Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.

Oggi appuntamento libero, con gli anime Kiki Delivery Service, Kimi ga nozomu eien e Yuri kuma arashi.

Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.


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La seconda visione di uno dei lungometraggi animati ingiustamente meno popolari di Hayao Miyazaki ha illuminato la mia giornata: mi riferisco a Kiki - Consegne a domicilio, distribuito nelle sale nipponiche nel 1989 e giunto nelle nostre sale soltanto di recente grazie alla Lucky Red. La sceneggiatura del film, ispirata all'omonimo romanzo scritto a metà negli Anni Ottanta dall'anziana autrice di storie per bambini Eiko Kadono, si basa sui tipici stilemi del racconto di formazione, con tanto di passaggio dall'età infantile alla vita adulta. Ad ogni modo, il tocco miyazakiano si riconosce subito nella contemplazione di splendidi panorami e nella delicata raffigurazione delle gioie e dei dolori del quotidiano. Qui di seguito riassumo le premesse della trama.

In un paese dai connotati nord europei e in una fantasiosa ambientazione a metà tra gli Anni Cinquanta e Sessanta, la giovane Kiki ha raggiunto un'età fondamentale per ogni strega che si rispetti: una volta compiuti tredici anni, è tradizione che le piccole streghe comincino a guadagnarsi l'indipendenza cercando un lavoro al di fuori delle mura domestiche. Costretta a lasciare il nido familiare, Kiki deve quindi stabilirsi in un'altra città e trovare un lavoro stabile ma, come si palesa bene sullo schermo, la piccola nutre comunque grandi aspettative nei confronti di una svolta così importante nella sua vita: un vero e proprio balzo nel vuoto. A farle compagnia in questa nuova avventura, che altro non è che la vita stessa, ci sarà il gatto parlante Jiji, reso irresistibile da alcune espressioni davvero spassose. In sella alla scopa donatale dalla madre, Kiki e Jiji giungono nella caotica Koriko, cittadina sorta sul mare e autentico tripudio di tetti rossi e verdi, campanili, ponti, linee tranviarie, automobili e persone in gran quantità. Tuttavia, dopo l'entusiasmo iniziale, i due capiscono che non è affatto impresa facile integrarsi in un contesto tanto diverso e colmo di facce sconosciute non sempre amichevoli. L'incontro casuale con la panettiera Osono darà la giusta spinta agli obiettivi lavorativi della streghetta, così come la conoscenza della pittrice Ursula, del giovane inventore occhialuto Tombo e di un'adorabile nonnina cambierà definitivamente il suo modo di rapportarsi con se stessa e con la magia...

Majo no takkyūbin, questo il titolo originale traducibile come "Le consegne espresse della strega", dura poco più di un'ora e mezza, ma in questo lasso di tempo è racchiuso un gioiello intriso di nostalgia, momenti dolcissimi, atmosfere raffinate e tanta magia, soprattutto quella del quotidiano e delle piccole cose. A tal proposito, l'adolescente Kiki è costretta a rinnovare costantemente la fiducia nelle proprie capacità approcciandosi e scontrandosi con gli altri, così come si trova ad affrontare situazioni sempre diverse che, non senza difficoltà, la porteranno a una maggiore crescita personale. Quella di Kiki è insomma una storia molto semplice, ma non per questo meno bella, ed è proprio qui che risiede la sua profonda bellezza. Per quanto riguarda l'apparato grafico, i film di Miyazaki rappresentano sempre una gioia per i miei occhi e Kiki non fa eccezione: fondali curati nel dettaglio, colori saturati a dovere, animazioni molto fluide e naturali, un character design gradevolissimo ormai marchio di fabbrica dello Studio Ghibli. Le musiche, alternate a momenti di silenzio strategico, accompagnano a dovere ogni sequenza, conferendo maggiore pathos ad alcuni momenti di tensione. Spettacolare la scena finale con il dirigibile, assolutamente da brividi a livello di immagini e scelte registiche. In Italia, l'opera è giunta nelle nostre case in due versioni, entrambe a cura del guru Gualtiero Cannarsi: la prima, da me visionata alcuni anni fa, risale al 2001 e presentava un doppiaggio in generale piuttosto fedele alla controparte nipponica, ma non mancavano alcuni lasciti del pessimo riadattamento americano, nel quale alcune situazioni venivano edulcorate, certi momenti di silenzio erano spezzati da parole messe lì ad hoc e in cui le due canzoni leitmotiv del film erano state tradotte secondo un testo differente dall'originale; la seconda edizione del 2013, di qualità decisamente superiore, ripristina in modo appropriato le musiche e i silenzi originali, lasciando intatte anche le splendide canzoni in giapponese poste in incipit e in explicit della pellicola. Per concludere, consiglierei la visione di Kiki - Consegne a domicilio agli appassionati delle opere del maestro Miyazaki che non hanno ancora avuto modo di vederlo: sono sicuro che le piccole grandi avventure di Kiki sapranno conquistarli con la loro straordinaria semplicità.



