Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.
Un venerdì all'insegna della fantascienza con Daicon III Opening Animation, Ergo Proxy e Gulty Crown.
Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.
Per saperne di più continuate a leggere.
Un venerdì all'insegna della fantascienza con Daicon III Opening Animation, Ergo Proxy e Gulty Crown.
Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.
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Possono cinque minuti rappresentare l'alba di una nuova era?
Forse è un esagerazione, ma "Daicon III" è l'inizio di una lunga storia di successi e sogni realizzati, una storia di giovani studenti universitari chiamati a realizzare un cortometraggio animato per il XX "Japan Science Fiction Convention", a Osaka, nel lontano 1981. Il nome "Dai-con" sembrerebbe essere l'insieme di Dai, ovvero grande, richiamando così il significato del nome di Osaka ("grande pendio"), e Con, cioè convention.
Gli studenti universitari si diceva, Hiroyuki Yamada a capo del progetto, Hideaki Anno su mecha design ed effetti speciali, per i quali aveva un innato talento, e infine Takami Akai su chara design e sfondi.
Realizzazione low-budget - pare siano stati utilizzati fogli di vinile per le sequenze, al contrario delle ben più comode e funzionali cel di acetato -, "Daicon III" fece comunque la sua bella figura alla convention, stracolma di appassionati di fantascienza, grazie alle sue numerose citazioni (un Gundam che diventa Ideon, la corazzata Yamato e l'Enterprise, mostri giapponesi vari) ma soprattutto grazie a un entusiasmo immediatamente avvertibile, un anime realizzato da veri appassionati di anime, che tramite essi sono cresciuti. Una svolta ideologica storica che di lì a poco avrebbe invaso l'intera industria dell'animazione giapponese, i bambini cresciuti con Tezuka e Nagai, ora adulti, s'impongono con la loro creatività tramite la linfa del semplice piacere da "otaku", visivo e concettuale, fosse anche soltanto una ragazza vestita da coniglietta che distrugge mostri e robot, ma questa è un'altra storia.
Va da sé che tecnicamente "Daicon III" risente del passare del tempo, al contrario del suo celeberrimo sequel, animazioni scarne, immagini sgranate e disegni poco definiti, ma l'entusiasmo c'è tutto e si avverte distintamente ancora oggi come pure la voglia di emergere e di "opportunità" rappresentata, secondo il produttore e primo presidente Gainax Toshio Okada, dall'acqua che la ragazzina protegge da coloro che vogliono sottrargliela. Ma alla fine la ragazzina avrà la meglio sui suoi nemici e l'acqua le permetterà d'iniziare il suo "viaggio" su una grande astronave a forma di vegetale con due buffe figure sedute ai comandi, uno dei due è proprio Toshio Okada, l'altro è Yasuhiro Takeda. Come dire, ora tocca a noi.
Difficile quindi giudicare "Daicon III" per ciò che è, semmai va giudicato per ciò che simboleggia, un inizio di qualcosa di grandioso, "Daicon III" è una porta che si spalanca, timidamente, verso il futuro. Opening Animation, appunto.
Forse è un esagerazione, ma "Daicon III" è l'inizio di una lunga storia di successi e sogni realizzati, una storia di giovani studenti universitari chiamati a realizzare un cortometraggio animato per il XX "Japan Science Fiction Convention", a Osaka, nel lontano 1981. Il nome "Dai-con" sembrerebbe essere l'insieme di Dai, ovvero grande, richiamando così il significato del nome di Osaka ("grande pendio"), e Con, cioè convention.
Gli studenti universitari si diceva, Hiroyuki Yamada a capo del progetto, Hideaki Anno su mecha design ed effetti speciali, per i quali aveva un innato talento, e infine Takami Akai su chara design e sfondi.
Realizzazione low-budget - pare siano stati utilizzati fogli di vinile per le sequenze, al contrario delle ben più comode e funzionali cel di acetato -, "Daicon III" fece comunque la sua bella figura alla convention, stracolma di appassionati di fantascienza, grazie alle sue numerose citazioni (un Gundam che diventa Ideon, la corazzata Yamato e l'Enterprise, mostri giapponesi vari) ma soprattutto grazie a un entusiasmo immediatamente avvertibile, un anime realizzato da veri appassionati di anime, che tramite essi sono cresciuti. Una svolta ideologica storica che di lì a poco avrebbe invaso l'intera industria dell'animazione giapponese, i bambini cresciuti con Tezuka e Nagai, ora adulti, s'impongono con la loro creatività tramite la linfa del semplice piacere da "otaku", visivo e concettuale, fosse anche soltanto una ragazza vestita da coniglietta che distrugge mostri e robot, ma questa è un'altra storia.
