Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.

Oggi torniamo sui banchi di scuola con Kimi to Boku. 2, Hyouka e Nazo no Kanojo X.

Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.


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A breve distanza dalla prima serie, Chizuru, Yuki, Yuta, Shun e Kaname tornano con una nuova serie, intitolata semplicemente "Kimi to Boku 2".
Ritroviamo i nostri adorati ragazzi del liceo Homare esattamente là dove li avevamo lasciati, cioè a scuola, alle prese con i problemi di ogni adolescente: cotte, litigi, innamoramenti, esami e le incombenti scelte che si pongono dinnanzi a ogni studente giunto alla fine del liceo.

"Kimi to Boku 2" non aggiunge niente alla serie precedente e fortunatamente non perde nemmeno la dolcezza, l'umorismo pacato, la gentilezza e la semplicità che avevano caratterizzato la prima stagione. Si potrebbe dire che stavolta ci si concentra di più sui sentimenti amorosi dei cinque protagonisti; ciò è vero in particolare per quanto riguarda il dolce Chizuru e la sua tormentata cotta per una ragazza che sembra avere la testa da tutt'altra parte. A questo punto è obbligatorio citare uno dei punti deboli di questa serie, già presente nella stagione precedente, ma che stavolta si è fatto più evidente in ragione di una presenza non maggiore ma certamente più incisiva: i personaggi femminili.
Ho sempre considerato perfetta la caratterizzazione dei ragazzi, che pur possedendo caratteristiche peculiari non cadevano mai nella trappola dello stereotipo; purtroppo lo stesso non posso dire delle presenze femminili (esclusa la madre di Kaname). Difatti nessuna delle ragazze è riuscita ad accattivarsi la mia simpatia, o quantomeno un po' d'interesse. So benissimo che si tratta di un parere del tutto personale, ma trovo che personaggi come Mary, Shizuna o "La Cenerentola della mensa" siano l'anello debole della storia, difatti le loro personalità vanno dall'irritante allo scialbo e aggiungono davvero poco alla trama o allo sviluppo dei protagonisti.

Escluso questo piccolo difetto - dopotutto la presenza delle ragazze, eccezion fatta per Mary, è minima -, "Kimi to Boku 2" continua a essere un piacevolissimo slice of life in cui ciò che conta non è catapultare lo spettatore in una fantastica avventura, ma fargli vivere o rivivere, le emozioni della gioventù, il gusto dolce-amaro di un periodo unico e tanto breve quanto intenso. Trovo che il punto di forza della serie sia proprio la semplicità e la naturalezza con cui i sentimenti dei ragazzi vengono esposti: e così il turbinio delle emozioni adolescenziali viene presentato allo spettatore come qualcosa di naturale, qualcosa che tutti abbiamo vissuto o stiamo vivendo, senza bisogno di dover inventare situazioni sentimentali ai limiti della soap opera o storie di amicizia condite da litigi furiosi sotto la pioggia e lacrime a fiumi. La maturazione dei protagonisti rispetto alla prima serie è lenta ma evidente, importante ma non eclatante; basta osservare con attenzione i piccoli gesti, le decisioni o le riflessioni che si pongono davanti ai cinque amici.

Come dissi già per la prima serie, "Kimi to Boku 2" è tutto e niente, è l'ardore della gioventù offerto in modo semplice e discreto, è la forza dell'età dei sogni che si scontra con il mondo reale, è il mettercela tutta per essere a ogni costo protagonista della propria storia, seppur questa sia qualcosa di incredibilmente semplice, pacato e "banale".



6.0/10
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Il ritorno sulle scene da parte di Kyoto Animation è sempre uno dei più attesi, vuoi per la propensione a partorire titoli estremamente cari agli appassionati nipponici, vuoi per la capacità di rendere ogni proprio lavoro invidiabile dal punto di vista tecnico: il primo sforzo del 2012 si chiama Hyouka, e come previsto mantiene entrambe le premesse. Si tratta, ancora una volta, di un adattamento, ancora una volta, da una light novel.
Dopo avere dedicato circa un paio di anni alla lustratura dei suoi brand più fruttiferi (K-On!, Suzumiya), lo studio ci presenta finalmente dei personaggi tutti nuovi... beh, almeno sulla carta. È qui che si introduce uno dei grossi punti dolenti del pacchetto, ossia la caratterizzazione dei protagonisti, o meglio, i modelli che tendono ad assumere. Oreki prende in prestito l'apatia, la pacatezza e l'acume dei vari Kyon e Tomoya, estremizzandoli; lo stesso accade con l'eroina del caso, Chitanda, un irritante collage di atteggiamenti da santarellina misti a un perseverante e ingenuo infantilismo votati alla causa moe, una sorta di comunione tra le varie Nagisa e Hirasawa. Decisamente più spazio avrebbe meritato la coppia formata da Fukube e Ibara, ridotti a ronzanti figure di contorno agenti in funzione dei due compagni.

Il 'gioco delle coppie' è comunque riconoscibile già in partenza, ma non s'esplicita mai se non nell'arco finale, che segnerà il suo avvio. A mio avviso, quella di non mostrarci il proseguimento dei giochi è stata la scelta migliore: non so voi, ma io proprio non sarei riuscito a digerire la love story di turno tra una tale smorfiosa e l'allocco caduto nella sua rete. Meglio allora sollazzarsi con il passatempo costituito dalla risoluzione di semplici enigmi - anche se raramente interessanti - o lasciarsi rapire dalla ben ricostruita - anche se un po' leziosa - atmosfera del Giappone scolastico? Direi di sì. Meglio non tormentarsi troppo e rendersi conto che si tratti pur sempre di uno slice of life, come tanto hanno voluto rimarcare i sostenitori dell'opera, forse ignari dell'esistenza di spaccati di vita meglio curati, e almeno non istiganti allo sbadiglio o all'omicidio di uno dei personaggi.

