Quarto appuntamento con la rubrica mensile atta a presentare i migliori anime degli ultimi anni secondo l'utenza di AnimeClick.it. Ogni notizia prenderà in esame un'annata dell'ultima decade a partire dal 2009 (per il 2010 invece è ancora troppo presto, è necessario far passare del tempo in modo da far accumulare un numero sufficiente di recensioni). A corredo della classifica dei primi 30 titoli verrà presentata una rassegna di recensioni di alcuni dei titoli della classifica, partendo dalle prime tre posizioni del podio e poi a scalare, cercando di evitare i grandi blockbuster che non hanno certo bisogno di pubblicità. In chiusura d'articolo verranno infine presentate brevemente le recensioni apparse in vetrina ad opera dello staff del sito.

Buona lettura!

1 Welcome to the N.H.K.* 9,196
2 Nana** 8,896
3 Kanon (2006)*** 8,889
4 History's Strongest Disciple Kenichi **** 8,762
5 School Rumble Second Term***** 8,750
6 Ouran Koko Host Club****** 8,721
7 Death Note 8,652
8 Ergo Proxy 8,600
9 Code Geass - Lelouch of the Rebellion 8,580
10 Aria the Natural 8,545
11 Spider Riders 8,500
12 La ragazza che saltava nel tempo 8,490
13 Gintama 8,286
14 Tutor Hitman Reborn! 8,278
15 D.Gray-man 8,250
16 Black Lagoon Second Barrage 8,182
17 Honey and Clover 2 8,167
18 Bakumatsu Kikansetsu Irohanihoheto 8,133
19 Onegai my Melody - Kuru Kuru Shuffle! 8,125
20 Hanbun no Tsuki ga Noboru Sora 8,105
21 Jigoku Shoujo Futakomori 8,100
22 Higurashi no Naku Koro ni 8,082
23 ZegaPain 8,077
24 Kiba 8,071
25 Pale Cocoon 8,063
26 Pretty Cure Splash Star 8,000
26 Bartender 8,000
26 Oh, mia Dea! - Sorezore no Tsubasa 8,000
26 Tenpou Ibun Ayakashi Ayashi 8,000
26 Saiunkoku Monogatari 8,000
26 Fate/stay night 8,000
26 Digimon Savers 8,000
26 Paprika 8,000
26 Busou Renkin 8,000
26 Mobile Suit Gundam MS IGLOO: Apocalypse 0079 8,000
26 Simoun 8,000


* 5° posto assoluto
** 26° posto assoluto
*** 27° posto assoluto
**** 41° posto assoluto
***** 43° posto assoluto
****** 47° posto assoluto

>>Tutti gli anime del 2006<<


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Questo è un anime ironico e pungente che castiga le aberrazioni della società moderna giapponese, attraverso un’analisi lucida e impietosa, che però lascia delle speranze nel finale. Vengono presi in considerazione: hikokomori, traumi da abusi famigliari, otaku, suicidio e dissociazione, alienazione, l’importanza della carriera del successo, l’importanza dello status, le truffe piramidali, l’ossitone per gli eroge, i giochi di ruolo e il fenomeno di chi crea i personaggi e li vende passando giorni e giorni attaccato al PC (in Cina è successo davvero), l’incapacità di distinguere tra reale e virtuale e così via…

Misaki, una ragazza carina e simpatica che prende come progetto personale far uscire dalla sua condizione psicofisica un hikikomori, tanto da firmare con lui un contratto per la sua “terapia di guarigione”, a ben guardare si intuisce dall’inizio, che dietro le sue intenzioni si cela dell’altro, un suo ben diverso dramma personale…