Va da sé che tecnicamente "Daicon III" risente del passare del tempo, al contrario del suo celeberrimo sequel, animazioni scarne, immagini sgranate e disegni poco definiti, ma l'entusiasmo c'è tutto e si avverte distintamente ancora oggi come pure la voglia di emergere e di "opportunità" rappresentata, secondo il produttore e primo presidente Gainax Toshio Okada, dall'acqua che la ragazzina protegge da coloro che vogliono sottrargliela. Ma alla fine la ragazzina avrà la meglio sui suoi nemici e l'acqua le permetterà d'iniziare il suo "viaggio" su una grande astronave a forma di vegetale con due buffe figure sedute ai comandi, uno dei due è proprio Toshio Okada, l'altro è Yasuhiro Takeda. Come dire, ora tocca a noi.
Difficile quindi giudicare "Daicon III" per ciò che è, semmai va giudicato per ciò che simboleggia, un inizio di qualcosa di grandioso, "Daicon III" è una porta che si spalanca, timidamente, verso il futuro. Opening Animation, appunto.
Ergo Proxy
10.0/10
Recensione di Metaldevilgear
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Shuko Murase ("Witch Hunter Robin") alla regia; Dai Sato ("Cowboy Bebop", "Ghost in the Shell: Stand Alone Complex", "Samurai Champloo") alla sceneggiatura; Masui Soichi ("FullMetal Alchemist", "Beck") e Shinichiro Watanabe ("Cowboy Bebop", "Samurai Champloo", "Eureka Seven") allo storyboard...con nomi del genere, cosa vi aspettereste?
Un'opera speciale, io direi, alquanto particolare ed estremamente affascinante. "Ergo Proxy" nasce nel 2006 con tutte le potenziali premesse in grado di riportare in auge temi estremamente ostici, come la psicologia e la mentalità umane, il rapporto uomo-macchina, il sistema che "regola" e controlla ogni cosa, la religiosità. Tematiche certo non innovative, possiamo infatti notare come questo titolo strizzi l'occhio a lavori come "Appleseed" (2004), "Evangelion", "Ghost In The Shell", ma senza dubbio "Ergo Proxy" non ha nulla da invidiare a questi, essendo opera di innegabile spessore e dotata di personalità propria.
Tale personalità appare evidente dalle prime battute, dove un tripudio di elementi steampunk e post-cyberpunk fanno la loro comparsa generando, grazie a uno storyboard mozzafiato, un senso d'inquietudine e di curiosità difficilmente scrollabili, con l'aggiunta di una buona dose di adrenalinica azione e con conseguente attaccamento allo schermo da parte dello spettatore spaesato. Non è una serie come le altre, lo si realizza dopo poco, ed è proprio quell'inconsuetudine nata dal "non saper ancora nulla", che rende l'esperienza tremendamente coinvolgente come poche altre.
Lo scenario non si limita a ospitare i protagonisti del copione, ma, mostrandosi a essi sotto le spoglie di una società all'apparenza pulita, perfetta, e rivelando invece al pubblico il suo lato più oscuro e crudele, diviene un mondo sempre più contorto, diviso tra reale e irreale, con il quale sembra talmente ovvio convivere che risulta difficile staccarsene.
Questo mondo, svelandosi a poco a poco anche ai protagonisti delle vicende, costringerà questi a recuperare la dimensione del loro essere (Vincent Law), a distinguere la realtà dalla finzione (Re-l Mayer), a comprendere il valore dei sentimenti (Pino).
E' proprio a quest'ultimo personaggio, la piccola autoreiv Pino, che si rivolge forse, oltre all'affetto, l'attenzione maggiore, essendo essa capace, seppur involontariamente, di cogliere tutto ciò che la circonda con leggerezza, con il sorriso: è questa particolarità che la rende una sorta di tramite in grado di porre in risalto la drammaticità dell'esistenza altrui, cioè il fardello dell' "essere umani", del "pensare, quindi esistere" ("cogito ergo sum", ovvio riferimento a Cartesio) che i suoi compagni di viaggio devono loro malgrado sopportare.
La serie quindi non va erroneamente giudicata solamente per ciò che ci mostra in quanto trama, ma, in primo luogo, per le riflessioni profonde che scaturiscono dall'analisi dei personaggi, e infatti si denota ciò anche negli sviluppi della storia: inizialmente frenetica e imponente, la sceneggiatura, con il proseguire degli episodi, tende ad appiattirsi e a ritrovare stabilità, ma non in senso negativo, non si parla affatto di filler, bensì di recupero dei veri valori vitali da parte dei personaggi, di esternazione di emozioni semplici paradossalmente dimenticate o, per quanto riguarda Re-l, rinnegate. Insomma la serie non cala di tono, purché così possa sembrare, ma prova a dare spazio a una crescita caratteriale dei protagonisti alquanto necessaria.
