In questi giorni abbiamo avuto il piacere di porgere a Gualtiero Cannarsi qualche domanda a proposito del nuovo adattamento di Nausicaä della Valle del Vento, di prossima uscita nel nostro Paese grazie a Lucky Red.
 
Nausicaä della Valle del Vento torna ad essere localizzato per l'Italia, con un nuovo adattamento a cura di Gualtiero 'Shito' Cannarsi. Parliamo in primis della cornice di questo ritorno. Sai già se si tratterà di una versione destinata alle sale o pensata esclusivamente per l'home video?
 
Al momento non sono in grado di dirlo, non ho notizie ufficiali e certe. In più, non essendo un effettivo 'interno' della Lucky Red, non posso considerarmi intitolato a pronunciarmi sui piani editoriali dell'azienda, se non quando appositamente autorizzato a farlo - come è giusto che sia. Quanto alla mia personale sensazione sulla questione, ritengo che la Lucky Red sarebbe ben felice di distribuire Nausicaä in primis al cinema, ma pare che al momento vi siano problemi legati ai materiali disponibili dal Giappone, insomma qualcosa che prescinde dalla volontà dal distributore nostrano. Quello che però posso affermare con certezza è che il livello qualitativo dell'edizione italiana di Nausicaä, che ho personalmente curato per Lucky Red, è assolutamente sullo stesso piano di tutte le altre uscite cinematografiche targate Ghibli proposte dal medesimo distributore.
 
A proposito della scelte delle voci, che ricalcano, per i ruoli principali, l'inedito doppiaggio Buena Vista, sei soddisfatto degli abbinamenti? Letizia Ciampa per Nausicaä, Alessio De Filippis per Asbel, Angelo Nicotra per Yupa, Laura Romano per Kshana.
 
I quattro interpreti sui quattro ruoli che citi furono correttamente 'provinati' ai tempi del doppiaggio, poi mai distribuito, che eseguii io stesso per la Buena Vista. Proprio perché stiamo parlando di un precedente doppiaggio del tutto inedito, potrai capire che la conferma di questi quattro attori non ha nulla a che fare con ragioni di 'attaccamento del pubblico alle voci' – un criterio che del resto non ho certo cecamente seguito neanche nel caso di ridoppiaggi di film già pubblicati (Laputa, Kiki, Mononoke, Sen & Chihiro).
C'è quindi una precisa ragione artistica, se ho inteso 'confermare' i quattro interpreti principali senza colpo ferire rispetto al precedente doppiaggio del film. E tale ragione è che sono fortemente convinto che quella distribuzione di attori sui ruoli principali del film fu specialmente felice, particolarmente riuscita. Ovvero, ritengo fortemente che Letizia, Alessio, Laura e Angelo, oltre che dei doppiatori di assoluto valore e provata capacità, siano gli interpreti italiani più adatti, ovvero migliori, rispettivamente per i personaggi di Nausicaä, Asbel, Kshana e Yupa. Ai tempi del precedente doppiaggio, la loro unica 'imperfezione' era forse l'essere tutti generalmente un po' troppo giovani rispetto all'originale giapponese. Si capirà quindi come ora si sia avvertita la sensazione di sfiorare la perfezione distributiva vocale, migliorando l'unico punto migliorabile nell'ambito.
Per come è organizzato questo film, davvero molto è rimesso alla recitazione di questi quattro ruoli. Potremmo ben dire che la riuscita del doppiaggio italiano di Nausicaä della Valle del Vento è in primis il prodotto dello straordinario talento, della straordinaria bravura e della straordinaria dedizione dei quattro interpreti principali.
 

Un film del 1984, riproposto nel 2015, pone un problema non solo di 'attualizzazione' del doppiaggio, ma anche di restituzione dello stile dell'epoca. La curiosità riguarda soprattutto due punti: la questione della coincidenza anagrafica tra età del doppiatore e del personaggio, e l'interpretazione dei personaggi stessi. Come sono mutati questi aspetti tra vecchio e nuovo doppiaggio, e in virtù di quali considerazioni?
 