Ho bisogno di te perché ho bisogno di qualcuno che sia ad un livello di disperazione peggiore del mio” o di inutilità sociale, una nullità peggiore di me. Due individui ai margini della società, si aiutano e finiscono per salvarsi vicendevolmente, in un processo graduale e e reciproco.
Sono stata colpita anche dal personaggio della “senpai”, e dalle sue manie di persecuzione, vedeva ovunque cospirazioni. È una donna giovane, bella, intelligente e di successo, ma profondamente infelice, fondamentalmente non ama se stessa e non pensa che gli altri la posano amare, cade nel più doloroso dei problemi del Giappone moderno: il vortice della depressione che in ultima analisi porta a rinunciare alla vita e a considerare il suicidio, come unica via di fuga dalla sofferenza.
Sono in un certo senso divertenti e quindi introducono un elemento tragicomico: gli elettrodomestici che prendono vita e interloquiscono con il protagonista; la figura dell’amico otaku; ma ancor di più le ricadute di Sato, ogni volta quando sembra che migliori fa il passo del granchio e ci ricasca, magari trovando una nuova ossessione inutile, per perdere tempo e non affrontare la realtà… qual è la realtà? È abbastanza lineare: il hikikomori esiste come parassita, egli è un prodotto della società opulenta, infondo è un pigro, che si permette di avere questo stile di vita perché c’è qualcuno che lo mantiene, se la fonte di mantenimento viene a mancare, il soggetto dovrà rimboccarsi le maniche, e noi ne abbiamo 2 esempi, quando ti tagliano i finanziamenti e si comincia a sentire i morsi della fame, si è costretti ad uscire dalla stanza affrontare il mondo e lavorare, la chiave è la fame: il bisogno fisico primario.


8.0/10
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Mi sono avvicinato a Nana per curiosità, per capire il perché di un successo di una serie che, troppo semplicisticamente, buttavo nell'immenso calderone degli shojo per i quali generalmente non nutro grandi simpatie. Anzi i pochi shojo che ho apprezzato erano per lo più quelli leggeri e divertenti con non troppe sdolcinatezze alla Lovely Complex o Itazura na Kiss. L'inizio di Nana non mi faceva sperare molto di più, speravo che i toni scherzosi e divertenti accompagnassero tutta la storia e che non si cadesse in lunghe paranoie sentimentali e mielosità gratuite. Beh, finito di vederlo, posso dire che questa caduta nello sdolcinato gratuito non c'è stata, anzi. Dopo i primi 15-20 episodi piuttosto ordinari ma apprezzabili e importanti per la costruzione della relazione tra Nana e Hachi, la storia prende una strada sempre più matura e drammatica. Gli amori ci sono e gli intrecci amorosi che coinvolgono le due Nana e i personaggi dei Blast e dei Trapnest (cui se ne aggiungeranno altri...) ci sono e sono pregnanti certo, ma sono amori sofferti, amori che si scontrano con la realtà, con situazioni più grandi in cui il singolo individuo viene coinvolto spesso suo malgrado. Temi quali il sesso, l'aborto, la droga non si ritrovano così facilmente in altre serie e contribuiscono a dare un marchio di realismo inusitato accentuato poi dal passato travagliato di molti dei protagonisti (questa non è una novità, ma piuttosto la normalità per gran parte delle serie nipponiche). Non do 10 per principio a nessuna serie, il 9 credo e spero che in un futuro se lo potrebbe anche meritare se ci sarà un seguito dell'anime una volta completato il manga (sì, ma quando?), per ora un 8 se lo merita tutto per i motivi sopra esposti e per le emozioni che riesce a suscitare. La caratterizzazione dei personaggi è molto ben tratteggiata seguendo fedelmente il manga, inoltre sono ripresi molto bene i monologhi che le due protagoniste indirizzano l'un l'altra a modo di diario che risaltano l'aspetto intimistico delle vicende. Dal punto di vista grafico ho dovuto farci un po' l'occhio, i disegni accurati dei volti e dei dettagli si scontrano con dei fisici forse eccessivamente stilizzati e "anoressici", ma alla lunga ci si abitua; mi resta l'impressione dei visi, di certe espressioni del volto veramente belle che cancellano e nascondono il resto. Le bgm sono piacevoli e le sigle (che vengono riproposte nell'anime come brani dei Blast o dei Trapnest) sono molto, molto belle. Complessivamente un ottimo anime che consiglierei a quelli che, come me, hanno qualche remora e pregiudizio nell'avvicinarsi a un genere come lo shojo... Ma credo che Nana più che uno shojo effettivamente sia uno josei. Speriamo che il seguito anime ci sia veramente e che la Yazawa non ci metta un secolo a concludere la storia (che, detto per inciso, nel manga continua con toni sempre più seri e drammatici) possibilmente con una luce di speranza se non proprio un lieto fine.


