Era una vita che, di tanto in tanto, tornavo a farmi domande su una vicenda di cui avevo letto in un breve paragrafo di un libro fondamentale per la formazione, la comprensione e la riorganizzazione della mia fantasia alla fine della mia infanzia. In questo libro, e parliamo di un prodotto pre-internet, si prendeva in analisi, probabilmente per la prima volta nella storia in lingua occidentale (tra l'altro in italiano), l'intera produzione a disegni animati del Giappone, dai suoi albori fino al 1988 catalogando e schedando, prodotto per prodotto, film cinematografici, OAV, special e serie TV. Il libro in questione era il mitico “Anime – Guida al cinema d'animazione giapponese”, pubblicato dalla compianta e pionieristica Granata Press nel 1991 e firmato da Andrea Baricordi, Massimiliano De Giovanni, Andrea Pietroni, Barbara Rossi e Sabrina Tunesi (all'epoca i Kappa Boys ed oggi, quatto su cinque, Kappalab) e vantava, oltre l'incredibile quantità di informazioni contenute, la prefazione di Go Nagai (mangaka originale, papà di personaggi iconici come Mazinga Z, Goldrake e Jeeg Robot). Tra le oltre 1.200 schede presenti in questo tomo enciclopedico ce n'era una che mi aveva sempre colpito nel profondo perché parlava di una serie animata tratta da un fumetto italiano e che prima di allora (mea culpa!) non avevo mai sentito nominare: “Toppe, Giraffo e Rana”!
 
Andrea Romoli con Francesco Chiatante, autore dell'articolo

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Nella fantasia di un ragazzino come me leggere che i giapponesi, a metà anni '80, avevano tratto una serie anime da un fumetto italiano dell'epoca mi fece fantasticare non poco; inoltre in questa breve scheda veniva nominato anche il suo autore: Andrea Romoli, ma purtroppo, sempre allora, anche il suo nome mi diceva ben poco.
Il tempo passa, passano gli anni, e neanche pochi ed io, che non avevo mai davvero dimenticato quella storia (tra l'altro me l'ero anche ritrovata nella miriade di appunti durante il lavoro di ricerca che svolsi per il film documentario “Animeland – Racconti tra manga, anime e cosplay”), mi trovo, dopo tutto questo tempo, ancora una volta ad incappare nei nomi legati a quest'opera, che di tanto intanto ritornavano a galla nelle mie ricerche.

E questo dove? Ecco, è qui la cosa incredibile... il nome dell'autore e dei personaggi di questi fumetti e di questo anime li ho ritrovati su siti, database, forum e social-network del Sol Levante, rigorosamente in lingua giapponese, o comunque in altre lingue, e quasi mai su canali italiani!
Questo perché, per quanto possa sembrare assurdo, Andrea Romoli è un autore famoso e ricercato nel mondo delle serie anime giapponesi degli anni '80, e non solo, ma quasi totalmente sconosciuto nel nostro Paese.
E così, dopo ulteriori ricerche, ho finalmente avuto la fortuna di imbattermi in un forum di suoi fan giapponesi, con incursioni di appassionati provenienti da mezzo mondo, ed infine anche in lui e, a quel punto, dopo una serie di scambi di idee virtuali, non ho più saputo resistere ad andarlo ad incontrare di persona per farmi finalmente raccontare tutta la sua storia!

