Il liceale Ichigo Kurosaki ha quindici anni, i capelli arancioni, un faccino da spaccone e la parlata tipica dei teppisti. Ichigo, per la verità, è un bravo ragazzo che ama profondamente la propria famiglia, "non così altruista dal rischiare la vita per degli sconosciuti, ma nemmeno così infimo da non aiutare chi si trova in difficoltà", come ama definirsi egli stesso.
 
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Il suo problema è unicamente quello di vedere cose che la gente accanto a lui non vede affatto. Cose che appartengono, in effetti, al mondo del soprannaturale: sin da piccolo Ichigo ha il "dono" di poter vedere gli spiriti buoni nonché quelli più irrequieti definiti Hollow, finanche agli Shinigami, coloro che sono destinati a ricondurre gli spiriti a un trapasso non problematico.
 
E' a causa di questo peculiare dono di natura, nonché di una forza spirituale ben più accentuata del normale, che Ichigo fa la conoscenza di Rukia, una Shinigami che interviene per eliminare un Hollow che attacca casa Kurosaki.
In quest'occasione la ragazza, ferita, si vede costretta a trasferire temporaneamente parte dei propri poteri a Ichigo, il quale però a causa di un tragico errore procedurale, li riceve per intero. Dotato così di una potente katana purificatrice, la Zanpakutō, Ichigo assume il ruolo di "Shinigami temporaneo."

Non lo fa volentieri, come emerge fin da subito dal rapporto di burrascosa amicizia che volente o nolente s'instaura tra lui e Rukia, costretta a vivere tra gli umani fintantoché non riavrà i propri poteri. Inoltre, proprio la caccia ad un particolare Hollow consentirà a Ichigo di scendere a patti con un doloroso evento legato al proprio passato, e con i ricordi che tormentano le sue notti.

Dopo la recente conclusione del manga omonimo, il mondo delineato da Tite Kubo in Bleach rivive per tramite di una trasposizione Warner Bros in lungometraggio live action uscita dapprima nelle sale giapponesi il 20 luglio 2018, quindi acquisita il 14 settembre 2018 da Netflix per la distribuzione sul piccolo schermo a livello internazionale.
 
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Condotti dalla regia di Shinsuke "Gantz" Sato, in Bleach vediamo un Ichigo interpretato da Sota Fukushi (As the Gods Will, Donten ni Warau) e una Rukia dalle fattezze in parte diverse da quanto sia il manga che l'anime ci hanno abituati, poiché la Rukia di Hana Sugisaki (L'Immortale) porta i capelli lunghi e raccolti. Malgrado la variazione sul tema, di tipo puramente estetico, la giovane attrice è capace di trasporre piuttosto bene la complessità della figura di Rukia, un personaggio volitivo, indomito e dal carattere roccioso e solitario.
E' inevitabile lo scontro con l'altrettanto testardo Ichigo, abituato a non farsi mettere i piedi in testa da nessuno, tantomeno da una ragazza che senza permesso arriva ad installarsi letteralmente dentro l'armadio della sua camera. 

Sota Fukushi è un ikemen piuttosto popolare in Giappone, ed è inevitabile chiedersi come possa un bishounen calarsi adeguatamente nel ruolo di Ichigo. Eppure Fukushi, dai capelli di un arancione acceso richiesti per la parte, veste bene questi panni, se notiamo fino a quanto le sue movenze ricordino quelle del protagonista di Bleach.
Anche la notevole statura gioca a suo favore, al punto che gli scontri con Rukia sono visivamente piacevoli anche grazie al contributo dato dal contrasto visivo, ovvero l'evidente differenza d'altezza tra i due personaggi.
 
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Accanto a loro prendono vita una serie di figure appartenenti a categorie diverse di individui: gli umani la fanno da padrone, partendo dalle sorelline di Ichigo, Karin e Yuzu ai suoi genitori, l'amico Chad e la bella compagna di classe Orihime. Quest'ultimi sono forse tra i personaggi che meno risultano approfonditi a livello generale, una mancanza che forse un eventuale seguito del film potrebbe compensare.
Alle figure del riservato Ishida del peculiare clan dei Quincy invece, nonché del misterioso Kisuke Urahara, sono dedicate poche ma sapienti pennellate: quanto basta per intuire quanto d'intrigante ci possa essere dietro ai personaggi interpretati da Ryo Yoshizawa (Marmalade Boy) e Seiichi Tanabe.
 