10.0/10
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Kanon 2006 è una delle mie serie preferite in assoluto.
Mai come in questo anime si mescolano perfettamente dosati romanticismo, divertimento, magia, mistero.
Kanon 2006 è un remake della precedente serie animata del 2002 ma, sebbene ne mantenga invariata la trama ed in definitiva le caratteristiche essenziali dei personaggi, ne stravolge i disegni (decisamente bruttini), rendendoli, assieme all'animazione degni di nota e approfondisce senza però appesantire gli archi dedicati alle varie ragazze.
La storia racconta le avventure di Yuichi, un simpaticissimo ragazzo, che si ritrasferisce a 16 anni nel paesino in cui era solito passare le vacanze estive ed invernali quando era piccolo, ospite della zia e della cugina Nayuki sua coetanea.
Yuichi incontra un sacco di ragazze, tutte molto buffe e molto diverse tra loro, del quale diviene amico.
Sebbene tutte le protagoniste siano presentate fin dai primi episodi, la trama segue il ritmo del videogioco Key da cui Kanon è tratto e ci sono archi temporali di circa 5 episodi, ognuno dei quali è dedicato ad una ragazza diversa.
Ciò che rende speciali Ayu, Nayuki, Mai, Shiori e Makoto è la loro stessa vita; in alcuni casi dovuta o legata ad eventi sovrannaturali, in altri resa pesante a causa di episodi passati o presenti.
È per aiutare ognuna di loro, che Yuichi si appresta ad affrontare mille avventure, molte delle quali segnate dai suoi stessi ricordi d'infanzia che piano piano riaffiorano alla mente.
A far da cornice ad una trama già di per sé bellissima e capace di commuovere e appassionare grazie ai numerosissimi colpi di scena, si annoverano gli splendidi fondali tipici della Kyoto animation, le numerose scenette divertenti che intercorrono nell'anime, la simpatia dei personaggi doppiati in modo encomiabile, la colonna sonora e tutto il resto.
Per me infatti Kanon è un anime perfetto, piacevole come pochi, commuovente e romantico, di gran lunga superiore alla prima serie del suo successore Clannad, ma anche al suo predecessore Air.
Il character design è lo stesso degli altri anime firmati Key/Clannad da me precedentemente citati, ma a differenza delle altre due serie, Kanon non è prettamente un anime harem.
Solo due delle 5 protagoniste si innamorano di Yuichi e questo mi ha fatto apprezzare ancora di più la serie, perché se c'è una cosa degli anime harem che non sopporto è proprio la competizione che si crea tra i vari personaggi femminili per conquistare il protagonista di turno e che qui invece per fortuna è assente.
Non mancano i momenti romantici e l'affetto che lega il protagonista alle ragazze e le stesse ragazze, è così evidente da commuovere.
Consiglio Kanon a tutti! È un anime stupendo, non vi pentirete di averlo visto.


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Se avete visto "Aria the Animation", non potete assolutamente perdervi anche questo piccolo capolavoro, ambientato su Aqua, da noi meglio conosciuto come Marte, in un futuro in cui il pianeta rosso sarà abitabile e ricco di acqua, tanto da poterci costruire una nuova Venezia.
Anche in questo secondo capitolo, attorno ad Akari-chan, la piccola single (apprendista) che vuole diventare Undine (gondoliera), si intrecciano le avventure degli altri personaggi apparsi nella prima serie (le sue due migliori amiche, compagne di allenamento, le tre Fate dell'Acqua, le tre maestre delle giovani, il postino, Ai-chan, Akatsuki-san e tanti altri) e quelle di nuovi personaggi di cui faremo conoscenza, come per esempio Caith Sith, il misterioso gatto protettore di Aqua, che ogni tanto fa visita alla nostra protagonista).
Proprio perché composta da più episodi, in questa serie è possibile esplorare più a fondo le paure delle tre ragazze circa il loro futuro, le gioie che provano in ogni nuovo incontro ed avventura, nonché le storie di tutti gli altri personaggi (le puntate incentrate sulle bizzarre avventure del Presidente Aria, mascotte della compagnia di cui fa parte Akari, sono forse quelle più divertenti di tutta la serie).
Il character è, come nella prima serie, molto bello, a mio giudizio. Solare, delicato, luminoso. Come è Aria, come lo sono tutti i personaggi.
Come nella prima serie, anche qui le sigle sono cantate da Yui Makino, la cui splendida e dolcissima voce sembra fatta a posta per questo anime.