Hai del tutto ragione quando dici che la questione dell'età degli interpreti e dei personaggi è altresì da leggersi in ottica 'storica'. Ovvero: nel corso del tempo gli stili del doppiaggio cambiano e sono cambiati, in Giappone come in Italia. Nel 1984, in Giappone di certo non si sarebbero avuti interpreti 'ad età reale' sui personaggi di un film di animazione.
Per esemplificare e rendermi chiaro, Nausicaä è Shimamoto Sumi, classe 1954. Quindi, come matematica insegna, Nausicaä – che ha sedici anni – ebbe nel 1984 un'interprete trentenne. Cosa significa, questo? Significa che la recitazione di Nausicaä, dico la recitazione originale, consta di una componente tecnica spiccata: non abbiamo una ragazza che doppia una ragazza della sua età, ma una donna che "fa la voce" di una ragazza. È questo uno stile di doppiaggio tipico di quegli anni – oggi si tende piuttosto a ricercare una generale aderenza di età tra personaggio e interprete molto maggiore. Per esempio lo stesso Miyazaki Hayao, a partire da Sen to Chihiro no Kamikakushi, ha usato interpreti ad età reale sui ruoli giovanili e infantili dei suoi film – e in questo Takahata Isao era stato addirittura un vero antesignano.
Ma qui bisognava doppiare Kaze no Tani no Nausicaä, e quindi si trattava – benché ora ci troviamo nel 2015 – di ripercorrere quel suo stile che fu. Del resto, il film ha il suo bravo audio mono, ha una colonna sonora anch'essa composta ed eseguita nel 1984, e come ogni opera d'ingegno umano è figlia del suo tempo, dimostrando questa discendenza in ogni suo aspetto. Non avrebbe avuto alcun senso doppiare un film del 1984 con uno stile di doppiaggio del 2015: ogni opera deve restare sé stessa.
Dunque, Letizia Ciampa, ovvero Nausicaä in italiano, è classe 1986. Era straordinariamente brava già nel 2004, quando doppiò Nausicaä per la prima volta. Personalmente, oggi la trovo ancora più brava, sia dal punto di vista tecnico che da quello recitativo emotivo, ma di obiettivo c'è che oggi come oggi siamo con lei più vicini, molto più vicini all'originale di quanto non fossimo nel 2004.
Letizia si ricordava di Nausicaä. Era da un po' di anni che, incrociandola per una lavorazione o per caso, le dicevo che le sarebbe toccato ridoppiarla. E così è stato. Abbiamo riparlato del personaggio, della sua impostazione vocale – ovvero quello che si chiama in gergo "alleggerimento" (abbassare tecnicamente la propria età vocale), e poi del tipo di femminilità del personaggio. Nausicaä è una ragazza, non una ragazzina. È giovane, certo, ma non ha una voce da bimbetta. È una ragazza gentile e sincera, fondamentalmente, e di base è molto femminile, anzi quando è tranquilla si sente una gentilezza. una dolcezza da femminuccia: del resto è pur sempre una principessa. Ma siccome è la principessa figlia unica di un piccolo paese che ricorda una tribù, ha anche un lato androgino, mascolino. Non è una "fanciulla da salvare". Al contrario è determinata, è decisa, è estremamente fattiva e risoluta e all'occorrenza sa essere anche molto violenta. Con Letizia abbiamo parlato di queste cose, per poi ricercarle nelle singole scene, nelle varie battute. "Vedi, qui è in stanza 'con i grandi', ci sono il re suo padre, Yupa il suo maestro e l'anziana, qui lei fa un po' la bambina, perché adesso il suo ruolo è quello", "qui sembra una ricercatrice, una entomologa e botanica, ha un tono più serio, più adulto", tutte cose così. Letizia è stata straordinaria. Tra l'altro Nausicaä è anche un personaggio un po' faticoso, da recitare, perché alla fine ha più momenti bellicosi che pacifici, nel suo minutaggio. Spesso ci sono urli e strepiti e tanta emissione vocale, ma Letizia ha interpretato tutti questi passaggi con grande intensità, senza mai risparmiarsi, senza mai lesinare in nulla, in una lavorazione anche piuttosto serrata. Le devo davvero un grosso, grossissimo ringraziamento.
 
Cosa ci dici della novità Pino Insegno per Clothowa? La passione per la recitazione di Insegno ha avuto un'ottima resa?
 
Prima di tutto, Pino è il tipo di attore che ama davvero recitare, che si diverte nel farlo fino in fondo. Dato che si tratta anche di un personaggio televisivo molto noto e amato, si potrebbe facilmente presumere un suo atteggiamento di divismo o di disinteresse nei confronti di un 'palcoscenico nell'ombra' come quello del doppiaggio, ma non è assolutamente così. Al contrario, Pino ama davvero molto recitare al leggio! Non ha importanza che il suo ruolo sia quello di un protagonista, o quello di una 'spalla', lui cerca sempre di renderlo al meglio, di recitarlo davvero, senza mai prendere sottogamba neppure un versetto. Questo lo rende particolarmente adatto a un certo tipo di personaggio ambiguo, che potrebbe facilmente venire ridotto a un cliché. Per esempio, proprio Clothowa ha i suoi momenti da macchietta comica, in effetti è l'unica 'spalla comica' di tutto il film. Ma non è soltanto questo. Perché Clothowa è intelligente, ed è anche un furbone, ma non proprio un furbastro, perché è anche fedele e realmente legato alla principessa di cui è l'attendente, ovvero Kshana. Essenzialmente, Clothowa è un po' Gonza (nella sua volontà di potenza, talvolta eccessiva, e nella sua fedeltà affettiva) e un po' Bonzo Jiko (nella sua intelligenza, nel suo capire i giochi di potere, nella sua cruda mondanità). Credo che Miyazaki abbia dichiarato che è uno dei suoi personaggi preferiti del film, perché è il più umano, volendo. Il più reale: un vivo che cerca di cavarsela nel mondo dei vivi. Quindi colgo occasione per dire grazie a Pino per avermi seguito nella ricerca di tutto questo nell'interpretazione del personaggio!
 