I progressi della trama principale si osservano comunque nelle battute finali, dove effettivamente troppi eventi si combinano in maniera pretenziosa lasciando non pochi dubbi in sospeso e alimentando in modo un po' superficiale e affrettato la complessità di una storia già tosta da seguire.
Insomma, "Ergo Proxy" è un anime che si scosta poco dai capolavori, ma che ritengo imperdibile. Una tale opera non va per nulla al mondo trascurata, e mi rivolgo soprattutto ai fan dell'animazione atipica, che troveranno pane per i loro denti con un'avventura complessa, criptica, mistica, ricca di rimandi filosofici, artistici, storici, religiosi, oltretutto realizzata ottimamente, con un impiego più che efficace di grafica computerizzata mista ai disegni a mano, con una colonna sonora adattissima, un adattamento italiano più che buono (la qualità del doppiaggio è altalenante, ma complessivamente godibile), e un'opening da far sognare, letteralmente.
Un'opera speciale, io direi, alquanto particolare ed estremamente affascinante. "Ergo Proxy" nasce nel 2006 con tutte le potenziali premesse in grado di riportare in auge temi estremamente ostici, come la psicologia e la mentalità umane, il rapporto uomo-macchina, il sistema che "regola" e controlla ogni cosa, la religiosità. Tematiche certo non innovative, possiamo infatti notare come questo titolo strizzi l'occhio a lavori come "Appleseed" (2004), "Evangelion", "Ghost In The Shell", ma senza dubbio "Ergo Proxy" non ha nulla da invidiare a questi, essendo opera di innegabile spessore e dotata di personalità propria.
Tale personalità appare evidente dalle prime battute, dove un tripudio di elementi steampunk e post-cyberpunk fanno la loro comparsa generando, grazie a uno storyboard mozzafiato, un senso d'inquietudine e di curiosità difficilmente scrollabili, con l'aggiunta di una buona dose di adrenalinica azione e con conseguente attaccamento allo schermo da parte dello spettatore spaesato. Non è una serie come le altre, lo si realizza dopo poco, ed è proprio quell'inconsuetudine nata dal "non saper ancora nulla", che rende l'esperienza tremendamente coinvolgente come poche altre.
Lo scenario non si limita a ospitare i protagonisti del copione, ma, mostrandosi a essi sotto le spoglie di una società all'apparenza pulita, perfetta, e rivelando invece al pubblico il suo lato più oscuro e crudele, diviene un mondo sempre più contorto, diviso tra reale e irreale, con il quale sembra talmente ovvio convivere che risulta difficile staccarsene.
Questo mondo, svelandosi a poco a poco anche ai protagonisti delle vicende, costringerà questi a recuperare la dimensione del loro essere (Vincent Law), a distinguere la realtà dalla finzione (Re-l Mayer), a comprendere il valore dei sentimenti (Pino).
E' proprio a quest'ultimo personaggio, la piccola autoreiv Pino, che si rivolge forse, oltre all'affetto, l'attenzione maggiore, essendo essa capace, seppur involontariamente, di cogliere tutto ciò che la circonda con leggerezza, con il sorriso: è questa particolarità che la rende una sorta di tramite in grado di porre in risalto la drammaticità dell'esistenza altrui, cioè il fardello dell' "essere umani", del "pensare, quindi esistere" ("cogito ergo sum", ovvio riferimento a Cartesio) che i suoi compagni di viaggio devono loro malgrado sopportare.
La serie quindi non va erroneamente giudicata solamente per ciò che ci mostra in quanto trama, ma, in primo luogo, per le riflessioni profonde che scaturiscono dall'analisi dei personaggi, e infatti si denota ciò anche negli sviluppi della storia: inizialmente frenetica e imponente, la sceneggiatura, con il proseguire degli episodi, tende ad appiattirsi e a ritrovare stabilità, ma non in senso negativo, non si parla affatto di filler, bensì di recupero dei veri valori vitali da parte dei personaggi, di esternazione di emozioni semplici paradossalmente dimenticate o, per quanto riguarda Re-l, rinnegate. Insomma la serie non cala di tono, purché così possa sembrare, ma prova a dare spazio a una crescita caratteriale dei protagonisti alquanto necessaria.
I progressi della trama principale si osservano comunque nelle battute finali, dove effettivamente troppi eventi si combinano in maniera pretenziosa lasciando non pochi dubbi in sospeso e alimentando in modo un po' superficiale e affrettato la complessità di una storia già tosta da seguire.