Nato a Firenze il 3 Dicembre del 1944, figlio d'arte (il padre fu l'artista Mario Romoli, anch'egli fiorentino, pittore e scultore attivo su più fronti e figura di una certa fama nella Toscana del Novecento, e non solo), grande amante di fantascienza, Andrea Romoli ha svolto per oltre trent'anni il lavoro di fisico (ai vertici della progettazione ottica per applicazioni spaziali della Galileo) collezionando riconoscimenti che lo hanno portato alla notorietà internazionale in questi ambiti, nonostante ciò continuando sempre e comunque a disegnare e raccontare, nel tempo a disposizione, le sue storie di fantasia a fumetti.
Nel 1977 completa e pubblica il fumetto “Avventura su Efesto”, la primissima avventura dove per la prima volta in assoluto appaiono protagonisti: il comandante Toppe, il primo pilota Giraffo e il biologo Rana!
I personaggi della storia, provenienti direttamente dall'infanzia dell'autore (Toppe, Giraffo e Rana erano originariamente tre pupazzi di pezza che Romoli aveva davvero da bambino), sono animali antropomorfi egregiamente stilizzati che, in diverse avventure, viaggiano nello spazio da una stella all'altra attraverso un 'antiuniverso' incontrando creature fantastiche, sorprese e misteri in ogni dove. Dopo questa prima ed oramai introvabile storia pubblicata all'epoca dalla casa editrice Nerbini di Firenze, seguirono, in quegli anni e con gli stessi personaggi, ben altri quattro volumi della serie “Altri Mondi” (battezzata così, dalla seconda storia, dallo stesso Romoli) dai titoli “Fuga su Issar”, “Il demone di Azul”, “Crab nebula” e “L'ultima fortezza” pubblicati da Zanfi Editori e, negli ultimi anni un quinto, il recente “Lo specchio dei mondi” (Youcanprint Self-Publishing, 2016).
Nel marzo del 1979 “Fuga su Issar” fu presentato alla Fiera del Libro per Ragazzi di Bologna, e il primo giorno della manifestazione, alle ore 9 del mattino, un signore giapponese, prese una copia del volume, ringraziò e se ne andò: si trattava del direttore artistico della Nippon Animation di Tokyo.
Una settimana dopo la Nippon Animation chiese all'editore una opzione per una serie animata per la TV e ad inizio del 1981 Andrea Romoli fu invitato in Giappone per visionare l'entusiasmante episodio pilota (della durata di circa 6 minuti) della serie che i giapponesi volevano realizzare.
Per qualche anno Romoli non ebbe notizie della possibilità di fare un anime dai suoi fumetti finché nel 1988 tornò alla Fiera del Libro per Ragazzi di Bologna e, proprio quando stava per andar via dall'evento con in mano una copia del suo fumetto “Fuga su Issar”, fu fermato dai giovanissimi Kappa Boys (che in quel periodo stavano iniziando a lavorare per importare ufficialmente i primi manga in Italia) che chiesero a Romoli dove avesse trovato quel libro a fumetti. Lui disse che ne era autore e loro risposero chiedendogli se allora lui fosse l'ideatore della serie UCHUSEN SAGITTARIUS (nome internazionale: SPACESHIP SAGITTARIUS).
Solo in quel momento Andrea Romoli scopre che le avventure spaziali di Toppe, Giraffo, Rana e il resto della Corrazzata Spaziale Sagittarius (sagittario è anche il segno zodiacale di Romoli) erano state trasposte in una serie animata prodotta dalla Nippon Animation e andata in onda nelle TV giapponesi tra gennaio del 1986 e ottobre del 1987 e che il suo editore aveva fatto fare tutto questo a sua insaputa!
La serie ampliata e talvolta anche cambiata in alcuni frangenti rispetto all'idea originale ottenne grande successo in Giappone, tanto da portare la Nippon Animation a realizzare ben 77 episodi (di mezz'ora l'uno), libri e fumetti inediti (manga e anime comics), dischi, modellini, pupazzetti, gadget vari e persino un romanzo ufficiale in lingua giapponese!
Inoltre il successo in quegli anni è stato tale che spesso la serie di Andrea Romoli (talvolta erroneamente traslitterato dalla lingua giapponese in “Andrea Lomori”) viene affiancata in copertine di libri, dischi e riviste a personaggi di serie come “Dragonball” o “I Cavalieri dello Zodiaco”  e nel maggio del 1987 conquista anche la copertina del numero 107 di Animage, la principale rivista di animazione del mercato giapponese!


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Sbirciando nello staff tecnico e artistico di questa serie animata troviamo il regista e storyboard artist Katzuyoshi Yokota (che aveva lavorato, sotto diversi ruoli, anche a prodotti come “Heidi”, “Anna dai capelli rossi”, “Flo, la piccola Robinson”, “Tom Story” e “Madmoiselle Anne”), lo sceneggiatore Nobuyuki Isshiki (anche autore di film, telefilm, manga e romanzi), i character design Sadahiko Sadamaki (animatore in “Lupin III”, “Tom Story”, “Cristoforo Colombo”, “Il libro della giungla” e “Akira”), Shuichi Seki (animatore in “Belle e Sebastien”, “Tom Story”, “Lucy May”, “Nel regno di Oz” e “Papà Gambalunga”) e Noburu Takano (animatore in “Rensie la strega”, “Nausicaa della Valle del Vento”, “La tomba delle lucciole”, “Naruto” e “La città incantata”), il direttore artistico Taizaburo Abe (“Babil Junior”, “Là sui monti con Annette”, “Tom Story” e “Conan il ragazzo del futuro”) e le musiche originali di Haruki Mino (che aveva lavorato anche alle musiche in “Un regno magico per Sally”, “Inuyasha”, “La ragazza che saltava nel tempo” e “Metropolis”).

Qui l'episodio pilota della serie, rilasciato nel 1982.
 



A completare al meglio il tutto troviamo le due sigle della serie: la grintosa “Stardust Boys”, in testa, e la romantica “Yume Konen”, in coda, entrambe interpretate da Hironobu Kageyama (popolare cantante del mondo degli anime giapponesi che interpretò, tra le tante, sigle come “Cha-La Head Cha-La” e “We Gotta Power” di “Dragon Ball Z”, “Soldier Dream” da “I Cavalieri dello Zodiaco”, e ancora le sigle per “Kyashan - Il mito” e il tema del videogame “Dragon Ball GT – Final Bout”).
 



La serie fu distribuita in molti Paesi europei e non ma, incredibilmente, non arrivò mai in Italia.

Di certo la causa che fece Andrea Romoli, che gli permise di recuperare i diritti dall'editore e di ottenere un risarcimento ed un nuovo contratto dalla Nippon Animation, avrà fermato per un po' la distribuzione della serie e reso impossibile la sua diffusione per qualche anno ma questo non toglie che per motivi ignoti, anche in tempi più recenti, la serie SPACESHIP SAGITTARIUS non è mai stata visibile attraverso nessuna via in lingua italiana e quasi nessuno, da noi, ha la più pallida idea di cosa ci siamo persi.
Ad oggi, anche a distanza di tanti anni, in Giappone si continuano a produrre prodotti e gadget legati a questa serie, attualmente disponibile in DVD e blu-ray con box da collezione, che solitamente vengono venduti a cifre da capogiro sui siti di e-commerce nipponici!
Ci auguriamo solo che, prima o poi, qualche azienda nostrana decida di importare ufficialmente quest'opera così acclamata in Giappone e ideata dall'italiano che loro chiamano: Andrea Romoli Sensei*!


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*Sensei: “Maestro” in lingua giapponese

Articolo di:
Francesco Chiatante

Foto di Luca Chiarotti, Maddalena De Marzo e Francesco Chiatante.