AnimeClick.it: Ciao Francesco, benvenuto su AnimeClick.it.
Per cominciare, potresti presentarti agli utenti del sito?


Francesco Nicodemo: Innanzitutto grazie per l’ospitalità sul vostro sito, che seguo da sempre. Lavoro nel settore dei manga e degli anime dal 2000, nella duplice veste di traduttore e di agente letterario. Localizzo cioè in lingua italiana opere giapponesi di vario genere per molteplici editori, alcuni dei quali assisto nei rapporti con i licenziatari nipponici sia nella fase di acquisizione dei diritti che nello svolgimento di tutti gli adempimenti contrattuali connessi alla successiva pubblicazione. Sono uno di quelli che stanno dietro le quinte, insomma.

Ci fai un breve elenco delle opere più importanti a cui hai lavorato?

“La Fenice” di Osamu Tezuka, “Cyborg 009” di Shōtarō Ishinomori e “Violence Jack” di Gō Nagai, ossia i life-work di tre tra i più grandi mangaka di tutti i tempi, danno bene l’idea della tipologia di opere sulle quali mi sono maggiormente concentrato, ovvero i grandi classici d’autore. Ho tradotto molti lavori di Leiji Matsumoto, quel poco di “Golgo 13” che si è visto in Italia, ma anche opere di autori più giovani come Shūhō Satō o Shintarō Kago. In campo anime, ho lavorato su importanti film quali “Capitan Harlock”, l’episodio conclusivo di “Gundam Unicorn”, “La ricompensa del gatto”, “The boy and the beast”.
 
Violence JackGolgo 13

Potresti spiegarci come funziona il mondo della traduzione? I traduttori sono "dipendenti" dei singoli editori, sono liberi professionisti, varia da caso a caso?

Non esiste una regola fissa ma, nella maggior parte dei casi (tra cui il mio), i traduttori sono liberi professionisti, esterni alle case editrici che commissionano loro le opere su cui lavorare.

Quanto tempo impieghi, in media, a tradurre un classico volume manga da 200 pagine?

È molto difficile rispondere a questa domanda, perché il tempo dipende non tanto dal numero di pagine, quanto piuttosto dalla quantità di testo in esse contenuto, dal fatto che si tratti di un volume 1 (dove quindi vanno prese la maggior parte delle decisioni circa la resa in italiano delle parole chiave dell’opera o dei termini ricorrenti, nonché il registro stilistico dei vari personaggi) o di un volume successivo (dove quindi la maggior parte di dette decisioni sono già state prese), dalla mole di ricerche necessarie per comprendere appieno l’argomento trattato nel manga. Empiricamente, tuttavia, posso dire che dalla lettura del libro alla consegna della traduzione definitiva sono necessarie circa 40/50 ore di lavoro.

Quali sono i manga (o le tipologie di manga) che hai trovato più difficili da tradurre?

Questi lunghi anni di attività mi hanno insegnato che i manga sono tutti difficili, per i motivi più disparati. Alcuni sono di elevata complessità, altri necessitano di un lungo lavoro di ricerca perché hanno alla base rigorosi elementi storici o scientifici, altri ancora vedono i personaggi utilizzare parole o espressioni di difficile resa in italiano. Conta molto quanto si è ferrati sull’argomento di cui il manga tratta. Tradurre, per esempio, un manga sul baseball senza conoscere nulla di questo sport può essere abbastanza problematico.
 
HokusaiKagemaru-den

Tra le tue traduzioni figurano opere di carattere storico come alcuni manga di Osamu Tezuka e Sanpei Shirato. Quanto lavoro di ricerca è necessario per riportare nel modo più fedele possibile questi luoghi lontani nel tempo e nello spazio?