Insomma, "Ergo Proxy" è un anime che si scosta poco dai capolavori, ma che ritengo imperdibile. Una tale opera non va per nulla al mondo trascurata, e mi rivolgo soprattutto ai fan dell'animazione atipica, che troveranno pane per i loro denti con un'avventura complessa, criptica, mistica, ricca di rimandi filosofici, artistici, storici, religiosi, oltretutto realizzata ottimamente, con un impiego più che efficace di grafica computerizzata mista ai disegni a mano, con una colonna sonora adattissima, un adattamento italiano più che buono (la qualità del doppiaggio è altalenante, ma complessivamente godibile), e un'opening da far sognare, letteralmente.
Guilty Crown
5.0/10
"Guilty Crown" è un'altra bella occasione sprecata. Partito con ottimi presupposti, sia dal punto di vista della trama sia da quello dell'ambientazione e della realizzazione tecnica, questo anime riesce a rovinare tutto, a partire da metà serie.
Ma partiamo dall'inizio. La trama di "Guilty Crown" inizia con il nostro protagonista, Shu, che salva una strana ragazza, Inori, da alcuni soldati che la stanno inseguendo. Nel mondo di "Guilty Crown" gli esseri umani hanno affrontato una gravissima crisi dovuta a un'improvvisa epidemia di un virus chiamato "Apocalisse", capace di trasformare in cristallo il corpo dei malati. Tokyo è stato l'epicentro dell'epidemia e vive tuttora in un regime di semi-quarantena, controllato dalle forze degli altri paesi della Terra.
Non c'è grande amore verso le forze occupanti, e in questo quadro si colloca anche Inori, che si scopre subito essere membro di una organizzazione ribelle chiamata "shogisha" (letteralmente "pompe funebri") che ha lo scopo di contrastarli. Inori ha rubato dal quartier generale delle forze occupanti un "genoma Void", destinato al capo dell'organizzazione, Gai. Qualcosa però va storto e Shu finisce per usare e assorbire tale "genoma", acquisendo il potere di estrarre dalle persone il loro "Void", una sorta di materializzazione della loro anima. Da qui, Shu si troverà volente o nolente ad avere a che fare con Shogisha e cercherà prima di rifiutare, poi di farsi accettare come membro dei ribelli.
La trama prosegue relativamente lineare ma appassionante fino all'episodio 12, dove una bruschissima serie di colpi di scena rovescia completamente tutte le carte in tavola, trasformando la serie in qualcosa di totalmente diverso.
Indipendentemente dall'apprezzare o meno il cambio radicale nella trama, questa decisione porta a percepire quest'anime come due metà nettamente distinte, sia per temi sia per personaggi. Se infatti perlopiù non ci sono aggiunte massicce al cast, tale colpo di scena modifica drasticamente le personalità, primo su tutti Shu.
La gestione della trama è irregolare e non accurata: molti dettagli vengono tenuti sospesi, vi sono accenni di sotto-trame mai sviluppate che lasciano l'amaro in bocca, fino ad arrivare ad una conclusione anticlimatica e fiacca che non lascia molto allo spettatore.
La sensazione che se ne ho avuto è che si sia tentato di emulare in qualche modo altri anime sul genere (la mente va a "Evangelion" o a "Rahxephon", che coniugavano mecha con una massiccia dose di psicologia e introspezione), senza però avere le capacità per intrecciare una storia complessa in modo coerente e senza riuscire a dare uno sviluppo psicologico credibile ai personaggi.
Infatti così come la storia, anche i personaggi non riescono a convincere: hanno uno sviluppo psicologico, ma poco credibile e a volte un po' stereotipato.
Shu sembra quasi non avere un carattere proprio, Gai, altro personaggio carismatico, finisce per diventare l'ombra di se stesso. Inori è incredibilmente piatta e mono-espressiva, perlopiù tutti gli altri personaggi non hanno grandi possibilità di crescere emotivamente. Forse l'unica eccezione è data dal personaggio di Aya, che matura in modo abbastanza sensato e coerente.
Neanche i temi trattati convincono: la parte mecha è a malapena accennata e ha poco spazio reale nel corso dei 22 episodi: la "scienza" che viene presentata si limita a usare qualche termine realmente esistente mescolando però il tutto in una fanta-scienza che farà al massimo ridacchiare chi se ne intende un po' di genetica. Nemmeno il tema dell'amore, molto presente nel corso dell'opera, viene davvero sviluppato in modo soddisfacente: il tutto viene accennato, buttato lì, ammiccato, per poi svanire in una bolla di sapone.
Dal punto di vista tecnico invece, non c'è nulla da dire: la realizzazione è davvero molto buona, le animazioni fluide, il character design gradevolissimo. Il fanservice è presente ma non eccessivo e non disturba più di tanto. L'uso della CG è sapiente e si amalgama molto bene con la parte disegnata. La colonna sonora è molto apprezzabile, composta sia da da brani cantati sia da brani solo strumentali.
In definitiva, "Guilty Crown" è una bella scatola finemente decorata ma che al suo interno risulta vuota. Nella sua interezza non mi ha suscitato nulla, neanche rabbia per il finale annacquato, solo un "mah".
