Tante volte ci è stato chiesto di fare una rubrica dove inserire il bianco e il nero, Capuleti e Montecchi, Livorno e Pisa, giorno e notte...insomma due punti di vista diametralmente opposti su cui poter discutere e magari anche schierarsi.

Dobbiamo ammetterlo, il timore che tutto finisca in un inutile flame ci ha sempre frenato ma, visto che ultimamente voi utenti vi siete dimostrati meno "scalmanati", ci siamo detti in Redazione "Why not"?

AnimeRing!

Un titolo, anime o manga, due recensioni a confronto. Due recensioni di voi utenti, il vostro diverso punto di vista sul "palco" di AnimeClick.it.
Come nel miglior incontro di Wrestling, come nella più epica delle Battle rap, saranno le vostre opinioni a sfidarsi fino all'ultimo colpo anzi...spoiler!
 
La forma della voce VS A Silent Voice

Andiamo a scoprire  il titolo su cui faremo discutere voi utenti!
 
A Silent Voice, uno dei manga più apprezzati degli ultimi anni, che ha saputo commuovere e far riflettere trattando temi importanti come disabilità e bullismo, giunto anche nei cinema italiani tramite la sua trasposizione animata col titolo La forma della voce.

La storia racconta dell'incontro tra due bambini: Shouya Ishida, un ragazzino molto vivace e Shouko Nishimiya, una bambina sorda. Inizialmente le cose tra i due non vanno bene poiché Shouya si diverte a prendere in giro Shouko e a maltrattarla per il suo handicap. Il loro rapporto però non è così semplice ed entrambi si ritroveranno, nel corso degli anni, ad attraversare parecchie difficoltà.

In questo appuntamento, anzichè chiedervi se l'opera è bella o brutta, vi chiediamo quale versione preferite. Se il manga originale, scritto da Yoshitoki Oima e pubblicato su Weekly Shōnen Magazine di Kōdansha, oppure la trasposizione animata, realizzata da Kyoto Animation con Naoko Yamada alla regia.

Oggi è giunto il momento di emettere un verdetto!

La domanda è una sola: voi da che parte state?

ANIME

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Personaggi e trama: quando questi due elementi in un'opera sono ben gestiti, si può essere certi che sarà una piacevole visione. Per quanto possa essere difficile approcciarsi a un tema delicato come quello del bullismo, immedesimandosi in quelli che sono i costumi nipponici, per i quali il rispetto verso il prossimo è sacro più del pane, "La forma della voce" lo fa, e lo fa molto bene proprio grazie a trama e personaggi.

Trama: Shouya è un ragazzino delle elementari caratterizzato da una forte vivacità, il classico fighetto della classe; alla suddetta classe viene presentata una nuova compagna, Shouko, una carinissima bambina dai capelli rosa e dal faccino ingenuo, che si distingue dagli altri per un handicap di sordità. Nel giro di pochi mesi Shouko diventa vittima degli scherzi sempre più aggressivi di Shouya che, di fronte alla passività della classe (professore compreso), la opprime fino a costringerla a trasferirsi. Si incontrano alcuni anni dopo e le cose sono leggermente cambiate.

"La forma della voce" è il cammino di redenzione di Shouya. Tormentato dal chiedersi se davvero possa meritare un sentimento di perdono, si vede affissa addosso, con accettazione passiva da parte sua, l'etichetta del pregiudizio, che lo porta al distacco passivo. Conscio del fatto che quel perdono non lo meriti affatto, lo cerca, domandandosi se sia più per un appagamento personale piuttosto che un vero desiderio di tentare di mettere le cose al loro posto, perché forse a Shouko ci teneva, e ci tiene, più di quanto volesse ammettere davanti agli altri, ma non si sente capace di comprenderlo.
Shouko, forte di una generosità quasi angelica, veste il ruolo della silenziosa saggezza, mostrandosi capace di sopportare pesi e colpe che apparentemente non le appartengono affatto, almeno davanti agli occhi di chi osserva con sguardo comodamente superficiale. Dietro al suo timido viso si nasconde la consapevolezza che a dare forma alla voce possono i gesti più che le parole, e che a volte non è la sordità che impedisce di ascoltare, ma è per lo più una questione di volontà.

In tutto questo la vera forza de "La forma della voce" sta nei personaggi secondari. Chi dalle elementari chi dalle superiori, Shouya e Shouko, senza rendersene nemmeno conto, si ritrovano dentro a un qualcosa che il ragazzo scansato da tutti era convinto di non meritare affatto, un semplice quanto importante gruppo di amici. Caratterizzati da forti sfaccettature psicologiche, gli amici dei protagonisti partecipano attivamente all'analisi del personaggio di Shouya, mettendo l'accento su quella che è l'importanza che veste il punto di vista di chi osserva e che, volente o nolente, si trova a giudicare il contenuto. Nell'osservare si viene al tempo stesso osservati, e nel maneggiare sentimenti ed emozioni propri di altri individui, amici o no che siano, ci si rende rapidamente conto di quanto questi possano essere fragili.