Il lavoro di ricerca necessario è molto impegnativo e lungo, pur essendo, a volte, poco il tempo a disposizione. Il rischio deriva dalla conseguente tentazione di avvalersi esclusivamente delle informazioni mordi e fuggi reperibili in rete, che vanno invece prese come un dato iniziale sul quale orientare la propria ricerca, da proseguirsi necessariamente su testi di elevato livello scientifico scritti da studiosi di indubbia autorità. Anche perché esiste una nomenclatura in lingua italiana, sviluppata in decenni di studio in ambito accademico, attraverso la quale la storia giapponese viene trattata, nomenclatura che è bene rispettare nella traduzione. L’approccio del traduttore deve essere come quello dell’archeologo, sempre alla ricerca del maggior numero di informazioni possibile per rendere nella nostra lingua in modo comprensibile, ma al tempo stesso rigoroso, il testo originale su cui si sta lavorando. E gli anni della formazione, in cui si approfondiscono la storia, la cultura e la letteratura del Paese del Sol Levante, tornano molto utili in questi frangenti.

E per quanto riguarda opere fantascientifiche come le avventure spaziali di Leiji Matsumoto?

Le avventure spaziali di Leiji Matsumoto, per quanto frutto della fantasia dell’autore, si appoggiano su solide basi scientifiche e astronomiche. Sotto questo aspetto, non c’è quasi nulla di inventato. La fortuna è che in questo caso l’autore può venirti in soccorso, basta solo interpellarlo direttamente!
 
La FeniceIl mondo quadridimensionale

Questione onorifici: c'è chi li odia, chi ritiene che la loro assenza faccia perdere sfumature alla versione italiana, e chi li accetta solamente in caso di opere ambientate in Giappone. Qual è la tua posizione al riguardo? E quella degli editori per cui hai lavorato?

Io non sono per le regole universali, ma preferisco decidere caso per caso. Di base, propendo per la loro elisione, preferendo rendere attraverso l’utilizzo del “tu”, del “lei” o del “voi” il rapporto di confidenza o meno tra i personaggi che essi veicolano. Però ci possono essere dei casi in cui l’onorifico qualifica il nome tanto da entrare a far parte del nome stesso, e allora lo lascio. Posso citare a proposito il personaggio di “Enma-kun”, di Gō Nagai. Tutti lo conoscono come “Enma-kun”, ed elidere il “kun” avrebbe comportato chiamarlo allo stesso modo del nonno Enma, con evidente nocumento all’atmosfera che permea il manga. Oppure il personaggio di Mi-kun, il gatto di Matsumoto, che appare nelle opere dell’autore a volte come gatto e a volte come gatta, dove il “kun” ha la funzione di veicolare un’immagine di fierezza che andrebbe persa con la sua elisione. Rimane il fatto che, per rendere l’opera fruibile anche a chi non è avvezzo di cultura giapponese, delle note esplicative degli onorifici che si mantengono sono assolutamente necessarie. Dagli editori non ho mai avuto indicazioni o pressioni particolari su questa tematica.

Quando ti trovi a tradurre un'opera che ha già avuto un'edizione italiana, in che modo ti poni rispetto alle scelte di traduzione operate in passato?

Se devo tradurre un’opera che altri hanno già localizzato prima di me, cosa che peraltro mi è capitata pochissime volte, non tengo conto in alcun modo del lavoro del collega, per non esserne influenzato. Se invece devo tradurre un manga di cui è già uscito l’anime (o viceversa), o di cui esistono serie precedenti, allora cerco, nei limiti del possibile, di attenermi alle scelte operate in passato per non confondere il pubblico, a meno che non le ritenga poco convincenti o calzanti.
 

Quanta libertà hai nella traduzione? Ci sono linee guida che sei costretto a seguire o modifiche che vengono effettuate in fase di adattamento da parte dell'editore?

La libertà nella traduzione è molto ampia, ma l’ultima parola ce l’ha sempre l’adattatore, che ha il compito di rendere il testo maggiormente scorrevole, naturalmente rispettandone il contenuto. La traduzione è di fatto una proposta, uno strumento al servizio di chi poi andrà a stendere i dialoghi definitivi, l’adattatore appunto, con ampio margine di modifica. Proprio per questo, una sinergia e un contatto frequente tra le due figure è importante, ed è garanzia di un risultato migliore.

Traduzione fedele vs. libero adattamento: qual è la tua opinione? Ritieni migliore una frase molto scorrevole in italiano anche se non fedele al 100% della frase originale, oppure una traduzione il più fedele possibile anche col rischio di ritrovarti con una frase "legnosa" e poco scorrevole, o che una ragazzina di 10 anni utilizzi il linguaggio forbito di un laureato in letteratura?

