Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.

Oggi appuntamento libero, con i manga Yuri kuma arashi, Plastic nee-san e Sekaiichi hatsukoi Movie: yokozawa takafumi no baai.

Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.


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Con il ritorno in scena di Kunihiko Ikuhara - bizzarro regista il quale potrebbe essere considerato come una sorta di "David Lynch" dell'animazione giapponese - la deflagrazione dell'hype non ha sorpreso più di tanto; orde di fan incalliti hanno difeso questo novello "Yuri Kuma Arashi" dall'attacco dei detrattori senza alcun indugio, vomitando in faccia ad essi varie teorie e speculazioni più o meno veritiere, sovranalisi e altri orpelli degni di quei circoli dei lettori basati sull'etichetta, in cui chiunque può giocare a far l'intellettuale a tempo perso. Sebbene l'alone di hype fine a sé stesso sia abbastanza irritante, c'è comunque da riconoscere che le aspettative erano molto alte, soprattutto per chi, come il sottoscritto, aveva apprezzato l'ottimo "Mawaru Penguindrum", il giusto compromesso tra nonsense, ermetismo, fanservice, pseudo-filosofia, commedia e regia d'autore. Senza scomodare con inutili paragoni mostri sacri che hanno fatto la storia dell'animazione come "La Rivoluzione di Utena", bisogna ammettere che era lecito chiedersi se il regista sarebbe stato in grado di rinnovarsi, magari proponendo un anime in grado di rendersi indipendente dai suoi illustri predecessori. Non è stato così, e gli entusiasmi degli spettatori meno acritici si sono fin da subito spezzati: "Yuri Kuma Arashi" non è niente di più che la solita brodaglia pseudo-lynchiana sull'amore, sulla società e sulla sessualità, questa volta diretta con svogliatezza, poca verve e un'eccessiva ricerca del compromesso con le tendenze modaiole e commerciali attualmente in voga.

L'intento spiccatamente commerciale del primo fallimento artistico del regista è ben manifesto nei primi episodi, nei quali, con la scusa del simbolismo, egli inserisce delle scene di puro fanservice sessuale a base di lolicon, amorevoli leccate di zone erogene, pucci pucci e quant'altro, giusto per far contenti quegli otaku notturni ai quali non si può mai dire di no. Non che le opere precedenti ne fossero prive, ma almeno questo elemento era presente in minor parte ed era ben gestito: e soprattutto non scadeva nella volgarità e nell'ipocrisia. Dopo questo discutibile inizio - il quale molto probabilmente è stato voluto, al fine di innescare il sopracitato hype -, l'opera diventa più credibile, e mediante una regia asettica e incapace di fornire una minima dose di pathos alle scene, abbozzando un citazionismo filmico che potrebbe far la gioia degli esperti cinefili, si avvia verso una riflessione psicologica inerente l'omosessualità, la quale viene tuttavia affrontata senza rinunciare ai soliti luoghi comuni: sebbene "Yuri Kuma Arashi" sia stato concepito come una decostruzione del genere yuri, a parer mio, nella sostanza, si rivela fallace e superficiale, nonché completamente privo dello spessore intellettuale delle opere precedenti del regista - il quale, in questo caso, si è addirittura ridotto a inserire nella sua opera alcuni ridondanti 'spiegoni', forse perché non è riuscito a fornirla di una completa dimensione simbolica, oppure al fine di renderla più "mainstream".

Ed ecco che si può puntare tutto sul nome di un regista per proporre un'opera mediocre e inutile, nonché completamente priva d'ispirazione; nondimeno, è più che lecito vedere in essa un qualcosa di riflessivo, cogliendone l'approccio metaforico - la più grande forma d'amore è quella che trascende l'egoismo e la passione; passione che viene rappresentata dal tribunale degli orsi, nel quale il giudice è sempre favorevole al lato carnale dell'amore, all'istinto e all'infiammarsi dello spirito e dei sensi. Si assiste quindi alla "morte" dell'ego per mano dell'amore, alla rinuncia alle passioni per la salvezza della persona amata, all'amore che viene rappresentato mediante un oggetto che i vari personaggi si scambiano tra loro (in "Penguindrum" era una mela, in questo caso è un vasetto di miele); la "via più sexy" è la via delle pulsioni istintive, quella "dionisiaca"; la rinuncia è fondamentalmente "apollinea" e caratterizza l'animo umano formando un'unità indivisibile assieme al suo opposto; l'amore egoistico e l'amore disinteressato, la discriminazione dell'omosessualità in una rigida società/scuola dove tutti - o meglio, tutte - sono uguali... insomma, un continuo more of the same ikuhariano che alla lunga risulta quantomeno stucchevole.