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"Kimi ga Nozomu Eien" è una serie del 2003, un bel po' di tempo fa, ormai. Tuttavia, nonostante il trascorrere degli anni, si è dimostrato un anime veramente interessante e coinvolgente. Un'opera sentimentale con una tonalità fortemente drammatica. Uno stile che, per certi versi, mi ha ricordato molto "Clannad", con un inizio molto leggero, ambientato alle scuole superiori, e un successivo risvolto maturo...
Ed è proprio in questo che va il merito di "Kimi ga Nozomu Eien", ovvero costruire una storia adattabile a tutte le fasce di età, in cui i protagonisti crescono con il passare degli episodi, maturando non solo fisicamente, ma anche caratterialmente. Un vero e proprio viaggio alla scoperta di sé stessi, dove non c'è spazio per la prevedibilità.

La storia incomincia nel più classico dei modi: a scuola. Un gruppo di quattro studenti (due ragazze e due ragazzi) che si preparano ad affrontare il loro ultimo anno del liceo. Cosa riserverà loro il futuro? Quali scelte compiere dopo la scuola? Pare tutto così lontano e distante... Futuro! Nessuno ci pensa mai veramente.
Takayuki Narumi, il protagonista, riceve la dichiarazione della timida Haruka Suzumiya, spinta a confessare i propri sentimenti dall'amica Mitsuki Hayase (a sua volta segretamente innamorata del ragazzo). All'inizio pare un po' titubante nell'accettare, forse maggiormente interessato all'altra compagna, ma, alla fine, decide di accettare i sentimenti di Haruka. Escono insieme e, nonostante qualche errore iniziale, imparano presto ad accettarsi l'un l'altro nel migliore dei modi.
Il destino sembra felice e solare nei loro confronti, ma, come ho specificato, "sembra". Ci vuole veramente poco a sconvolgere quella felicità, soprattutto se un incidente porterà via loro qualcosa di veramente caro...

Come già ricordato all'inizio, credo che la forza di quest'anime sia proprio l'esordio ingannevole e il successivo rivolgimento. Chiunque era pronto a gustarsi una bella commedia sentimentale scolastica, si prepari a qualcosa di più. Una storia ben più matura, con personaggi leggermente più grandi dei soliti standard, ma ancora desiderosi di crescere. I protagonisti non risultano affatto completi, anzi, manifestano qualche piccola imperfezione che, con somma gioia, verrà corretta nel corso delle puntate. Narumi, il protagonista, possiede una natura docile e gentile, ma anche ingenua. Di fatto non cambia molto rispetto ai soliti protagonisti, almeno all'inizio. Episodio dopo episodio, però, riuscirà a correggere queste sue imperfezioni, errore dopo errore.
Haruka non mi sta poi molto simpatica: una fanciulla timida e, onestamente, piuttosto piatta in quanto a caratura psicologica. I successivi sviluppi la costringeranno a riconsiderare le proprie caratteristiche, ma fino a un certo punto. Ben diversa, insomma, da Mitsuki (mio personaggio preferito), costretta a vedersi soffiare il ragazzo amato dalla sua migliore amica. Un contrasto di interessi tra amicizia e amore, che la roderà per tutta la serie. A differenza del solito, però, verrà trattata con maggiore durezza: un salto nel mondo della felicità, e poi eccola precipitare nella disperazione. Sarà proprio questa sua continua sofferenza e la forza che ci mette per superarla che, per quanto mi riguarda, ci avvicina maggiormente a lei.
La storia è ben strutturata, sebbene presenti qualche piccola forzatura. Fino alla fine non si riuscirà mai a capire quale strada prenderà la vicenda e, quando si avrà un'idea chiara, non si potrà che rimanere commossi.