Messa così, sembra che ci sia quasi un’antitesi tra fedeltà e scorrevolezza, mentre io credo che le due cose possano andare tranquillamente insieme. Tuttavia, se proprio devo scegliere, non ho problemi a dire che per me la fedeltà viene prima di tutto. Penso che, come traduttore, il mio compito sia quello di veicolare il pensiero dell’autore nel modo più aderente possibile ad esso. Lo ritengo un mio dovere nei suoi confronti, ma anche nei confronti del pubblico, che proprio attraverso l’operato mio e degli altri professionisti della filiera realizzativa dell’edizione italiana si accosterà alla sua opera.
 
The Boy and the BeastCapitan Harlock 3D poster italiano

Che differenze ci sono tra tradurre un anime e un manga?

La traduzione sostanzialmente viene condotta nello stesso modo, anche se bisogna tenere presente che chi vede un anime non è libero di sceglierne il ritmo di fruizione, come invece accade per un manga. Non può tornare indietro a rileggere, o soffermarsi su una scena in caso di dubbi di comprensione. Per cui, nei limiti del possibile, è meglio cercare di scrivere dialoghi chiari e immediati. Se la traduzione dell’anime viene concepita per i sottotitoli, ci sono poi delle limitazioni nel numero di caratteri utilizzabili, limitazioni dovute al tempo fisico necessario all’utente per leggerli.

Che consigli dai ai giovani che vorrebbero intraprendere la carriera del traduttore (di manga)?

Innanzitutto, vorrei che i giovani sapessero a cosa vanno incontro, in modo che la loro scelta sia sentita e consapevole. La professione del traduttore è variegata e gratificante, difficilmente ripetitiva e mai banale, e permette di affrontare le tematiche più diverse ampliando i propri orizzonti culturali. Tradurre è al contempo un’operazione estremamente complessa e delicata. Il mio consiglio è quello di puntare a diventare traduttori nel più ampio significato del termine, senza fossilizzarsi a tutti i costi sul manga, e quindi di cimentarsi sui generi più diversi, soprattutto negli anni della formazione (io per esempio ho iniziato a lavorare traducendo brevetti), affiancando all’apprendimento della lingua giapponese anche uno studio abbastanza approfondito della storia, della geografia e in generale della cultura di quel Paese, per cercare di entrare, per quanto possibile, nella mentalità del suo popolo. Una volta acquisita una buona conoscenza di base e una capacità traduttiva ad ampio spettro, sarà più facile concentrare la propria attività sul manga, ottenendo buoni risultati.
 
FractionCyborg 009

È mai capitato ti venisse proposto di tradurre un'opera non di tuo gradimento? Come ti comporti nel caso?

Premesso che secondo me un professionista deve essere in grado di tradurre qualsiasi cosa, a prescindere dal gusto personale, garantendo lo stesso livello di qualità, non mi è mai capitato un caso del genere, e a dire il vero non credo mi capiterà mai. In ogni opera c’è sempre qualcosa che piace, che cattura l’attenzione. Può essere la storia, il disegno, la caratterizzazione di uno o più personaggi, la ricostruzione storica, la natura (anche assurda) delle situazioni. Basta solo riconoscere quello che istintivamente stimola la propria curiosità e lasciarsi guidare da esso, per scoprire il piacere dell’opera su cui si sta lavorando.

Molti addetti ai lavori sono stati (e sono tuttora) appassionati prima di entrare in modo professionale in questo ambiente. Cosa puoi dirci di te?

Vale lo stesso per me. Dirò di più, io faccio questo mestiere proprio perché sono un appassionato. Da bambino, negli anni settanta sono stato testimone diretto della stagione d’oro degli anime sui nostri teleschermi, e l’ho sempre ritenuto un privilegio, perché quelle opere mi hanno arricchito molto, umanamente ed emotivamente. Ritengo che manga e anime siano cultura a tutti gli effetti, che i messaggi da essi veicolati siano in generale positivi, e che una corretta fruizione di queste opere possa essere un elemento qualificante nel cammino di formazione dei giovani, esattamente come lo è stato per me. Con la mia attività, pertanto, vorrei contribuire a regalare anche alle nuove generazioni lo stesso privilegio di cui ho goduto negli anni della mia infanzia e giovinezza.