Voto finale 5. Tecnicamente è una gioia per occhi e orecchie, ma senza una trama convincente e ben organizzata, la sufficienza, non posso proprio dargliela.
Un vero peccato.
Ma partiamo dall'inizio. La trama di "Guilty Crown" inizia con il nostro protagonista, Shu, che salva una strana ragazza, Inori, da alcuni soldati che la stanno inseguendo. Nel mondo di "Guilty Crown" gli esseri umani hanno affrontato una gravissima crisi dovuta a un'improvvisa epidemia di un virus chiamato "Apocalisse", capace di trasformare in cristallo il corpo dei malati. Tokyo è stato l'epicentro dell'epidemia e vive tuttora in un regime di semi-quarantena, controllato dalle forze degli altri paesi della Terra.
Non c'è grande amore verso le forze occupanti, e in questo quadro si colloca anche Inori, che si scopre subito essere membro di una organizzazione ribelle chiamata "shogisha" (letteralmente "pompe funebri") che ha lo scopo di contrastarli. Inori ha rubato dal quartier generale delle forze occupanti un "genoma Void", destinato al capo dell'organizzazione, Gai. Qualcosa però va storto e Shu finisce per usare e assorbire tale "genoma", acquisendo il potere di estrarre dalle persone il loro "Void", una sorta di materializzazione della loro anima. Da qui, Shu si troverà volente o nolente ad avere a che fare con Shogisha e cercherà prima di rifiutare, poi di farsi accettare come membro dei ribelli.
La trama prosegue relativamente lineare ma appassionante fino all'episodio 12, dove una bruschissima serie di colpi di scena rovescia completamente tutte le carte in tavola, trasformando la serie in qualcosa di totalmente diverso.
Indipendentemente dall'apprezzare o meno il cambio radicale nella trama, questa decisione porta a percepire quest'anime come due metà nettamente distinte, sia per temi sia per personaggi. Se infatti perlopiù non ci sono aggiunte massicce al cast, tale colpo di scena modifica drasticamente le personalità, primo su tutti Shu.
La gestione della trama è irregolare e non accurata: molti dettagli vengono tenuti sospesi, vi sono accenni di sotto-trame mai sviluppate che lasciano l'amaro in bocca, fino ad arrivare ad una conclusione anticlimatica e fiacca che non lascia molto allo spettatore.
La sensazione che se ne ho avuto è che si sia tentato di emulare in qualche modo altri anime sul genere (la mente va a "Evangelion" o a "Rahxephon", che coniugavano mecha con una massiccia dose di psicologia e introspezione), senza però avere le capacità per intrecciare una storia complessa in modo coerente e senza riuscire a dare uno sviluppo psicologico credibile ai personaggi.
Infatti così come la storia, anche i personaggi non riescono a convincere: hanno uno sviluppo psicologico, ma poco credibile e a volte un po' stereotipato.
Shu sembra quasi non avere un carattere proprio, Gai, altro personaggio carismatico, finisce per diventare l'ombra di se stesso. Inori è incredibilmente piatta e mono-espressiva, perlopiù tutti gli altri personaggi non hanno grandi possibilità di crescere emotivamente. Forse l'unica eccezione è data dal personaggio di Aya, che matura in modo abbastanza sensato e coerente.
Neanche i temi trattati convincono: la parte mecha è a malapena accennata e ha poco spazio reale nel corso dei 22 episodi: la "scienza" che viene presentata si limita a usare qualche termine realmente esistente mescolando però il tutto in una fanta-scienza che farà al massimo ridacchiare chi se ne intende un po' di genetica. Nemmeno il tema dell'amore, molto presente nel corso dell'opera, viene davvero sviluppato in modo soddisfacente: il tutto viene accennato, buttato lì, ammiccato, per poi svanire in una bolla di sapone.
Dal punto di vista tecnico invece, non c'è nulla da dire: la realizzazione è davvero molto buona, le animazioni fluide, il character design gradevolissimo. Il fanservice è presente ma non eccessivo e non disturba più di tanto. L'uso della CG è sapiente e si amalgama molto bene con la parte disegnata. La colonna sonora è molto apprezzabile, composta sia da da brani cantati sia da brani solo strumentali.
In definitiva, "Guilty Crown" è una bella scatola finemente decorata ma che al suo interno risulta vuota. Nella sua interezza non mi ha suscitato nulla, neanche rabbia per il finale annacquato, solo un "mah".
Voto finale 5. Tecnicamente è una gioia per occhi e orecchie, ma senza una trama convincente e ben organizzata, la sufficienza, non posso proprio dargliela.
Un vero peccato.
Ma prima o poi lo rivedrò, e non si sa mai...