La grafica non è il massimo, ma credo sia necessario tenere in considerazione l'età della serie... insomma, è pur sempre un'opera del 2003. Nonostante ciò il doppiaggio non è affatto male e anche la colonna sonora dimostra una notevole capacità nel coinvolgere lo spettatore.
La regia dimostra di aver svolto un lavoro più che eccellente nel creare una storia coinvolgente in tutte le sue quattordici puntate. Ogni secondo è un passo avanti verso la fine della serie, ma non ci si può fermare. Ho divorato tale anime in un sol boccone, senza risultare appesantito dai toni piuttosto cupi, alle volte, e drammatici.
Il finale è la ciliegina sulla torta, e conclude nel migliore dei modi tutta la vicenda. Non proprio un lieto fine, ma, d'altra parte, sarebbe stato troppo estraneo al contesto generale della serie. "Kimi ga Nozomu Eien" si è dimostrato un anime veramente bello, capace di superare il passare degli anni e mantenere la sua forza emotiva.

Voto finale: 9



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"Yuri Kuma Arashi" è un anime della stagione invernale 2015 composto da dodici episodi di durata canonica, diretto e sceneggiato dal rinomato Kunihiko Ikuhara.

Il mondo degli umani e quello degli orsi sono divisi dal muro dell'estinzione ed è vietato oltrepassarlo per entrambe le parti; la storia inizia quando questi ultimi fanno irruzione nel mondo degli umani, prendendone le sembianze e mimetizzandosi fra loro. Kureha è una studentessa rimasta orfana in tenera età che ha ritrovato la felicità grazie all'amica e amante Sumika; purtroppo è una felicità destinata a non durare, infatti quest'ultima diventa senza apparenti motivi una delle prime vittime degli orsi. A cercare di risollevarle il morale sono due studentesse appena trasferite, Lulu e Ginko, che però nascondono qualche segreto, infatti...
Evito di procedere nella descrizione perché sarebbe impossibile evitare spoiler, in quanto la trama è veramente semplice.

"Yuri Kuma Arashi" è un prodotto che sicuramente farà parlare di sé sia nel bene che nel male; per quanto mi riguarda, mi schiero dalla parte di coloro che non sono riusciti ad apprezzarlo, e sono convinto che se dietro quest'opera non ci fosse il nome di Ikuhara sarebbero stati veramente in pochi a seguirne la visione oltre il secondo episodio. Inizialmente, come in tutte le opere firmate Ikuhara, non si capisce niente di niente, e la trama tarda troppo a partire, rendendo la visione estremamente noiosa. Questo è uno dei più grandi difetti di "Yuri Kuma Arashi", che anche nel momento in cui la storia prende il via non riesce a coinvolgere come dovrebbe.
Per coloro che amano ragionare su ogni singola frase buttata lì anche a caso, cercando di attribuirle chissà quale significato profondo e simbolico, sicuramente c'è da divertirsi, ma in caso contrario consiglio di abbandonare immediatamente la visione, perché per quanto riguarda trama e personaggi si tratta di un prodotto veramente povero.

Tecnicamente il design dei personaggi non mi è piaciuto (gusto personale); le ambientazioni sono belle e suggestive, ma tutt'altro che varie: il 90% della storia è ambientata sul tetto della scuola, di fronte a un'aiuola e nella camera della protagonista.
Ottimo lavoro per quanto riguarda il doppiaggio e il comparto sonoro in generale, a partire dalla sigla iniziale dolce e leggera.
Anche per quanto riguarda la sceneggiatura non mi sento di promuoverla a pieni voti; scene riciclate più e più volte aumentano ancora maggiormente la noia, che già era l'elemento preponderante.

Veniamo adesso ad analizzare un punto che mi ha veramente infastidito: lo yuri; non lo detesto a prescindere, ma ho odiato il modo in cui è stato utilizzato. Molti sosterranno che in questo caso lo yuri abbia un chissà quale significato, e in parte posso anche essere d'accordo, ma è innegabile che è stato inserito soprattutto per vendere; ci sono tipi e tipi di fanservice, ma in questo caso ne viene utilizzato uno volgare e di cattivo gusto, ed è un peccato vedere anche artisti del calibro di Ikuhara ricorrere a tali scorciatoie.

Fortunatamente, negli ultimi episodi cambia qualcosa, la storia inizia a farsi più interessante, la narrazione più veloce e il finale risolleva parzialmente la situazione.

In conclusione, una serie che non mi sento di raccomandare se non agli amanti specifici del genere, o a tutti coloro a cui bastano due o tre scenette yuri e qualche "Shaba-da-du" a episodio per essere soddisfatti.