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Ho appena finito di vedere quest'anime e ho subito sentito il bisogno di comunicare a qualcun altro ciò che avevo scoperto. A dispetto del titolo che a molti, i "tradizionalisti" dell'animazione ( cioè coloro che sono più legati agli anime delle reti nazionali) potrà indurre qualche sospetto per la difficoltà di pronuncia e per il fatto che è interamente in giapponese, Bakumatsu Kilansetsu è un opera davvero interessante, costruita con grande abilità e incredibile senso narrativo. Gli autori infatti sono riusciti ad integrare dei bellissimi personaggi con un grande contesto storico, l'affascinante Bakumatsu, l'epoca più caotica del Giappone, che era già stata spunto per un'opera importante come Rurouni Kenshin. Molto interessante infatti è l’attenzione dedicata agli avvenimenti storici che spesso sono introdotti da una voce narrante esterna e che, per come sono trattati, non annoiano nemmeno per un istante lo spettatore. Come accade nei Romanzi a contesto storico, i personaggi si fondono con la storia diventando in questo caso fautori della storia stessa. Così, episodi realmente accaduti come la creazione della Repubblica di Aidzu (questo lo so perché l'anime mi ha indotto a documentarmi) prendono vita mediante i protagonisti. Molti sono personaggi realmente esistiti che vengono ritratti in tutto il loro carisma e la loro grandezza. Si parla dunque di "grandi personaggi" della storia, accanto ai quali appaiono i personaggi inventati, fondamentali per lo sviluppo narrativo. Essi non sono affatto al di sotto delle figure reali, anzi sono di gran lunga superiori ai personaggi della storia stessa. E' il caso di Ibaragi Sōtetsu, uno sceneggiatore teatrale che si elegge a “sceneggiatore del Giappone e del Mondo”, un personaggio altamente enigmatico che soltanto alla fine vede svelata la sua psicologia. Ma anche di Akidzuki, spadaccino solitario ed impassibile che lotta per estinguere il male, di Kakunojo, ragazza dolce ma allo stesso tempo combattiva, a capo di una simpatica compagnia di artisti girovaghi; di Hijikata Toshizō (realmente esistito) e dell’affascinante e misteriosissimo Kanna, uomo armato di tue temibili pistole, dal passato oscuro e dalla psicologia parecchio intricata, che merita grande attenzione. Potrei fare il nome di molti altri personaggi che mi hanno colpito, ma ciò non farebbe altro che allungare ancora di più questa recensione. La cosa importante da capire è che il punto di forza di questo anime sono proprio i personaggi. Non uno di essi infatti, dai protagonisti alle semplici comparse, sembra lasciato al caso, ognuno di loro gode sempre di una certa caratterizzazione che viene conferita anche dall’accurato stile del disegno. I tratti dei personaggi infatti colpiscono molto per la loro unicità e rendono l’animazione fluida e scorrevole. Questo si può notare soprattutto negli scontri che non si riducono mai a semplici ripetizioni di immagini, come spesso avviene, ma presentano una complessità di azioni e di movimenti realizzati con straordinaria scorrevolezza. Allo stesso modo sono rappresentate le grandi battaglie, in cui non si utilizzano solo le spade, ma anche fucili, cannoni, navi da guerra ecc. La trama dell’anime è molto complessa e deve essere seguita attentamente per essere compresa, tuttavia non è mai noiosa, anzi sempre ricca di nuovi sviluppi. La musica che accompagna l’anime è davvero stupenda, così incalzante che quando si finisce di vedere una puntata, quello che rimane oltre all’anime stesso è proprio la musica che spinge a vedere gli episodi successivi. Molto bella anche la sigla iniziale, le cui parole tradotte mi hanno davvero affascinato. In definitiva Bakumatsu Kilansetsu rimane un’opera davvero ben realizzata, che chi ama i samurai ha l’obbligo di vedere. La consiglio anche agli amanti della storia e a chi oltre a guardare un anime ha anche la voglia di imparare qualcosa (viene naturale infatti documentarsi sul Bakumatsu, al fine di comprendere la storia dell’anime). Ovviamente è un anime che richiede un certo dispendio di energie e di attenzione, ma che è anche molto piacevole e quindi non pesa affatto. Lo consiglio a tutti! Spero di avervi fatto venire voglia di vederlo, se non fosse così, voi vedetelo lo stesso, così, per il gusto di scrivere un’altra recensione con cui contraddirmi.