A cosa stai lavorando al momento? Puoi anticiparci qualche progetto futuro?

Sto per iniziare la traduzione di un importante film d’animazione dello scorso decennio, finora rimasto incredibilmente inedito nel nostro Paese, che dovrebbe uscire entro l’estate, in sala o direttamente in home-video. Non posso dire di più.
 
Logo Associazione culturale Leiji Matsumoto

Passiamo ora a parlare dell'Associazione di cui sei presidente. Potresti presentarla ai nostri utenti?

L’Associazione Culturale Leiji Matsumoto, lo dice il nome stesso, si propone di promuovere, sviluppare e perseguire finalità culturali inerenti la divulgazione delle opere, il valore artistico e letterario nonché ogni altro riferimento al Maestro Leiji Matsumoto. Si propone, in termini più semplici, di favorire la conoscenza e la diffusione in Italia delle opere del Maestro, proponendo dell’artista una visione più ampia e tridimensionale di quella a cui siamo abituati. Non solo autore di manga o di anime, ma anche illustratore, pittore, esploratore, conferenziere e, per le innumerevoli esperienze che ha avuto, per certi vesti maestro di vita.

Da quanto esiste l'Associazione?

Sebbene le prime mosse concrete dell’Associazione possano farsi risalire al febbraio dello scorso anno, si è costituita ufficialmente il 30 aprile 2015 con il deposito dello statuto. La sede si trova a Torino.

Tra i molti autori importanti che esistono, perché proprio Leiji Matsumoto?

Parlando da un punto di vista strettamente personale, perché è l’autore preferito mio e del primo nucleo di persone che attorno a me si è riunito per costituire l’Associazione. Svestendomi dei panni dell’appassionato, tuttavia, penso che Leiji Matsumoto, per l’apporto che ha dato al fumetto giapponese e mondiale nei suoi 62 anni di carriera, per la peculiarità delle opere che ha realizzato e dell’universo che ha creato, per il fascino e l’influenza che i suoi personaggi hanno esercitato ed esercitano tuttora (come dimostrato dal recente film su “Capitan Harlock”) sul pubblico di tutto il mondo, per le esperienze di vita che ha avuto e che ha una gran voglia di raccontare, non solo attraverso i suoi lavori ma anche personalmente, sia l’autore che più di tutti può rappresentare il manga agli occhi del pubblico, tanto di appassionati quanto generalista.
 

Che tipo di eventi avete intenzione di organizzare? Quali obiettivi si prefigge l'Associazione nel breve e lungo periodo?

Anche nel 2016 continueremo a farci conoscere, e soprattutto a far conoscere il Maestro Leiji Matsumoto, attraverso l’organizzazione di mostre a lui dedicate, sia nella versione più completa da galleria d’arte, sia nella versione ridotta da fiera del fumetto. Poi ci dedicheremo al nostro sito internet (www.leijimatsumoto.it) iniziando a riempirlo di contenuti, in modo che, a regime, possa permettere al pubblico di trovare tutte le informazioni sulla vita e le opere di questo grande autore, fermo restando che quelle di attualità continueranno a trovare posto sulla pagina facebook (www.facebook.com/leijimatsumoto.it), attiva fin dalla nostra nascita. Promuoveremo poi la pubblicazione delle numerose opere inedite di Matsumoto sia offrendo la nostra fattiva collaborazione agli editori interessati, come già avvenuto per il manga “Le mille vite di Mi-kun” (Edizioni Hikari) e per le tre serie dell’anime “Star Blazers” (Sanver Production), sia, risorse finanziarie e pastoie burocratiche permettendo, pubblicandone qualcuna in proprio.

Quali sono i benefici, e quali gli oneri, degli iscritti all'Associazione?