Guilty crown, invece, lo sto visionando in questo periodo e lo trovo piacevole.
Guilty crown mi piace molto l'aspetto grafico ma non il tema trattato.
Ergo proxy ce l'ho da parte in attesa di guardarlo, recensioni come questa me lo rendono ancora più "appetibile".
Io credo che sia un anime bellissimo, che tocca argomenti forti, esistenziali, con uno stile unico. Si, alla fine darei 10 anche io.
Sublimi le musiche quello decisamente sì. Animazioni buone, bei colori e una storia molto carina e senza pretese: sufficiente sì.
Per un corto (e a me non piacciono per un motivo concettuale) direi che sarebbe un 7/8 (per le bgm).
Guilty Crown ed Ergo Proxy devo ancora vederli (il secondo lo devo riprendere).
EDIT: visto anche Daicon IV sempre su youtube e devo dire che ho preferito Daicon III come storia del corto. Questo seguito è un po' forzato e dice un po' poco, ma ha una grafica pazzesca!!
Animazioni fluidissime, una cura maniacale delle scene, dei dettagli, dei fondali e delle inquadrature!!!
Musiche meno belle, secondo me, ma adatte rispetto a Daicon III.
Una seconda visione certamente ti gioverà; carpirai quei due o tre passaggi che probabilmente ti son sfuggiti la prima volta, o semplicemente ti aiuterà a fare ordine.
Magnifica colonna sonora, bella tavolozza e personaggi ottimi (adoro la piccola Pino!
Cmq ho notato che sono pochi i recensori "moderati" qui.
Mmmh, che mi dici su quel paio di episodi "apparentemente" non sense come il gioco in tv
Anche senza tener conto dell'hype, perchè la ProductionIG che per l'occasione chiamerò PIG ha praticamente promesso una serie rivoluzionaria presentandola tra nomoni e Supercell dicendo che Shürer verrà ricordato come il nuovo Shinji Hikari e boiate varie, GuiltyCrown rimane sotto la sufficienza.
E' vero che può risultare godibile per chi si addentra nel mondo dell'animazione giapponese [parlo di chi viene da Bleach e vari], ma solo quello, perchè se si pensa solo un secondo a tutto l'insieme è chiaro come sia stato fatto coi piedi.
Cioè, nel secondo arc, ergo da metà in poi, è tutto completamente insensato [sì, anche più di prima], i personaggi non ne fanno una giusta, non dicono una cosa che un essere umano con più di 30 QI possa essere in grado di accettare.
Ma una cosa qualsiasi: perchè i cattivi sono cattivi? Bah...
E la cosa è frustrante, perchè le potenzialità per essere un anime, non dico rivoluzionario, ma BELLO, ce le aveva tutte, a partire dal comparto tecnico.
La recensione di Minako è anche troppo buona, non entra giustamente nel dettaglio perchè risulterebbe spoiler, ma 5 io non lo darei mai, dovrei mettere 1 solo per la felice famiglia di Funnel
Guilty Crown gli avrei dato di meno, per ora è l'anime più brutto che abbia visto.
@Franz: devi rivederlo, e soprattutto, riconsiderare proprio l'episodio del quiz, che ti dice tantissimo sulla trama!
Chiaramente un ravanello bianco, "Daikon" in giapponese, ho omesso quest'altro gioco di parole. Che altro dire sui due Daicon, niente, ci fu pure uno speciale di Slanzard se non erro. Mi fa piacere però che sia stata pubblicata qui, c'è anche quella del suo sequel scritta praticamente in contemporanea. Vederli non costa nulla, sono 10 minuti in totale per gustare la genesi di uno studio che ha fatto la storia.
Ergo Proxy non l'ho visto ma ce l'ho in lista mentre Guilty Crown non rientra tra i miei interessi, vista anche la non invidiabile mole di commenti e recensioni negative che si porta dietro.
Attendo di vedere Ergo Proxy.
Ergo Proxy sono ancora alla settima puntata ,ma continuo a rimandare anche se mi piace.(Gli devo piu' che altro che mi ha fatto scoprire i MONORAL ,in macchina mia non possono mancare ,ascoltate SPARTA e fatemi sapere)
Guilty Crown troppo basso come voto ,non sara' il capolavoro assoluto ma lo seguito con molto piacere .
Uno degli anime più sopravvalutati della storia con una qualità tecnica in picchiata dopo i primi due ottimi episodi fatti per invogliare.
Opinabile anche la scelta di fare un anime dalla fotografia tutta virata al grigio. (ok dare la sensazione di oppressione, ma che noia)
Basterebbe dire che la serie è costretta a un patetico espediente narrativo, un episodio "fuori continuità", per spiegare tutte le cose lasciate in sospeso, par farne capire la sua pochezza.
Anche se dirla tutta dipende anche molto dall'età e dalla cultura dello spettatore.