E' uno shabadadu assai fiacco, quello di "Yuri Kuma Arashi", un anime in cui la caratterizzazione dei personaggi sembra addirittura un optional. All'infuori dei soliti cliché e del solito equipaggiamento kawaii per personaggi moe - orecchiette, zampette, code, occhioni splendenti, facciotte paffutelle e quant'altro -, gli attori della nuova opera di Ikuhara non potrebbero nemmeno essere definiti tali, talmente sono schiavi del fanservice di cui sono l'oggetto, il quale li riduce a meri simulacri inespressivi atti ad essere catalogati e poi, dopo poco tempo, dimenticati. Dimenticati come il qui presente fallimento artistico, che, per quanto sia palesemente da evitare, avrà senz'altro contribuito a riempire le tasche del suo autore. Ma in fondo pure lui deve mangiare, pertanto considererò questo "Yuri Kuma Arashi" come una sorta di grande buca nel terreno, scavata e riempita dalla stessa persona; una buca poco profonda, inutile, umidiccia e sgradevole la quale, una volta ricoperta d'altra terra, si rivelerà sterile e priva di un qualsivoglia germoglio che possa infonderle un briciolo di dignità artistica.




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Tratta dall'omonimo manga di Cha Kuuri, "Plastic Nee-san" (o "+Tic Nee-san", che dir si voglia) è una serie del 2012 composta da dodici brevi sketch, uniti a formare un unico episodio della durata di poco superiore a quella canonica.

Al centro dell'anime vi sono Iroe Genma (Nee-san), Makina Sakamoto (Maki-Maki) e Okamoto (Okappa), tre ragazze appartenenti a un club liceale di modellismo. Tale appartenenza è poi fieramente dimostrata dal fatto che le tre studentesse ostentano ciascuna un modellino sulla cima della propria testa: rispettivamente, un tempio, un carro armato e un vagone ferroviario.
Le tre si renderanno protagoniste di alcune memorabili gag demenziali, tutte slegate tra loro, coinvolgendo spesso anche alcuni compagni di scuola, non meno folli e bizzarri di loro. Ogni mini-episodio è costituito da una sequela serrata di battute, nonsense e stupidità totalmente inaspettate: chi mai crederebbe che tre fanciulle dall'aspetto apparentemente delicato potessero mettere in piedi siparietti tanto esilaranti quanto improvvisi, con atteggiamenti random, reazioni umane improbabili e caratterizzazioni psicologiche, per quanto abbozzate e superficiali, frequentemente opposte a quanto ipotizzabile a una prima occhiata?
L'evento più banale è la scusa perfetta per dar vita, puntata dopo puntata, a una commedia iperbolica e surreale: c'è spazio per molestie sessuali definitive, liti violente, sguardi assassini, giocatori di baseball omosessuali, bellezze autoproclamatesi e tanto altro ancora. Non mancano nemmeno qualche volgarità e sprazzi di fanservice (vagamente fuori posto, quest'ultimo). Il fatto che l'opening, divertente e fuori dal comune come la serie stessa, mostri personaggi e situazioni che non hanno trovato spazio all'interno dei micro-episodi, è sufficiente per allettare e, allo stesso tempo, far tremare di paura la salute mentale di qualsiasi spettatore.

