Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.

Altro appuntamento dedicato ad opere del nuovo millennio: gli anime Oreimo e Koi kaze e il manga La clessidra, ricordi d'amore.

Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.


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"Ore no Imōto ga Konna ni Kawaii Wake ga Nai", abbreviato Oreimo, è una serie del 2010 prodotta da AIC. Consiste nell'adattamento in versione animata della popolare serie di light novel scritta da Tsukasa Fushimi. Oreimo può vantare addirittura un adattamento manga e un videogioco per PlayStation Portable oltre che un quantomai immeritato successo.
A essere sincero non so per quale assurdo motivo io abbia iniziato a visionare quest'anime.
Probabilmente devo essere stato attratto dal character design sfacciatamente moe, o forse m'incuriosiva l'idea di una storia con protagonista una ragazza otaku. Indipendentemente da ciò la sensazione che mi ha dato quest'opera è descrivibile in sole due parole: “amara delusione”.

Devo ammettere che, stando a quanto propongono i primi episodi, sembrava ci fossero le premesse per tirare fuori qualcosa che almeno potesse raggiungere la soglia della sufficienza. Insomma, si intravedeva una speranza, una pallida luce in lontananza, che tramonta puntualmente verso metà serie.
Infatti l'idea di partenza, di centrare la storia attorno alle vicende di una ragazza alquanto capricciosa ma per bene - che nasconde una passione “pericolosa” socialmente parlando, ovvero la sua morbosa affezione per tutto ciò che riguarda il mondo dei videogiochi e degli otaku, in particolare per gli eroge (per chi non lo sapesse si tratta di videogiochi erotici)- sembrava carina. La storia consente lo sviluppo di siparietti comici divertenti e di situazioni paradossali, ma spiritose e in un certo qual modo coinvolgenti.
In effetti quest'idea di base sembrerebbe addirittura originale, ma vi sono discrepanze non da poco: in primis non vedo come sia lontanamente possibile che una ragazzina sbavi letteralmente per dei personaggi loli; l'idea di una protagonista lolicon, che quindi prova attrazione e interesse per queste dolci e zuccherose ragazzine, penso sia un picco di perversione decisamente esagerato, probabilmente escogitato apposta per attirare quella fetta di pubblico più tendente ad apprezzare questo genere di personaggi.

I difetti di Oreimo però non si fermano qui: tralasciando la povertà della trama, che risulta scarna e quantomai lineare, si aggiunge una ridicola caratterizzazione dei personaggi, e soprattutto una sceneggiatura fatiscente e misera, fatta di dialoghi per lo più scontati e insignificanti. Oltretutto si intuisce molto presto dove l'anime si proponga di andare a parare, centrando l'attenzione sul rapporto tra sorella e fratello: a farla breve un siscon. Il tema dell'incesto viene soltanto accennato e non si concretizza, per fortuna, fattualmente, risulta lasciato in sospeso, "nell'aere", e tratteggiato con estrema superficialità. Si dovrebbe infatti evincere dall'interesse che la protagonista dimostra per gli eroge che trattano storie d'amore tra consanguinei la sua stessa attrazione per il fratello, personaggio mediocre e piatto. La relazione tra i due è caratterizzata da un continuo e apparente volersi ignorare a vicenda, rendendo più sottile ma non per questo più interessante, la trattazione del tutto. A mio avviso se si vuole affrontare certe tematiche, alquanto delicate, lo si deve fare con un minimo di serietà e di approfondimento.

Quello che quest'anime lascia allo spettatore si può sinteticamente definire con: il nulla. Presto le scene che dovrebbero essere comiche cominciano a diventare stucchevoli, nauseanti, si assiste ad un susseguirsi di situazioni poco credibili e soprattutto noiose e di carattere riempitivo, che non hanno assolutamente nulla da dire, nulla da esprimere, e costituiscono una vergognosa e ridicola imitazione di quello che dovrebbe essere un plot narrativo.
Concludo quindi con l'avvertire chi si propone di vedere Oreimo di stare bene in guardia. Si tratta di un'opera dalla splendida realizzazione tecnica e grafica, ma dai contenuti poveri e superficiali, che non adempie nemmeno allo scopo di puro intrattenimento, risultando un'accozzaglia di mediocrità insignificanti mascherate con lo zucchero di un chara moe e accattivante.
Voto: 3.



9.0/10
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'Koi Kaze' non è un anime adatto ad un pubblico giovane. Questo va detto subito e chiarito. Non me ne vogliano i giovani lettori di questa recensione ma, per “digerire” la storia che viene raccontata, occorre una maturità sentimentale ed emotiva che non può ancora trovarsi in un adolescente. Sì, ma di cosa parla questo anime chiacchieratissimo e spesso anche bollato come immorale? Dando uno sguardo superficiale si potrebbe dire che 'Koi Kaze' parla di incesto, del rapporto tra un fratello di 27 anni e una sorella di 15. Incesto quindi tra due persone con un divario d’età notevole: lui un uomo, lei quasi ancora bambina. In realtà non è così. 'Koi Kaze' parla di un dramma emotivo, nel vero senso della parola “dramma”, quello che consuma il nostro protagonista Koshiro per i sentimenti che nutre nei confronti di Nanoka (la sua sorellina) e dai quali cerca in tutti i modi di sfuggire e reprimerli.

L’incesto è quindi solo una figura retorica di contorno, che serve all’autore (Motoi Yoshida) per affrontare un tema sensibile quale l’amore impossibile che spesso può abbagliarci e farci perdere il lume della ragione. Un amore che, come nella trama, può consumarsi per un parente, per la moglie di un caro amico o semplicemente per una persona troppo distante dal nostro mondo perché questo si finalizzi (come appunto può essere distante il mondo di una ragazzina da quello di un uomo adulto). Koshiro tornerà spesso a rimuginare sullo sbaglio che i suoi sentimenti lo spingerebbero a compiere e finisce con il prendere l’unica decisione possibile e plausibile.