Se si è un po' grandicelli, si è studiata un po' di filosofia e letto-visto un po' di fantascienza, è facile capire che la serie è un mix poco originale e malfatto di grandi temi ad effetto.
Per la serie: "No, cioè, troppo profondo Ergo Proxy, nun poi capì"
Siamo tutti d'accordo sulle potenzialità sprecate dell'anime, ma ecco che ripeto quello che ho detto prima, tutto dipende da cosa ci si aspetta.Tu citi le promesse di un nuovo shinji ikari, io non attendevo nulla del genere, per cui ho potuto guardarlo per quello che è, non per quello che volevo in partenza.E' degenerato a livelli di sceneggiatura nella seconda parte, ma dargli 5 o meno per questo (addirittura 1), significa che se fosse stato ben curato (nella seconda parte) gli avreste messo 10? Se tu dessi un 1 non faresti una recensione, ma un solo un tuo commento negativo, al limite qualche allocco dirà "quanti 1, questo anime allora non lo vedo". Posso benissimo capire che non piaccia, ma bisogna essere onesti nelle recensioni, se lo hai visto tutto (tu generico), non puo dire è da 1, perchè se poi un anime noioso o orripilante lo tralasci al quarto episodio, e gli metti 1 , allora i criteri di giudizio sono sbagliati e bisognerebbe correggerli prima di recensire.La mia considerazione parte da guilty crown ma va più lontanto, perchè le recensioni da 10 e da 1 a volte sono valide, a volte no, ma sono i voti a essere deleteri, perchè poi fuorviano chi pende troppo dalla bocca dei recensori e decide su questa base cosa guardare o meno.
Ps: ripetendomi, il voto da 5 non è esageratemente errato, però almeno un 6 penso sia dovuto.Potrebbe andare anche un 7; io stesso l'ho recensito con un 8, ma mi sono reso conto a posteriori di essere stato troppo tenero.
Anche se dirla tutta dipende anche molto dall'età e dalla cultura dello spettatore.
Se si è un po' grandicelli, si è studiata un po' di filosofia e letto-visto un po' di fantascienza, è facile capire che la serie è un mix poco originale e malfatto di grandi temi ad effetto.
Anche il tuo commento è poco originale, shadowrunner. Ormai la sappiamo bene la cantilena. Cercare di relazionare la serie in base al SUO campo, quello animato, no, eh? Vengono fuori sempre con la storia dell'originalità. Anche con Madoka è così (che io ho bocciato principalmente per altri motivi).
A parte questo io i 10 non li do nemmeno una volta ogni 2 anni, quindi mi ero potuto permettere, all'epoca, di premiare uno che è obiettivamente tra i migliori cartoni cyberpunk dell'ultimo decennio.
E di Proxy, come ho anche scritto là sopra, ho ammirato più di tutto la psicologia dei personaggi, non certo la quantità di riferimenti e pippe mentali - che poi a casaccio non sono.
Ah, dimenticavo:
Basterebbe dire che la serie è costretta a un patetico espediente narrativo, un episodio "fuori continuità", per spiegare tutte le cose lasciate in sospeso, par farne capire la sua pochezza.
In realtà non c'è nessuna 'costrizione'
Seguendo la serie con molta attenzione si può benissimo capire tutto senza l'ausilio dell'episodio quiz.
Ergo Proxy mi viene da picchiarmi da solo perché l'avevo scaricato tutto subbato, ma poi non avevo più voglia di guardarlo per una serie di motivi e, da bravo pirla, invece di tenerlo semplicemente lì l'ho cancellato.
Di Guilty Crown invece curiosamente a me è piaciuta di più la seconda parte; i cambiamenti, o meglio le evoluzioni del carattere dei personaggi in genere mi affascinano. Poi oh, magari sono io che ho gusti strani; ad ogni modo innegabilmente ha i suoi bei difetti, uno su tutti il fatto che cause scatenanti dell'intera vicenda così come le fasi conclusive siano troppo astratte, fantasiose ma nel senso di campati per aria.
Ergo Proxy non mi è sembrato eccelso, ed è pure molto derivativo, ma vale decisamente la visione, anche in virtù di alcuni episodi davvero ispirati.
L'ho potuto visionare durante la scorsa stagione dell'anime night di Rai4 e devo ammettere che si tratta proprio di un gran bell'anime come non ne vedevo da tempo.
Shadowrunner non ha tutti i torti quando sostiene che alcune tematiche ed alcuni espedienti narrativi sanno di già visto, soprattutto inquadrate in un'ottica di fantascienza tout court. D'altro canto, come asserisce lo stesso Metal, se si restringe il campo alla sola animazione, che gli è proprio, il racconto raggiunge apici e profondità che solo pochissimi altri titoli hanno raggiunto, sotto ogni profilo, e quelle stesse suggestioni e riferimenti ad opere pregresse in chiave post modernista diventano al limite un arricchimento e non un depauperamento della storia. L'originalità consiste più nel linguaggio e nella reinterpretazione di quelle tematiche che non nella novità delle tematiche di per se stesse.
