In occasione del Festival di Cannes, da poco concluso, presso il quale il grande regista Hirokazu Kore-Eda è stato insignito della prestigiosa Palma d'Oro, un altro grande regista ha lasciato un'importante testimonianza. Si tratta di Mamoru Hosoda, padre de La Ragazza che Saltava nel Tempo e The Boy and the Beast, oltre che di due splendidi bambini. Proprio di questo ha parlato in un discorso: della sua esperienza di padre, di come questa sua parte di vita abbia influenzato l'atteso lungometraggio Mirai no Mirai.

Hosoda ha ammesso di non essere il miglior padre del mondo e sua moglie è d'accordo: "quando nacque il mio primo figlio stavo lavorando a The Boy and the Beast, e non ero quasi mai a casa. Lasciai tutto il peso sulle spalle di mia moglie. Lei ritiene, infatti, di aver cresciuto da sola il nostro bambino. Per questo mi chiese 'pensi di comportarti allo sesso modo con il secondo?' Ciò mi ha fatto riflettere molto. Volevo crescere mia figlia come un vero padre, così sono cambiato" ha annunciato il regista.
 
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Mamoru Hosoda insieme a Carlo Cavazzoni, direttore esecutivo di Dynit

Il risultato di questa riflessione e cambiamento è "Mirai no Mirai", un esilarante studio di genitori stressati che sono apparsi nel momento in cui Hosoda ha cercato di combinare la sua vita professionale con quella famigliare. "Molto di quello che vedrete nel film è realmente accaduto," ammette il regista, "specialmente dopo la nascita della nostra seconda bambina. Tutto quello che succede nel film tra la coppia e il figlio è molto somigliante alla nostra esperienza."
La storia, infatti, racconta delle birichinate del piccolo Kun, pervaso di gelosia all'arrivo della sorellina. Ma anche le discussioni genitoriali faranno fischiare le orecchie a tutte le coppie...il padre che non riesce mai ad essere troppo presente si finge l'uomo che tutti vorrebbero, mentre la madre, indaffarata con le faccende domestiche, non riesce a mantenere saldamente le redini della vita famigliare. Hosoda crede che, nonostante sia difficile non discutere davanti ai bambini, è necessario non dire menzogne a loro o in loro presenza: "se nel film udirete i genitori esporre i loro pensieri in alcune situazioni, è perché io non voglio dire bugie ai bambini. Voglio che sappiano cosa pensano gli adulti".

"Se volete che i vostri figli vi credano, non dovete dir loro bugie. Un tempo i genitori svolgevano strettamente il ruolo di genitori, ma oggi questo gioco non funziona più, perché le famiglie sono cambiate anche in Giappone, nonostante possa sembrare uno stato profondamente conservatore."
Hosoda ha dichiarato che, sin dal tempo di The Boy and The Beast, la famiglia è diventata la tematica fondamentale dei suoi lavori. 
"Come si diventa padre? Il mio primo figlio lo sta insegnando a me che non ne avevo idea. Ho fatto buoni progressi" dice ridendo, "Questo nuovo film lo può dimostrare. La famiglia è diventata una tematica imprescindibile in quanto essa sta cambiando e non sappiamo quale sia il suo futuro. Ecco perché ho scelto di raccontare queste storie."
 
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La paternità ha anche cambiato lo stile narrativo di Hosoda. "Mio figlio continua a chiederci di leggere storie - anche se il più delle volte è mia moglie che se ne occupa. Divoriamo un libro dopo l'altro e quando non ne abbiamo uno nuovo, apriamo le nostre mani proprio come se fossero un libro e diamo sfogo alla nostra fantasia. Lo chiamiamo 'Il Libro delle Mani' e non solo è divertente, ma costituisce anche un grande esercizio di improvvisazione!"
Proprio com in The Boy and the Beast, in Mirai no Mirai sono presenti sequenze fantastiche e viaggi nel tempo che fanno volare il ragazzino su e giù per il suo albero genealogico fino all'infanzia dei suoi genitori e nonni. 

"Volevo raccontare una grande storia partendo da una storia modesta. E' il grande ciclo della vita: spendere tempo con i miei figli mi fa ricordare la mia infanzia, come se la rivivessi giorno dopo giorno."



Fonte consultata:
Japan Today