Se non altro Hyouka può vantare un riconoscimento di tutto rispetto in termini tecnici, sfoderando il solito, sopraffino trattamento della componente grafica. Al contempo viene svelato il talento artistico di Yasuhiro Takemoto, mai come ora sullo stesso piano del 'senpai' Ishihara in quanto a eleganza registica, e forse un gradino sopra di lui per le fantasiose idee messe a punto, ad esempio in occasione delle scene che accompagnano le investigazioni. Le musiche, passabili, sono a cura di Kouhei Tanaka, noto compositore di One Piece e Gunbuster, mentre tra i seiyuu la Kayano (Ibara) è quella che a mio parere spicca sugli altri.
Vale infine la pena vedere questo anime? Sì, se ci si sa accontentare del buono che racchiude, anche se presente in misura modesta.



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Quella tra Mikoto, enigmatica ragazza appena trasferitasi in un nuovo istituto, e Akira, adolescente alle prime armi col gentil sesso, è una storia d'amore come tante, che fa perno sull'inesperienza della prima cotta e che gioca con gli imbarazzi dell'innamoramento.
Una storia che nasce tra i banchi di scuola, dal contenuto non particolarmente innovativo - anzi, ad esser schietti, piuttosto canonico -, la quale, se non fosse per l'aspetto formale, che fa tabula rasa dei classici stilemi che usualmente caratterizzano la commedia romantica, sarebbe verosimilmente passata inosservata.
Eh sì, perché tutto si può dire tranne che lo svolgimento della vicenda segua pedissequamente binari già tracciati: sin dall'incipit - dove si racconta l'evento che fa scoccare la scintilla tra i protagonisti, ovvero l'invincibile pulsione di Akira ad assaggiare la saliva colata dalla bocca della pigra Mikoto, appisolatasi sul banco - si capisce infatti che "Nazo no Kanojo X" non sarà un anime dall'andamento convenzionale.
Tra deliri onirici ad ambientazione surrealista - a volte le scenografie sembrano quadri di Dalì -, marziali acrobazie con le forbici, simbiosi emotive innescate da scambi di saliva e alterazioni sensoriali originate da corpi che si sfiorano, non si può certo imputare alla sceneggiatura mancanza di originalità.
E' un ardito accostamento quello tra sentimenti di rara delicatezza e pratiche dal sapore tribale - fin troppo allusive nel loro palese simbolismo sessuale - e inizialmente potrà creare qualche sconcerto; eppure, questo audace contrasto ha il merito di rendere il rapporto tra i due innamorati, avverso a idealizzazioni romantiche, oltremodo credibile nella sua appiccicosa concretezza.

Centellinando piccole rivelazioni in episodi solitamente autoconclusivi, la trama ha inoltre il pregio di mantenere l'interesse del pubblico inalterato per tutta la durata della serie, grazie soprattutto alle molteplici, cervellotiche opportunità narrative che un uso a 360° del liquido secreto dalle ghiandole salivari garantisce.
Geniale per certi versi, "Nazo no kanojo X" deve però una fetta consistente del fascino che esercita al personaggio di Urabe Mikoto: solitaria e scontrosa, poco espansiva, timida in amore e parsimoniosa nei gesti d'affetto, possiede, pur nella sua scarruffata capigliatura, una straordinaria sensualità che la rende capace di ardenti slanci passionali, indizi neanche troppo dissimulati di una natura selvaggia e focosa.
Meno incisiva, invece, la caratterizzazione del resto del cast, compresa quella dell'innamorato Akira, adombrato suo malgrado dall'ingombrante figura della protagonista.

Specchio della stranezza dell'anime, anche il character design si mostra alquanto particolare: discostandosi dai modelli attualmente in voga, sembra piuttosto rifarsi all'animazione anni '80 - Ueno, l'amico di Akira, assomiglia tremendamente a Megane di "Urusei Yatsura" -, una scelta stilistica originale, non sempre sorretta, ahimè, da animazioni di buon livello.
Curiosa infine la scelta di accompagnare il racconto - pur sempre una commedia - con temi musicali sinistri, quasi inquietanti, che tuttavia ben si fondono con l'atmosfera pregna di mistero che pervade l'anime.

Il principale difetto che si può riscontrare in "Nazo no kanojo X", in quanto adattamento animato dei primi volumi dell'omonimo manga, è quello di essere purtroppo una serie incompiuta, che non offre solidi spunti interpretativi, né spiegazioni esaurienti dei suoi numerosi punti oscuri: anche dopo l'ultima puntata, infatti, gli enigmi legati alla misteriosa figura di Urabe Mikoto rimangono insoluti.
Chissà, forse un giorno verranno sciolti in un ipotetico sequel.

Nel frattempo, non fatevi coinvolgere troppo dalle singolari trovate di quest'anime: sappiate che, probabilmente, il vostro partner non resterà estasiato davanti alla prospettiva di un bacio scambiato attraverso un dito intriso di saliva.