Una proposta del Ministero della Giustizia giapponese mira a facilitare la permanenza in Giappone degli studenti stranieri al termine dei loro studi, permettendogli di far carriera dopo che una nuova regolamentazione emanata il mese scorso dal governo giapponese rischiava di rendere le cose ancor più difficili per gli studenti stranieri che sono in Giappone per studiare, obbligandoli a fare un tot minimo di ore di lavoro troppo basso per permettergli di far passi avanti nel mondo del lavoro.

In genere, a seconda del lavoro che lo straniero andrà a svolgere in Giappone il visto lavorativo ha maggiori o minori possibilità di essere rilasciato: quindi, ad esempio, se si finisce a lavorare per qualche pezzo grosso le possibilità di ottenere un visto lavorativo sono molto alte. Questo perché lavori importanti portano alti salari, e meglio si guadagna meno si avrà bisogno dell'assistenza del governo per vivere.

Purtroppo però appena si finiscono gli studi e ci si appresta ad iniziare una vita lavorativa, si è agli esordi (anche grazie alla regolamentazione che dicevamo prima), e si otterrà quindi un impiego base (che serve principalmente per imparare il lavoro che si andrà a svolgere, per prenderci la mano insomma). Questi impieghi base di conseguenza hanno salari base e non soddisfano i requisiti per fare richiesta di un visto lavorativo: ecco dove gli stranieri, a differenza dei giapponesi e secondo il Ministero della Giustizia, incontrano una grossa difficoltà.
 

Nel 2016 ad esempio di 12.000 laureati stranieri (in un'università di 4 anni), la maggior parte ha fatto ritorno in patria, e solo il 40% è rimasto a lavorare nel paese.
"Queste persone hanno studiato la lingua e il paese, ed ora sono costretti a tornarsene a casa" dice il portavoce del Ministero della Giustizia (non è chiaro quanti di quel 60% sia tornato a casa volontariamente o perché ha incontrato delle difficoltà nell'ottenere un visto lavorativo).

Tutto questo però fa pensare, e i criteri di selezione per il visto lavorativo potrebbero venire modificati. Ad esempio, uno straniero giunto in Giappone per studiare animazione che alla fine dei suoi studi riceve un'offerta di lavoro come assistente in uno studio di animazione non soddisfa i criteri per ottenere un visto lavorativo. Questo gli impedisce quindi di far carriera e ottenere una posizione che lo porterebbe a rientrare nei criteri.
La stessa cosa vale per gli stranieri che arrivano nel paese e studiano per ottenere una posizione all'interno di un locale o un ristorante (cameriere, cuoco o manager che sia).

Ecco che finalmente anche per gli studenti stranieri si apre uno spiraglio, perché il governo sta discutendo di far divenire anche questi stranieri che fanno lavori di basso rango candidabili per il visto lavorativo, proprio perché hanno dimostrato di voler essere membri produttivi della società e, a loro avvisto, il governo dovrebbe dargli modo di esserlo ancora di più. Se queste modifiche dovessero venire approvate, entro la prossima primavera diverranno effettive.

Fonte consultata:
Soranews24