Ci sono molti modi di rappresentare l'orrore: si può usare la violenza fisica, con scene cruente e interiora umane sparse in giro per la scena; si può usare la violenza psicologica, con un'atmosfera realistica e lugubre, che mini le certezze dei personaggi e del lettore e proietti entrambi in un mondo struggente e senza uscita; infine c'è una terza via, cioè il semplice lasciarlo immaginare, lasciare che questo si insinui lentamente, ma con forza nella mente del lettore fino a impregnarlo di una densa e atroce malinconia dai risvolti inquietanti. Personalmente parlando, apprezzo tutti e tre i generi sopra descritti, ma trovo assai raro l'ultimo tipo, motivo per cui non posso che essere felice di fronte a questo tipo di opere e, nel caso di Proiettili di zucchero, devo anche chinare il capo di fronte alla perizia con cui quest'opera è stata realizzata.

Proiettili di zucchero è la storia di Nagisa Yamada, ragazza delle medie di soli tredici anni, orfana di padre da dieci, con una madre tuttofare che si carica da sola il peso della famiglia sulle proprie spalle e un fratello da tre anni chiuso in casa. La vita di Nagisa viene sconvolta con l'arrivo in città di Umino Mokuzu, figlia di una star di Tokyo e apparentemente sospesa in un mondo immaginario fatto di sirene, regni marini incantati e bugie. Mentre tutti iniziano a escluderla, viste queste sue strane fantasie, Umino cerca l'amicizia della sola Nagisa, sempre più scocciata dalle bugie della compagna di classe e sempre più insofferente verso i suoi capricci. La domanda è una sola: fin dove le bugie arrivano e dove, invece, inizia una cruda e tremenda verità?

Il tratto di Igura Sugimoto è dolce e mesto al tempo stesso; la prima volta che l'ho visto mi ha trasmesso una venatura di gotico, splendente e lugubre al tempo stesso, specialmente nella figura di Umino, i cui capelli color pece velano spesso gli occhi. Gli sfondi, dettagliati e ricchi, si alternano a vignette monocromatiche nere o bianche, in cui un solo personaggio approfondisce il proprio stato emotivo e psicologico, come in una sorta di intima confessione, di autoanalisi. La regia combina questi due fattori sospendendo l'intera opera rispetto al mondo del lettore, facendovi scorrere un tempo lento e lieve, in cui dialoghi e soliloqui si alternano e si sovrappongono in un gioco psicologico davvero realistico.
 

La psicologia dei personaggi viene resa ottimamente, nonostante i pochi capitoli a disposizione, e si concentra principalmente su tre figure.
Nagisa, ragazza forte e disillusa, non crede nell'istruzione e vuole arruolarsi nel Jieitai - ossia il "Corpo nazionale di autodifesa" - giapponese, per cominciare a guadagnare qualche soldo e poter sostenere economicamente, oltre che psicologicamente, la madre e il fratello. La sua attrazione verso questa vita è segnata dalla presenza continua del 'proiettile' nel racconto; questo oggetto rappresenta per la protagonista l'unico modo che le rimane per difendersi dal mondo, un mondo che le ha tolto tutto, per cui ella vorrebbe piangere e per la sopravvivenza del quale, invece, resiste. Una divisa, una busta paga, dei proiettili veri, un desiderio atipico per una ragazzina, seppur disincantata e realista.
A lei si contrappongono invece il fratello, dolce e gentile, estremamente cordiale e affabile, da tre anni ritirato dagli studi e dedito alla lettura di opere esoteriche e letterarie, una serie di caratteristiche che conferiscono alla sua figura un che di magico, di divino, e appunto ad una divinità, sospesa nel tempo e nello spazio, Nagisa spesso lo paragona, una divinità onnisciente che sovente illumina la propria sorellina con semplici aforismi o indovinelli che ella ascolta incantata.
Si giunge infine alla figura più emblematica, atipica e sicuramente interessante dell'opera: Umino è una ragazza lunatica, che viaggia in un mondo fantastico, di cui si dichiara abitante, che viene per questo motivo evitata dai suoi compagni di classe e additata come bugiarda, che però, in fin dei conti, vive una vita troppo difficile per essere sopportata da una persona normale.
 

Il motivo che spinge Nagisa a odiare Umino è che questa ha vissuto una vita più difficile e tormentata della sua, che la porterebbe quindi in secondo piano, che le farebbe perdere la posizione preferenziale che il fato avverso, tramite una serie di sciagure, le aveva riservato.
Il motivo che spinge Nagisa a diventare amica di Umino e a desiderare di non lasciarla mai, è invece una crescente umanità, mai provata prima, unita alla mesta consapevolezza di non essere sola e alla compassione verso qualcuno di indifeso, proprio come lei stessa, che il mondo violento e spietato ha condannato alla tristezza.
I proiettili di zucchero che Umino spara nelle proprie bugie servono ad addolcire una vita troppo dura per una bambina di soli tredici anni e rappresentano una via di scampo da un mondo che, per le due protagoniste, sembra non offrirne.
 
Ma in un'opera che vuole minare e demolire le certezze del lettore, questi proiettili riusciranno a perforare il mondo per permettere alle due protagoniste di fuggire? Proiettili di zucchero è un piccolo diamante, lucente e allo stesso tempo sporco del sangue del minatore morto per estrarlo. Inquietante e dolce, mesto e soave, un ossimoro vivente potremmo dire, ma sicuramente un'opera dall'indiscussa qualità.

[CERCAMANGA_Proiettili di zucchero]