumento sicuramente molto utile, che rende il lavoro anche più scorrevole e più semplice ma è importante utilizzarlo in maniera tale da non fare in modo che questo non prenda il posto dell'originalità delle proprie opere. Bisogna che diventi uno strumento utilizzato per esprimere la propria originalità. Bisogna trovare questo equilibrio e a quel punto diventa sicuramente uno strumento molto efficace.

SDM: Allora, siamo in un'epoca in cui il manga, ma in generale il fumetto, ha preso giustamente una piega digitale che non è solo il programma con la quale si lavora, ma in generale il metodo di lettura, il metodo di fruizione di questo di questo medium. Quindi la domanda che secondo me è sempre interessante: come immagina il futuro del manga nell'era digitale? Pensa che l'uso esclusivo del digitale possa diventare la norma? 

SS: Penso che la cosa più importante sia che ognuno trovi il mezzo più adeguato per poter esprimere liberamente quello che vuole esprimere. Anche io attualmente sto avendo qualche dubbio anche rispetto all'uso del digitale, infatti da poco ho iniziato a studiare la pittura ad olio perché vorrei trovare sempre nuovi modi per poter esprimere e realizzare i miei disegni. Quindi si, sicuramente è un metodo valido, però ognuno dovrebbe trovare ciò che più gli si addice a ciò che vuole esprimere. Quindi ogni tecnica va bene, l'importante è che ognuno si senta libero, disegnare quello che sente di voler realizzare.

Domande dal pubblico

Quali sono i suoi artisti di riferimento?

SS: Provo un grande rispetto per tutti gli artisti e per tutti i manga che ci sono. Per chi conosce perfettamente la difficoltà di questo lavoro, come spiegavo prima, c'è stato un lungo periodo in cui mi sono trovato in difficoltà perché non riuscivo a trovare la mia strada da un punto di vista artistico. In quel caso mi è capitato spessissimo di leggere opere di altri artisti come fonte di ispirazione personale. Dal momento in cui sono riuscito a trovare il mio stile ho smesso di leggere opere di altri artisti, quindi in questo momento non ci sono altri artisti che seguo, perché temo sempre che ci possa essere qualche contaminazione del loro stile rispetto al mio stile. Prima sul mio tavolo di lavoro c'erano infiniti manga di infiniti altri artisti, oggi invece non se ne trovereste neanche uno perché è semplicemente una cosa che ho smesso di fare. 

Cosa ne pensa dell'intelligenza artificiale nel lavoro?

SS: Sicuramente è qualcosa di cui è impossibile non tenerne conto in questo momento. Come in passato quando il digitale ha iniziato ad essere utilizzato nel mondo dei manga c'erano tantissimi artisti che non erano proprio convinti. Oggi invece è diventato un mezzo che tantissimi artisti utilizzano. Quindi è impossibile fermare questo processo. Bisogna trovare il modo di utilizzare anche l'intelligenza artificiale in maniera funzionale per poter lavorare, trovare il giusto equilibrio. Penso che sia qualcosa di inevitabile, non è una cosa che va condannata del tutto.

Oltre ai disegni, alle tavole che sono straordinarie, dettagliate e inarrivabili, io apprezzo tantissimo anche la scrittura dei suoi personaggi e delle sue storie. Sin dal primo incontro di Charles con l'uomo che deve uccidere per aver rubato il pane, ogni personaggio è scritto benissimo. Oltre alla letteratura e al cinema, ha qualche fonte di ispirazione? In particolare ha un personaggio che le è rimasto particolarmente nel cuore? 

SS: L'ispirazione di ciascuno dei miei personaggi è presa sempre da esperienze della mia vita reale. Quindi anche nel caso di personaggi che ritrovate nelle mie opere ambientate in epoche così lontane, come nel caso di Innocent, nella Francia XIX secolo, si tratta comunque di personaggi che traggono ispirazione da ciò con cui io entro in contatto tutti i giorni. Quindi, banalmente può essere anche la signora che vive nel mio stesso vicinato, perché cerco di trarre sempre ispirazione dalle esperienze della mia vita di tutti i giorni. È da lì che viene anche il modo in cui descrivo il carattere e l'interiorità dei miei personaggi, dalle mie esperienze reali. 

Per quanto riguarda il discorso sulla pittura ad olio e il fatto che stia continuando a studiare nuove tecniche, così come leggendo passate interviste dove lo stesso Naoki Urasawa si dice stupito della suo continuo studio e arricchimento personale, volevo chiedere: si è mai reso conto, a un certo punto della carriera, del fatto che il suo lavoro per noi lettori fosse davvero magico e quindi che fosse già arrivato ad un livello incredibile?

SS: Io per primo non mi ritengo un'artista, penso anzi che rispetto all'universo dei mangaka io non sia all'altezza di molti altri artisti. Il mio obiettivo è quello di esprimere ciò che sento, di esprimerlo in modo che arrivi ai miei lettori. Questa sicuramente è una cosa bellissima, ma non mi ritengo un grande artista e forse per questo che c'è questo studio continuo. Cerca sempre dei modi per potermi migliorare anche per questo.

In quanto sua fan e aspirante mangaka italiana volevo chiederle che consiglio può dare ad un mangaka straniero nel mercato attuale?

SS: Sicuramente a prescindere da tutto la cosa fondamentale è quella di non arrendersi di fronte alle difficoltà, perché nel momento in cui ci si arrende vuol dire che forse quella non è la strada giusta. Bisogna continuare a disegnare, continuare a lavorare per migliorarsi e questa è una cosa fondamentale. Se posso dare un consiglio è proprio questo, di continuare ad impegnarsi nel fare del proprio meglio fino al punto in cui si riesce a trovare il proprio stile, la propria strada e non arrendersi davanti alle difficoltà.