Nee-san, Okappa e Maki-Maki sono fenomenali e irriverenti, capaci, da sole, di reggere tutto lo show, grazie a personalità forti e al di là di ogni schema possibile e immaginabile, e al supporto di un ottimo ed espressivo doppiaggio.
Il comparto tecnico è decisamente valido: le animazioni sono fluide e ultra-dinamiche. Buona anche la grafica, nonostante le ambientazioni siano volutamente sfumate e approssimative, e il livello di dettaglio dei personaggi sia altamente variabile, passando dallo spassosissimo deformed all'aspetto normale e ad altre espressioni più mature e truci. I colori sono tipicamente accesi e sgargianti.
La colonna sonora si rivela sempre adatta e simpatica, valorizzata dalla summenzionata sigla di apertura e da un'altrettanto orecchiabile ending.

Tirando le somme, "Plastic Nee-san", come la versione originale cartacea, caratterizzata da capitoli di poche pagine, trova la propria forza nella brevità degli sketch trasposti, sufficienti a illustrare la comicità folle e insensata del prodotto, che non manca mai di far ridere, che sia per le battute o per gli elementi più slapstick presenti. Consigliato soprattutto ai fan della demenzialità più sfrenata, di cui "Plastic Nee-san" assurge quasi a capolavoro.




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Dove trovare la forza di ricominciare quando il primo amore della tua vita ti ha dato il benservito? Lavorate anche nello stesso edificio e ti tocca vederlo per forza: sembra quasi impossibile poter venir fuori da una situazione così. Per di più, questo primo amore corteggia davanti ai tuoi occhi, spudoratamente, un mocciosetto isterico cresciuto nella bambagia, indeciso su cosa fare della sua vita e facilmente condizionabile dalle emozioni che prova. Perché preferisce lui a te? Cosa ha lui che tu non hai? Perché non gli basti? Nonostante tutto quello che hai fatto per lui, nonostante tu sia stato la sua spalla e l'unica persona alla quale si è aperto per anni, il tuo primo amore ha scelto un altro. Cosa fare adesso per andare avanti? La regola del chiodo-scaccia-chiodo a volte può essere fondamentale per riprendere le fila della propria vita e Yokozawa Takafumi, l'orso della Marukawa Shoten, comincia proprio da qui.

Rivale in amore del protagonista di Sekaiichi Hatsukoi, grande successo di Nakamura "Junjou Romantica" Shungiku, Yokozawa Takafumi è un personaggio che non è mai spiccato per simpatia nella storia originale, piuttosto si è fatto abbastanza odiare dalle fan della coppia Takano x Onodera, apparendo come il terzo incomodo da eliminare assolutamente. A dispetto di ciò, Fujisaki Miyako, già scrittrice della novel di Yoshino Chiaki no Baai, si dedica proprio a un personaggio dalla posizione così particolare, mostrando lati del suo carattere che nessuno si sarebbe mai aspettato potesse avere, permettendogli di raggiungere anche i cuori più restii. Come a voler sottintendere che il vero amore ha la capacità di cambiare anche i duri a morire. Dal carattere scorbutico, Yokozawa Takafumi ha la tipica aura spaventosa di quelli da cui è meglio stare alla larga, nemmeno appartenesse a una qualche associazione mafiosa! È difficile da comprendere ed è complicato averci a che fare: non si sa mai cosa gli passi per la testa e quello che gli passa per la testa è meglio non saperlo, perché potrebbe essere un rimprovero, o una crudeltà, insomma qualcosa di spregevole. La similitudine con l'orso gli calza a pennello e il suo partner, Kirishima Zen, sembra averlo compreso fin dal primo istante in cui il suo destino si è aggrovigliato al pelo di quest'animale selvatico. Appena nati gli orsi appaiono carini, da coccolare, tanto da essere diventati, nella loro versione di peluche, uno dei giocattoli più richiesti dalle bambine con mancanze d'affetto e attenzioni. Eppure gli orsetti col tempo crescono, perdono quell'aspetto simpatico e tenero, per divenire uno degli esseri viventi più pericolosi della Terra. Dalle grandi zanne e il corpo possente, hanno la cattiva abitudine di mettersi subito sulla difensiva quando si sentono attaccati, diventando spietati predatori che sbriciolano tutto quello che minaccia il loro habitat. Eppure, se si impara a rapportarcisi, alcune specie di orsi assumono atteggiamenti mansueti e rispolverano quella morbidezza che avevano da piccoli. Tuttavia, l'adulto di un orso mantiene sempre una certa diffidenza e soltanto pian pianino, col tempo, il suo cuore si apre lentamente all'altro... Conscio della natura di Yokozawa, Kirishima cattura nella sua rete quell'orsacchiotto rinvenuto in un bar ubriaco fradicio, che ai suoi occhi - e ai suoi occhi soltanto! - sembra quanto di più bello possa esistere. Se lo spupazza, lo coccola, ci gioca proprio come se fosse il peluche col quale andare a dormire la sera: ogni scusa è buona per stuzzicare l'orso in letargo e fargli cacciare fuori tutto il suo malessere di solitario dal cuore spezzato, che si è rintanato in una caverna buia dalle quale fa fatica a uscire. Ed è proprio fuori di lì che l'aitante editore capo del dipartimento shonen Japun vuole condurlo! Da chi farsi aiutare nell'impresa? Forse dall'unica persona che può smuovere l'istinto "materno" di questo grande mammifero, trasformandolo nel più gentile dei genitori: sua figlia Hiyori.

