Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.

Oggi appuntamento libero, con i manga Billy the Kid 21 AlbumsSanctuary e Benkei a New York.

Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.


Per saperne di più continuate a leggere.


-

Tra mito e leggenda si muove la figura di Billy the Kid, uno dei simboli del selvaggio West, dando vita a innumerevoli opere di natura puramente intrattenitrice, ma tra queste troviamo l’opera firmata Michael Ondaatje (acclamato autore de Il paziente inglese) Le opere complete di Billy the Kid, una raccolta di poesie atte a narrare la vita del famoso pistolero. Chi ne è rimasto ammaliato è Rokuda Noboru, disegnatore di opere comiche come Gigi la trottola o altre dalle tinte più mature come F – Motori in pista. Il risultato si può dire sorprendente, nasce così un’opera più unica che rara che si erge a bandiera di un genere quasi dimenticato dai mondo fumettistico giapponese, soprattutto nel bel paese, escludendo ovviamente le varie rivisitazioni futuristiche.

È una notte del 1880, il cielo limpido permette alla luce della luna di illuminare flebilmente le vaste pianure di Fort Summer, un piccolo villaggio lungo il fiume Pecos in quello che oggi è conosciuto come Nuovo Messico, all’orizzonte si vedono tre cavalli portatori di morte meglio conosciuta con il nome di Garret, colui che sfruttando l’oscurità e la spilla di sceriffo uccide William H. Bonney. Questa è la fine di un’epoca, la fine delle speranze di potersi redimere, ma soprattutto la fine della controversa amicizia tra Billy the Kid e colui che gli ha affettuosamente affibbiato quel soprannome, Pat Garret.
Iniziare una storia dalla sua conclusione, scelta compiuta in varie opere ma mai così efficace, Noboru riesce a farci immergere perfettamente nell’atmosfera e nella storia fin dalla prima tavola così appena l’ignaro lettore finirà il primo capitolo con la morte del protagonista sarà troppo tardi, ormai succubi del mangaka non potremo più uscire da quest’opera fino alla sua conclusione, sfruttando gli istinti insiti nella mente umana l’autore stuzzica i giusti punti e risveglia nel lettore la curiosità, la voglia di voler sapere come tutto iniziato e quando arriverà alla fine del primo volumetto ormai sarà impossibile che non si divori le dita per capire come tutto sia potuto cambiare così.

Billy si trasforma da innocente bambino a bandito e il suo salvatore diverrà l’esecutore. I drammi che prendono vita in questa vicenda avranno uno sviluppo costante e saranno accompagnati dall’evoluzione psicologica di Billy e dalle scelte dettate per egoismo di Garret. Forse proprio nella caratterizzazione quest’opera trova riscontri positivi e negativi, i protagonisti ed i comprimari più importanti saranno ben curati, ogni scelta o azione che compiranno sarà comprensibile ed in linea con il loro pensiero, ma in alcuni casi diventano forse più impegnative le riflessioni del lettore per comprendere appieno alcuni momenti, ma mai risulterà proibitivo.

I disegni sono praticamente perfetti per il genere. Il tratto sporco e lo stile di disegno “tradiscono” le origini anni ‘80 del mangaka, il che non è un male, i personaggi godranno di un’ottima espressività lasciando intendere immediatamente se gli occhi di Billy rivelano al sua natura più docile o quella selvaggia. I fondali sono curati in ogni minimo dettaglio, si possono notare nelle infinite pianure i più piccoli cespugli illuminati dalla luna, ogni asse di legno che sorregge le abitazioni è curata in ogni venatura, senza dimenticare le bellissime illustrazioni a doppia pagina. A completare il tutto ci pensano i retini che, usati con maestria, non appesantiranno le pagine nonostante alcuni usi massivi.
Rokuda Noboru svela anche una buona capacità registica dove le scelte dinamiche riescono ad esaltare la spettacolarità dei duelli, peccato che risultino eccessivi gli impatti dei proiettili soprattutto nei momenti iniziali, se dettati dalla scelta di sottolineare la violenza dell’epoca o semplicemente per motivi personali non potremo saperlo ma si tratta di una piccolissima parte che non va da intaccare minimamente la bellezza del comparto grafico.

Come si potrà evincere dalle parole precedenti i disegni sono la colonna portante dell’opera (insieme alla figura di Bill the Kid) quindi non poteva esserci editore migliore che la Flashbook per portarlo in Italia. Il volumetto flessibile (con l’ormai immancabile sovraccoperta) racchiude pagine dall’elevato spessore, prive di trasparenze ed i tratti scuri ed i retini risalteranno nitidi e puliti. L’unica piccola pecca è la mancanza di pagine a colori, ma guardando l’accuratissimo e minuzioso lavoro di fotoritocco nelle tavole tradotte si può perfettamente chiudere un occhio, anche se nel complesso il prezzo è elevato.