La nostra è un’associazione culturale, e non un fan club. Chi chiede di farne parte ne condivide lo scopo sociale, che è, come detto sopra, promuovere, sviluppare e perseguire finalità culturali inerenti la divulgazione delle opere, il valore artistico e letterario nonché ogni altro riferimento al Maestro Leiji Matsumoto. Auspichiamo pertanto che chi entra nell’Associazione si metta a disposizione per aiutare il gruppo a raggiungere questo obiettivo, donando parte del proprio tempo e della propria competenza. Che rappresenti cioè l’Associazione nella sua zona di residenza, magari individuando realtà locali con cui elaborare qualche progetto. Che presti proprio materiale per le esposizioni alle quali parteciperemo. Che aiuti nella realizzazione dei progetti, proponga iniziative, naturalmente sempre e solo su base volontaria. Ciò premesso, l’unico onere del socio è il versamento della quota sociale annuale, fissata per il 2016 in € 25,00, oppure in € 35,00 per chi desidera una copia dell’edizione numerata e riservata ai soci di “Le mille vite di Mi-kun”, quota che dà altresì diritto a ricevere, oltre alla tessera associativa, la rivista ufficiale “Galaxia”. Normalmente riusciamo anche ad ottenere sconti particolari sui prodotti editoriali che contribuiamo a realizzare, o pass gratuiti per l’ingresso alle fiere alle quali partecipiamo; su questo informiamo i soci caso per caso.
 
Le mille vite di Mi-kun, edizione variant limitata per i soci

Qual è l'opinione del maestro Matsumoto riguardo l'esistenza di un'Associazione italiana a lui dedicata?

Il Maestro è il Presidente Onorario dell’Associazione, e ha dato il suo entusiastico consenso per la sua nascita. È costantemente informato sulle nostre iniziative, nessuna delle quali avviene senza il suo benestare. Tanto per fare un esempio, il nome della nostra rivista ufficiale, “Galaxia”, è stato scelto personalmente da lui.

Negli ultimi mesi avete organizzato due incontri via skype col Maestro Matsumoto. Siete soddisfatti del risultato? Pensate di riproporre tale formula in futuro?

Sia Matsumoto che i partecipanti sono rimasti molto soddisfatti delle due skype che abbiamo organizzato, pertanto riproporremo sicuramente l’iniziativa anche quest’anno, principalmente in abbinamento alle mostre che organizzeremo. Crediamo non esista modo migliore per far conoscere Matsumoto che quello di farlo parlare direttamente con il pubblico, senza filtri. Peraltro, il Maestro è una persona molto disponibile e alla mano, che ama davvero raccontarsi alla gente.
 

C'è qualche altra questione legata all'Associazione di cui non abbiamo ancora parlato e su cui vorresti soffermarti?

Quello che auspico è che, con il tempo, l’Associazione possa diventare una sorta di casa per tutti coloro che sono accumunati da una sincera passione per le opere di Leiji Matsumoto, e che possa costituire un punto di riferimento per tutti coloro che si avvicinano per la prima volta a questo grande autore, o che per mille motivi lo vogliono riscoprire. Personaggi come Harlock o Maetel sono universalmente conosciuti, ma pochi sono consapevoli del fatto che fanno parte di un universo molto più grande e sfaccettato, che ha veramente pochi eguali nel panorama fumettistico mondiale. Approfondire la conoscenza dell’opera di Matsumoto, oltre al piacere intrinseco di leggere delle ottime storie, significa comprendere meglio il fumetto giapponese (e non solo) e, visto l’elevato spessore culturale della stessa e l’importanza dei messaggi che veicola, arricchirsi come individui e acquisire delle chiavi di lettura per interpretare il mondo. Noi vorremmo essere di supporto a chi deciderà di intraprendere questo percorso.

Ci sarà mai la possibilità di avere il Maestro Matsumoto fisicamente in Italia, magari in occasione di qualche fiera? Non potete fare nulla al riguardo?

A onor del vero, Matsumoto è già stato in Italia, e precisamente al Festival di Venezia del 2013, per presentare il film “Capitan Harlock”. Un suo ritorno è il sogno di noi tutti, e io sono ottimista, perché, come dice Matsumoto stesso “Il tempo non tradisce i sogni”.

Grazie!
 
Rivista GalaxiaGadget Associazione culturale Leiji Matsumoto