Dal punto di vista meramente tecnico, comparto grafico e sonoro si incaricano di supportare la trama dalla lunga durata, vedendosi assegnato il compito di lasciar risaltare i dialoghi, mantenendosi come elementi di sfondo. Quello che ne viene fuori è una grafica tanto semplice quanto bella, che vede la sua massima espressione nel personaggio di Shouko e il suo colpo di genio nelle X; mentre le colonne sonore si mostrano evocative ed estremamente suggestive, e non si fatica a definirle bellissime.

Il messaggio che il film si propone di trasmettere è forte e pregno di concretezza, quella che dinnanzi alle persone comuni si pone come la vera essenza di ogni rapporto umano: la capacità di saper rispondere perdono.
Perché Shouko lo sa fin troppo bene che nascere perfetti non è una prerogativa degli esseri umani, e che le nostre imperfezioni fanno di noi ciò che realmente siamo. Sa fin troppo bene che un rapporto, che sia amicizia o amore, si fonda sui litigi, sulle scuse imbarazzanti e i perdoni incondizionati, e Shouya (come chi guarda) lo impara da lei. Perché di un rapporto degno di questo nome fanno parte sia bene che male, ed è proprio la loro compartecipazione a renderlo vivo. Di fronte a un sentimento di affetto non c'è imperfezione che tenga, un abbraccio può valere molto più delle parole, che siano espresse a voce o scritte su un quaderno. Perché l'amicizia è questo: errori e perdoni, passi indietro piuttosto che in avanti; la consapevolezza che è più bello portare il peso delle proprie imperfezioni tenendosi per mano.


MANGA 

10.0/10
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"Koe no katachi", letteralmente "la forma della voce", è un manga in 7 volumi scritto e illustrato da Yoshitoki Ooima pubblicato in Giappone tra il 2013 e il 2014. In Italia l'opera è stata portata dalla Star Comics, con il titolo "A silent voice", la quake da poco ne ha cominciato la pubblicazione.

Shoya Ishida è un ragazzo annoiato dalla vita che passa le giornate ad inventarsi prove di coraggio, da effettuare con i suoi amici, per potersi sentire vivo. Un giorno, nella sua classe, si trasferisce Shoko Nishimiya, una bambina sorda che utilizza un quaderno per comunicare con i suoi compagni. A causa di questo suo problema fisico, Nishimiya si ritrova nuovamente ad essere vittima di bullismo da parte di tutta la classe, in primis da Ishida, e viene costretta ad un nuovo trasferimento. Venuti a galla questi atti di bullismo, l'intera classe fa ricadere tutta la colpa sul solo Ishida. Diventato ora lui vittima di bullismo da parte della sua classe, il ragazzo si isola sempre di più, arrivando ad odiare tutto e tutti e, soprattutto, se stesso. Anni dopo, da studente della superiori, Ishida cercherà Nishimiya, per restituirla una cosa che le apparteneva ed inizierà il suo percorso per cercare di riparare gli errori commessi in passato.