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Hanbun no Tsuki ga Noboru Sora, letteralmente "Nel cielo si alza una mezza-luna", è un anime drammatico scritto da Tsumugu Hashimoto i cui disegni sono stati affidati alla sapiente realizzazione di Keiji Yamamoto.
La trama si svolge tutta all'interno di un ospedale di provincia, dove Yūichi Ezaki, ricoverato per un'epatite sta passando le sue noiose giornate ad oziare, sorretto dalla travolgente infermiera Akiko Tanizaki. Le cose cambiano quando questa, desiderosa di aiutare il ragazzo ad ammazzare il tempo lo spinge a conoscere un'altra paziente dell'ospedale, Rika Akiba, ricoverata per complicazioni cardiache. Tra i due si instaurerà un rapporto molto particolare che li spingerà a riflettere sul senso della vita e sulla fragilità della stessa.
La sceneggiatura e la storia in generale affrontano un tema piuttosto delicato, quello della malattia, per il quale ci vuole tatto e buon senso onde evitare spiacevoli risvolti grotteschi. L'obbiettivo è centrato. In tutte le sei puntate gli autori sanno destreggiarsi tra momenti di serierà e spesso drammatici, passando poi a situazioni frivole e leggere.
Per gli argomenti trattati, sicuramente, Hanbun no Tsuki ga Noboru Sora è adatto a un pubblico adulto, in grado di comprendere (e digerire) i risvolti ironici e spesso tragici che la vita ci offre. L'autore ci guida nei risvolti delle paure che tutti possiamo avere quando abbiamo a che fare con una persona a noi cara che si ammala. E se invece scoprissimo di esserci affezionati a questa persona quando è già malata?
Il disegno è di buona fattura anche se non è nulla di eccezionale. A farla tutta da padrone in questo anime è la trama, relegando le immagini a puro scopo esplicativo. I tratti sono quindi poco pretenziosi, senza eccessi, ma che sanno regalare emozioni vivide, anche in quei momenti in cui le parole sarebbero eccessive.
Dall'anime è stato poi tratto un manga e nel 2007 anche un Drama di discreto successo in patria.
In sostanza un anime di sicuro spessore, quasi artistico per i contenuti e per i dialoghi, paragonabile forse a un film d'autore, soprattutto per le riflessioni sul senso dell'esistenza che il protagonista si pone con il suo fare adolescenziale. Consigliato.


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Seconda serie di Jigoku Shoujo: la trama resta essenzialmente quella della prima serie, le storie degli sventurati che decidono di rivolgersi al sito internet collegato con l'inferno continuano a rivelarsi assai profonde, ma si può notare un certo passo indietro dal punto di vista della "serietà". La trafila tipica che precede ogni "esecuzione" è ora diventata più "scenografica", ma in senso negativo. E' un po' ciò che succede a un bel film che per essere riportato in auge viene rigirato con scene ed effetti speciali esagerati che in qualche modo ottengono il risultato opposto a quello sperato, ossia fanno svalorizzare l'opera. Oltre a ciò è più frequente imbattersi in situazioni, o addirittura interi episodi, a sfondo ironico e ciò mal si sposa con la natura di quest'anime.

Altre novità sono portate dall'arrivo di una misteriosa e inquietante "bambina" tra i collaboratori di Enma Ai, ma non solo questo. I collaboratori stessi in questa seconda serie avranno un ruolo molto meno marginale e anzi saranno spesso al centro dell'attenzione a volte interferendo direttamente con il naturale svolgimento dei fatti, cosa che nella prima serie sembrava rigorosamente impedita.
E' un piccolo stravolgimento rispetto alla natura originale dell'opera, da un lato serve ad approfondire la conoscenza dei protagonisti "di contorno", dall'altro snaturalizza le condizioni di base che avevamo imparato ad accettare nell'arco della prima serie, lasciando quindi il telespettatore abbastanza spiazzato.