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Relativamente alle creature del soprannaturale, il film fa ben sfoggio degli Hollow per tramite della grafica e degli effetti speciali, ottimamente realizzati ed ampiamente utilizzati.
Non v'è scena d'azione inoltre che non sia accompagnata da una colonna sonora "rockeggiante" ad hoc, elemento che contribuisce a mantenere il ritmo del film sempre scorrevole, e rendere la visione del film piuttosto gradevole.
 
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Oltre alla figura di Rukia, la storia narrata introduce anche le figure degli Shinigami Renji e Byakuya, non appartenenti a questo mondo, ma che vi si affacciano per portare a termine i compiti loro assegnati. Si tratta dei due personaggi che più catturano l'attenzione, persino più della minaccia rappresentata dagli Hollow, sia esteticamente che caratterialmente parlando: intuiamo che servirebbe molto più tempo per raccontarli e svelarne le personalità, ma facilmente si cede comunque al loro fascino e all'imponente aura che trasmettono, forse anche al buon lavoro svolto rispettivamente da Taichi Saotome e dal celebre rocker e artista poliedrico Miyavi.

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Relativamente ai personaggi dunque, la storia risulta ben costruita e le figure tutto sommato uniformemente distribuite lungo la narrazione, senza che il film risulti eccessivamente "zeppo" di troppi personaggi o, al contrario, di personaggi ridotti a mere comparse per la mancanza di tempo nello sviluppo di personalità eccessivamente complesse.
Non vi è tempo, in verità, per approfondire troppo: così, se da un lato si intuisce che una figura come quella di Kisuke Urahara nasconde molto più di ciò che rivela, dall'altro rimangono irrisolte le domande che inevitabilmente ci si viene a porre durante la visione, come ad esempio la natura del rapporto proprio di Urahara con gli Shinigami, o che ne sarà del corpo umano inerte del buon Ichigo ad ogni suo nuovo scontro che lo impegna contro gli Hollow.
 
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Piccolezze, tutto sommato, ed interrogativi che non pregiudicano la godibilità del film di Bleach, anche per chi non è un fan dell'opera di Kubo e non ne conosce appieno i risvolti.
Il film giunge ad una sua effettiva conclusione, conducendo lo spettatore a chiudere un cerchio apertosi a inizio film, ma lasciando al tempo stesso lo spazio per eventuali proseguimenti futuri.
 
Pur senza probabilmente restituire la complessità della lunga opera di Tite Kubo, il film riesce infatti indubbiamente a spalancare un'interessante finestra su un mondo variegato come quello del soprannaturale. 
Ne esce un mix ben dosato tra scene d'azione, musiche incalzanti, momenti divertenti ed altri decisamente più drammatici e malinconici: elementi che per l'appunto risultano giostrati in maniera adeguata, pescando quanto necessario dal manga di Tite Kubo, ed evitando al tempo stesso alla storia di dipanarsi in sotto-trame lasciate inevitabilmente senza conclusione.

Decisione gioco forza obbligatoria, che ha il pregio di confezionare un prodotto da un lato capace di reggersi in piedi da solo, e dall'altro di appagare piacevolmente lo spettatore. Cosa non facile, di questi tempi in cui ogni nuovo annuncio di celebri opere presto adattate in live action genera inevitabili preoccupazioni o sconforto nel cuore di ogni fan che si rispetti.
 
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E' da segnalare inoltre che in lingua giapponese Ichigo parla come un normale ragazzo della sua età, rimarcando il suo essere virile a suon di "ore" (ovvero "io", in versione rude) e "omae" o "temee" (ovvero "tu", non propriamente in linguaggio beneducato). Gli fa da contraltare il "kisama" con cui gli Shinigami si rivolgono a lui, un termine che stride con il tono aulico e pacato con cui di norma questi ultimi parlano, essendo un modo di rivolgersi a qualcuno talmente maleducato da risultare valido, per l'appunto, soltanto in un film con creature dell'altro mondo.
Attraverso le versioni multi-lingua offerte da Netflix notiamo un buon lavoro fatto al doppiaggio, e queste sfumature nei toni vengono mantenute; una volta di più, consentono di ritrovare l'atmosfera della storia originale.
 
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Un prodotto azzeccato su più livelli, quindi?
Personalmente ritengo di poter dire di sì.
E' una visione piacevole e divertente, Bleach. Quel tanto che basta ad auspicare che si possa proseguire su questa strada.