I personaggi di Ishida e Nishimiya riassumono completamente le domande a cui "A silent voice" cerca di dare una risposta: se in passato sei stato un bullo, hai la forza di cambiare ciò che sei stato? Se nel passato sei stato vittima di bullismo, hai la forza di perdonare i tuoi carnefici? A modo loro, i due ragazzi daranno al lettore una risposta diversa.
Ishida non è un cattivo ragazzo, è semplicemente annoiato dalla vita. Ogni giorno se ne inventa una per divertirsi, ed è il solo del suo gruppetto a non rendersi conto che ormai sono troppo grandi per comportamenti così spericolati. In Nishimiya vede solo il suo nuovo giocattolo, da poter usare a piacere come passatempo. Giorno dopo giorno le farà qualsiasi cosa, aspettando di vederla in lacrime o arrabbiata, ma riceverà sempre e solo una cosa: il timido sorriso della ragazza. Per questo comincerà ad odiarla davvero, perché lei è una debole e risponde al bullismo prima con la gentilezza e poi cambiando classe mentre lui, aggredito dai suoi vecchi amici, risponde colpo su colpo. E in fondo cosa poteva chiedere di meglio? Ora è solo, ma almeno non si annoia. Iniziata la sua vita da emarginato, si convince di meritarsi l'odio delle persone, ma il nuovo incontro con Nishimiya cambierà tutto. Forse anche per lui c'è speranza, non tanto di essere felice (quello è fermamente convinto di non meritarselo), ma almeno di poter restituire a Nishimiya l'infanzia felice che, per colpa sua, lei non ha avuto. Non è possibile tornare indietro nel tempo, questo lo sa, ma è possibile recuperare il rapporto con le persone. Questa è la differenza fondamentale tra i due ragazzi: Nishimiya è disposta a dare una nuova possibilità ai suoi vecchi compagni di classe (o almeno ad alcuni di questi, tra cui Ishida stesso) mentre Ishida rifiuta ogni possibile contatto con loro. Anzi, rifiuta qualsiasi contatto con chiunque. Ottimo l'espediente utilizzato da Ooima per rappresentare l'odio che Ishida nutre per i suoi compagni di classe (sia vecchi che nuovi), e cioè disegnarli con una grande X che ne nasconde il volto. Ma la vicinanza di Nishimiya, un po' alla volta, lo aiuterà a far cadere quelle X.
Nishimiya, come detto, è una dolce ragazza disabile combattuta tra due sentimenti: il voler integrarsi con i suoi compagni e la paura di essere un peso per la sua disabilità. Paradossalmente, il primo sentimento andrà ad ingigantire il secondo. Vuole partecipare al coro con i suoi compagni, ma è stonata e farà perdere la competizione alla classe. Non può sentire cosa dice il professore, quindi disturba spesso i suoi vicini di banco. Un po' alla volta, tutti i suoi compagni la vedono come un freno per la classe, cosa di cui la ragazza è più che cosciente. Il suo quaderno, utilizzato per comunicare con gli altri, che nelle prime pagine era pieno di convenevoli con le sue nuove compagne, un po' alla volta comincia a riempirsi quasi esclusivamente di "scusami" e "perdonami se sono un peso". Il sorriso con cui risponde agli scherzi dei suoi compagni non è un segno di debolezza, lei vuole solo integrarsi e il suo problema fisico le impedisce di capire al meglio cosa avviene intorno a lei. Nel dubbio è meglio sorridere, no? La bontà di questa ragazza, che vuole solo essere accettata dai suoi coetanei, è davvero toccante. Ogni mattina pulirà il banco di Ishida dalle offese che i suoi compagni scrivono perchè il ragazzo maltrattava Nishimiya e il suo secondo momento di crisi (vedi qualche riga più sotto) deriva soltanto dalla convinzione di aver rovinato tutti gli sforzi fatti da Ishida per ricreare il gruppo di amici.
Ishida e Nishimiya, due ragazzi con problemi diversi che si ritrovano ad essere vittima di bullismo, condizione che affrontano in modo differente. Entrambi, schiacciati sotto il peso dei loro problemi, avranno momenti di cedimento e decideranno di abbandonare tutto. Ishida lo farà solo una volta, mentre Nishimiya perfino due. Il primo cedimento della ragazza è quasi più terribile del secondo: deciderà di abbandonare il suo quaderno nello stagno in cui Ishida lo aveva gettato, rinunciando così al suo unico mezzo di comunicazione con i suoi compagni.

Sono pienamente convinto di non essere riuscito a descrivere in modo adeguato la profondità di questi due personaggi con le poche righe utilizzate. Per evitare di allungare troppo questa recensione non mi fermerò a parlare dei personaggi secondari, secondari per quanto riguarda la loro presenza all'interno della storia e non per la loro caratterizzazione. Infatti, ognuno di questi, ha un carattere diverso, verosimile e descritto veramente bene. Questa diversità di caratteri porterà altri punti di vista riguardo i temi trattati dall'opera.

Per quanto mi riguarda, i disegni sono l'unica nota negativa di A silent voice. Bisogna però dare a Cesare quel che è di Cesare: il mangaka mantiene lo stesso tratto per tutta la durata dell'opera, la scena è chiara e ben strutturata e riesce a rendere bene i momenti in cui i personaggi usano il linguaggio dei segni. Il disegno non mi è piaciuto, non lo nascondo, ma il sorriso di Nishimiya è un'immagine splendida, che mi porterò dentro a lungo. Anche la scena conclusiva ha qualcosa di meraviglioso.

Forse, chi è un po' cinico come il sottoscritto, potrà considerare il finale di quest'opera troppo buonista e felice per essere realistico, perché raramente la vita ci offre una seconda possibilità. E anche se fossimo così fortunati da averla, non è detto che saremmo in grado (o, più semplicemente, avremmo il coraggio) di coglierla e sfruttarla al meglio (al riguardo è davvero emblematica un'altra opera, del tutto diversa da questa, "Orange" di Ichigo Takano). Ma forse l'obiettivo di Ooima era proprio quello di farci arrivare il bellissimo messaggio secondo cui, se ascoltiamo davvero con attenzione le nostre voci (anche e soprattutto quella "silenziosa") possiamo continuare a sperare in tutto, almeno fino a quando siamo vivi.

Il voto che assegno è un 10. Vero, ho detto che il disegno non mi piace e che trovo il finale poco realistico, ma non me la sento di togliere punti per questi motivi ad un bellissimo messaggio di speranza.



Potete far sentire la vostra voce, oltre che nei commenti, anche con un mini sondaggio che durerà tre giorni!

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