Non necessariamente questo cambiamento può sortire effetti negativi su tutti, qualcuno potrebbe anche trovarlo di suo gradimento; per quanto mi riguarda si tratta di un piccolo passo indietro.
Il finale è tra i più coinvolgenti che abbia visto, ma sarà veramente la fine di tutto?
Ovviamente no, visto che è già uscita la terza serie "Jigoku Shoujo Mitsuganae".


9.0/10
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Questo anime aveva le potenzialità per diventare un cult assoluto dell'animazione, se solo gli autori avessero osato di più e fossero riusciti a sistemare alcune piccole lacune nella trama. L'idea di fondo è, infatti, eccezionale. Zega Pain riesce quasi a reinventare le fondamenta di "Matrix", immergendole in uno scenario fantascientifico ancora più ricco di spunti, per quanto non tutti sfruttati a dovere. L'anime mescola magnificamente i canoni tradizionali del filone Mecha con riflessioni flosofiche sull'esistenza, inaspettate teorie quantistiche, romanticismo semi-adulto, azione mozzafiato da video game e scenari suggestivi.

Tutto ruota attorno all'ipotesi che la realtà che viviamo sia una finzione. Il protagonista Sugoru Kyo viene improvvisamente catapultato da un mondo quieto ed accogliente in un'improvvisa e spettacolare lotta planetaria per la sopravvivenza del genere umano. Kyo si ritroverà a pilotare lo Zega Pain Altair, scoprendo progressivamente l'incredibile e angosciante verità.
L'anime emoziona sia per l'intensità delle battaglie, sia per i colpi di scena che svelano puntata dopo puntata una storia incredibile, senza alcun momento di stanchezza e costantemente in tensione.

Per quanto non indimenticabili, le animazioni sono di ottimo livello e le ambientazioni estremamente fascinose, così come il design dei vari Mecha. La caratterizzazione dei personaggi è purtroppo altalenante, con momenti di grande intensità e di magnifica introspezione e qualche scelta superficiale che lascia talvolta a metà le potenzialità enormi dei diversi protagonisti. L'uso della computer graphic è nella media, senza stupire, ma con una realizzazione che armonizza egregiamente il 3D computerizzato con il 2D disegnato, ottenendo un risultato egregio. Le musiche sono invece di altissimo livello.

Qualsiasi amante di robot e di fantascienza deve dare almeno una possibilità a Zega Pain. Il mio voto è altissimo, ma resta l'amaro in bocca per alcune scelte affrettate. E' probabile anche che gli autori non siano riusciti a trovare la completa quadratura del cerchio per un'idea di base sensazionale, per quanto ispirata decisamente a Matrix, ma comunque colma di intrichi e difficoltà per essere completamente realizzata, così talvolta viene risolta con prevedibili cliché.
Zega Pain poteva essere epocale, peccato. Anche così, resta però una grandissima esperienza visiva. Consigliato, assolutamente.


9.0/10
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Anime fantasy: Zed, un ragazzo di quindici anni che vive nella città di Calm, oppresso dalla vita di tutti i giorni e dalla malattia della madre, improvvisamente si ritrova in un mondo fantastico i cui abitanti utilizzano delle sfere per evocare attacchi magici e spiriti protettori. La storia si basa sui conflitti fra i quattro maggiori regni del nuovo mondo, ognuno caratterizzato da peculiarità differenti. Gli intrighi di potere alla conquisti degli spiriti più potenti, spiriti chiave, si susseguono per tutte e 51 le puntate, intrattenendo piacevolmente e senza mai annoiare; i personaggi secondari ruotano in maniera molto efficace e omogenea alla storia del protagonista. Consigliatissimo da guardare, benché la grafica non sia delle migliori, ma comunque accettabile, una nota parzialmente negativa di un anime splendido.