Detto questo non mi resta che fare i miei consueti...
Complimenti agli autori!!
Ho detto "anche senza tener conto dell'hype GC rimane sotto la sufficienza", posso anche darti tutti i perchè, posso recensirti qui ogni singolo episodio , e farti notare come le cose siano completamente a random, ma farei spoiler...
Per quanto riguarda il voto, obbiettivamente parlando sarebbe sul 5, tenendo conto delle qualità tecniche, l'1 era per dire, mi ha fatto imbestialire come anime, e sarebbe comunque come dici tu, un giudizio puramente soggettivo.
10 per i miei std è un voto raro, e dipende dal genere [per esempio non mi sorprenderei se uno avesse 10 su K-On, ci sta, nel suo piccolo genere è un capolavoro], e dato che qui si parla di sci-fi, mecha e superpower anche se fosse uscito bene non mi sarei elevato a più di 8, e forse esagero, dato che di anime simili assolutamente migliori a partire dal soggetto ce ne sono infiniti.
Questi sono alcuni problemi:
Anche la rivolta degli studenti è immotivata, "eh siamo studenti quindicenni disperati e dobbiamo sfogare la nostra frustrazione su qualcuno, perchè non lo facciamo sull'unica persona che ci può salvare la vita e lo uccidiamo??" eh bravi pirla....
Ed ancora prima la dittatura è immotivata, perche primo non è servita a nulla, secondo è esagerata, e terzo non è servita ancora una volta a nulla!!
Le razioni? Alla fine non c'era alcun problema!!!
Quando attaccano la torre gli studenti non servono a niente, Shu manda avanti una fila di ragazzi solo per farli ammazzare, poi fa tutto lui da solo e se l'avesse fatto prima o se fosse andato da solo il risultato sarebbe stato uguale, senza che gli studenti morissero.
Gli studenti che scoprono che distruggendo il Void muoiono si arrabbiano per niente, perchè se invece del loro Void avessero usato armi da fuoco sarebbero morti lo stesso, un proiettile ti colpisce il void o ti fracassa la testa? Non c'è alcuna differenza...se non che almeno hai un'arma con cui difenderti/attaccare.
E lo scouter che trovano così a free che misura la potenza del Void? [sì lo so, è un dispositivo medico che rileva lo stato di malattia, ma è apparso in modo ridicolo...]
Ed i tizi che durante il "festival scolastico" [omg che tristezza] attaccano la scuola perchè non avevano di meglio da fare che andare a crepare come dei deficenti?
Queste sono solo poche delle cose che dovrebbero come minimo fare imbestialire chi le guarda...poi ci sono i personaggi, ma mi dilungherei troppo
Non ce l'ho esageratamente con GC, perchè comunque non è stato così apprezzato, l'han capito anche gli otaku che sbavavano dietro ad Inoreen che era fatto male, e comunque persone che lo idolano non si trovano, anche tu dici che ti è piaciuto ma che ha difetti evidenti, e questo è un bene.
Qui si torna al discorso di prima, va bene per chi si immerge per la prima volta nell'animazione giapponese, anche 5 comunque non significa pessimo, significa "mediocre".
CHE SANTA VERITA' <3 Una delle migliori opening di tutto l'universo anime, e credo di non esagerare.
A Kyoma Hooin vorrei solo dire che credimi, io non dò spesso voti bassi (basta vederlo sulla mia scheda), ma GC mi ha davvero deluso molto e credo di aver spiegato bene perchè. Ho resistito sino alla fine perchè speravo che la fine in qualche modo rattoppasse la cosa, ma ancora una volta sono stata delusa. E preciso anche che ero partita senza aspettative: l'ho iniziato a guardare solo perchè non avevo molte altre serie da guardare la sera: a malapena sapevo di cosa trattasse...e per i primi episodi mi aveva anche intrigato, nonostante io non sia una grande amante di mecha e fantascienza, per non parlare dell'uso a sproposito di termini scientifici del mio campo di lavoro (mi han fatto ridere parecchio). Ma poi la storia è precipitata e non si è più salvata. Ma tutto ciò è secondo i MIEI gusti. Non sono l'autorità generale che decide se un anime è bello o meno. A me non è piaciuto molto e ho motivato perchè, tutto qui.
Ha ragione bbQsauce, ho messo come voto 5 perchè GC è mediocre, ma non è pessimo. Per me non raggiunge la sufficienza nonostante i primi episodi indubbiamente accattivanti e l'ottima realizzazione tecnica.
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