Da questo progetto, nasce il gekijouban di Yokozawa Takafumi no Baai, e cioè "Il caso di Yokozawa Takafumi", che nel 2014 è uscito nei cinema il giorno del White Day, il 14 marzo, nella ricorrenza in cui i maschietti regalano alla ragazza dalla quale hanno ricevuto una dichiarazione un pacchetto con del cioccolato bianco. Quasi come a voler contraccambiare tutto l'amore che le fanciulle hanno per quest'opera, il film è stato proiettato nelle sale proprio in quella fatidica giornata, accompagnato da piccoli speciali di San Valentino, della durata di pochi minuti, riservati ognuno a una coppia di Sekaiichi Hatsukoi. La trasposizione della storia è fedele e, come succede per ogni manga di Nakamura Shungiku, in animazione il chara disegn ne guadagna. Nonostante i volti vengano quindi nobilitati, lasciano leggermente spiazzate le spalle larghe di Yokozawa e quel cappotto che lo fa sembrare un armadio: appare ancor più orso di quanto non lo sia già di suo! D'altro canto è pur difficile accettare l'idea che questa volta la Nakamura ha accantonato l'incastro dei menti per individuare l'uke e il seme della coppia. Perciò l'idea di far interpretare la parte del "mammo" a uno tsundere moltiplicato all'ennesima potenza e dall'aspetto tutt'altro che carino risulta molto più originale. Rispetto alla novel e a tutte le domande che Yokozawa si fa in quella misera stanza d'albergo, tra le quali se nella coppia lui sia l'attivo o il passivo, l'inizio del film è fin troppo veloce. Questa rapidità nella narrazione purtroppo si conserva per tutta la durata della pellicola, lasciando un senso di perdita, soprattutto nello spessore dei pensieri e dei dialoghi. I passaggi da una scena all'altra sono troppo accelerati e non permettono di abituarsi bene né alla nuova coppia, né alla situazione che ci viene mostrata, e che già di suo non è familiare, data la diversità di caratterizzazione che il protagonista ha rispetto alla sua versione precedente. In meno di un'ora Yokozawa vive un cambiamento che nella novel viene spiegato pensiero per pensiero, arrossamento per arrossamento, e che si esplica per ben sette lunghi capitoli, andando a formare il primo volume dell'opera. In questo senso, il film pecca nel coinvolgimento, mancando anche di una colonna sonora atta a sostenere la drammaticità di alcune scene, soffermandosi piuttosto spesso in interminabili silenzi rotti solo dal vocione ruvido di Ken'yū Horiuchi, il doppiatore del protagonista, che sbraita contro il rompiscatole di turno.

Per questo motivo non me la sento di dare un voto maggiore del 7. Ciononostante, resta una piacevole visione che consiglio a tutte le fan della Nakamura e dello yaoi. Mi raccomando però di leggere anche la novel!