8.0/10
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Splendido. Come dire tutto quello che c’è da dire e nel modo in cui va detto, in venti minuti di profondità riflessiva e concettuale. In un’ambientazione claustrofobica ipertecnologica uscita direttamente da Blame! davvero suggestiva (meravigliose le interfacce grafiche dei computer), della gente che lavora per dei dipartimenti di ricerca reperisce e restaura file per ricreare il passato della Terra ormai interamente ricoperta da strati multilivello di strutture artificiali illuminate da neon acidi e tinte di colori opachi. Così andremo con Huro a ricreare un mondo con i pochi frammenti che ne restano come testimonianza, e se ci chiederanno che senso abbia, noi continueremo a cercare perché senza conoscenza è perso anche il senso. In questo corto c’è una nebulizzazione di tutto, dalla riflessione sulla memoria e gli archivi di dati, all’alienazione dell’uomo che porta alla sua completa indifferenza, fino alla denuncia ambientale e dei sistemi di controllo; tutti toccati con pochi accenni o flash, ma mai banali e di un’immediatezza intensa. Il tutto in una atmosfera light cyberpunk azzeccatissima ed estraniante, che ci trasporta sottovoce in un mondo davvero pesante e opprimente, che come sempre è solo un’impalcatura di menzogne, che sarà infranta in un finale bellissimo e di una delicatezza estrema (oserei dire circonfuso di bianco aereo – vedrete, vedrete…). Come dire?… forse i grandi produttori dovrebbero darsi un’occhiata in giro – e non guardare solo il portafogli – e magari sovvenzionare invece di baggianate pop-commerciali la gente in gamba che davvero se lo merita, che ha le idee e i pensieri e un modo originale e profondo di comunicarli.


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Terzo capitolo di una saga freschissima e sempre più acclamata, Pretty Cure Splash Star riesce a ravvivare e, più di una volta, a rievocare lo stesso identico bel clima che caratterizzava la serie d'origine "Pretty Cure", e ciò non può che essere valido motivo per non trascurare quest'ennesima avventura.
La novità più consistente è rappresentata da un totale cambio di personaggi, le nuove protagoniste sono infatti Saki Hyuuga, che si trasforma in Cure Bloom, e Mai Mishou che diventa Cure Egret (tuttavia è plateale la somiglianza, sia fisica, che caratteriale, con le precedenti Nagisa ed Honoka).
L'obiettivo delle nuove Pretty Cure sarà quello di combattere contro i malvagi abitanti di Dark Fall e trovare gli spiriti delle 7 Sorgenti per far rivivere la Terra Delle Sorgenti, un mondo parallelo da dove provengono anche Flappy e Choppy, due magici esserini che affiancheranno le nostre eroine durante l'avventura. Ma soprattutto le ragazze cercheranno di stringere una vera amicizia con due strane compagne di scuola, Michiru e Kaoru, dall'indole misteriosa...
Come previsto, la struttura di fondo della serie non è cambiata molto, come anche la solita ottima realizzazione grafica e sonora, mentre, riguardo alla trama, sembra esserci qualche piccolo miglioramento, rilevato nella quantità colpi di scena niente male e nel tono maggiormente drammatico della sceneggiatura.
Molto accurato è soprattutto l'andamento dei rapporti che legano le due protagoniste alle loro ambigue "compagne", le quali diverranno progressivamente determinanti nel corso delle vicende.
Un altro piccolo balzo in avanti è stato compiuto nella regia dei combattimenti, ancora più vivaci ed emozionanti, ma purtroppo non altrettanto variegati in sostanza.
Come sempre i nemici risultano abbastanza carismatici, e dobbiamo dirlo, anche insistenti, ma non per questo detestabili, anzi, il loro essere buffi fa più volte sorridere.
Concludendo, se amate il genere, o ancor meglio se vi sono piaciute le prime due serie delle Pretty Cure, anche l'opera qui descritta saprà accontentarvi.


10.0/10
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Finito di vedere questo anime, il desiderio di avere un bar dove preparare cocktail si sarà impossessato di voi. Bartender è un anime di 11 puntate autoconclusive o quasi, non destinato solo agli amanti degli alcolici, bensì ad un pubblico che ama le storie di uomini qualsiasi che durante la vita si fermano a riflettere, in questo caso difronte un buon cocktail, il calice della divinità. Nulla di complicato o particolarmente profondo, questo anime affianca storie di liquori e bottiglie a vite di uomini, racconta il modo in cui un bar deve essere per il cliente come un porto per un marinaio stanco, un posto dove il barista (bartender) deve saper scrutare il viaggio del marinaio in piccoli dettagli e ricavarne la soluzione migliore per rigenerarne lo spirito. Aspetterete ogni volta la Ending per veder preparare il cocktail protagonista e segnarvi gli ingredienti. Vi appassionerà. Computer grafica ottima, character design buono, OST da intenditori.


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