Un’appassionante e drammatica ricostruzione storica di un personaggio fumoso che non mancherà di deliziare chiunque apprezzi opere storiche o sia un fan di John Wayne diventando così un acquisto obbligato.
Chi invece non è particolarmente fan del genere può trovare comunque un’opera incredibilmente immersiva che grazie alla collaborazione di storia e disegni riuscirà a costruire un’atmosfera unica e perfettamente riuscita.




9.0/10
-

Un sogno, generato da un incubo: questo è, in estrema sintesi, Sanctuary. Una visione.
Due bambini riescono ad emergere dall'inferno della guerra civile in Cambogia, dove hanno visto e patito ogni genere di violenze e soprusi e tornano in Giappone. Ma il Giappone che trovano ha gli occhi spenti, sopravvive senza capire cosa significhi vivere. E' un paese governato da ricchi corrotti, dove i giovani si uniformano in attesa di invecchiare perché, anche volendo ribellarsi, vengono subito fagocitati. E i due sopravvissuti, forti del rapporto costruito negli anni del terrore, decidono di cambiare questo status quo: prenderanno il potere e ridaranno vita agli occhi dei giovani giapponesi.

Così, con una partita di sasso-carta-forbici, la stessa che ha determinato tutte le decisioni prese in passato, i due si spartiscono i ruoli: Hojo lascia la scuola e diventa uno yakuza, Asami sarà un politico. Difficile dire chi ce l'avrà più dura, ma dovranno agire di concerto, pur se mantenendosi alla lontana, per ottenere i loro scopi, e gli sforzi e i successi di uno saranno messi al servizio dell'altro, e viceversa, per spingersi a vicenda verso l'obbiettivo.

Ottime intenzioni, pur se semplicistiche: rendere ai giapponesi la voglia di vivere e il senso della loro vita, riavvicinandoli alla politica e all'idea del diritto-dovere della decisione. Ma la strada per l'inferno è lastricata di buone intenzioni e ben presto diventa difficile capire chi siano i buoni e chi i cattivi, ammesso che i buoni esistano. Dobbiamo confidare che le buone intenzioni rendano almeno più accettabili certe compagnie e certi metodi.

In prima battuta ad attrarre verso questo manga sono i disegni: splendidi. A partire dagli sfondi - ci sono dei fondali definibili tranquillamente come opere d'arte - fino ai primi piani perfetti e coinvolgenti, è un trionfo del disegno artistico. Il tratto è ovviamente datato, stiamo parlando di un'opera dei primi anni 90, ma ci si cala subito in questo mondo un po' retro.

Soprattutto, già dalle prime pagine, si viene invischiati nelle trame complesse e coinvolgenti di questa splendida storia. Le battaglie di Asami e dei suoi alleati per sconfiggere i vecchi rospi della politica (ok, rospo l'ho inventato io, ma date un'occhiata a Isaoka e ditemi un po') danno un'idea delle sporche trame della politica, che non si fatica a credere verosimili, se non vere. Parimenti, le lotte di Hojo per salire la gerarchia nelle organizzazioni yakuza che controllano il Giappone non cessano di essere sanguinosamente avvincenti. Curioso, come molti personaggi della politica o comunque importanti abbiano un fisico piuttosto carente, ai limiti della deformità.

In queste vicende, i due personaggi principali ed una corposa galleria di comprimari sono descritti nelle loro molle e passioni, approfondendone i risvolti caratteriali e le loro motivazioni: amicizia, lealtà, orgoglio, onore, ma anche senso del dovere, esagerata opinione di sé e l'aggrapparsi ad uno status quo che pare essere l'unico conosciuto e in grado di garantire la sicurezza contro la paura del futuro.
Mai un momento di noia, mai un attimo di stanchezza: la vicenda, coi suoi continui intrecci e colpi di scena, tiene il lettore saldamente avvinto fino alle ultime pagine, di sapore malinconicamente dolceamaro. La corsa contro il tempo dei due protagonisti è un collante potente che impedisce di alzare i quarti posteriori dalla sedia.