La tematica 'ecologica' del film sembra rievocare il motto baconiano a proposito della natura: «non la si vince se non ubbidendole». Da un lato, la tecnica come passione mortifera, dall'altro la natura come limite alla tracotanza umana. Al crocevia, la guerra come esperienza limite, a partire dalla quale si può immaginare un nuovo equilibrio, fondato sul riconoscimento della finitudine di ogni essere vivente.
 
Sono lieto che tu abbia usato il termine di tematica 'ecologica' e non 'ecologista'. Troppo spesso Miyazaki Hayao viene forzato in questo cliché di paladino della natura a tutti i costi contro l'umanità cattiva a prescindere. Credo che Miyazaki Hayao abbia da sempre, tra i suoi interessi, quello dell'ambiente naturale in rapporto all'insediamento umano. Più che un interesse 'ambientalista' tout court, mi pare un interesse sul filo dell'antropologia, della sociologia, persino dell'etnologia. Per esempio, in Nausicaä mi sembra abbastanza chiara l'assonanza della Valle del Vento con un insediamento rurale nordeuropeo (svedese, o comunque scandinavo?), di Pejite con certi motivi arabeggianti e di Torumekia con la Germania industriale. Simili conflitti tra diversi modelli di vita e civiltà umana erano del resto al centro anche della precedente opera seriale Mirai Shounen Conan.
 
L'incontro 'traumatico' tra uomo e natura non lascia immutati né l'uno né l'altra. In questo senso l'ambientalismo di Miyazaki non è ingenuo. Ti dispiacerebbe tornare ancora una volta su questo tema?
 
In particolare, il tema della ricerca di un equilibrio tra insediamento e civiltà umane da un lato e ambiente naturale dall'altro sono senza dubbio alla base di un'opera come Nausicaä, sia il manga che l'anime, e provengono in buona parte dai primi tre libri del ciclo di Earthsea, di Ursula K. LeGuin, molto molto amati da Miyazaki. Non si possono non notare forti assonanze, in particolare, tra il personaggio di Ged e quello di Yupa. Questa ricerca di risoluzione del conflitto tra civilizzazione umana e ambiente naturale ha continuato a serpeggiare tra le opere di Miyazaki sino a giungere, dopo oltre una decade, al punto terminale del manga di Nausicaä, che coincide con la produzione del film Mononoke Hime. Questo arco di evoluzione del pensiero ha certo seguito la crescita e l'invecchiamento dell'uomo Miyazaki Hayao. Possiamo ben vedere che l'anime di Nausicaä, corrispondente solo alla prima parte del manga, vive se non di un semplicismo comunque di una genuina ingenuità più giovanile. La conclusione del manga, così come Mononoke Hime, mostrano al contrario una assai più dura, mesta risoluzione in un nulla di fatto, o una quieta accettazione dell'ineluttabilità del conflitto. L'essere umano è parto e parte della natura, ma per sua natura non può non entrare in conflitto con lo stesso ambiente naturale che l'ha partorito. Sembra quasi un paradosso.
 
La 'risoluzione' del conflitto uomo-natura è affidato però alla dimensione 'mitica' o 'messianica' della figura di Nausicaä, il condottiero vestito d'azzurro che condurrà l'umanità superstite verso un nuovo inizio. A proposito dell'aspetto mitico-religioso del film, esistono suggestioni legate ai culti orientali, specialmente induisti. Ritrovi qualche connessione in proposito anche a livello di nomi e riferimenti linguistici del film?
 
Come dicevo, questo tipo di risoluzione è quella che appartiene al film animato, non certo al manga. Tuttavia, sì, concordo che vi sia nell'opera una soffusa suggestione di stampo induista, indiano. Ho già citato l'interesse etnografico del giovane Miyazaki Hayao. Il suo primissimo fumetto, pubblicato ancora sotto pseudonimo, si chiamava Sabaku no Tami, ovvero 'La stirpe del deserto', e aveva una forte connotazione etnica. Così pure Nausicaä, così pure la breve storia illustrata Shuna no Tabi (Il viaggio di Shuna), e poi ancora Mononoke Hime. In Nausicaä possiamo chiaramente rintracciare eredità indiane o vediche nei nomi di personaggi e creature, penso subito a Kshana e agli Ohm, ma anche il comparto musicale, ricco di sonorità assai affini a quella tradizione culturale, non può non farsi notare in questo senso.

Ringraziamo ancora una volta Shito per la cortesia e la disponibilità, e vi invitiamo a rivedere e riscoprire Nausicaä in questa nuova, curatissima veste.