La trama, la sceneggiatura e la storia in generale sono bellissimi e molto curati. L’introspezione dei personaggi, vero punto forte, è delicata e molto toccante. Entrambi i protagonisti soffrono la loro condizione, sono l’uno innamorato dell’altra ma elaborano questo concetto in modo assai differente. Se Koshiro ne fa una vera e propria malattia, sentendosi quasi divorato da ciò che accade, Nanoka la vede come una semplice storia d’amore, forse non proprio canonica, ma non se ne preoccupa nella sua ingenuità adolescenziale. Insomma, davvero ben strutturato.
Il disegno è atipico ma non per questo meno accattivante. Koshiro non è dipinto come un belloccio dagli occhi luccicanti. E’ imponente, villoso, dai tratti molto quadrati, insomma, è un uomo e non il solito efebo a cui il tratto orientale ci sta abituando. Nanoka ha un’espressione dolcissima senza però catturare per la sua bellezza in quanto è volutamente disegnata più come bambina che come donna. Ciò che di lei colpisce è questa immaturità che emerge anche dalla espressioni del volto e dal suo arrossire. Bellissimi gli sfondi e i paesaggi in tinte pastello, tenui, ovattati, che sembrano sbiadirsi in uno scenario che vuole concentrare tutto sulle emozioni e sui sentimenti.

Nel complesso è un anime da 10 che però non può meritare questo voto per colpa di un finale davvero impossibile, che sembra buttato lì per far tutti contenti e che delude dopo tante congetture sulla moralità. Amore libero dunque? Non credo se il punto sia stato centrato appieno, o meglio, non credo che il concetto di base sia il giusto presupposto per parlare di “liberi sentimenti e libero amore”, ma questo è solo un mio modesto parere. Deludente (per me) quindi la conclusione ma per il resto un prodotto davvero ottimo. Nove, meritato.



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"Presente, passato, futuro... la promessa di quel giorno che non tornerà più..." Con queste parole inizia 'La clessidra - Ricordi d'amore' di Hinako Ashihara, composto da dieci volumetti, gli ultimi contenenti storie autoconclusive su alcuni personaggi, che nel 2005 ha ottenuto il premio Shogakukan come miglior shojo.
Il tempo che scorre inesorabile scandisce in quadri precisi la vita delle persone legando insieme i ricordi passati, sia quelli felici che quelli dolorosi. "L'unica cosa che collega i noi stessi del presente con quelli del futuro è la memoria...". La clessidra del titolo è la clessidra più grande del mondo il cui ciclo intero dura un anno e che si trova nella prefettura di Shimane.

An Minase è una ragazza di ventisei anni che sta per sposarsi con un rappresentante di import-export. Mentre sta facendo i bagagli per trasferirsi ritrova una scatola coi tesori preziosi di quando era adolescente, tra i quali una piccola clessidra. Immersa nei ricordi, inizia a raccontare alla sorellina il suo passato a partire dai 12 anni, quando la madre le comprò quella clessidra. In quell'inverno An si trasferì insieme alla madre in un villaggio di Shimane, dove c'erano i suoi nonni. Quasi subito fece amicizia con Daigo Kitamura, un ragazzo vivace, un pò scontroso, ma molto premuroso e con i fratelli Tsukishima, Fuji e Shiika, di un anno più piccola di tutti loro. La storia prosegue seguendo le stagioni e gli anni dell'adolescenza dei quattro ragazzi. Dal ventesimo al ventiseiesimo anno c'è uno scarto cronologico e un'attenzione maggiore alle vicende di An. L'ultimo volume poi racconta il futuro dei protagonisti.

La morte dolorosa di una persona cara, le delusioni amorose, amicizie che nascono, finiscono o durano con il passare del tempo, la depressione e la malinconia di chi vive un rapporto a distanza, il suicidio ... questi e altri temi importanti sono affrontati dall'autrice con delicatezza e profondità, anche quando i protagonisti sono ancora dei bambini. L'introspezione psicologica è propria di tutti e quattro i ragazzi che sono rappresentati con molte sfumature e attenzione. Riflessioni sul tempo, la vita, i rapporti tra le persone e i loro sguardi interiori, percorrono tutta la vicenda. Non c'è pesantezza, lentezza nella trama, niente è fuori luogo. L'insieme che si crea è di intensa armonia. La Ashihara crea piccole pause narrative con commenti personali sulla storia e sulla sua vita, documentando il suo lavoro in modo molto frizzante e piacevole. Il finale dell'ottavo volume può piacere o non piacere, ma resta il fatto che l'opera non si può considerare completa senza la lettura degli ultimi due numeri. È bellissimo vedere come i protagonisti maturino, scoprire come diventeranno da adulti, le scelte che faranno. Alcuni se ne andranno dalla "gabbia" in cui vivevano - la famiglia, il villaggio, la casa d'infanzia - altri troveranno un compromesso. Difficile non trovare un personaggio a cui legarsi in particolare o verso cui provare una forte simpatia.

I disegni sono dolci e delicati e mostrano tutta la nostalgia e la malinconia degli argomenti trattati. I paesaggi dove la storia si svolge sono spiagge solitarie, viali con ciliegi, cortili innevati, ma anche interni di caffè, scuole e case accoglienti. Il tratto è lieve, ben definito e particolare. Insomma un'opera completa, che consiglio a tutti quelli che vogliono leggere uno shojo maturo e coinvolgente e graficamente impeccabile.