Giustizia vuole che si parli anche dei lati negativi dell'opera, e ce ne sono. In primo luogo, il ruolo riservato alle donne è deprimente: secondo la filosofia di quest'opera, la stragrande maggioranza serve ad una cosa sola, alternativamente per soldi o dietro coercizione. La stessa Kyoko, vicecapo della polizia di Roppongi che segue l'usta di Hojo, non troverà di meglio da fare che innamorarsi di lui e perdere ogni e qualsivoglia significato all'interno del manga, se non quello di fornire una pseudo love story, come ogni storia pare debba avere.
Non si può fare a meno di parlare di alcuni artifici, dolorosamente necessari per spingere la trama sulla retta via. Uno per tutti: l'intervento di alcune personalità americane lascia francamente di stucco, per le personalità stesse e per come vengono gestite.
La stessa visione, l'obbiettivo che Hojo e Asami si prefiggono, è decisamente utopistica e semplicistica. Gli ultimi capitoli dell'opera portano ad una risoluzione auspicabile ma… improbabile. Nulla ci vieta, però, di sognare. Senza dimenticare, comunque, che è pressoché impossibile arrivare in cima alla montagna senza sporcarsi le mani.

Per questi motivi, e solo per questi motivi, ai miei occhi non si raggiunge il massimo dei voti.
Terminerò avvisando che si tratta di un'opera a tratti molto cruda, con diverse scene molto sanguinolente e altre al limite del pornografico, con l'aggravante della violenza.
Consigliato: maggiorenni, in primis. Amanti delle storie yakuza e degli intrighi politici, che non si lascino spaventare da un po' di sangue e qualche testa mozzata.




-

Una collaborazione feroce e graffiante tra Jinpachi Mori e Jiro Taniguchi che pretende di narrare le silenziose ed invisibili storie di Benkei, in una presumibile America anni 70, appunto a New York.
Si parte a bruciapelo, già inseriti nella vita dell'uomo senza spiegazione alcuna; Benkei è un mercenario che uccide tra moralità e denaro, che naviga tra mafia e lussuria, e del suo passato ne rimane solo l'ombra che si riflette nelle sue azioni: nient'altro.
Camminando con lui per il Central Park o sotto l'Empire State Building, vediamo un mondo dietro la canna di una pistola, accedendo agli angoli più sfaldati e più reali della loro -anzi, meglio della nostra- società.
La caratterizzazione del personaggio protagonista è, probabilmente, il gioiello di questo volume unico di 218 pagine edito in Italia Star Comics. Il suo credo, i suoi dogmi, si sviluppano su un'ironia buffa e paradossale: egli ama farsi giustizia da sé, ma allo stesso tempo è un professionista dell'omicidio su commissione.
Il manga, diviso in 7 storie a sé stanti ma cronologicamente lineari, non è solo emblema di quanto sia sporco il mondo, e di quanto siano divertenti e sciocche le persone che lo popolano, ma si fa spazio anche tra arte e cultura riempiendosi di citazioni e nozioni di storia e pittura; esempio ne sono i riferimenti alla guerra mondiale o l'Urlo di Munch.
Tecnicamente, l'edizione è semplice e comune: i disegni ad un primo sguardo appaiono piacevoli, tuttavia non particolarmente curati o non caratterizzati da uno stile unico; proseguendo la lettura, si viene a realizzare quanto sia invece azzeccato questo tratto netto che si accosta quasi ai fumetti -appunto- americani.
Tra vicende d'amore, parole soffocate nella gola e rimorsi dal passato, l'altro elemento particolarmente spiazzante (ovviamente, in positivo) dell'opera è la capacità di raccontare. Ogni filone narrativo, a dispetto del numero modesto di pagine, si colora d'intrecci muti che spesso si risolvono con immagini cariche di metafore, ironia e che lasciano quel sapore amaro in bocca che ci è tanto familiare.
In conclusione, il motivo per cui non dimenticherò questo volume - oltre a tutti quelli già dichiarati appena sopra - è anche lo stesso per cui sono rimasto emotivamente colpito nel profondo: l'espressione di Benkei. Quest'uomo così misterioso, vissuto, sulla cinquantina, che sembra saperne a valanghe sulla vita, ma che parla solo quando ce n'è davvero bisogno, ha il volto segnato dalla mestizia. Un volto che spaventa, che lascia presagire i confronti che ha avuto nel suo passato e che ha, ancora, col suo stesso passato.

Vuoto, e forte della propria condizione, Benkei adesso uccide.
E se volete sapere come, vi consiglio di andare in fumetteria e cercare il suo Volume, poiché al posto vostro io sarei proprio curioso.

Dopotutto 3,10 € spesi per un grande senso d'amarezza a fine lettura non sono affatto spesi male.